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Sakineh

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    #91
    Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
    Sean, alla fine è tutta una questione di fidarsi o meno e di opporturnità...
    Il leader iraniano ha tutto l'interesse a fingersi buono e onesto nel caso...
    Un suo giornale ha anche detto che la Bruni è una mignotta e lui si è "finto" in disaccordo, un po' come quando ilGiornale dice su a Fini e Berlusca finge di essere contrario a quell'atteggiamento...
    E' chiaro che in quel contesto (a New York cioè per l'assemblea ONU) si tende a mostrare la faccia buona e rassicurante. Però dobbiamo anche tenere presente che fare dichiarazioni davanti ad una tv, e su di un caso di portata ormai mondiale, è comunque impegnativo, ovvero impegna alla parola detta colui che la dice.
    Sulla Bruni è certo propaganda, sono d'accordo. Su Sakineh il caso è invece complesso e che non sia stata ancora condannata a morte (questo è il succo della dichiarazione di Ahmadinejad) non lo ha detto solo lui ma anche tutte le dichiarazioni dei rappresentanti del governo iraniano che hanno detto che si stava ancora indagando per fare luce sul sospetto di complicità in omicidio:
    La questione gira tutta attorno a quel capo di imputazione.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      #92
      Tante Sakineh nelle carceri dei Paesi arabi - Video - Corriere TV
      "
      Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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        #93
        C'è la sentenza di condanna a morte per omicidio:




        Iran, niente lapidazione:
        «Sakineh sarà impiccata»


        L'annuncio del procuratore generale iraniano: sarà punita per l'omicidio del marito, l'adulterio viene



        MILANO - Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna accusata di adulterio e di complicità nell’omicidio del marito. La donna, secondo quanto si legge sul Teheran Times, è stata condannata per il secondo dei due capi d’imputazione: per questa ragione Sakineh non sarà giustiziata per lapidazione ma per impiccagione. «Secondo la legge attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione» per l’adulterio, ha detto il procuratore generale. «La questione - ha aggiunto - non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali».
        Iran, niente lapidazione: «Sakineh sarà impiccata» - Corriere della Sera
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          #94
          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          C'è la sentenza di condanna a morte per omicidio:




          Iran, niente lapidazione:
          «Sakineh sarà impiccata»


          L'annuncio del procuratore generale iraniano: sarà punita per l'omicidio del marito, l'adulterio viene



          MILANO - Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna accusata di adulterio e di complicità nell’omicidio del marito. La donna, secondo quanto si legge sul Teheran Times, è stata condannata per il secondo dei due capi d’imputazione: per questa ragione Sakineh non sarà giustiziata per lapidazione ma per impiccagione. «Secondo la legge attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione» per l’adulterio, ha detto il procuratore generale. «La questione - ha aggiunto - non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali».
          Iran, niente lapidazione: «Sakineh sarà impiccata» - Corriere della Sera
          pare che il verdetto ancora non sia stato deciso,è stato rinviato di due settimane.

          posto un articolo di Facci che rispecchia un po il mio pensiero sulla vicenda:

          LA CINA è LONTANA

          La Cina non è più come la Corea, isolata dal mondo e sorda a ogni parola. Ci abbiamo fatto le Olimpiadi, è il partner commerciale che sappiamo, cresce come sappiamo. Ma ecco: se in Virginia condannano a morte una tizia si mobilita tutto il mondo, se in Iran condannano a morte un’altra tizia si mobilita mezzo mondo, mentre se in Cina ammazzano cinquemila donne all’anno non succede niente di niente di niente. Da quelle parti, ogni anno, si annoverano più esecuzioni che in tutte le altre nazioni del mondo messe insieme (solo tenendo conto dei dati ufficiali) e però in Cina le cifre reali sulla pena di morte sono segreto di stato, quindi le autorità dicono quello che vogliono. Secondo la maggior parte delle organizzazioni (ChinaAid, Laogai Research, Human Rights Watch, Nessuno tocchi Caino eccetera) si dovrebbe parlare di almeno 10mila esecuzioni all’anno per i reati più vari, dalla frode fiscale alla pornografia, dal furto d’auto al disturbo della quiete pubblica. Appena si paventa un’esecuzione negli Stati Uniti noi partiamoscon articoli su articoli, e petizioni, film, l’inviata del Tg3 Giovanna Botteri che si scatena: per il resto buio, chi se ne frega dei numeri veri, del Dalai Lama che è già passato di moda, delle «camere mobili di esecuzione» che in Cina erano ricavate da furgoni Iveco. La rivoluzione culturale non è fallita solo in Cina: sta fallendo anche da noi, incapaci di comprendere che il mondo è diventato uno solo.

          La Cina è lontana - facci, appunto - Libero-News.it
          "
          Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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            #95
            A me pare che faccia molto più scandalo il trattamento riservato all'Iran rispetto agli USA che non quello verso i cinesi rispetto agli americani.
            Ciò che rende indifendibile gli USA è il puntare il dito sull'Iran mentre in casa propria ci si prepara a fare lo stesso, cosa che i cinesi ben si guradano dal fare.
            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
            ma_75@bodyweb.com

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              #96
              Premetto che sono contro la pena di morte in generale, specie se applicata dallo stato.

              Tuttavia, stando alle fonti ufficiali, la signora Sakineh sarebbe stata condannata per omicidio preterintenzionale, reato che nei ben più "democratici" Stati Uniti porterebbe dritti a fare la stessa fine (magari dopo aver vissuto vent'anni, come cadaveri che camminano, in quel limbo che è il braccio della morte).

              Quindi il problema dovrebbe venire spostato, semmai, sul dimostrare l'innocenza della signora. Se invece ci si limita ad accusare l'Iran di perpetrare la pena di morte è evidente che il tutto non può che apparire estremamente ipocrita e strumentale.

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                #97
                Originariamente Scritto da blackbart Visualizza Messaggio
                Premetto che sono contro la pena di morte in generale, specie se applicata dallo stato.

                Tuttavia, stando alle fonti ufficiali, la signora Sakineh sarebbe stata condannata per omicidio preterintenzionale, reato che nei ben più "democratici" Stati Uniti porterebbe dritti a fare la stessa fine (magari dopo aver vissuto vent'anni, come cadaveri che camminano, in quel limbo che è il braccio della morte).

                Quindi il problema dovrebbe venire spostato, semmai, sul dimostrare l'innocenza della signora. Se invece ci si limita ad accusare l'Iran di perpetrare la pena di morte è evidente che il tutto non può che apparire estremamente ipocrita e strumentale.
                Oddio, a me sembra che sia molto più dignitoso morire per iniezione piuttosto che appesi ad un cappio o presi a sassate dopo essere stati tumulati dalla vita in giù. Sicuramente nella scala della barbarie il metodo iraniano sta in una posizione di preminenza rispetto a come fanno negli Stati Uniti...

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                  #98
                  Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggio
                  Oddio, a me sembra che sia molto più dignitoso morire per iniezione piuttosto che appesi ad un cappio o presi a sassate dopo essere stati tumulati dalla vita in giù. Sicuramente nella scala della barbarie il metodo iraniano sta in una posizione di preminenza rispetto a come fanno negli Stati Uniti...
                  la sedia elettrica è più dignitosa?

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                    #99
                    Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggio
                    Oddio, a me sembra che sia molto più dignitoso morire per iniezione piuttosto che appesi ad un cappio o presi a sassate dopo essere stati tumulati dalla vita in giù. Sicuramente nella scala della barbarie il metodo iraniano sta in una posizione di preminenza rispetto a come fanno negli Stati Uniti...
                    Un problema di stile quindi.
                    I cinesi, con un colpo alla nuca al primo che rompe i coglioni, sarebbero allora un esempio.

                    Aggiungo... negli Stati Uniti hanno appena giustiziato una malata di mente.
                    Last edited by blackbart; 29-09-2010, 16:05:43.

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                      Mah più che problema di stile direi che è un problema di dignità di morire. Tralasciando la sedia elettrica ( ikuape cosa c'entra in questo caso visto che si parlava di Teresa Lewis?) una pena di morte è pensata per dare la minore sofferenza possibile, quelle applicate in Iran sono invece abbastanza truculente. Direi che dietro c'è una simbologia e una concezione dei rapporti tra Stato e cittadino che è diversa.
                      Sul fatto che sia inferma di mente, dovrei verificare per bene al di là di quello che affermano i giornali. E' possibile che sia una panzana ed è possibile che sia un enorme errore giudiziario

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                        Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggio
                        Mah più che problema di stile direi che è un problema di dignità di morire. Tralasciando la sedia elettrica ( ikuape cosa c'entra in questo caso visto che si parlava di Teresa Lewis?) una pena di morte è pensata per dare la minore sofferenza possibile, quelle applicate in Iran sono invece abbastanza truculente. Direi che dietro c'è una simbologia e una concezione dei rapporti tra Stato e cittadino che è diversa.
                        Sul fatto che sia inferma di mente, dovrei verificare per bene al di là di quello che affermano i giornali. E' possibile che sia una panzana ed è possibile che sia un enorme errore giudiziario
                        C'entra eccome barone..gli usa criticano l'iran (eufemismo) sappiamo tutti per cosa e poi hanno la pena di morte, anche mediante sedia elettrica?ma la morale si fa solo a casa altrui?

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                          Infatti gli Stati Uniti nel fare psy-ops stanno scadendo sempre di più, non lo metto in dubbio

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                            articolo interessante di freda

                            Durante il discorso di Ahmadinejad all’ONU ho provato una terribile invidia per gli iraniani. E non perché siano iraniani o perché la loro società e la loro cultura mi sembrino preferibili alla mia. Conosco troppo poco il loro paese per poter dire se si viva meglio qui o da loro. Di una cosa, però, adesso sono sicuro: loro sono un paese. E questo è molto di più di quanto si possa dire di qualsiasi entità politico-territoriale esistente in Europa.

                            L’Iran è uno stato nazionale che può esercitare ed esercita, nel bene e nel male, tutte le prerogative della propria sovranità. Possiede una cultura autoctona, di cui va fiero. Talmente fiero che non ha neppure bisogno di spiegarla al resto del mondo. Nel corso della perdurante campagna di criminalizzazione della Repubblica Islamica, l’occidente ha raccontato sugli usi e i costumi dell’Iran tali e tante frottole che non basterebbe un saggio per elencarle tutte. Solo sul caso Sakineh sono state dette tante assurdità da riempire un capitolo di una quarantina di pagine. Si è parlato di lapidazioni, che in Iran non esistono più dal 2002, senza dire che il periodo d’oro delle lapidazioni in Iran è stato quello dello Scià, cioè il periodo in cui in Iran comandavano gli americani. Si è parlato di processi per adulterio, che in Iran sono, di fatto, inesistenti. Si è blaterato a vanvera sulla condizione della donna nel matrimonio, senza dire che nell’Iran sciita il divorzio esiste da 1400 anni, cioè da quando esiste l’Islam. E no, il diritto di chiedere la separazione non spetta affatto soltanto al marito, come hanno farneticato i nostri organi di stampa. In Iran divorzia, in media, una coppia su sette. A Teheran, la media è di una su quattro. Di fronte a tutte queste menzogne, le autorità iraniane sono intervenute con smentite puramente sporadiche, mostrandosi – giustamente – più divertite che indignate dall’immagine puerile che i media occidentali forniscono sul loro paese. La loro cultura e i loro costumi sono solidi, condivisi e contribuiscono a dare un senso profondo al vivere sociale. Non hanno il minimo bisogno dell’apprezzamento estero e se all’occidente certi aspetti della cultura sciita non piacciono, i problemi sono tutti nostri. E pure grossi.

                            Si ha la netta impressione che nel delirante starnazzare dei media nostrani, oltre al consueto servilismo verso i dominanti statunitensi, vi sia una robusta componente d’invidia. L’Iran è oggi ciò che gli stati europei erano fino a 65 anni fa e hanno poi cessato di essere dopo la conquista da parte degli americani: una nazione con una forte identità nazionale, che si manifesta nelle leggi, nella politica interna ed estera, nella produzione letteraria, nella musica, nel cinema, nella religione. Potremmo semplicemente dire: l’Iran è una nazione. Punto. E “nazione” è un concetto di cui a noi è rimasta soltanto una vaga e dolorosa reminiscenza. E’ per questo che l’Iran ci fa rabbia, spingendoci, non di rado, a strepitare bugie e stupidaggini come galline impazzite. Ci fa rabbia la sua coesione culturale e nazionale, che neppure le “rivoluzioni colorate” organizzate in grande stile dai suoi nemici riescono a scalfire. Ci rammenta di quando anche noi avevamo una nostra letteratura, un nostro cinema, una nostra identità nazionale. Ci fa pensare a quando e a come abbiamo perduto tutto questo, il che è molto pericoloso per chi ce ne ha privato. La memoria è sempre pericolosa per chi fonda il proprio potere sull’oblio, come Orwell ci aveva ben insegnato. E’ importante che si dimentichi anche lui. Gli strepiti sguaiati dei media servono anche a questo: a non farci riflettere troppo. Se riflettessimo, potremmo renderci conto che abbiamo gettato alle ortiche una cultura millenaria per sostituirla con quella imposta con la violenza delle armi e del sopruso dallo straniero occupante.

                            Il quale straniero, un tempo, era almeno portatore di una cultura di alto livello. Ora che la sua stella declina, anche la sua cultura si decompone, riducendosi alle proprie molecole costitutive senza più un principio di coesione che le elargisca il soffio della vita. Le sparatorie, il sangue, gli omicidi, la suggestione delle immagini, la retorica nazionalista, sono ancora presenti nella letteratura e nel cinema che il padrone fabbrica per tenerci distratti. Ma non possiedono più quella valenza di significato, quella progettazione identitaria, quella ricchezza di prospettive sul futuro che servivano a dare un senso almeno alla nostra servitù, se non alla speranza di una liberazione. Sono solo immagini e parole vuote, ripetute ipnoticamente, di cortissimo respiro; l’equivalente di un calmante che serva a tenerci buoni e a farci dimenticare il dolore per questa sera, nell’attesa che si scopra un nuovo e più efficace sistema di riferimenti esistenziali che il padrone, impegnato com’è a risolvere i propri guai, non ha più il tempo né la voglia di ricercare per noi. Viviamo e dormiamo senza più sapere perché e i nostri sonni sono agitati dalla consapevolezza che i sogni e gli incubi che vengono a visitarci in questo dormiveglia irrequieto non sono più neanche nostri. Ci fanno rabbia le nazioni come l’Iran, che hanno conservato non solo la capacità di sognare i propri sogni, anziché quelli altrui, ma anche l’indipendenza necessaria per poterli un giorno rendere concreti. Vorremmo che almeno non ci privassero del nostro sedativo, che non spezzassero le fantasie analgesiche del nostro dormiveglia.

                            Ci infuriamo, pertanto, quando l’Iran, nella persona del suo presidente, ci ricorda in continuazione che i miti fondanti della nostra servitù sono solo fantasie che altri hanno edificato per noi. Non sopportiamo, ad esempio, di sentirgli ripetere che l’olocausto è una colossale menzogna, perché dentro di noi sappiamo bene che è così e ci sentiamo umiliati dall’inganno, dalla credulità con cui ci siamo caduti, dall’impotenza lamentevole a cui ci ha condotto. Schiumiamo di inutile furia quando le favole del terrorismo, dell’11 settembre, della democrazia putrefatta e marcescente a cui ci hanno incatenati vengono smontate sotto i nostri occhi di sguatteri sonnolenti e tremanti.

                            L’Iran è una nazione che può permettersi di abbandonare la sala conferenze del palazzo dell’ONU quando lo ritiene opportuno, non quando lo ordina il padrone.
                            L’Iran può permettersi, per bocca del suo presidente, di demolire con un sogghigno le fanfaluche del decano dei giornalisti americani ( http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3615 ), ricordandogli che l’occidente non è mai stato “il mondo”, come ama definirsi nei momenti di esaltazione lisergica, ma solo una piccola componente di esso. Una componente che ha irrimediabilmente perduto la supremazia militare e culturale che le consentiva di imporre agli altri popoli la propria definizione di “civiltà”.

                            L’Iran può permettersi di sghignazzare, gioiosamente ed a lungo, sulle accuse di “sessismo” con cui le donnette d’occidente (di sesso maschile e femminile) vorrebbero lapidarlo. Anzi, può permettersi di non capire neppure il significato di questa parola, che esiste solo in occidente e che non siamo più in grado di incuneare, a forza di bombe, nei vocabolari altrui. Per tutto il resto del mondo, il sesso è un dato di fatto, non una teoria o un’ideologia, e coincide con ruoli sociali definiti e specifici. La nostra attitudine a trasformare le realtà della natura in deliranti astrazioni simboliche non ha più artigli per scavarsi una sordida tana nel territorio degli altri popoli. Resta solo una fonte di divertimento e di parziale sconcerto per tutti coloro che assistono increduli alla nostra morte demografica, mentre ci aggrappiamo ostinati alle disquisizioni scolastiche che hanno trasformato le nostre donne in esseri fastidiosi, inutili ed inadatti alla procreazione, pretendendo pure – tra l’ilarità generale – di imporre al resto dell’universo il nostro “cupio dissolvi”.

                            L’Iran possiede – come ha orgogliosamente sottolineato Ahmadinejad nell’intervista rilasciata a Larry King – le risorse alimentari, minerarie, industriali ed energetiche per fare a meno di noi. Siamo noi che abbiamo bisogno dell’Iran, non viceversa. E dobbiamo andare, come ladri di notte, a mercanteggiare con i loro rappresentanti la compravendita dei beni che ci servono per sopravvivere e che il dominus non è più in grado di garantirci, di soppiatto, tentando di non farci scoprire dal padrone, che ogni tanto si accorge della nostra infedeltà e ci convoca d’urgenza per redarguirci. Come ha fatto di recente Gideon Meir, ambasciatore israeliano in Italia, accorgendosi che le nostre importazioni dall’Iran sono raddoppiate rispetto al primo semestre dell’anno scorso ( http://conflittiestrategie.splinder.com/post/23358406#more-23358406 ) .

                            L’Iran possiede non solo le capacità militari e strategiche, ma anche la preparazione sociale per proteggersi dai propri nemici. I suoi cittadini sono soldati o figli di soldati che hanno combattuto contro l’Iraq una guerra spaventosa e sanguinosa in difesa della propria repubblica. Non giovinastri cialtroni con il piercing al sopracciglio, rimbecilliti da Facebook e da Lady Gaga. L’Iran non deve elemosinare da nessuno, neppure dai russi, la protezione territoriale della nazione. E’ una nazione pacifica, che non ha mai aggredito militarmente nessun altro paese nel corso della sua storia, ma che non esita a difendersi quando viene attaccata e a sfruttare l’incapacità militare altrui per rafforzarsi ed espandersi. Come ha saputo fare, con grande abilità, sfruttando la debolezza dell’esercito invasore americano in Iraq. Fabbrica da sè le armi, ormai altamente sofisticate, che servono alla difesa del proprio territorio, senza dover sopportare la presenza di basi straniere nemiche nelle proprie città, senza doversi porre sotto l’egida di organizzazioni militari internazionali che vanificano e umiliano ogni speranza di indipendenza politica, senza dover tollerare la corruzione e l’incapacità di politicanti-marionetta insediati ai vertici delle istituzioni dai conquistatori al solo scopo di mantenere in permanenza il paese nella condizione mortificante di possedimento coloniale.

                            L’Iran è tutto ciò che noi avremmo potuto essere senza il 25 aprile, quando, per vigliaccheria, abbiamo iniziato a chiamare “liberazione” ciò che era in realtà la disfatta più completa e umiliante che il nostro paese avesse mai subìto in tutta la sua storia. Per questo brucio d’invidia per gli iraniani e per il mondo, ricco di futuro, in cui si trovano a vivere.

                            Se 65 anni fa avessimo avuto un briciolo della loro fierezza, oggi avremmo ancora il diritto di chiamarci italiani e di dare un senso a questa definizione. Siamo invece un buco nero di paura, di annebbiamento morale, di servilismo ormai congenito e costantemente corroborato per via mediatica, dal quale nessun Ahmadinejad potrebbe più farci uscire. Neppure se un Ahmadinejad, qui tra le mura della nostra prigione, fosse anche solo lontanamente immaginabile

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                              Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggio
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                              Lasciare una persona a morire lentamente per decenni... decenni!... nel braccio della morte non è più umano. E gli americani che si recano ad applaudire alle esecuzioni capitali, in definitiva, non sono meglio dei truculenti lapidatori iraniani, afghani o pakistani.
                              Ma forse basterebbe guardare in casa propria, in Italia, dove per essere trucidati di botte non serve nemmeno il processo nè, almeno ufficialmente, un boia.
                              O abbiamo già dimenticato?

                              Direi che dietro c'è una simbologia e una concezione dei rapporti tra Stato e cittadino che è diversa.
                              Cambierà la dose di vaselina ma a me pare lo stesso tipo di rapporto contro-natura.

                              E' possibile che sia una panzana
                              Esattamente come la storia che voleva l'esecuzione della Sakineh come la condanna di una semplice "adultera".

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                                Originariamente Scritto da blackbart Visualizza Messaggio
                                Lasciare una persona a morire lentamente per decenni... decenni!... nel braccio della morte non è più umano. E gli americani che si recano ad applaudire alle esecuzioni capitali, in definitiva, non sono meglio dei truculenti lapidatori iraniani, afghani o pakistani.
                                Ma forse basterebbe guardare in casa propria, in Italia, dove per essere trucidati di botte non serve nemmeno il processo nè, almeno ufficialmente, un boia.
                                O abbiamo già dimenticato?

                                Cambierà la dose di vaselina ma a me pare lo stesso tipo di rapporto contro-natura.

                                Esattamente come la storia che voleva l'esecuzione della Sakineh come la condanna di una semplice "adultera".
                                Io continuo a pensare che i due sistemi, quello Iraniano e quello ammeregano, non siano la stessa cosa. Posto che la pena di morte è comunque un atto barbaro, come ho scritto nel primo post, impiccagione e lapidazione, ma anche sedia elettrica, sono molto molto peggio rispetto ad un iniezione letale, che non spettacolarizza la morte come l' impiccagione e la lapidazione
                                Poi se vogliamo discutere di quanto sia umano il carcere, non metto in dubbio che non lo sia, ma forse stiamo divagando troppo a questo punto...
                                Non nego nemmeno che su Sakineh ci sia tantissima disinformazione: quello che mi sembra gravissimo è che sia prevista la pena di morte per adulterio

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