Crescono le polemiche sul progetto del Comune capitolino di allestire campi di calcio davanti al Colosseo, con tanto di pubblicità degli sponsor. Parla Rossella Rea, l'archeologo della Soprintendenza speciale di Roma che è direttrice del Colosseo e che ha competenza sulla piazza e dice: "sull'area monumentale sono apposti numerosi vincoli. Uno dei quali vieta tassativamente qualunque forma di pubblicità. Nessuna deroga è mai stata concessa nella piazza"
di Carlo Alberto Bucci
Lo Stato si schiera in difesa. A protezione del Colosseo. Che sta per essere invaso da 200mila tifosi. E da due campi di calcio, stesi ai piedi dell´Arco di Costantino e dell´anfiteatro Flavio in occasione della festa per la finale di Champions League del 27 maggio. Il progetto - spedito dal Campidoglio per ottenere il visto dei Beni culturali - è molto dettagliato.
Con tanto di disegni precisi. E di tantissime bandierine che simulano le pubblicità dei vari sponsor dello "Uefa Champions Festival Colosseum". Rossella Rea, l´archeologo della Soprintendenza speciale di Roma che è direttrice del Colosseo e che ha competenza sulla piazza, dichiara: «Non posso accogliere favorevolmente questa proposta». E poi spiega il perché: «Sull´area monumentale sono apposti numerosi vincoli. Uno dei quali vieta tassativamente qualunque forma di pubblicità. Nessuna deroga è mai stata concessa nella piazza». Quindi fa un esempio, macroscopico. «La Banca di Roma, che pure erogò contributi importanti per il restauro del Colosseo, appariva solo nei cartelli di cantiere e comunque con visibilità contenuta». La deroga ai vincoli può essere concessa per periodi limitati «e solo in presenza di interessi pubblici preminenti e sovraordinati» precisa il funzionario. La finale della vecchia Coppa dei Campioni può essere considerata una ragione di forza maggiore?
E il Colosseo può reggere la forza d´urto dei tifosi inglesi, e/o spagnoli, che arriveranno nella capitale? «Mi pare paradossale - ragiona il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro - che appena dichiarato lo stato di emergenza per la situazione di degrado nell´area archeologica centrale (la nomina a commissario straordinario del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che nei ha nei giorni scorsi rinunciato all´incarico, ndr) si conceda quello spazio a una manifestazione che per numero di persone, ossia di tifosi, e rischio di incolumità per i monumenti, equivale a dieci concerti di Gianna Nannini». Già, il concertone di Capodanno voluto dal Campidoglio e osteggiato da Giro. Che però ora, forte «del buon lavoro svolto con il Comune in questi mesi e dell´accordo con Alemanno a proposito della necessità di rilancio del Colosseo», cerca di mediare.
E annuncia: «Convocherò il più presto possibile il tavolo Stato-Campidoglio per l´area archeologica centrale in modo che si possa trovare una soluzione equilibrata che tenga conto della necessità di festeggiare la finale di Champions ma senza mettere a rischio il Colosseo e gli altri monumenti». Ma qual è lo statuto di quell´area? Sito archeologico o piazza cittadina? Spiega Rossella Rea: «La piazza del Colosseo è un "complesso monumentale", come definito dal Codice dei Beni culturali del 2004, il cosiddetto codice Urbani, formato da più monumenti: l´anfiteatro Flavio, l´Arco di Costantino, la Meta Sudans, i resti della Domus aurea, il tempio di Venere e Roma, la via Sacra. E come complesso monumentale deve essere tutelato e gestito, garantendo ai visitatori accoglienza, libertà di movimento e di visuale. In una parola, la fruizione in totale sicurezza
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