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il mio edicolante è sulla cinquantina, sempre stato single e completamente pelato, anzi con la corona di giove intorno. Dieci anni fa, un giorno arriva con un parrucchino. Ora si è fatto un altro regalo: al posto suo c'era la compagna, africana, non più di 25 anni e devo dire molto molto carina, con un bel fisico e un viso dai tratti delicati, come si vedono raramente nelle africane. Ammetto che di fronte a una ragazza così, ti viene anche più facile accettarla, insomma non mi ha fatto antipatia
Certo che essere razzisti nel 2022 esprime un disagio inusitato
La lingua in bokka ad una nevra io difficilmente la infilerei.
Il kazzo invece l ho infilato.
Questo è uno strano comportamento animale del maskulo.
Ciao cessi.
Io ho ftt cilecca con 2 necre su 3 del mio almanacco.
La fica tipo roast beef non è un belvedere.
Ma lungi da me dal considerarmi meglio di loro come fa il nostro arturito. Si riempe la bocca di belle cose su lobri e personaggi del passato ma alla fine è una paesanotto razzista che si crede meglio di un nero solo perchè è nato qui in italia.
Io ho ftt cilecca con 2 necre su 3 del mio almanacco.
La fica tipo roast beef non è un belvedere.
Ma lungi da me dal considerarmi meglio di loro come fa il nostro arturito. Si riempe la bocca di belle cose su lobri e personaggi del passato ma alla fine è una paesanotto razzista che si crede meglio di un nero solo perchè è nato qui in italia.
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X fare cilecca suppongo che pre kiavata hai ritenuto che la pastazza di licias non andava ingerita x una necra.
Auesto fa di te un meszo razzista.
Consoderato poi che la tagliata di carne rossiccia in mezzo ai salumi di cinghiale non ti piace.
Io ho ftt cilecca con 2 necre su 3 del mio almanacco.
La fica tipo roast beef non è un belvedere.
Ma lungi da me dal considerarmi meglio di loro come fa il nostro arturito. Si riempe la bocca di belle cose su lobri e personaggi del passato ma alla fine è una paesanotto razzista che si crede meglio di un nero solo perchè è nato qui in italia.
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non sono per niente razzista.
Per chiarire il mio pensiero ti copio questa cosa che scrissi tempo fa
E' possibile essere per indole e cultura quanto di più lontano sia da un razzista, e al tempo stesso soffrire per ogni singolo Africano che mi capiti vedere, al punto che vorrei urlargli "via! vattene via! vai via da qui!"?
Nescio, sed fieri sentio et excrucior
Questa sera correvo lungo i campi, nella strada in cui mio padre mi insegnava a guidare.
Come ogni anno, quando l'aria si raffresca e si inizia a percepire l'odore dell'erba, nel primo marcimento delle foglie, vengo trasportato nei miei autunni lontani, nel ricordo di quando noi eravamo... La nostra memoria è ancora legata all'olfatto, molto più che agli stimoli visivi. Ma l'odore che riconoscevo dentro di me, dandomi l'illusione di un tempo ancora prossimo, era contraddetto da ciò che vedevo ("...ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno"): io non vedevo più noi, lì. In un'ora solo 6 africani mi si sono presentati alla vista.
E ognuno di loro mi dava il panico e ogni volta correvo più forte, come a urlargli "via, vattene via!", e sentivo un senso di morte; perchè dove noi vivevamo, ora non ci siamo più; perchè dove non erano, ora essi vivono.
Mio padre non percorre più quella strada in cui loro camminano; mio padre non conosce più quei luoghi, che ora loro conoscono.
E questo odio che io ho per loro, non riguarda un sentimento di superiorità, ma è l'equivalente dello straniamento che hanno i vecchi quando dicono "un tempo qui era tutta campagna"; senza giudicare se quelle case siano belle o brutte, senza pensare se quelle persone siano migliori o peggiori, certo uguali a noi: semplicemente non erano, e ora sono; semplicemente noi eravamo, e ora non siamo più.
non sono per niente razzista.
Per chiarire il mio pensiero ti copio questa cosa che scrissi tempo fa
E' possibile essere per indole e cultura quanto di più lontano sia da un razzista, e al tempo stesso soffrire per ogni singolo Africano che mi capiti vedere, al punto che vorrei urlargli "via! vattene via! vai via da qui!"?
Nescio, sed fieri sentio et excrucior
Questa sera correvo lungo i campi, nella strada in cui mio padre mi insegnava a guidare.
Come ogni anno, quando l'aria si raffresca e si inizia a percepire l'odore dell'erba, nel primo marcimento delle foglie, vengo trasportato nei miei autunni lontani, nel ricordo di quando noi eravamo... La nostra memoria è ancora molto legata all'olfatto, molto più che agli stimoli visivi. Ma l'odore che riconoscevo dentro di me, dandomi l'illusione di un tempo ancora prossimo, era contraddetto da ciò che vedevo ("...ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno"): io non vedevo più noi, lì. In un'ora solo 6 africani mi si sono presentati alla vista.
E ognuno di loro mi dava il panico e ogni volta correvo più forte, come a urlargli "via, vattene via!", e sentivo un senso di morte; perchè dove noi vivevamo, ora non ci siamo più; perchè dove non erano, ora essi vivono.
Mio padre non percorre più quella strada in cui loro camminano; mio padre non conosce più quei luoghi, che ora loro conoscono.
E questo odio che io ho per loro, non riguarda un sentimento di superiorità, ma è l'equivalente dello straniamento che hanno i vecchi quando dicono "un tempo qui era tutta campagna"; senza giudicare se quelle case siano belle o brutte, senza pensare se quelle persone siano migliori o peggiori, certo uguali a noi: semplicemente non erano, e ora sono; semplicemente noi eravamo, e ora non siamo più.
Ma questa fissa la hai sola per chi ha la pelle nera, cioè se vedi uno di Trento o di Cerignola chiudi un occhio
non sono per niente razzista.
Per chiarire il mio pensiero ti copio questa cosa che scrissi tempo fa
E' possibile essere per indole e cultura quanto di più lontano sia da un razzista, e al tempo stesso soffrire per ogni singolo Africano che mi capiti vedere, al punto che vorrei urlargli "via! vattene via! vai via da qui!"?
Nescio, sed fieri sentio et excrucior
Questa sera correvo lungo i campi, nella strada in cui mio padre mi insegnava a guidare.
Come ogni anno, quando l'aria si raffresca e si inizia a percepire l'odore dell'erba, nel primo marcimento delle foglie, vengo trasportato nei miei autunni lontani, nel ricordo di quando noi eravamo... La nostra memoria è ancora molto legata all'olfatto, molto più che agli stimoli visivi. Ma l'odore che riconoscevo dentro di me, dandomi l'illusione di un tempo ancora prossimo, era contraddetto da ciò che vedevo ("...ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno"): io non vedevo più noi, lì. In un'ora solo 6 africani mi si sono presentati alla vista.
E ognuno di loro mi dava il panico e ogni volta correvo più forte, come a urlargli "via, vattene via!", e sentivo un senso di morte; perchè dove noi vivevamo, ora non ci siamo più; perchè dove non erano, ora essi vivono.
Mio padre non percorre più quella strada in cui loro camminano; mio padre non conosce più quei luoghi, che ora loro conoscono.
E questo odio che io ho per loro, non riguarda un sentimento di superiorità, ma è l'equivalente dello straniamento che hanno i vecchi quando dicono "un tempo qui era tutta campagna"; senza giudicare se quelle case siano belle o brutte, senza pensare se quelle persone siano migliori o peggiori, certo uguali a noi: semplicemente non erano, e ora sono; semplicemente noi eravamo, e ora non siamo più.
Ti stai facendo seguire da qualcuno? Non sto ironizzando, sono serio
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