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Ieri sera al telegiornale: Mario PESCANTE, da anni ai vertici del CONI, ha affermato: "IL DOPING E' UN ILLECITO SPORTIVO E VA TRATTATO COME TALE (in sede sportiva), DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE DEPENALIZZATO, per conformarci inoltre alla maggior parte dei paesi della CEE".
ERA ORA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Contrario contrario contrario ... è necessario rivalutare, come principio di base, l’integrità e la salvaguardia della salute dell’atleta. Tutelare la salute è un principio superiore all'illecito sportivo e la salute non ha prezzo!
Non è sufficiente considerare solo il doping come reato (frode) in sé; ma è indispensabile considerare il doping anche e soprattutto come reato contro la salute.
Adesso un discorso per tutti i medici
Dal punto di vista etico possiamo certamente affermare che “il doping distorce le basi umane ed etiche dello sport, sia che si tratti di svago sia che si tratti di agonismo. Avvilisce l’essere umano rendendo vani i benefici che derivano dal praticare uno sport. Trasforma la persona dell’atleta in un oggetto: egli viene usato, manipolato e strumentalizzato per scopi diversi, per scopi che non sono quelli dell’attività sportiva…. Mirando a migliorare artificialmente la prestazione sportiva , l’uso di stimolanti attacca uno dei principi basilari dell’attività agonistica, che è quello di incoraggiare la competizione imparziale e corretta, <<vinca il migliore>> “ .
In tema di doping confliggono i principi propri dell’etica medica: l’autonomia e la beneficenza/non maleficenza, il principio di giustizia e quello di integrità morale della professione.
Il primo principio, quello di autonomia, chiede che il medico rispetti le richieste dell’assistito formulate in modo libero e informato e che si alimenti e si promuovi l’autonomia decisionale della persona assistita . Esso potrebbe essere interpretato come la legittima volontà di uno sportivo di migliorare anche attraverso preparati farmaceutici la propria prestazione, consapevole dei rischi per la salute che ciò comporta perché edotto in merito dal medico. Ciò depone a favore della moralità della prescrizione e assunzione di sostanze dopanti.
Il principio di beneficienza esige che il medico faccia il bene del proprio malato, rimuovendo il male che lo ha colpito e prevenendo future sofferenze. Il principio di non maleficenza chiede che il medico non arrechi danno al proprio assistito.
Il medico è chiamato quindi a promuovere e salvaguardare la salute, intesa come bene essenziale per il suo assistito. In base a questo principio, il medico dovrebbe opporsi alla richiesta dello sportivo di somministrare sostanze che possano in un tempo più o meno lungo arrecare danno.
Il principio di giustizia chiede che si valutino “le ricadute, le conseguenze sociali (ossia gli effetti positivi o negativi su terzi) di una decisione clinica presa nell’interesse di un malato e che si ripartiscano equamente gli svantaggi, i benefici e gli oneri complessivi (attuali e futuri, immediati e a lunga scadenza) provenienti da un’azione inizialmente progettata e realizzata all’interno della diade medico-paziente” . L’alterazione della regolarità delle gare sportive o il solo sospetto di gare truccate gettano un discredito su tutto il mondo sportivo, con conseguenze devastati sulla sua credibilità. Si allontanerebbero da esso non solo gli spettatori e gli appassionati, ma si rischia di promuovere una mentalità sportiva disposta a tutto per di ottenere dei risultati. Le conseguenze sociali dell’uso di sostanze dopanti mostrano l’illiceità morale della loro prescrizione e assunzione.
Il principio di integrità morale della professione chiede che sia rispettata l’autonomia del medico. Egli è chiamato a decidere secondo scienza e coscienza. Il medico non è quindi un mero esecutore delle richieste dei suoi assistiti, ma è chiamato ad assumersi la responsabilità morale dei suoi atti, anche in ordine alle possibili ripercussioni di essi nei confronti della professione medica. Il medico quindi dovrà rigettare l’uso di sostanze che esulano dalle finalità proprie della medicina –prevenire, diagnosticare, curare, riabilitare-, salvaguardando il senso proprio della professione.
Nel dirimere il conflitto tra questi principi, giova ricordare che vi sono beni che possiamo considerare non disponibili, anche se non assoluti. La vita si pone certamente tra questi. Va altresì ricordato che il medico non configura la sua prestazione unicamente come un atto tecnico, ma opera intrisa di valenza etiche imprescindibili.
E' essenziale avere maggiore fiducia nelle loro possibilità di intervento sui processi di allenamento e nelle capacità fisiologiche e psicologiche degli atleti, e non sperare che qualche prodotto "nuovo o esotico" possa compiere miracoli e far conquistare medaglie.
LOTTA AL DOPING SEMPRE
LA SALUTE é UN BENE PREZIOSO CHE DEVE ESSERE TUTELATO AD OGNI COSTO!
CERTE STORIE REGALANO UN EMOZIONE PER SEMPRE ! LA MORTE PRIMA O POI SORRIDE A TUTTI UN UOMO NON PUO' FAR ALTRO CHE SORRIDERGLI DI RIMANDO CHI NON HA PAURA DI MORIRE MUORE UNA VOLTA SOLA ! FINO ALLA FINE !
Sempre grande NaturalMan!
Reale competenze unita a una vera passione sportiva, senso di giustizia e amore per la salute.
Ora che c' è lui so che potrei morire tranquillo (non c' è la faccina che fa le corna ).
So bring me the blood and red wine for the one to succeed me
For he is a man and a god-and he will die toooooooo.
Originally posted by NaturalMan Contrario contrario contrario ... è necessario rivalutare, come principio di base, l’integrità e la salvaguardia della salute dell’atleta. Tutelare la salute è un principio superiore all'illecito sportivo e la salute non ha prezzo!
Non è sufficiente considerare solo il doping come reato (frode) in sé; ma è indispensabile considerare il doping anche e soprattutto come reato contro la salute.
Adesso un discorso per tutti i medici
Dal punto di vista etico possiamo certamente affermare che “il doping distorce le basi umane ed etiche dello sport, sia che si tratti di svago sia che si tratti di agonismo. Avvilisce l’essere umano rendendo vani i benefici che derivano dal praticare uno sport. Trasforma la persona dell’atleta in un oggetto: egli viene usato, manipolato e strumentalizzato per scopi diversi, per scopi che non sono quelli dell’attività sportiva…. Mirando a migliorare artificialmente la prestazione sportiva , l’uso di stimolanti attacca uno dei principi basilari dell’attività agonistica, che è quello di incoraggiare la competizione imparziale e corretta, <<vinca il migliore>> “ .
In tema di doping confliggono i principi propri dell’etica medica: l’autonomia e la beneficenza/non maleficenza, il principio di giustizia e quello di integrità morale della professione.
Il primo principio, quello di autonomia, chiede che il medico rispetti le richieste dell’assistito formulate in modo libero e informato e che si alimenti e si promuovi l’autonomia decisionale della persona assistita . Esso potrebbe essere interpretato come la legittima volontà di uno sportivo di migliorare anche attraverso preparati farmaceutici la propria prestazione, consapevole dei rischi per la salute che ciò comporta perché edotto in merito dal medico. Ciò depone a favore della moralità della prescrizione e assunzione di sostanze dopanti.
Il principio di beneficienza esige che il medico faccia il bene del proprio malato, rimuovendo il male che lo ha colpito e prevenendo future sofferenze. Il principio di non maleficenza chiede che il medico non arrechi danno al proprio assistito.
Il medico è chiamato quindi a promuovere e salvaguardare la salute, intesa come bene essenziale per il suo assistito. In base a questo principio, il medico dovrebbe opporsi alla richiesta dello sportivo di somministrare sostanze che possano in un tempo più o meno lungo arrecare danno.
Il principio di giustizia chiede che si valutino “le ricadute, le conseguenze sociali (ossia gli effetti positivi o negativi su terzi) di una decisione clinica presa nell’interesse di un malato e che si ripartiscano equamente gli svantaggi, i benefici e gli oneri complessivi (attuali e futuri, immediati e a lunga scadenza) provenienti da un’azione inizialmente progettata e realizzata all’interno della diade medico-paziente” . L’alterazione della regolarità delle gare sportive o il solo sospetto di gare truccate gettano un discredito su tutto il mondo sportivo, con conseguenze devastati sulla sua credibilità. Si allontanerebbero da esso non solo gli spettatori e gli appassionati, ma si rischia di promuovere una mentalità sportiva disposta a tutto per di ottenere dei risultati. Le conseguenze sociali dell’uso di sostanze dopanti mostrano l’illiceità morale della loro prescrizione e assunzione.
Il principio di integrità morale della professione chiede che sia rispettata l’autonomia del medico. Egli è chiamato a decidere secondo scienza e coscienza. Il medico non è quindi un mero esecutore delle richieste dei suoi assistiti, ma è chiamato ad assumersi la responsabilità morale dei suoi atti, anche in ordine alle possibili ripercussioni di essi nei confronti della professione medica. Il medico quindi dovrà rigettare l’uso di sostanze che esulano dalle finalità proprie della medicina –prevenire, diagnosticare, curare, riabilitare-, salvaguardando il senso proprio della professione.
Nel dirimere il conflitto tra questi principi, giova ricordare che vi sono beni che possiamo considerare non disponibili, anche se non assoluti. La vita si pone certamente tra questi. Va altresì ricordato che il medico non configura la sua prestazione unicamente come un atto tecnico, ma opera intrisa di valenza etiche imprescindibili.
E' essenziale avere maggiore fiducia nelle loro possibilità di intervento sui processi di allenamento e nelle capacità fisiologiche e psicologiche degli atleti, e non sperare che qualche prodotto "nuovo o esotico" possa compiere miracoli e far conquistare medaglie.
LOTTA AL DOPING SEMPRE
LA SALUTE é UN BENE PREZIOSO CHE DEVE ESSERE TUTELATO AD OGNI COSTO!
Forse sarebbe meglio palestrarsi un po' il cervello...
144653423 è il mio # ICQ, non è un telefono porno! :P
A parte i bla bla bla di facciata, secondo il mio modesto parere, il fatto è che i cosiddetti "vertici" NON trattano il doping nè come illecito sportivo, nè come illecito penale!!!!
DOPING: PESCANTE: «ABOLIRE SANZIONI PENALI AD ATLETI»
(Chilometri) Roma, 30 ott. - Il sottosegretario ai Beni culturali
con delega allo sport, Mario Pescante, ha affermato oggi nel
corso della presentazione della politica di vigilanza sullo sport
del governo, che la legge sul doping dovrá essere modificata per
eliminare la punibilitá dell'atleta con sanzioni penali. «La
legge è in vigore giá da tempo - ha detto Pescante - ma in
pratica non è stata applicata. Mancava il regolamento della
commissione presso il Ministero che però entro questa settimana
sará varato. La legge, però, prevede sanzioni penali per gli
atleti, cosa che non ha uguali nel mondo. Coloro che prescrivono,
che trafficano, che smerciano sostanze dopanti devono subire le
sanzioni penali, non gli atleti. Lo Stato non si deve sostituire
alle autoritá sportive». Secondo la legge gli atleti
rischierebbero da tre mesi a tre anni di reclusione.
discorso di pescante ineccepibile, la pena per l'utilizzatore è un mostro giuridico.
p.s.: naturalman, come ogni non penalista, 6 portato a pensare che la sanzione penale sia una soluzione: in realtà la sua funzione - massimamente nel caso in esame - è di natura simbolica e la lotta al doping è tutto un altro paio di maniche.
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