Come ben saprete oggi ricorre il trentennale della morte di Aldo Moro. In occasione della commemorazione il nostro presidente ha pensato bene di esternare, con insolita veemenza, e tra scroscianti applausi. Riporto qui alcuni passi del suo discorso con annesse considerazioni mie.
Si deve dar voce non a chi ha scatenato la violenza terroristica ma a chi l’ha subita, a chi ne ha avuto la vita spezzata, ai familiari delle vittime e anche a quanti sono stati colpiti sopravvivendo ma restando per sempre invalidati. Si deve dar voce a racconti di verità sugli anni di piombo ricordando quelle terribile vicende come sono state vissute dalla parte della legge e dello Stato democratico, dalla parte di una umanità dolorante».
Ecco, questo mi interessa particolarmente. Viviamo in un contesto in cui, mediaticamente, per il volgare share, si da parola a tutti, fioccano le interviste ai mostri, agli assassini, alle Franzoni, agli Azouz. I giornalisti si scannano per un'esclusiva, fosse pure quella con il serial killer Bilancia. Si fanno interminabili programmi in cui ci si eccita come il peggiore pornofilo davanti al sangue delle vittime. Però i terroristi non devono avere diritto di parola. Strano. Forse però il resto del discorso mi chiarisce meglio il suo senso
Napolitano ha voluto sottolineare il rischio che possano riprodursi quei fenomeni di violenza politica che hanno rappresentato un costo alto per la democrazia e per il Paese.
Eccoci. Sta a vedere che forse non si vogliono far parlare i terroristi per il timore che la loro capacità affabulatrice sia tale da convincere qualcuno, più dei soporiferi discorsi di un qualunque politico a Porta a Porta? Chi negherebbe che la diffusione del terrorismo negli anni '70 fu merito anche della capacità dialettica di chi, direttamente o indirettamente, lo propugnava? Badate bene che qui non si parla necessariamente di gente che metteva bombe in piazza o di gente che sparava alle gambe. Si parla anche di gente alla Toni *****, per intenderci.
Napolitano ha parlato di segni di reviviscenza del «rozzo ideologismo comunista» e anche di «ideologismo e simbolismo neonazista». Occorre opporre a questo pericoloso fermentare di rigurgiti terroristici la cultura della convivenza pacifica, della tolleranza politica, culturale, religiosa, delle regole democratiche, dei principi, dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione repubblicana».
Ecco, qui non so se ridere o piangere. Napolitano parla di "rozzo ideologismo comunista" neanche si trattasse di una merce a lui estranea. Inutile dire che davanti al comunismo e al nazismo, accomunati come il male per antonomasia, si erge, come difesa solida e impenetrabile, il nostro ultimo simulacro, la costituzione. Che sia quella l'argine che impedirà alla rabbia popolare di esprimersi? O sarà, forse, un processo di censura per tutte quelle idee che il nostro democratico regime considera pericolose? Non sarebbe più giusto, sensato, democratico, pluralistico dar voce a tutti e lasciare che il popolo decida quali idee lo convincono maggiormente? O dobbiamo allora pensare che per Napolitano il popolo è bue?
Non mi sembra il caso di sottolineare che i contributi alla discussione debbano essere superiori al livello di "Napolitano merda" o "Napolitano santosubbito"
Si deve dar voce non a chi ha scatenato la violenza terroristica ma a chi l’ha subita, a chi ne ha avuto la vita spezzata, ai familiari delle vittime e anche a quanti sono stati colpiti sopravvivendo ma restando per sempre invalidati. Si deve dar voce a racconti di verità sugli anni di piombo ricordando quelle terribile vicende come sono state vissute dalla parte della legge e dello Stato democratico, dalla parte di una umanità dolorante».
Ecco, questo mi interessa particolarmente. Viviamo in un contesto in cui, mediaticamente, per il volgare share, si da parola a tutti, fioccano le interviste ai mostri, agli assassini, alle Franzoni, agli Azouz. I giornalisti si scannano per un'esclusiva, fosse pure quella con il serial killer Bilancia. Si fanno interminabili programmi in cui ci si eccita come il peggiore pornofilo davanti al sangue delle vittime. Però i terroristi non devono avere diritto di parola. Strano. Forse però il resto del discorso mi chiarisce meglio il suo senso
Napolitano ha voluto sottolineare il rischio che possano riprodursi quei fenomeni di violenza politica che hanno rappresentato un costo alto per la democrazia e per il Paese.
Eccoci. Sta a vedere che forse non si vogliono far parlare i terroristi per il timore che la loro capacità affabulatrice sia tale da convincere qualcuno, più dei soporiferi discorsi di un qualunque politico a Porta a Porta? Chi negherebbe che la diffusione del terrorismo negli anni '70 fu merito anche della capacità dialettica di chi, direttamente o indirettamente, lo propugnava? Badate bene che qui non si parla necessariamente di gente che metteva bombe in piazza o di gente che sparava alle gambe. Si parla anche di gente alla Toni *****, per intenderci.
Napolitano ha parlato di segni di reviviscenza del «rozzo ideologismo comunista» e anche di «ideologismo e simbolismo neonazista». Occorre opporre a questo pericoloso fermentare di rigurgiti terroristici la cultura della convivenza pacifica, della tolleranza politica, culturale, religiosa, delle regole democratiche, dei principi, dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione repubblicana».
Ecco, qui non so se ridere o piangere. Napolitano parla di "rozzo ideologismo comunista" neanche si trattasse di una merce a lui estranea. Inutile dire che davanti al comunismo e al nazismo, accomunati come il male per antonomasia, si erge, come difesa solida e impenetrabile, il nostro ultimo simulacro, la costituzione. Che sia quella l'argine che impedirà alla rabbia popolare di esprimersi? O sarà, forse, un processo di censura per tutte quelle idee che il nostro democratico regime considera pericolose? Non sarebbe più giusto, sensato, democratico, pluralistico dar voce a tutti e lasciare che il popolo decida quali idee lo convincono maggiormente? O dobbiamo allora pensare che per Napolitano il popolo è bue?
Non mi sembra il caso di sottolineare che i contributi alla discussione debbano essere superiori al livello di "Napolitano merda" o "Napolitano santosubbito"
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