TU QUOQUE, ALFONSINA! - SENZA SAPERLO, SIGNORINI AIUTA LA PROCURA DI MILANO E AFFONDA LE TESI DIFENSIVE DEL CAVALIER POMPETTA - NELLA FAMOSA INTERVISTA, CHIESE A RUBY SE SAPEVA DI ESSERE SPACCIATA PER LA NIPOTE DI MUBARAK, E LEI CANDIDAMENTE: “MACCHÉ, L’HO LETTO SUI GIORNALI” - QUESTO CONTRADDICE LA STRATEGIA DI GHEDINI, E MEDIASET SI AFFRETTA A LEVARE IL VIDEO DA YOUTUBE - MA INTERNET È PERFIDO, E IL VIDEO RIAPPARE PRIMA DA FAZIO, POI SUL SITO DELL’“ESPRESSO”…
E' il 19 gennaio 2011 quando, scoppiato il caso Ruby, gli strateghi mediatici di Berlusconi decidono che bisogna contrapporre una versione 'ufficiale' dei fatti a quella che inizia ad emergere dall'inchiesta. E così su Canale 5 viene allestita una puntata di Kalispera, il programma condotto da Alfonso Signorini, per far parlare Karima El Mahroug. E' la sua prima apparizione televisiva e alterna momenti strappalacrime sull'infanzia infelice alla difesa di Berlusconi («Lo stimo come persona, gli sono riconoscente a vita, non mi ha mai toccato con un dito», eccetera).
Tuttavia, come si suol dire, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Perché a quel punto dell'indagine - appena resa pubblica - non è ancora chiaro ai difensori di Berlusconi quale possa essere la strategia migliore. Soprattutto, non è chiaro che nel giro di poche settimane l'unico appiglio possibile per sottrarsi al giudizio del tribunale di Milano sarà appellarsi al conflitto di attribuzione: sostenere cioè che il Cavaliere aveva telefonato in questura «nell'esercizio delle sue funzioni» di premier, per evitare un incidente diplomatico con l'Egitto, convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Infatti solo se quella telefonata fosse stata fatta in "buona fede", credendo alla parentela di Karima con un capo di Stato estero, regge la tesi che la concussione sia un reato ministeriale, quindi non giudicabile dal tribunale ordinario.
Ma quel giorno Ghedini e Longo non hanno ancora pensato a questa scappatoia, e quindi mandano Ruby in tivù senza istruirla in merito.
dal sito di dagospia
E' il 19 gennaio 2011 quando, scoppiato il caso Ruby, gli strateghi mediatici di Berlusconi decidono che bisogna contrapporre una versione 'ufficiale' dei fatti a quella che inizia ad emergere dall'inchiesta. E così su Canale 5 viene allestita una puntata di Kalispera, il programma condotto da Alfonso Signorini, per far parlare Karima El Mahroug. E' la sua prima apparizione televisiva e alterna momenti strappalacrime sull'infanzia infelice alla difesa di Berlusconi («Lo stimo come persona, gli sono riconoscente a vita, non mi ha mai toccato con un dito», eccetera).
Tuttavia, come si suol dire, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Perché a quel punto dell'indagine - appena resa pubblica - non è ancora chiaro ai difensori di Berlusconi quale possa essere la strategia migliore. Soprattutto, non è chiaro che nel giro di poche settimane l'unico appiglio possibile per sottrarsi al giudizio del tribunale di Milano sarà appellarsi al conflitto di attribuzione: sostenere cioè che il Cavaliere aveva telefonato in questura «nell'esercizio delle sue funzioni» di premier, per evitare un incidente diplomatico con l'Egitto, convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Infatti solo se quella telefonata fosse stata fatta in "buona fede", credendo alla parentela di Karima con un capo di Stato estero, regge la tesi che la concussione sia un reato ministeriale, quindi non giudicabile dal tribunale ordinario.
Ma quel giorno Ghedini e Longo non hanno ancora pensato a questa scappatoia, e quindi mandano Ruby in tivù senza istruirla in merito.
dal sito di dagospia
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