Gorgone centra il punto. Gesù si sente investito di una missione di annuncio escatologico. Gesù annunzia il Regno di Dio come imminente, e poi come in atto (via via che prende coscienza del suo ruolo). Manda i suoi ad annunciare il Regno; invita i peccatori alla conversione; per lui l'arrivo di Dio sembra questione di pochissimo tempo. Ad un certo punto sembra addirittura accellerare gli eventi, quasi che capisca che la sua morte rappresenti un fatto imprescindibile per l'instaurarsi di quel Regno. Sente certo di avere una parte in quel progetto. Ci pare come se quell'uomo si comunichi con Dio continuamente, cercando di cogliere i disegni dell'Altissimo sulla umanità e su di lui. A volte, quando parla del Figlio dell'Uomo, sembra si riferisca ad un altro; altre volte è lui stesso ad identificarsi con quella figura escatologica. Impone il silenzio ai suoi:
Cerca le folle e poi si sottrae alle stesse. Si ritira in luoghi solitari per pregare.
Svolge una missione che pare nota a lui solo:
I suoi discepoli, anche i più intimi, non lo capiscono appieno, non lo compredono. Lo stesso Gesù pare cercare delle conferme: "E voi, chi dite che io sia?", o "Cosa dice la gente di me?". Perchè ad un certo punto prende coscienza che la sua morte è necessaria? Lì c'è un'altra crasi rispetto alla sua missione, la seconda dopo quella sottolineata da Gorgone con lo staccarsi dal movimento del Battista.
Ad un tratto quell'uomo sente che Dio gli chiede di morire:
Siamo qui nel pieno mistero di quella vita incredibile e inafferrabile.
C'è un punto però lì in quel momento di assunzione di responsabilità e di disvelamento (almeno entro di lui) dell'obiettivo della sua missione:
Gesù intende sopravvivere a se stesso, compie un rito di memoria attorno al pane ed al vino, che identifica con la sua carne ed il suo sangue (fatto certissimo, questo, attestato da tutte le tradizioni, sia quelle che fanno capo ai Sinottici sia Giovanni, che rivela la conoscenza del rito attraverso lo scioccante discorso di Cafarnao, dove anche i suoi resteranno scandalizzati). A quel punto della storia Gesù si è totalmente identificato con la vittima sacrificale chiesta da Dio stesso:
A quel punto nessuno lo segue, è totalmente frainteso dai suoi e assolutamente solo...Fino qui tutto ciò che emerge dalle Scritture.
Dopo l'arresto (impossibile qua decifrare il grado di autenticità delle parole dette da Gesù nel Sinedrio o a Pilato, essendo comunque colloqui pressochè riservati) non parla più; non agisce più; abbiamo l'immagine di un uomo completamente abbandonato nelle mani dei carnefici ed in quelle di Dio.
Si capisce qua benissimo il grido sulla croce, "Dio mio, perchè mi hai abbandonato?". Se è vero ciò che disse a Caifa, Gesù in ultimo fa cadere ogni remora e pubblicamente e davanti ai rappresentanti del suo popolo si autoproclama Messia e, come se non bastasse, Figlio di Dio.
Noi sappiamo che sulla sua testa fu appeso un cartello che indicava come quel condannato si fosse definito re di Israele, e dunque circa una sua pretesa ed identificazione messianica abbiamo i riscontri:
Lui alla fine si è in qualche modo detto re di un Regno, ha ritenuto di spingersi sino a quel punto.
Ecco un sunto di ciò che può essere plausibile quando non probabile, almeno sino al Golgota.
Il fatto che quell'ebreo abbia voluto fare memoria di sè (non di Dio, ma di sè...), trasmettendo un rito ai suoi discepoli, e questo prima della sua morte (e che dunque non ha nulla a che vedere con i racconti delle sue presunte apparizioni); ed il fatto che sul titulus crucis ci fosse scritta la sua pretesa e rivendicata regalità, ci aprono degli interrogativi enormi ed inquietanti, per la loro portata, che sfuggono ad ogni possibile ricostruzione logica:
Come è possibile? Nessuno prima di lui in Israele ha mai osato tanto.
Perchè Gesù ha compiuto quei passi? Chi ha creduto di essere, o chi era?
Abbiamo poi la tomba vuota, altro dato indubitabile:
Lo attestano le Scritture di parte cristiana e l'accusa di profanazione di cadavere e di furto di parte ebraica. Dunque due paia di occhi diversi ci indicano lo stesso fatto storico:
La tomba di questo Gesù è stata ritrovata vuota.
E qui, ancora punti interrogativi:
Dio gli ha infine come confermato di essere suo Figlio facendolo risorgere, e fugandogli quegli umanissimi dubbi che paiono coglierlo qua e là nei Vangeli, sino sui Getsemani?
O chi dei suoi ha sottratto quel corpo, e perchè? Perchè portarselo via nudo e ancora insanguinato, lasciando nel sepolcro le bende, e prendere quel cadavere con tutti i segni di un supplizzio che fece orrore ai cristiani per almeno tre secoli, tanto da vergognarsi a raffigurare la croce?
Come è possibile che degli ebrei a Gerusalemme abbiano potuto dire che un uomo, un poveraccio conficcato ad una croce, fosse in realtà il Cristo, il Figlio del Dio unico? Una pazzia tale da chiedere agli ebrei di convertirsi a quell'uomo, che era Dio, l'Altissimo che si è incarnato? Furto del cadavere:
Questo gli ebrei ancora oggi sostengono.
Quella spiegazione è capace di tacitare la ragione e risolvere le tante, troppe domande?
O altrimenti...O altrimenti qui dovremmo avere anche il coraggio (che poi è il coraggio della pazzia) di ammettere che un cadavere duemila anni fa è uscito da quella tomba, rivestito in qualche maniera di carne, e si sia mostrato a degli ebrei che, vinti dalla evidenza, non hanno potuto altro che dirlo, raccontarlo, gridarlo a tutti:
Quell'uomo di nome Gesù è vivo, ed è Dio. La tomba dove verremo calati non sigillerà la nosta vita di uomini, perchè un uomo ci sottrarrà con la luce della sua resurrezzione da quella tenebra, con le stesse parole che rivolse a quell'apostolo che, come noi qui, faticava a credere, non credeva possibile quell'impossibile:
Ecco sono io, e adesso tocca pure le mie ferite.
Se Cristo è vivo ed è qui, e noi, messa da parte ogni ragione, avremo l'umiltà ed il coraggio di rispondergli con le parole di Tommaso, mio Signore e mio Dio, sarà la Luce e la Vita Eterna. Se Cristo è vivo...
Cerca le folle e poi si sottrae alle stesse. Si ritira in luoghi solitari per pregare.
Svolge una missione che pare nota a lui solo:
I suoi discepoli, anche i più intimi, non lo capiscono appieno, non lo compredono. Lo stesso Gesù pare cercare delle conferme: "E voi, chi dite che io sia?", o "Cosa dice la gente di me?". Perchè ad un certo punto prende coscienza che la sua morte è necessaria? Lì c'è un'altra crasi rispetto alla sua missione, la seconda dopo quella sottolineata da Gorgone con lo staccarsi dal movimento del Battista.
Ad un tratto quell'uomo sente che Dio gli chiede di morire:
Siamo qui nel pieno mistero di quella vita incredibile e inafferrabile.
C'è un punto però lì in quel momento di assunzione di responsabilità e di disvelamento (almeno entro di lui) dell'obiettivo della sua missione:
Gesù intende sopravvivere a se stesso, compie un rito di memoria attorno al pane ed al vino, che identifica con la sua carne ed il suo sangue (fatto certissimo, questo, attestato da tutte le tradizioni, sia quelle che fanno capo ai Sinottici sia Giovanni, che rivela la conoscenza del rito attraverso lo scioccante discorso di Cafarnao, dove anche i suoi resteranno scandalizzati). A quel punto della storia Gesù si è totalmente identificato con la vittima sacrificale chiesta da Dio stesso:
A quel punto nessuno lo segue, è totalmente frainteso dai suoi e assolutamente solo...Fino qui tutto ciò che emerge dalle Scritture.
Dopo l'arresto (impossibile qua decifrare il grado di autenticità delle parole dette da Gesù nel Sinedrio o a Pilato, essendo comunque colloqui pressochè riservati) non parla più; non agisce più; abbiamo l'immagine di un uomo completamente abbandonato nelle mani dei carnefici ed in quelle di Dio.
Si capisce qua benissimo il grido sulla croce, "Dio mio, perchè mi hai abbandonato?". Se è vero ciò che disse a Caifa, Gesù in ultimo fa cadere ogni remora e pubblicamente e davanti ai rappresentanti del suo popolo si autoproclama Messia e, come se non bastasse, Figlio di Dio.
Noi sappiamo che sulla sua testa fu appeso un cartello che indicava come quel condannato si fosse definito re di Israele, e dunque circa una sua pretesa ed identificazione messianica abbiamo i riscontri:
Lui alla fine si è in qualche modo detto re di un Regno, ha ritenuto di spingersi sino a quel punto.
Ecco un sunto di ciò che può essere plausibile quando non probabile, almeno sino al Golgota.
Il fatto che quell'ebreo abbia voluto fare memoria di sè (non di Dio, ma di sè...), trasmettendo un rito ai suoi discepoli, e questo prima della sua morte (e che dunque non ha nulla a che vedere con i racconti delle sue presunte apparizioni); ed il fatto che sul titulus crucis ci fosse scritta la sua pretesa e rivendicata regalità, ci aprono degli interrogativi enormi ed inquietanti, per la loro portata, che sfuggono ad ogni possibile ricostruzione logica:
Come è possibile? Nessuno prima di lui in Israele ha mai osato tanto.
Perchè Gesù ha compiuto quei passi? Chi ha creduto di essere, o chi era?
Abbiamo poi la tomba vuota, altro dato indubitabile:
Lo attestano le Scritture di parte cristiana e l'accusa di profanazione di cadavere e di furto di parte ebraica. Dunque due paia di occhi diversi ci indicano lo stesso fatto storico:
La tomba di questo Gesù è stata ritrovata vuota.
E qui, ancora punti interrogativi:
Dio gli ha infine come confermato di essere suo Figlio facendolo risorgere, e fugandogli quegli umanissimi dubbi che paiono coglierlo qua e là nei Vangeli, sino sui Getsemani?
O chi dei suoi ha sottratto quel corpo, e perchè? Perchè portarselo via nudo e ancora insanguinato, lasciando nel sepolcro le bende, e prendere quel cadavere con tutti i segni di un supplizzio che fece orrore ai cristiani per almeno tre secoli, tanto da vergognarsi a raffigurare la croce?
Come è possibile che degli ebrei a Gerusalemme abbiano potuto dire che un uomo, un poveraccio conficcato ad una croce, fosse in realtà il Cristo, il Figlio del Dio unico? Una pazzia tale da chiedere agli ebrei di convertirsi a quell'uomo, che era Dio, l'Altissimo che si è incarnato? Furto del cadavere:
Questo gli ebrei ancora oggi sostengono.
Quella spiegazione è capace di tacitare la ragione e risolvere le tante, troppe domande?
O altrimenti...O altrimenti qui dovremmo avere anche il coraggio (che poi è il coraggio della pazzia) di ammettere che un cadavere duemila anni fa è uscito da quella tomba, rivestito in qualche maniera di carne, e si sia mostrato a degli ebrei che, vinti dalla evidenza, non hanno potuto altro che dirlo, raccontarlo, gridarlo a tutti:
Quell'uomo di nome Gesù è vivo, ed è Dio. La tomba dove verremo calati non sigillerà la nosta vita di uomini, perchè un uomo ci sottrarrà con la luce della sua resurrezzione da quella tenebra, con le stesse parole che rivolse a quell'apostolo che, come noi qui, faticava a credere, non credeva possibile quell'impossibile:
Ecco sono io, e adesso tocca pure le mie ferite.
Se Cristo è vivo ed è qui, e noi, messa da parte ogni ragione, avremo l'umiltà ed il coraggio di rispondergli con le parole di Tommaso, mio Signore e mio Dio, sarà la Luce e la Vita Eterna. Se Cristo è vivo...