“Ci sono due Giorgio Napolitano: quello che ci racconta oggi la pubblicistica ufficiale, il limpido garante della Costituzione, e quello che raccontò l’imputato Bettino Craxi in un interrogatorio formale, reso, nel 1993, durante una pubblica udienza del processo Enimont, uno dei più importanti di Tangentopoli“. Antonio Di Pietro, intervistato da Oggi è tornato sull’affaire trattativa Stato-mafia, accusando il presidente della Repubblica di cercare il “consenso di tutte le forze politiche per mantenere un’acquiescenza nei suoi confronti, una quiete, che io non condivido”. Il leader dell’Idv ha ricordato che: “Craxi descriveva quel Napolitano, esponente di spicco del Pci nonché presidente della Camera, come un uomo molto attento al sistema della Prima repubblica specie coltivando i suoi rapporti con Mosca”. A queste parole l’ex magistrato ha dato un forte peso perché in quell’interrogatorio “formale che io condussi davanti al giudice, Craxi stesse rivelando fatti veri perché accusò pure se stesso e poi gli altri di finanziamento illecito dei partiti”. Quindi Di Pietro si è chiesto: “Ora delle due l’una: o quei fatti raccontati non avevano rilevanza penale oppure non vedo perché si sia usato il sistema dei due pesi e delle due misure”.
Tornando alle vicende recenti il presidente dell’Italia dei valori ha sottolineato che secondo lui il capo dello Stato non è super partes: “Io penso che quando c’è un fallo l’arbitro deve fischiare e non fare finta di niente sennò cerca di addomesticare la partita”. Per avvalorare le sue tesi Di Pietro ha citato il New York Times, che lo ha definito il presidente della Repubblica come “Re Giorgio”. ”A nessun altro capo dello Stato – ha sottolineato il leader dell’Idv – era mai capitato prima”.
Dopo poche ore è arrivata la replica da parte di ambienti del Quirinale, dove si definiscono le esternazioni di Di Pietro come “nuovi, assurdi artifizi provocatori nel quotidiano crescendo di un’aggressiva polemica personale contro il Presidente della Repubblica”.
Quindi anche il leader dell’Idv è tornato sulla questione: ”A coloro che si qualificano come ‘fonti del Quirinale’ consiglio di vedere il filmato su youtube e di risentire dal vivo le dichiarazioni rese da Craxi nel formale interrogatorio davanti ai giudici del Tribunale di Milano, durante il processo Enimont”. In particolare Di Pietro consiglia di ascoltare cosa riferì Craxi in merito, “al sistema di finanziamento ai partiti ai tempi della Prima Repubblica e come questo sistema coinvolgesse tutti i partiti, compreso il Pci dell’onorevole Napolitano, ovviamente per fatti già all’epoca non aventi più rilevanza penale, a causa del tempo trascorso e delle modalità di attuazione”.
Tornando alle vicende recenti il presidente dell’Italia dei valori ha sottolineato che secondo lui il capo dello Stato non è super partes: “Io penso che quando c’è un fallo l’arbitro deve fischiare e non fare finta di niente sennò cerca di addomesticare la partita”. Per avvalorare le sue tesi Di Pietro ha citato il New York Times, che lo ha definito il presidente della Repubblica come “Re Giorgio”. ”A nessun altro capo dello Stato – ha sottolineato il leader dell’Idv – era mai capitato prima”.
Dopo poche ore è arrivata la replica da parte di ambienti del Quirinale, dove si definiscono le esternazioni di Di Pietro come “nuovi, assurdi artifizi provocatori nel quotidiano crescendo di un’aggressiva polemica personale contro il Presidente della Repubblica”.
Quindi anche il leader dell’Idv è tornato sulla questione: ”A coloro che si qualificano come ‘fonti del Quirinale’ consiglio di vedere il filmato su youtube e di risentire dal vivo le dichiarazioni rese da Craxi nel formale interrogatorio davanti ai giudici del Tribunale di Milano, durante il processo Enimont”. In particolare Di Pietro consiglia di ascoltare cosa riferì Craxi in merito, “al sistema di finanziamento ai partiti ai tempi della Prima Repubblica e come questo sistema coinvolgesse tutti i partiti, compreso il Pci dell’onorevole Napolitano, ovviamente per fatti già all’epoca non aventi più rilevanza penale, a causa del tempo trascorso e delle modalità di attuazione”.
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