kierkegaard

[viandante]

Allora, sto leggendo la malattia mortale di Kierkegaard. Qualcuno mi può dare una chiave di lettura per questo filosofo? Vi metto anche un pezzo sotto che proprio non capisco:

"Nel rapporto fra due elementi, il rapporto è il terzo come unità negativa; cioè i due si mettono in rapporto col rapporto; e nel rapporto sono loro che si mettono in rapporto col rapporto; un rapporto, in questo senso, è, sotto la determinazione dell'anima, il rapporto fra anima e corpo. Se invece il rapporto si mette in rapporto con se stesso, allora questo rapporto è il terzo positivo, e questo è l'io".

[Matt10]

Nella "la malattia mortale" parla della disperazione che rispetto all'angoscia si ha quando l'individuo ha un rapporto con se stesso ed è un rapporto che può sfociare in 2 direzioni, o si può decidere di mortificare se stessi, questo annullarsi dell'uomo porta al peccato perchè rifiuta la vita che gli è stata donata da Dio. L'estremo opposto è l'esaltazione dell'io, l'uomo che è così pieno di se e vuole sostituirsi a Dio, è una forma di onnipotenza, e anche questo è un peccato. La soluzione è la fede.

[viandante]

Ma merito al brano che ho riportato, sai dirmi qualcosa?

[Manx]

Ma merito al brano che ho riportato, sai dirmi qualcosa?

Che edizione stai leggendo? Dal titolo che hai del libro "La malattia mortale", deduco che tu stia leggendo l'edizione classica, quella tradotta dal danese al tedesco e poi all'italiano sulla base delle vecchie edizioni... non è fatta bene, ci sono vari fraintendimenti ed errori di interpretazione. Il titolo del libro stesso è sbagliato: in danese è "Sygdommen til Døden" , che in tedesco diviene "Die Krankheit zum Tode", ovvero "la malattia per la morte" e non la "malattia mortale". Sembra una finezza, ma filosoficamente parlando non lo è... si puö infatti ribaltare completamente l'interpretazione del filosofo.

Io ti consiglierei di leggere l'edizione italiana della Donzelli, condotta sull'originale danese e non tedesco.

Ho studiato Kierkegaard quasi 8 anni fa all'univ, ma ho usato l'altra edizione, diciamo, quella "corretta". Il passo che hai riportato è molto oscuro, anche se suona un po' diversamente nell'edizione rivista. E' difficile darti una mano de-contestualizzando il brano dall'intero testo. Non sono uno specialista di Kierkegaard ma è un autore molto ma molto complesso, con migliaia di libri sull'autore e sull'argomento.

[Matt10]

Ma merito al brano che ho riportato, sai dirmi qualcosa?

non molto, io ti ho postato un pezzo dei miei appunti

[viandante]

Ma infatti, quel pezzo è un po' incomprensibile, mi sembra di capire che l'io sia il rapporto che si mette in rapporto con sé stesso, a dire il vero ancora non capisco che significhi.

A me, da filosofo amatoriale, sembra che questa disperazione di cui parla sia un po' inevitabile, lui sembra dire che ci sono soluzioni, ma sembra prendere in giro. Come fa l'io a tornare ad essere se stesso? Cioè un processo dialettico inverso?

Poi, da quel che ho letto e capito, mi sa che non amava molto Hegel, forse era più individualista di lui.

Va beh, io provo a leggerlo tutto e scrivo quello che ho capito, così mi dite se almeno un 20% lo azzecco.

P.S. l'edizione è newton and compton edition (tradotto da Meta Corssen), quelle economiche insomma.

[Manx]

E boja, questo lo hai capito

La filosofia di Kierkegaard è una critica radicale all'"universalismo" hegeliano, che disconosceva totalmente l'individuo, il "singolo" (è la categoria di K. x eccellenza, da avvicinare all'"unico" di Stirner e all' "oltre-uomo" di Nietzsche) immergendolo nella storia del mondo e nel processo storico.

In pratica Kierkegaard ritorna all'uomo in quanto tale, all'uomo come sé e lo pone direttamente davanti al vecchio Dio biblico, quel Dio che incute "timore e tremore"(altro scritto di K.).

Dopo ti passo una mia lettura del brano, ora ho un impegno in cucina

[viandante]

Ma infatti, il bello è che ritorna a quella vecchia relazione uomo-dio che era stata del cristianesimo durante le persecuzioni, cioè nessuna mediazione uomo-chiesa-dio.

Un'altra cosa bellissima che dice (sempre per un filosofo amatoriale) è che tra l'essere e il poter essere c'è una differenza in grado e tra i due bisognerebbe sempre preferire l'essere, va beh banale, ma apre una visione interessante, insomma almeno per K. è possibile decidere...

Comunque sono fermo al capitolo: "la disperazione è peccato", concludo l'esame di diritto commerciale e mi ci metto su il prima possibile. Quello che mi piacerebbe fare è chiudere questa linea che va da Hegel, passa per Nietzsche (ho comprato così parlò Zaratustra) e arriva all'individualismo metodologico e al fallibilismo (popper, lakatos e altri). Cioè l'idea di come in questa fase l'uomo venga via via visto più libero e meno dominato dallo "spirito del popolo", poi secondo me oggi c'è stato un bel regresso e si è tornati all'universalismo e alla necessità (tipo il sociologo Fukuyama), ma queste sono solo percezioni ed opinioni.

Quando puoi passami la tua lettura!

[Manx]

Ma infatti, il bello è che ritorna a quella vecchia relazione uomo-dio che era stata del cristianesimo durante le persecuzioni, cioè nessuna mediazione uomo-chiesa-dio.

Un'altra cosa bellissima che dice (sempre per un filosofo amatoriale) è che tra l'essere e il poter essere c'è una differenza in grado e tra i due bisognerebbe sempre preferire l'essere, va beh banale, ma apre una visione interessante, insomma almeno per K. è possibile decidere...

Comunque sono fermo al capitolo: "la disperazione è peccato", concludo l'esame di diritto commerciale e mi ci metto su il prima possibile. Quello che mi piacerebbe fare è chiudere questa linea che va da Hegel, passa per Nietzsche (ho comprato così parlò Zaratustra) e arriva all'individualismo metodologico e al fallibilismo (popper, lakatos e altri). Cioè l'idea di come in questa fase l'uomo venga via via visto più libero e meno dominato dallo "spirito del popolo", poi secondo me oggi c'è stato un bel regresso e si è tornati all'universalismo e alla necessità (tipo il sociologo Fukuyama), ma queste sono solo percezioni ed opinioni.

Quando puoi passami la tua lettura!

altro libercolo di facile accesso ci puoi leggere di tutto e di piü, la negazione e l'affermazione di ogni cosa. Il problema di avvicinarsi a certe letture senza la preparazione adeguata è quello di fraintendere l'autore del tutto. Oh, nn mi riferisco a te nel dettaglio.... ci sono filosofi studiosi che hanno perso una vita intera a studiare e commentare Hegel, Nietzsche (soprattutto) e Heidegger e non hanno capito una cippa (secondo me ).

[Manx]

"Nel rapporto fra due elementi, il rapporto è il terzo come unità negativa; cioè i due si mettono in rapporto col rapporto; e nel rapporto sono loro che si mettono in rapporto col rapporto; un rapporto, in questo senso, è, sotto la determinazione dell'anima, il rapporto fra anima e corpo. Se invece il rapporto si mette in rapporto con se stesso, allora questo rapporto è il terzo positivo, e questo è l'io".

Allora, io la vedo un po' cosi', il tutto prescindendo dal contesto: dovrei riprendere il libro da capo e leggere qualcosa su Kierkegaard per avere una visione piü complessiva. Purtroppo ho il libro in italia. Vado a sensazione e a memoria.

La relazione/rapporto è composta da tre elementi, due soggetti/oggetti e il terzo elemento che è il rapporto stesso, ovvero ciö che viene a crearsi nell'interazione tra questi due.

Nel caso del rapporto corpo e anima si crea una terza relazione, "negativa", poichè una delle due sfere, o corpo o anima, prende il sopravvento sull'altra (è il caso di Kierkegaard stesso, che aveva un vero e proprio squilibrio tra le due sfere: solo anima e niente corpo. E' una delle possibili cause della rottura del fidanzamento con R. Olsen. Anche se pare avesse un problema fisico, non si sa cosa, forse impotenza, ma non è rilevante. Se consulti i suoi Diari ne parla anche con un medico, chiedendo il perchè di questo "squilibrio", di questo "pungolo nella carne").

Il rapporto da negativo puö diventare positivo nella coscienza del singolo, ritornando a sé e risolvendosi a Dio, consegnando la propria esistenza al Dio biblico. In pratica è un processo dialettico anti-hegeliano, dove tutto si risolve sempre nel singolo.

Ecco, io la vedo un po' cosi'.

[00xyz00]

Manx, tu che sei esperto, toglimi un dubbio ampletico che mi assilla da molti anni.... come si pronuncia Kierkegaard ??

La mia grandissima prof di filosofia lo chiamava chirchegor... non l'ho mai sentito pronunciare da nessun altro se non che dalla mia prof e dai miei compagni che ovviamente lo pronunciavano uguale a come lo avevano sentito
Il dubbio non mi è neppure mai passato per il cervello inizialmente, in quanto Kierkegaard è sempre stato il preferito della mia prof tanto che ci fece la tesi e alcune pubblicazioni sopra.

Poi un giorno sento un altro tipo che lo pronuncia chirchegar

[Manx]

Allora, è danese, non so bene come andrebbe pronunciato.
Qui, che sono parenti stretti dei danesi , lo pronunciano "Chirchegoortd" e conosconedo un po' la musicalità danese (ad orecchio) credo che sia la pronuncia esatta.

[00xyz00]

Quindi la mia prof ci andava vicino bene grazie

[viandante]

altro libercolo di facile accesso ci puoi leggere di tutto e di piü, la negazione e l'affermazione di ogni cosa. Il problema di avvicinarsi a certe letture senza la preparazione adeguata è quello di fraintendere l'autore del tutto. Oh, nn mi riferisco a te nel dettaglio.... ci sono filosofi studiosi che hanno perso una vita intera a studiare e commentare Hegel, Nietzsche (soprattutto) e Heidegger e non hanno capito una cippa (secondo me ).

Tu hai perfettamente ragione, ma io cerco di estrapolare solo qualche concetto (tipo il fatto di poter essere e di essere), non tutto il pensiero. Ho notato che queste cose mi aiutano un sacco, anche nel lavoro o nella vita di tutti i giorni, alla fine è un ottimo modo per allenare un certo tipo di logica astratta e di immaginazione. Tu pensa che quando mi sono trovato in Cina, molte differenze di stile di vita (tipo il fatto che i cinesi hanno una concezione del tempo molto diversa dalla nostra) le riuscivo a interpretare sul piano filosofico, anche non sapendo nulla della loro cultura. Insomma la solita storia che queste cose ti aprono un poco la mente.

[Manx]

Tu hai perfettamente ragione, ma io cerco di estrapolare solo qualche concetto (tipo il fatto di poter essere e di essere), non tutto il pensiero. Ho notato che queste cose mi aiutano un sacco, anche nel lavoro o nella vita di tutti i giorni, alla fine è un ottimo modo per allenare un certo tipo di logica astratta e di immaginazione. Tu pensa che quando mi sono trovato in Cina, molte differenze di stile di vita (tipo il fatto che i cinesi hanno una concezione del tempo molto diversa dalla nostra) le riuscivo a interpretare sul piano filosofico, anche non sapendo nulla della loro cultura. Insomma la solita storia che queste cose ti aprono un poco la mente.

senz'altro: leggiti "Scritti sul Giappone" del filosofo tedesco K. Löwith, Rubbettino editore. Ha passato 5 anni in Giappone in esilio insegnando filosofia classica tedesca a Kyoto, dal '36 al '41. Illuminante.