Originariamente Scritto da FARCISCILO
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The Euro crisis
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La maggioranza secondo me non dovrebbe nemmeno avere diritto di voto. Cosi come in ItaliaE se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
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Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza MessaggioLa maggioranza secondo me non dovrebbe nemmeno avere diritto di voto. Cosi come in Italia
Aggiungo anche che dovrebbero essere tutti incatenati
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Originariamente Scritto da termosimone86 Visualizza MessaggioSecondo voi il parlamento greco approverà i tagli?
Mi chiedo come possano andare avanti in questo modo per anniPull me under Pull me under
Pull me under I’m not afraid
All that I feel is honor and spite
All I can do is set it right
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioOlè
Aggiungo anche che dovrebbero essere tutti incatenati
La grecia avrà pure inventato la democrazia, ma questi fino a 30 anni fa erano governati da una dittatura militare.E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
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Curioso come la democrazia della repubblica, che grosso modo ha resistito lungamente, evidenzi tutti i suoi limiti proprio in Grecia.
La politica liberamente eletta è responsabile in larga parte per la situazione in cui versa quella nazione, eppure ancora oggi nei sondaggi il partito che ha truccato i conti è al 30%, quello del risanamento è al 10%
E'un monito per le future generazioni politiche, ed elettorali, la popolarità non è un buon parametro di giudizio. Meglio gli stronzi competenti che i simpatici ladri senza sfociare in derive autoritarie.Originariamente Scritto da gorgoneil capitalismo vive delle proprie crisi.
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Infatti noi che siamo sostanzialmente dei paraculi abbiamo demandato al governo tecnico la normale amministrazione, col pretesto che fossero provvedimenti eccezionali, consci della cialtronaggine imperante.Last edited by Sartorio; 13-02-2012, 01:53:43.Originariamente Scritto da gorgoneil capitalismo vive delle proprie crisi.
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Originariamente Scritto da Sartorio Visualizza MessaggioInfatti noi che siamo sostanzialmente dei paraculi abbiamo demandato al governo tecnico la normale amministrazione, col pretesto che fossero provvedimenti eccezionali, consci della cialtronaggine imperante.Always the beautiful answer who asks a more beautiful question
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Intervista a George Selgin
Professore, lei propone di di abolire le banche centrali e di sostituirle con le banche private che emettano valute in concorrenza tra di loro.
Ma come sarebbe possibile arrivare a questo obiettivo?
«Il mio è più un ideale che una proposta concreta. So bene che non si potrebbe arrivare a questo né in un giorno, né in un anno. Ci sono troppe regole da eliminare o perlomeno da cambiare.
Fino all`inizio dell`800 in Scozia c`era un sistema di free banking, molto più stabile di quello inglese che invece si basava sul modello oggi dominante. Anche in Italia fino alla fine dell`800 c`erano diverse banche che emettevano valuta, ma era un sistema spurio, che non funzionava bene come quello scozzese. Il quale dimostra come ci sia un`alternativa all`attuale situazione».
George Selgin, l`Ue sembra andare in un`altra direzione: molti politici ed economisti dei paesi più indebitati come Grecia e Italia chiedono che la Bce compri i titoli di debito dei singoli paesi. Perché sostengono che così fa anche la Fed.
«Attenzione: la Fed non fa niente del genere. Nessuna obbligazione emessa dai singoli Stati federati viene comprata dalla Banca centrale. Se fosse stata fatta una cosa del genere, la situazione adesso sarebbe ben peggiore e l`inflazione sarebbe incontrollabile. E questa secondo me è una delle poche cose buone del nostro sistema. I paesi indebitati per uscire dal pantano devono trovare qualche altra soluzione».
E quindi, quale salvezza ci può essere per questi paesi? Sono destinati inevitabilmente al default?
«Queste economie vanno aiutate, ma senza causare danni irreparabili all`intero sistema. Se ogni nazione potesse rivolgersi alla Bce, l`euro perderebbe la sua stabilità, che fino ad adesso ha mantenuto. Questo succedeva in Brasile, in passato e la diretta conseguenza era l`iperinflazione, con il valore del cruzeiro che crollava. Se l`Europa seguirà questo modello, andrà incontro allo stesso destino».
In Europa è percezione comune che la Bce sia un`anomalia storica, che non sia mai esistita una banca centrale indipendente dalla volontà del governo, che in realtà i governi abbiano sempre dettato legge alle banche centrali. E così?
«In un certo senso sì, anche se una banca centrale non può mai essere completamente libera dal controllo politico. La Fed è stata quasi sempre alle dirette dipendenze del Tesoro e anche ultimamente la sua autonomia è a rischio, visto che le politiche fiscali finiscono per influenzare la politica monetaria. Ma quando le pressioni da parte dei governi cominciano ad aumentare, sia nel caso della Fed che della Bce, la loro indipendenza viene meno».
Altra opinione diffusa è che un buon modo di valutazione dell`affidabilità di un paese sia lo spread tra i suoi titoli e quelli tedeschi.
«Ed è falso: finché l`euro rimane la moneta tedesca, la Germania sarà trascinata giù nella crisi iperinflattiva. E anche i suoi titoli di stato crolleranno. Quindi assolutamente no: lo spread è un concetto relativo».
Il governo Monti ha promesso un ampio pacchetto di liberalizzazioni e privatizzazioni: ma dopo una lunga estenuante mediazione tra i partiti, certi settori strategici come le ferrovie e le poste non sono stati toccati. Anche stavolta, non c`è modo di uscire dall`impasse?
«La privatizzazione delle aziende pubbliche però è l`unico modo di uscire dalla crisi del debito evitando nel contempo nuove misure di austerità. Monti ha una grande occasione. E non deve lasciarsela sfuggire».
Da Il Secolo XIX, 3 febbraio 2012Il Foglio
- di Carlo Stagnaro
Agenda metanifera
Dopo qualche anno di tranquillità, l'Italia è nuovamente alle prese con la scarsità di gas metano, combustibile necessario, oltre al riscaldamento e all'industria, alla generazione elettrica. Questa volta dietro la riduzione dei flussi dalla Russia non ci sono contese geopolitiche ma il Generale Inverno: fa freddo là come qua (là molto più che qua) e ciò spinge la domanda ai massimi in entrambi i paesi. Mosca ha deciso di dare la precedenza agli elettori russi, forse anche in risposta alle difficoltà politiche del ticket Rutin-Medvedev. Il capo di Gazprom ha confermato ieri di non aver modo di ristabilire i flussi consueti. Di per sé non c'è nulla di strano, per quanto possa essere spiacevole, La domanda è se tale decisione debba tradursi in un'emergenza nazionale. Anche perché ciò costringe a ricorrere a espedienti da evitare: si comincia con la riattivazione delle centrali a olio combustibile, si proseguirà, salvo miglioramenti., con la riduzione del riscaldamento, e si potrebbe arrivare a intaccare le scorte strategiche.
Nell'immediato, purtroppo, c'è poco da fare. Il problema dell'Italia deriva dall'insufficienza infrastrutturale. Tale inadeguatezza riguarda sia le infrastrutture di importazione (quali gasdotti e terminali di rigassificazione) sia gli stoccaggi, che sono il "Santo Graal" del mercato del gas. Se, infatti, la disponibilità di maggiori "punti di ingresso" consente di sostituire il venditore "sleale" con un altro, l'ampliamento degli stoccaggi consente una più agevole modulazione dell'offerta, spostando gli approvvigionamenti dal periodo estivo (quando la domanda e i prezzi sono bassi) a quello invernale. A incancrenire le cose è la natura scarsamente competitiva del mercato, tuttora dominato dall'ex monopolista verticalmente integrato. In questo senso, la separazione proprietaria della rete di trasporto nazionale e degli stoccaggi, imposta dal decreto governativo Cresci.-Italia, potrebbe mettere in moto un processo virtuoso e farebbe piazza pulita del sospetto di sottoinvestimento strategico. Anche maggiore trasparenza sull'impiego della capacità di trasporto nei gasdotti internazionali potrebbe aiutare. C'è poi una questione più ampia, legata alla stessa politica energetica italiana.
I vari governi hanno spesso dato la sensazione di confondere l'interesse della nazione con quello del "campione nazionale". Così, si e assecondata e incentivata una strategia di approvvigionamento incentrata sui contratti a lungo termine con un numero ristretto di grandi fornitori (quali Russia e Algeria), anziché spingere verso la diversificazione ottenibile soprattutto con la realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione, che possono ricevere gas via nave da qualunque punto di origine e non soffrono delle stesse rigidità dei tubi. I contratti a lungo termine hanno una logica finanziaria, ma in un mercato concorrenziale non si traslano immediatamente al consumatore: essi sottendono un rischio che, nei periodi di bassi prezzi, penalizza chi se l'è assunto.
Interesse nazionale o campione nazionale?
La confusione tra ciò che serve al paese e ciò che serve all'Eni trova probabilmente origine nel fatto che il gruppo di Piazzale Mattei è controllato dallo stato e, quindi, viene percepito come uno strumento di politica industriale del paese. Così, si penalizza sia l'interesse pubblico sia la libertà di manovra dell'azienda, che deve vedere le sue scelte inquinate da considerazioni "politiche". Pertanto, anche in conseguenza dello scorporo di rete e stoccaggi, vale forse la pena porsi una domanda finora elusa: l'Eni deve restare pubblica? Oppure può essere privatizzata senza che la sicurezza nazionale sia messa a repentaglio? Forse solo così si potrà recidere un cordone ombelicale fonte di equivoci e contraddizioni.
Da Il Foglio, 8 febbraio 2012Last edited by PrinceRiky; 14-02-2012, 17:43:09.
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