razza i merda gli israeliani, come ho scritto di la, hitler aveva visto lungo
Israele-Palestina-Libano
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Originariamente Scritto da JPP Visualizza Messaggioforse a questo punto è meglio che sia guerra totale per i prossimi 10 anni, piuttosto che farne altri 2000 come hanno fatto fino ad ora
E poi guerra totale significa migliaia di migliaia di vittime.
Io non sono un pacifista alla gino strada,. ma credere che la guerra possa risolvere qualcosa in medioriente è la cosa + sbagliata che si possa dire.Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.
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si sentono superiori e credono di poter disporre a picimento del mondosigpic"Ooh amore ooh amante
Che fai stasera ragazzo?
Tutto va bene, solo tienimi stretto
Questo perché sono un buon amante vecchio stampo"
Così non capisce. Devi dire "Conan, hai rotto er *****!" (Sergio cit.)
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La notizia dell’attacco di Hezbollah in Galilea non è cosa di poco conto nel panorama del Vicino Oriente: la maggior parte di noi è oramai abituata a queste notizie, e le caccia tutte nell’informe calderone dell’infinito conflitto fra Israele ed i vicini arabi.
La notizia appena battuta dalle agenzie, invece, è una di quelle che fanno rizzare i capelli in testa per gli sviluppi che può avere. Se Israele avesse una leadership un poco più affidabile si potrebbe ipotizzare che – dopo la rabbiosa rappresaglia – tutto tornerebbe come prima, ma così non è. Dall’uscita di scena di Sharon Israele è governato da una classe politica insicura, timorosa di compiere qualsiasi passo, e non si rendono conto che alimentando la fornace dell’odio chi a lungo termine ne farà le spese sarà proprio lo stato ebraico.
Riflettiamo sul fatto – assai sintomatico – che a voler chiudere la questione con i palestinesi furono due ex generali: Rabin e Sharon, non proprio due “colombe” poiché il primo – durante la prima Intifada – ebbe a dire «spezzate gambe e braccia ai ragazzi palestinesi che tirano pietre ma non uccideteli, per non tirarci addosso le ire dell’Europa». Sul secondo, Sabra e Chatila parlano per lui.
Eppure, proprio due generali cercarono ostinatamente di “chiudere” la questione palestinese: il primo fu tolto di mezzo dagli israeliani stessi – e non vengano a raccontare che l’attentatore era un “cane sciolto” – il secondo da un misterioso ictus.
Il potere è tornato nelle mani di politici incapaci: una sequela che parte dall’inconsistente Barak, passando per lo scellerato Netanyau fino al tremolante Olmert. Il problema è che, più un politico è indeciso, più crede che la forza militare colmi le sue debolezze. Bush ne sa qualcosa.
Ciò che Tel Aviv non riesce a comprendere è che la stagione delle guerre arabo/israeliane è definitivamente tramontata: dopo la delusione dei fallimenti – da Oslo in poi – nel mondo arabo e musulmano è cresciuta la convinzione che trattare con Israele sia tempo perso.
Tel Aviv ha lavorato decenni per scavare la fossa all’ANP di Arafat, ed oggi si trova a dover trattare con Hamas al potere in Palestina: può anche non farlo, ma ogni giorno che passa il rischio di una nuova “palude” medio-orientale, di un nuovo Libano “fotocopia” dell’Iraq, cresce.
Le novità nello scenario sono tante, e gli israeliani continuano ad interpretarle con modelli troppo semplici: chi non riconosce lo stato d’Israele, chi pone condizioni, chi pretende il ritorno nei confini del 1967 è un terrorista. Lo decidono loro, e basta.
Per continuare a sostenere le loro tesi hanno venduto l’anima al diavolo, ossia proprio a quella destra americana che con gli ebrei non fu mai molto tenera. Ciò che dovrebbe allarmare Tel Aviv – se solo trovassero un attimo di riflessione – è che i loro più fedeli alleati sono oggi i neocon americani, figli del Ku Klux Klan e delle sette razziste e xenofobe.
Il Pentagono è loro grande alleato, ma fino a quando tornerà comodo a Washington: non dovrebbero dimenticare, gli ebrei, che l’USAF fotografò più volte il campo di sterminio di Auschvitz/Birkenau ma non inviò un solo bombardiere per interrompere le linee ferroviarie che portavano la carne umana al macello nazista.
Le ragioni – Tel Aviv – le conosce ma fa finta di non saperle: negli equilibri politici americani non era “gradito” un intervento a favore degli ebrei perché – semplicemente – una consistente parte dell’elettorato americano era antisemita. D’altro canto, il Mossad conosce bene quali furono i rapporti fra il nonno dell’attuale presidente USA – John Prescott Bush – ed i banchieri nazisti, Thyssen in prima fila.
La ragione stessa della nascita d’Israele non fu soltanto una sorta di “riparazione” per le persecuzioni naziste, ma anche perché nel medio Oriente del dopoguerra era necessaria una presenza affidabile – una sorta di Fort Apache nel Far West del petrolio – poiché la crescita mondiale del dopoguerra dipendeva in larga misura dall’oro nero.
Oggi tutto è mutato, ma a Tel Aviv nessuno pare accorgersene e si continua facendo finta che il mondo si sia fermato e che bastino poche centinaia di F-16 per dominare l’area più “calda” del pianeta.
Se vogliamo, potremmo affermare che gli islamici hanno copiato il modello israeliano – ossia l’interdipendenza fra lo stato d’Israele e gli ebrei della diaspora – ed oggi le strutture transnazionali come Al Qaeda e le varie Jiad si rifanno proprio al loro modello, ossia la raccolta di fondi e d’accoliti in tutto il pianeta per una causa politica cementata dal collante del credo religioso. In fin dei conti, gli stati basati sul fondamentalismo religioso – nel pianeta – sono pochi: l’Iran, l’Arabia Saudita ed Israele.
Proprio la nuova realtà generatasi dopo il conflitto iracheno dovrebbe far trillare più di un campanello d’allarme in Israele: perché Hezbollah attacca apertamente Israele in Galilea? Sa benissimo che la reazione dell’aeronautica israeliana sarà terribile, ma sa anche che Tel Aviv ha molta paura a cacciarsi nuovamente nel pantano libanese, ed avrebbe ottime ragioni per non farlo.
La guerra irachena ha dimostrato che dall’aria non si vincono le nuove guerre – forse una guerra convenzionale contro un nemico che ha qualcosa da perdere ( la Serbia , ad esempio) – ma non s’ottiene nulla quando il nemico non ha industrie, aeroporti, uffici, banche, ferrovie e strade da perdere.
Senza l’intervento di terra Saddam Hussein regnerebbe ancora in Iraq, ma per spodestare Saddam Hussein gli americani si sono cacciati in un pantano senza fine. L’attacco di Hezbollah – giustificato con la necessità di “alleggerire” la pressione sui palestinesi a Gaza – racconta invece un’altra vicenda, quasi un invito: benvenuti nel Grand Hotel del Libano, pronto a diventare un secondo Iraq tutto per gli israeliani. Proprio quello che i generali israeliani – Sharon in testa – hanno sempre cercato d’evitare.
D’altro canto, continuando la mattanza di palestinesi senza nessuna remora umanitaria – uccidendo famiglie sulla spiaggia, seppellendo donne e bambini sotto le macerie – Israele si sta tirando addosso le ire anche dei cosiddetti musulmani “moderati”, che non hanno più ragioni da opporre a chi chiede solo violenza nei confronti di Tel Aviv.
Cosa possiamo attenderci?
Le condizioni economiche dello stato israeliano non sono floride – tanto che circa un anno fa le banche israeliane cessarono di concedere mutui ai comuni, non considerando più “affidabilissimo” l’erario centrale – e quindi una guerra su due fronti sarebbe una ulteriore “tegola” per l’economia israeliana.
Dall’altra parte, possiamo facilmente comprendere che – con il greggio intorno ai 75$ il barile – non mancano certo i fondi per sorreggere qualche decina di migliaia di combattenti: l’Iraq insegna.
L’unica soluzione della vicenda era e sempre sarà il rientro di Israele nei confini del ’67, ma è una condizione che farebbe saltare gli equilibri politici interni dello stato ebraico. Le colonie in Cisgiordania costano allo Stato più di quel che rendono, ma la destra fondamentalista israeliana usa i coloni come “massa di manovra” in politica interna, condizionando con i loro 200.000 voti qualsiasi apertura.
Se i carri armati israeliani varcheranno il confine libanese per una breve rappresaglia tutto tornerà come prima – ovvero alla quotidiana mattanza di palestinesi – ma se rimarranno invischiati in territorio libanese allora non ci sarà il due senza il tre: Afghanistan, Iraq e Libano.
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La comunità internazionale sta assistendo silenziosamente e senza battere ciglio all’arroganza e allo strapotere politico-militare dello stato d’Israele.
In maniera fredda e spietata, il piccolo ma potente stato ebraico, ha sferrato un attacco militare illegittimo e criminoso lungo la Striscia di Gaza: distruggendo case palestinesi, mettendo fuori uso la centrale elettrica, bloccando gli aiuti umanitari (alimenti, medicine e soldi) e infine assassinando - per errore, ovviamente - decine di civili inermi, tra cui donne e bambini.
Il tutto come rappresaglia per il rapimento di un caporale diciannovenne dell’esercito israeliano, sequestrato da un fantomatico commando sbucato da un tunnel scavato sotto la sabbia…
Se vogliamo prenderci in giro, allora va benissimo, se invece siamo seri è bene cercare di comprendere cosa sta realmente accadendo e dove porterà questa strada di terrore e violenza.
Una possibile spiegazione è questa: «Hamas e Fatah, i principali gruppi palestinesi, rivali tra loro, hanno raggiunto oggi un accordo sul documento dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, che prevede un riconoscimento implicito dello Stato di Israele. Lo ha detto Ibrahim Abu Najah, coordinatore del ‘dialogo nazionale’ sulla proposta. L'accordo è stato raggiunto dopo settimane di serrate trattative»[1][1]
Avete capito? I principali gruppi palestinesi (Hamas e Fatah) stavano raggiungendo un accordo tra di loro che prevedeva, tra le altre cose, un riconoscimento implicito dello Stato d’Israele (stranamente, ogni qualvolta il processo di pace avvicina i due popoli, accade sempre qualcosa o da una parte o dall’altra…)
Ma non è quello che ha sempre voluto Israele?
In teoria sì, ma in pratica no!
Per qualcuno (sicuramente la minoranza, ma che al momento controlla l’amministrazione israeliana) la pace tra ebrei e arabi non è accettabile.
Non è accettabile per diversi motivi:
-Da quello pratico, molto materialistico: i 3 miliardi di dollari che giungono dagli Stati Uniti ogni anno come aiuti contro il terrorismo (per favorire la pace, sic!) verrebbero meno, provocando un danno economico di non poco conto;
-A quello spirituale o presunto tale. Vi sono delle motivazioni talmudiche, e cioè religiose che vedono Israele, come la terra promessa da YHWH (Yahweh, noto come Geova) al suo popolo eletto: gli ebrei. Non arabi!
In quest’ultimo contesto i palestinesi che vivono illegittimamente nella “terra promessa”, sono visti come un impedimento alla realizzazione della volontà del potente loro dio e alla realizzazione dei precetti della letteratura talmudica. Precetti che attualmente controllano i vertici del sistema ebraico ortodosso e di conseguenza i vertici politico-economici.
L’esercito israeliano, dopo aver bombardato per giorni Gaza, dopo aver fatto scappare migliaia di palestinesi, ha rivolto le proprie armate attenzioni, all’altro nemico mortale: il Libano.
Il bilancio delle vittime civili è drammatico, si parla di oltre 60 morti civili, e i danni materiali non si contano: aeroporti, ponti, porti e strade.
Anche in questo caso la motivazione ufficiale della “furia giudea” è il rapimento di due soldati israeliani e il tentativo di disarmare (distruggendo senza alcuna remora un paese) i miliziani degli hezbollah.
La definizione di «terrorismo» non è unica e varia sempre dal punto di vista, ma la «strategia del terrore» ha sempre un unico scopo: "incutere paura". In questo contesto, quello che stanno facendo le forze armate israeliane - proprio come hezbollah, hamas, fatah che tanto odiano e combattono - è proprio del terrorismo: stanno letteralmente terrorizzando e ammazzando la popolazione civile libanese. Come vogliamo altrimenti chiamarla: legittima difesa, come ha detto il povero di spirito, Giorgetto Bush?
I due soldati sequestrati - secondo fonti interne - sarebbero stati portati in Siria oppure in Iran…
Ci siamo capiti vero, dove vogliono arrivare (se non interverrà la comunità internazionale)?
Dopo il Libano, i prossimi obiettivi saranno Siria e l’ex Persia (Iran), i grandi nemici d’Israele, che guarda caso (almeno per Siria e Libano) rientrano, geograficamente parlando, nel contesto dell’“Heretz Israel”, della “Grande Israele” (dal Nilo all’Eufrate).
Un sogno molto caro all’ultradestra sionista.
Non a caso infatti nel 1993 Ariel Sharon propose formalmente al Congresso del Likud che Israele adottasse proprio i “confini biblici” come principio fondamentale della sua politica ufficiale![2][2].
Oggi, una emorragia cerebrale ha messo fuori uso Sharon, ma la missione divina della Heretz Israel è portata avanti in maniera spietata dal primo ministro Ehud Olmert, «cresciuto politicamente fra i revisionisti sionisti di destra»[3][3]
Con questi sionisti che si alternano al governo (per non parlare della letteratura talmudica che guida e controlla le loro gesta) e con i terroristi dall’altra parte (per non parlare della letteratura coranica che guida e controlla le loro gesta), la strada della pace, e soprattutto dei due stati, si fa sempre più lontana.
Facendo posto, in questa maniera preordinata e prestabilita, ad un pericolosissimo stato generalizzato di tensione e di terrore che ha lo scopo di dividere (per meglio controllare) le masse.
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trova una spiegazione, così come la suddivisione di fatto dell’Irak in tre aree geografiche, di cui, non a caso dunque, gli Stati Uniti cercano di controllare quella centrale pro Israele.
Ma risulta allora ben chiaro anche il rapido, incalzante corso degli avvenimenti in Libano degli ultimi due anni: dall’uccisione di Hariri, sulla quale a dire il vero sussistono ancora molti dubbi quanto alla matrice siriana, alle dimostrazioni di massa chiaramente ispirate da organizzazioni come Spirit of America, che da anni operano in diversi contesti del globo con le tecniche della triple U (uncontrollable urban unrest – agitazioni urbane incontrollate) elaborate dalla Cia per destabilizzare i regimi “neo-democratici”, specialmente di osservanza ex-sovietica.
Solo comprendendo il profondo lavoro compiuto da questi gruppi dirigenti misti israelo-statunitensi, si comprende allora anche il fatto che gli USA abbiano assunto in Medio Oriente posizioni sempre meno comprensibili, rispetto ad una normale logica di puro interesse statunitense.
È ormai provato, per esempio, dalla testimonianza di un alto funzionario del National Security Council, Flynt Levertt (nel suo libro Inheriting Syria), che Cheney “era attratto dall’idea di usare il Libano come punto di pressione su Damasco dall’inizio del governo Bush”: abbiamo visto che suoi collaboratori diretti hanno lavorato al documento Clean Break. E come spiegare altrimenti l’ordine impartito al comandante della 101a divisione paracadutisti, gen. David Petraeus, di interrompere la fruttuosa collaborazione militare coi siriani nell’area? Abbiamo visto che anche uomini dello staff di Rumsfeld hanno elaborato il Clean Break. Niente di strano quindi che oggi gli Stati Uniti usino il veto contro la condanna Onu di Israele e esprimano con chiarezza e brutalità la loro accettazione politica dell’azione militare diretta israeliana.
Sono questi temi, fra l’altro, che hanno recentemente motivato un serissimo studio di John J. Mearsheimer (Department of Political Science, University of Chicago) Stephen M. Walt (John F. Kennedy School of Government, Harvard University), The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy, uscito nel marzo 2006, suscitando ovviamente grande scandalo, proprio per il fatto che in esso ci si interroga sulle ragioni ed i rischi di questa liaison dangereuse fra gli Stati Uniti ed Israele che, secondo gli autori, sarebbe in netto contrasto con i veri interessi politici nordamericani.
In conclusione, il quadro che abbiamo delineato potrebbe preludere ad una estensione alla Siria del conflitto, nella logica di dare ora il “taglio netto” invocato 10 anni fa per rifondare la politica israeliana per farne “un importante – se non il più importante elemento nella storia del Medio Oriente”, come si legge nel documento. A questo taglio netto, gli Stati Uniti darebbero il loro pieno appoggio.
Se questo è vero, tutto quanto si sta dicendo e facendo, a livello politico e di informazione, in Europa è già superato dai fatti. Ciò significa che, di fronte ai rischi gravissimi che si delineano, l’Europa si presenta impreparata: se questo non può essere responsabilità dei popoli, condizionati da un’informazione troppo spesso “comprata e venduta”, lo è certamente di classi dirigenti i cui apparati di intelligence ogni giorno di più risultano coinvolti, anche molto in profondità, come bene stiamo vedendo in Italia, in questo micidiale “grande gioco” che produce ogni giorno decine di vittime innocenti.sigpic"Ooh amore ooh amante
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Purtroppo mi sto accorgendo che non aveva tuti i torti ad avere paura degli ebrei a tal punto da commettere un genocidio (che comuqe condanno a priscinedere)Last edited by Conan; 08-08-2006, 16:10:24.sigpic"Ooh amore ooh amante
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Originariamente Scritto da Conan Visualizza Messaggioa volte sembri un bambinone che parla du guerra con facilità solo perchè la guerra è molto lontana da te e puoi occuparti di modificare l'auto....
infatti hai ragione, questa è una di quelle discussioni da cui me ne vado per non mangiarmi il fegato dalla rabbia, ma io ci scommetto che se tu fossi nato in israele non parleresti così. Passo e chiudo"Qualsiasi cosa che non sia la morte è un leggero infortunio"
Jpp, prima di lanciarsi con il carrello
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effettivamente pure io avevo constatato l'apparente stranezza che fosse proprio un "falco" come Sharon a fare delle interessanti aperture ai palestinesi.
Ciò si spiega col fatto che proprio i fautori della guerra avevano ormai compreso che era un vicolo che non portava da nessuna parteSilvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.
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Originariamente Scritto da temete Visualizza Messaggiosì ma una guerra totale adesso non è come una guerra totale di 20 anni fa. L'Iran ha l'atomica, Israele pure, i terroristi internazionali non aspettano altro, l'economia ha già forti criticità, le materie prime scarseggiano.
E poi guerra totale significa migliaia di migliaia di vittime.
Io non sono un pacifista alla gino strada,. ma credere che la guerra possa risolvere qualcosa in medioriente è la cosa + sbagliata che si possa dire.
l'iran non ha un *****, se l'iran avesse avuto testate nucleari in iran ora ci sarebbe una guerra"Qualsiasi cosa che non sia la morte è un leggero infortunio"
Jpp, prima di lanciarsi con il carrello
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Forse servirebbe ancora gente così vista la decandenza di oggi dove ci comprano dandoci la possibilità di macchine che vanno a 300km\h e telefonini che la tv incorporata.....Last edited by Conan; 08-08-2006, 16:10:24.sigpic"Ooh amore ooh amante
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Originariamente Scritto da JPP Visualizza Messaggioinfatti hai ragione, questa è una di quelle discussioni da cui me ne vado per non mangiarmi il fegato dalla rabbia, ma io ci scommetto che se tu fossi nato in israele non parleresti così. Passo e chiudo
Fortunatamente c'è la genrazione ebrea giovane che promette qualche cosa di buono e meno violenza....se fossi stato israeliano avrei manifestato con quei ragazzi che vogliono la pace e l'integrazione.sigpic"Ooh amore ooh amante
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Originariamente Scritto da Conan Visualizza MessaggioPurtroppo mi sto accorgendo che non aveva tuti i torti ad avere paura degli ebrei a tal punto da commettere un genocidio (che comuqe condanno a priscinedere)
Hitler e la sua politica furono male assoluto.
Le sue analisi erano viziate dalla follia dei suoi insani obiettivi. Nel momento stesso in cui per condannare israele fai riferimento alla giustezza delle considerazioni di Hitler infici completamente le tue ragioni.
Ti prego lasciamo hitler sepolto nella storia.Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.
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Originariamente Scritto da JPP Visualizza Messaggiol'iran non ha un *****, se l'iran avesse avuto testate nucleari in iran ora ci sarebbe una guerrasigpic"Ooh amore ooh amante
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Originariamente Scritto da temete Visualizza MessaggioConan io non evocherei neppure per sbaglio certi spettri.
Hitler e la sua politica furono male assoluto.
Le sue analisi erano viziate dalla follia dei suoi insani obiettivi. Nel momento stesso in cui per condannare israele fai riferimento alla giustezza delle considerazioni di Hitler infici completamente le tue ragioni.
Ti prego lasciamo hitler sepolto nella storia.sigpic"Ooh amore ooh amante
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