poesie di carver

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  • Arturo Bandini
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    poesie di carver

    Paura

    Paura di vedere la macchina della polizia fermarsi davanti casa
    paura di addormentarsi la notte
    paura di non addormentarsi
    paura del ritorno del passato
    paura del presente che fugge
    paura del telefono che squilla nel cuore della notte
    paura delle tempeste elettriche
    paura della signora delle pulizie con un neo sul viso!
    paura dei cani che mi hanno detto che non mordono
    paura dell' ansia!
    paura di dover identificare il cadavere di un amico
    paura di finire i soldi
    paura di averne troppi, anche se a questo non ci crederanno mai
    paura dei risultati dei test psicologici
    paura d'essere in ritardo e paura di arrivare prima degli altri
    paura della calligrafia dei miei figli sulle buste
    paura che muoiano prima di me e mi sentirò in colpa
    paura di dover vivere con mia madre anziana, anziano anch' io
    paura della confusione
    paura che questo giorno finisca su una brutta nota
    paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata
    paura di non amare e paura di non amare abbastanza
    paura che quel che amo risulterà letale per quelli che amo
    paura della morte
    paura di vivere troppo
    paura della morte
    l'ho già detta.

    IL RESOCONTO

    Aveva cominciato la poesia al tavolo di cucina,
    una gamba accavallata sopra l’altra.
    Ha scritto per un po’, come se del risultato
    non gliene importasse poi tanto. Non è che
    al mondo di poesie non ce ne siano già abbastanza.
    Il mondo è pieno di poesie. Oltretutto,
    mancava ormai da mesi.
    Non aveva neanche letto una poesia da mesi.
    Che razza di vita era mai questa? Una vita
    in cui uno ha troppo da fare perfino per leggere poesie?
    Non si può neanche chiamare vita. Allora ha guardato fuori
    dalla finestra, in fondo alla collina, verso la casa di Frank.
    Una bella casa, costruita vicino all'acqua.
    Ricordava quando Frank apriva la porta,
    tutte le mattine alle nove in punto.
    E usciva a farsi una passeggiata.
    Ha tirato a sé il tavolo, e ha scavallato le gambe.

    Ieri sera ha ascoltato il resoconto
    della morte di Frank che ne ha dato Ed, un altro vicino.
    Un uomo della stessa età di Frank,
    suo buon amico. Frank
    e sua moglie stavano guardando la tv. “Hill Street giorno e notte”,
    il programma preferito di Frank. A un certo punto lui
    boccheggia un paio di volte e si accascia sulla poltrona:
    “come avesse preso la scossa”. In quell’attimo,
    era già morto. Cambiava colorito a vista d'occhio.
    Da grigio che era, diventava nero. Betty esce
    di casa di corsa in vestaglia. Corre
    a casa d’un vicino dove c’è una ragazza
    che se ne intende di massaggio cardiaco. Anche lei sta
    guardando lo stesso telefilm! Tornano di corsa
    a casa di Frank. Che ormai è diventato tutto nero,
    sulla sua poltrona davanti al televisore.
    I poliziotti e altri personaggi disperati
    si muovono sullo schermo, alzano la voce,
    si urlano a vicenda, mentre la ragazza dei vicini
    trascina Frank dalla poltrona al pavimento.
    Gli strappa la camicia. Si mette al lavoro.
    Frank è la prima vittima dal vivo
    che le sia mai capitata per le mani.

    Appoggia le labbra sulle labbra gelide di Frank. Labbra di morto. Labbra nere.
    Nera è anche la sua faccia, nere le mani e le braccia.
    Nero anche il petto sotto la camicia che è stata strappata,
    rivelando i radi peli che vi crescevano.
    Quando già avrebbe dovuto capire che era inutile,
    continua a premergli le labbra inerti
    con le sue. Poi si ferma per colpirlo
    con i pugni chiusi. Preme ancora le labbra sulle sue
    e poi di nuovo. Anche quando è stato troppo tardi ed era chiaro
    che non si sarebbe ripreso, non ha mica smesso.
    Quella ragazza, che lo colpiva con i pugni e lo chiamava
    con tutti i nomi che gli venivano in mente. Che ha pianto
    quando glielo hanno tolto da sotto
    le mani. E a qualcuno è venuto in mente di spegnere
    le immagini che ancora pulsavano sullo schermo.

    LA CABINA TELEFONICA

    La donna s'accascia nella cabina, singhiozzando
    al telefono. Chiede un paio di cose
    e singhiozza ancora più forte.
    Il suo compagno, un anziano tutto
    in jeans, sta lì vicino in attesa
    che tocchi a lui parlare, e piangere.
    Lei gli porge la cornetta.
    Per un attimo restano insieme dentro
    la minuscola cabina, mescolando
    le loro lacrime. Poi
    lei va ad appoggiarsi al parafango
    della loro berlina. E ascolta
    mentre lui prende accordi.

    Osservo tutto questo dalla mia macchina.
    Neanch'io ho il telefono in casa.
    Resto seduto al volante
    e fumo, in attesa di prendere
    anch'io accordi. Ben presto
    lui riaggancia. Esce e si asciuga il volto.
    Salgono in macchina e restano
    dentro con i finestrini chiusi.
    I vetri s'appannano sempre più
    mentre lei g1i si appoggia e lui
    le cinge le spalle con un braccio.
    I gesti meccanici di conforto in quell'angusto luogo pubblico.

    Vado con le mie monetine
    verso la cabina e m'infilo dentro.
    Però lascio la porta aperta, perché
    si sta così stretti qui. La cornetta e ancora calda.
    Non mi piace per niente usare un telefono
    che ha appena portato notizie di morte.
    Ma non ho scelta, perché è l'unico telefono
    nel raggio di miglia e sa ascoltare
    senza schierarsi da nessuna parte.

    Inserisco le monete e aspetto.
    Anche quei due nell'auto restano in attesa.
    Lui accende il motore ma poi lo spegne.
    Da che parte andare? Nessuno di noi
    è in grado di dirlo. Non sapendo
    dove cadrà il prossimo colpo,
    ne perché. Gli squilli all'altro capo
    cessano quando lei alza la cornetta.
    Prima che io possa dire due parole, il telefono
    si mette a gridare: “T'ho detto che è tutto finito!
    Finito! Puoi anche andare
    all'inferno, per quanto mi riguarda!”

    Abbasso la cornetta e mi passo una mano
    sulla faccia. Chiudo e riapro la porta.
    I due nella berlina tirano
    giù i finestrini e mi guardano,
    le loro lacrime bloccate per un attimo
    di fronte a questa distrazione.
    Poi ritirano su i finestrini
    e restano seduti dietro ai vetri. Per un po'
    non andiamo da nessuna parte.
    Ma poi andiamo.

    CHIARORE RESIDUO
    Scende il crepuscolo. Poco fa è caduta
    un po’ di pioggia. Si apre un cassetto e dentro ci si trova
    la foto di un uomo e ci si rende conto che ha solo altri due anni
    di vita. Lui questo non lo sa, è chiaro,
    è per questo che posa sorridente davanti all’obiettivo.
    Come può sapere cosa gli sta mettendo radici nella testa
    in quel momento? Se si guarda verso destra
    tra i rami e i tronchi, si intravedono
    macchie rossastre di chiarore residuo. Non ci sono ombre, né
    chiaroscuri. L’aria è umida e calma...
    Lui continua a posare sorridente. Rimetto la foto
    a posto con le altre e concentro
    invece l’attenzione sul chiarore residuo lungo i monti lontani,
    che si posa dorato sulle rose del giardino.
    Poi non posso fare a meno di lanciare un’altra occhiata
    alla foto. Il suo ammiccare, il gran sorriso,
    l’inclinazione spavalda della sigaretta.



    NON C’È BISOGNO
    Vedo un posto vuoto a tavola.
    Di chi è? Di chi altro? Chi voglio prendere in giro?
    La barca attende. Non c’è bisogno di remi
    né di vento. La chiave l’ho lasciata
    nel solito posto. Tu sai dove.
    Ricordati di me e di tutto quello che abbiamo fatto insieme.
    Ora stringimi forte. Così. Dammi un bel bacio
    sulle labbra. Ecco. Ora
    lasciami andare, carissima. Lasciami andare.
    Non c’incontreremo più in questa vita,
    perciò ora dammi un bacio d’addio. Su, ancora uno.
    E un altro. Ecco. Adesso basta.
    Adesso, carissima, lasciami andare.
    È ora di avviarsi.



    TRA I RAMI
    Sotto la finestra, sul balcone, ci sono degli uccellini malridotti
    che si affollano attorno al cibo. Sono gli stessi, credo,
    che vengono tutti i giorni a mangiare bisticciando. C’era un tempo,
    [c’era un tempo,
    gridano e si beccano. Sì, è quasi ora.
    Il cielo rimane cupo tutto il giorno, il vento viene da ovest e
    non smette di soffiare... Dammi la mano per un po’. Tienimi la
    mia. Così va bene, sì. Stringimela forte. C’era un tempo in cui
    pensavamo di avere il tempo dalla nostra. C’era un tempo, c’era
    [un tempo,
    gridano gli uccellini malridotti.


    ULTIMO FRAMMENTO

    E hai ottenuto quello che
    volevi da questa vita, nonostante tutto?
    Sì.
    E cos’è che volevi?
    Potermi dire amato, sentirmi
    amato sulla terra.









    Last edited by Arturo Bandini; 23-10-2005, 17:01:46.
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    #2
    Originariamente Scritto da Arturo Bandini
    Paura

    Paura di vedere la macchina della polizia fermarsi davanti casa
    paura di addormentarsi la notte
    paura di non addormentarsi
    paura del ritorno del passato
    paura del presente che fugge
    paura del telefono che squilla nel cuore della notte
    paura delle tempeste elettriche
    paura della signora delle pulizie con un neo sul viso!
    paura dei cani che mi hanno detto che non mordono
    paura dell' ansia!
    paura di dover identificare il cadavere di un amico
    paura di finire i soldi
    paura di averne troppi, anche se a questo non ci crederanno mai
    paura dei risultati dei test psicologici
    paura d'essere in ritardo e paura di arrivare prima degli altri
    paura della calligrafia dei miei figli sulle buste
    paura che muoiano prima di me e mi sentirò in colpa
    paura di dover vivere con mia madre anziana, anziano anch' io
    paura della confusione
    paura che questo giorno finisca su una brutta nota
    paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata
    paura di non amare e paura di non amare abbastanza
    paura che quel che amo risulterà letale per quelli che amo
    paura della morte
    paura di vivere troppo paura della morte
    l'ho già detta.
    bella
    però mi sa che in una gara di seghe mentali sto tizio si piazzerebbe bene
    Presidente siamo con Te,
    meno male che Silvio muore.

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    • Sergio
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      #3
      Originariamente Scritto da Arturo Bandini
      Paura

      Paura di vedere la macchina della polizia fermarsi davanti casa
      paura di addormentarsi la notte
      paura di non addormentarsi
      paura del ritorno del passato
      paura del presente che fugge
      paura del telefono che squilla nel cuore della notte
      paura delle tempeste elettriche
      paura della signora delle pulizie con un neo sul viso!
      paura dei cani che mi hanno detto che non mordono
      paura dell' ansia!
      paura di dover identificare il cadavere di un amico
      paura di finire i soldi
      paura di averne troppi, anche se a questo non ci crederanno mai
      paura dei risultati dei test psicologici
      paura d'essere in ritardo e paura di arrivare prima degli altri
      paura della calligrafia dei miei figli sulle buste
      paura che muoiano prima di me e mi sentirò in colpa
      paura di dover vivere con mia madre anziana, anziano anch' io
      paura della confusione
      paura che questo giorno finisca su una brutta nota
      paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata
      paura di non amare e paura di non amare abbastanza
      paura che quel che amo risulterà letale per quelli che amo
      paura della morte
      paura di vivere troppo paura della morte
      l'ho già detta.
      Mi faccio una **** e mi sento già meglio...
      Esco...
      Ma che bella giornata...
      L'aria profuma di fresco...



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      • Arturo Bandini
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        #4
        Originariamente Scritto da Sergio
        Mi faccio una **** e mi sento già meglio...
        Esco...
        Ma che bella giornata...
        L'aria profuma di fresco...
        mi faccio ancora un' altra **** per sentirmi ancora peggio
        mi vengo sulla pancia
        resto seduto a guardare finchè non diventa secca
        mi vesto
        fuori piove ma
        io profumo di acre...

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          #5
          Originariamente Scritto da Arturo Bandini
          mi faccio ancora un' altra **** per sentirmi ancora peggio
          mi vengo sulla pancia
          resto seduto a guardare finchè non diventa secca
          mi vesto
          fuori piove ma
          io profumo di acre...
          Minchia, fatti una doccia, un bidet



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