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da una settimana, talmente mi hanno rotto la rai con il suo vecchiume e mediaset con le sue boiate, che ho sintonizzato il decoder su rtl 102.5 tv e basta.
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E, incredibilmente, con un solo video, Alessio Vinci supera Fede, Minzolingua, Sallusti e Belpietro e vince il premio leccaculo dell'anno. Per chi se lo fosse perso
aahahh ieri me lo sono gustato tutto (stranamente sono andato a finire su canale 5 non ci vado mai) è stato bellissimo capire dal primo secondo, come fosse tutto glà preparato, per non parlare dei continui applausi, alla fine gli spettatori sono quasi scappati, erano forse stati pagati?
Clamoroso al Cibali. Il molto commendevole professore Ostellino ha scoperto la Legge, con la L maiuscola. “Che va rispettata”. Il professore si riferisce ai disordini di Roma durante le dimostrazioni studentesche contro la legge Gelmini e, più in generale, per manifestare il profondissimo disagio di una generazione che sente di non avere un futuro. Il professore argomenta che ogni forma di indulgenza verso quei disordini è “irresponsabile” o, peggio, di “giustificazionismo morale e ideologico di quelle criminali violenze mal si conciliano con l’idea di democrazia liberale” e sono una versione aggiornata dei “compagni che sbagliano” e spalancano le porte al terrorismo.
Che la legge vada rispettata è fuori discussione. Solo che quando a violarla sono “lorsignori”, poniamo Berlusconi e altri esponenti del centrodestra, la legge diventa improvvisamente minuscola e la Magistratura che è chiamata ad applicarla “fa un uso politico della giustizia”.
Non so poi quanto “si conciliano con l’idea di democrazia liberale” altri fatti accaduti in questo Paese negli ultimi vent’anni. In nessuna democrazia liberale sarebbe stato permesso a un imprenditore di possedere, per tre lustri e passa, l’intero comparto televisivo privato nazionale. Perché l’oligopolio sta all’opposto di un’idea liberale e liberista della democrazia e contro l’oligopolio alcuni “padri nobili” di questo sistema, da Adam Smith a David Ricardo, hanno speso parole di fuoco perché ne abbatte il cardine principe: la libera concorrenza. In nessuna democrazia liberale si sarebbe permesso a un uomo politico, per giunta diventato presidente del Consiglio proprio grazie a questa illiberistica supremazia, di continuare a essere proprietario di tre network, quando negli Stati Uniti, sempre presi ad esempio dai professori Ostellini, Panebianchi e della Loggia, un uomo politico non può possedere nemmeno un giornale di quartiere. In nessuna democrazia liberale sarebbe stato permesso a un premier di varare leggi solo formalmente valide “erga omnes” ma sostanzialmente costruite a sua misura o dei suoi amici (le note leggi “ad personam” e “ad personas”) proprio per sottrarlo alla legge. In nessuna democrazia liberale potrebbe rimanere premier un soggetto che un Tribunale della Repubblica ha riconosciuto, sia pur in primo grado, essere un corruttore di testimoni in giudizio per salvarsi in altri processi. E fermiamoci qui.
Il professor Ostellino non solo ha sempre dimostrato una particolare “indulgenza” per queste evidenti violazioni della legge che “mal si conciliano con l’idea di democrazia liberale”, ma le ha sempre giustificate e non ha mai speso una parola contro queste illiberalità.
Si potrebbe dire che Piero Ostellino è “un liberale che sbaglia”. Ma sarebbe concedergli troppo. È semplicemente un uomo in malafede. Neanche le manifestazioni pacifiche gli vanno a sangue, se disturbano il manovratore. Poiché difendendo interessi particolari e corporativi “si precipita in un surreale pluralismo, si finisce, in sostanza, nel permanente assemblearismo di Piazza, nella negazione dell’esito delle libere elezioni, cioè nello svuotamento della volontà popolare, nel totalitarismo di una supposta ‘volontà generale’” (e qui lo pseudocolto Ostellino polemizza con Rousseau, il che non stupisce perché Rousseau è il più acuto e singolare degli Illuministi che previde con qualche secolo di anticipo i devastanti effetti della “società dello spettacolo” – Discorso sulle scienze e sulle arti). Aveva scritto Rousseau che i cittadini sono liberi solo al momento del voto e diventano schiavi subito dopo. Per la verità Rousseau si illudeva. Noi non siamo liberi nemmeno al momento del voto, pesantemente condizionato dai media, in mano ai soliti noti, che non per nulla vengono spudoratamente chiamati “gli strumenti del consenso” e, in Italia, non possiamo nemmeno scegliere, o perlomeno tentare di scegliere, i nostri rappresentanti, predeterminati da ristrettissime oligarchie di partito. Vorrei far notare al professor Ostellino, se ne valesse la pena, che nel pensiero di Stuart Mill e di Locke, altri “padri nobili” della liberaldemocrazia, i partiti non sono contemplati e che fino al 1920 nessuna Costituzione liberale nemmeno li nomina. Il perché è evidente: i partiti, le lobbies, sono la negazione in radice di quel principio dell’uguaglianza dei cittadini almeno sulla linea di partenza che è il cardine della liberaldemocrazia. Ma è pressoché inutile discutere di queste cose con un signore che ha storto il suo nobile naso anche davanti ai pacificissimi “girotondi” che non difendevano alcun interesse corporativo, ma quello collettivo dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
Nella testa di Ostellino, ammesso che ci sia qualcosa, c’è una sorta di parlamentarismo alla Cromwell in cui i cittadini una volta eletti, si fa per dire, i propri rappresentanti, devono starsene zitti e buoni fino alla tornata successiva quando riprenderanno a legittimare gli abusi, i soprusi, le violenze dei loro padroni, come l’unzione del Signore legittimava i re medievali. Perché, è un dato di fatto, esiste anche una violenza del sistema democratico.
Che è meno plateale ed evidente, più subdola di quella dei regimi totalitari, ma non meno grave e incisiva perché esclude, emargina, umilia l’uomo libero che conserva quel tanto di rispetto di se stesso per non accettare umilianti infeudamenti in questa o quella lobby, partitica o di altro tipo, e che sarebbe il cittadino ideale di una liberaldemocrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata. Infine, in un discorso di prospettiva, c’è da ricordare che le democrazie sono nate da bagni di sangue e non si capisce per quale mai ragione, per quale privilegio divino, non gli si debba, un giorno, restituire la pariglia dal momento che non rispettano nessuno dei presupposti, nessuno dei pilastri su cui affermano di basarsi. Ma, tornando al presente, è del tutto evidente che la liberaldemocrazia proposta dagli Ostellino, dai Panebianco, dai della Loggia, è la vecchia, cara, schifosa giustizia di classe. Per i delinquenti da strada c’è la Legge, per coloro che detengono il potere solo la legge.
Il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2010
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Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
ricordiamo anche l'intervista a buttafuoco su "il fatto" di qualche giorno fa, alla domanda se fini possa essere il leader della destra, pietrangelo risponde: massimo fini? sì.
Da "Libero" accuse shock a Fini
"Vuole farsi un attentato da solo"
In un editoriale il direttore Belpietro riferisce di presunte voci circa una manovra del presidente della Camera per screditare Berlusconi. La replica di Lo Presti: "Un caso psichiatrico". La procura di Trani apre un'inchiesta
ROMA - Un titolo a tutta pagina "Fini è fallito" e più in basso un editoriale del direttore Maurizio Belpietro: "Su Gianfranco iniziano a girare strane storie". Il quotidiano Libero riprende oggi la sua battaglia senza esclusione di colpi contro il presidente della Camera rivelando che il leader di Futuro e Libertà avrebbe pensato di organizzare un falso attentato nei suoi confronti a fini propagandistici. Il progetto dovrebbe essere messo in pratica durante una visita istituzionale ad Andria e per organizzarlo Fini "si sarebbe rivolto a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200mila euro". Il prezzo, scrive ancora Belpietro, comprenderebbe "il silenzio sui mandanti, ma anche l'impegno di attribuire l'organizzazione dell'agguato ad ambienti vicini a Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul presidente del Consiglio". Secondo il direttore di Libero, "l'operazione punterebbe al ferimento di Fini e dovrebbe scattare in primavera, in prossimità delle elezioni, così da condizionarne l'esito".
Belpietro parla di un finto attentato. Per una volta conosce l'argomento di cui si occupa
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
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