ragionavo ieri sera sul settore dei taxi e credo sia doveroso fare alcune considerazioni in merito, perché è un mestiere particolare.
il tassista è un lavoro a bassissimo valore aggiunto. questo significa che una volta che uno diventa tassista, se in quell'area si consuma il servizio, il loro guadagno dipende solo da quante ore lavorano e non dalla loro bravura; la differenza che passa tra un buon tassista e un cattivo tassista è praticamente nulla; non esiste il sistema c.d. a feedback negativo e il cliente non è mediamente nelle condizioni di preferire un tassista ad un altro.
questa caratteristica se da un lato consente al tassista di non subire l'effetto della concorrenza, dall'altro non lo stimola a migliorare il servizio e non gli consente di differenziarsi, quindi la liberalizzazione continuerebbe a non sortire l'effetto meritocratico (o di mercato che dir si voglia) alla base di queste azioni.
se piccoli commercianti e farmacie, grazie alle liberalizzazioni possono differenziarsi e, nel caso siano meritevoli, ottenere un vantaggio competitivo; il tassista può solo sperare di lavorare di più per ottenere lo stesso guadagno, ma non ha armi per far valere il merito e quindi sottrarre "quote di mercato" ai colleghi.
da notare che la sitauzione attualmente è insostenibile, ossia i taxi sono pochi e i tassisti lavorano nell'anarchia più totale.
i nodi da sciogliere sono quello del quasi-monopolio e quello della legalità.
il tassista è un lavoro a bassissimo valore aggiunto. questo significa che una volta che uno diventa tassista, se in quell'area si consuma il servizio, il loro guadagno dipende solo da quante ore lavorano e non dalla loro bravura; la differenza che passa tra un buon tassista e un cattivo tassista è praticamente nulla; non esiste il sistema c.d. a feedback negativo e il cliente non è mediamente nelle condizioni di preferire un tassista ad un altro.
questa caratteristica se da un lato consente al tassista di non subire l'effetto della concorrenza, dall'altro non lo stimola a migliorare il servizio e non gli consente di differenziarsi, quindi la liberalizzazione continuerebbe a non sortire l'effetto meritocratico (o di mercato che dir si voglia) alla base di queste azioni.
se piccoli commercianti e farmacie, grazie alle liberalizzazioni possono differenziarsi e, nel caso siano meritevoli, ottenere un vantaggio competitivo; il tassista può solo sperare di lavorare di più per ottenere lo stesso guadagno, ma non ha armi per far valere il merito e quindi sottrarre "quote di mercato" ai colleghi.
da notare che la sitauzione attualmente è insostenibile, ossia i taxi sono pochi e i tassisti lavorano nell'anarchia più totale.
i nodi da sciogliere sono quello del quasi-monopolio e quello della legalità.
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