Vaff.. beppe grillo

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    Vaff.. beppe grillo

    Da Garibaldi a Grillo

    di Eugenio Scalfari
    Il 'cretino' di Bossi dato al gran testardo e il qualunquismo del comico animatore del popolo dei 'Vaffa'. A me questo presepe non piace affatto




    Il comico genovese Beppe Grillo
    La canzone popolare dice così: "Garibaldi fu ferito/ fu ferito ad una gamba/ Garibaldi che comanda/ che comanda il battaglion". Secondo il Bossi-pensiero 2007 Garibaldi era un cretino. E forse ha pure ragione: che cosa ci andava a fare in Aspromonte appena pochi mesi dopo aver consegnato al re il Mezzogiorno ed essersi ritirato a Caprera? E che cosa andò a fare a Mentana sei anni dopo a farsi di nuovo impallinare dal regio esercito?

    Garibaldi era testardo; in apparenza anche flessibile, molto più di Mazzini; ma testardo come pochi. Detestava i preti. Essendo nato a Nizza non voleva per nessuna ragione al mondo che la sua piccola patria diventasse francese. Considerava Vittorio Emanuele un imbecille in buona fede e Cavour un furbone di tre cotte. Amava le donne. Scrisse brutti romanzi. Amava l'avventura. Possedeva un carisma eccezionale. Politicamente libertario e socialistoide, massone perché anticlericale.

    Un cretino? Dipende. Curzio Maltese, su 'Repubblica' di lunedì scorso, ha ricordato che proprio Bossi pochi anni fa paragonava se stesso a Garibaldi e lo faceva con grande orgoglio. Quando c'erano i manicomi, ogni tanto si veniva a sapere che un pazzo si credesse Napoleone. Bossi non è né pazzo né cretino, ma evidentemente ritiene cretini i suoi seguaci leghisti ai quali propina un mucchio di fesserie che anche un bambino capirebbe e giudicherebbe tali, ma che loro si bevono felici e contenti spellandosi le mani per gli applausi.

    Non dico affatto che i gonzi siano un'esclusiva della Lega, ce n'è dappertutto; ma certo nella Lega la percentuale sembra piuttosto elevata. Berlusconi lo sa meglio di tutti; infatti quando Bossi proclama qualcuna delle sue enormità, padron Silvio lo giustifica e lo assolve subito con la frase: "Sappiamo tutti che queste cose lui le dice per tener buoni i suoi, ma l'ultimo a crederci è proprio lui". Insomma, per Berlusconi e per Bossi (e anche per Maroni, Calderoli e Tremonti) i veri cretini sono i leghisti. Ai quali aggiungiamo pure molti di Forza Italia per le panzane a ripetizione che il loro leader gli ammannisce da tredici anni e nelle quali essi credono incondizionatamente. Ma anche loro non sono i soli: ce n'è dovunque sia pure con molte varianti.



    Per essere il più possibile obiettivo comincerò col dire che da qualche tempo in qua penso di essere un cretino anch'io. Appartengo ad una specie (per fortuna in via di estinzione) convinta che lo Stato sia un concetto nobile, un'istituzione indispensabile per la convivenza sociale e che quindi vada guardato con rispetto e servito con lealtà. I governi purtroppo sono il più delle volte deludenti o peggio, ma lo Stato è un'altra cosa e conserva la sua nobiltà anche se circondato dall'immondizia.

    Io in queste cose ci credo. Anzi ci credevo. Ma m'è venuto il sospetto che siano cretinerie. Sto attraversando una mia crisi di anarchia. Il 'Vaffa' grilliano mi sta contagiando. Infatti mi viene spontaneo di dirigerlo contro l'inventore di quello slogan, perché no?

    A questo proposito ferve il dibattito sulla parola 'qualunquismo'. Si può correttamente applicare al movimento grillesco? Molti dicono di no. Il qualunquismo di Guglielmo Giannini, che fu l'inventore di quella parola nel 1944 e poi di quel partito, coinvolse soprattutto la piccola borghesia meridionale, abbastanza incolta ed emarginata dal 'vento del Nord'. Invece il movimento dei 'Vaffa', come quello dei 'girotondi' di tre anni fa, recluta i suoi aderenti nel ceto medio-alto, gente abbastanza colta, inserita nelle professioni, quadri aziendali o impiegati di concetto, insegnanti, docenti, precariato intellettuale. Soprattutto nel Centro-nord. Dunque niente a che vedere con i qualunquisti di Giannini.

    Così sento dire da molti, ma io non sono d'accordo e sto all'etimologia. Uomo qualunque vuole dire uomo qualunque, come uno di noi, una persona che non è un genio ma neppure un imbecille, una persona in buona fede senza culture ideologiche, che vede le cose per quel che sono, il pane è pane, il vino è vino. (21 settembre 2007)





    L'invasione barbarica di Grillo
    di EUGENIO SCALFARI
    HO VOLUTO aspettare qualche giorno prima di scrivere su Beppe Grillo e sul "grillismo". Ho letto le cronache, i commenti, le domande e le risposte. Ed ho riflettuto e ricordato. Infatti il fenomeno della piazza Maggiore di Bologna non è affatto una novità. In Italia c'è una lunga tradizione di "tribuni" e capi-popolo, un germe che ha messo radici da secoli e che rimane una latenza costante nell'"humus" anarcoide e individualista della nostra gente.

    Quel filone - per fortuna - è mescolato con molti altri elementi: la nostra è una gente laboriosa, paziente, capace di adattamenti impensabili, generosa. Ad una cosa non si è mai adattata: a pensare e a comportarsi come partecipe d'una comunità, d'una struttura sociale con leggi e regole da rispettare anche quando sembrano danneggiare il proprio particolare interesse.

    L'anarco-individualismo è un virus che corre sotto traccia ma spesso emerge ed esplode in superficie. I suoi avversari sono inevitabilmente sempre gli stessi: il potere costituito e il potere immaginato, quelli che fanno le leggi e quelli che le propongono e le attuano. L'anarco-sindacalismo è per definizione il nemico dell'autorità. Può rappresentare una necessaria valvola di sfogo quando provoca l'insorgenza contro regimi autoritari e dittatoriali (ma avviene di rado); ma diventa anacronistico in regimi di diffusa democrazia dove esistono forme di opposizione e di denuncia più efficaci e molto più civili di quella di radunarsi o marciare dietro cartelli con su scritto "Vaffanculo".




    Non sono affatto d'accordo su quanti dicono che il "Vaffa-day" è solo un dettaglio folcloristico dovuto alla dimensione comica del primo attore. La forma - specie nella vita pubblica - è sostanza e chi inneggia al "Vaffanculo" partecipa consapevolmente a quelle invasioni barbariche che connotano gran parte della nostra mediocre e inselvaggita attualità.

    * * *

    È vero che la classe dirigente nella sua interezza ha reso plausibili anche le critiche più radicali. Soprattutto quella di non aver fornito alla società un esempio e un punto di riferimento capace di orientare il pubblico verso la ricerca del bene comune e della felicità propria e altrui.

    Ho letto il commento di Fausto Bertinotti al raduno dei "grillisti" e ai tavoli per la raccolta della firme sotto la proposta di legge sponsorizzata da Grillo. Bertinotti ha sempre privilegiato la società rispetto alle istituzioni, la piazza rispetto al governo. Ma tenendo fisso il criterio dell'insostituibilità dei partiti, che lui vede come laboratori ideologici specializzati nella cultura dell'ossimoro. Che però volesse cavalcare il "grillismo" - sia pure con tutti i distinguo - questa è un'assoluta novità. Bertinotti esalta "l'esistente" affermando che è inutile polemizzare con esso. Fossero vivi i fratelli Rosselli ed Ernesto Rossi, avrebbero di che rispondergli su questo delicatissimo argomento.

    All'entusiasmo "grillista" di Di Pietro non c'è invece da far caso. L'ex sostituto procuratore di Milano confonde - e non è la prima volta - Mani pulite con il giustizialismo di piazza e non si accorge che così facendo fa un pessimo servizio alla lotta che il Tribunale di Milano impegnò nel '92 contro la pubblica corruttela e contro i corruttori, i concussori, i corrotti che erano diventati da singoli casi giudiziari reati di massa pervadendo e deformando l'intero sistema degli appalti e insidiando le basi stesse della democrazia.

    Ma Di Pietro, si sa, non va per il sottile. Non c'è andato neppure nella scelta dei candidati del suo partito, come purtroppo si è visto. Cerca sgabelli sui quali salire. Ma Grillo - questo è certo - non è sgabello se non di se stesso, come mezzo secolo fa capitò a Guglielmo Giannini: quando il suo "Uomo qualunque" mandò in Parlamento trenta deputati furono in molti a tentar di mettervi le mani sopra, la Dc, i liberali, i monarchici. Non ci riuscirono e ben presto tutto si ruppe in tanti pezzetti.

    * * *

    Movimenti d'opinione di natura antipolitica, come quello di cui stiamo discutendo, e rompono dal seno della società e poi declinano rapidamente. La politica non è un'invenzione di qualche mente corrotta o malata, ma una categoria della vita associata. Il governo della "polis", cioè della città, cioè dello Stato. L'antipolitica pretende di abbattere la divisione tra governo e governati instaurando il governo assembleare. L'"agorà". La piazza. L'equivalente del blog di Internet. Infatti la vera novità del "grillismo" è l'uso della Rete per scopi di appuntamento politico (o antipolitico).

    Ma nella Rete si vede più che mai il carattere personalizzato dell'"agorà"; di ogni "agorà". Da quella di Cola di Rienzo a quella di Masaniello, da quella di Savonarola a quella di Camillo Desmoulins. Il blog ha infatti un'intestazione ed è l'intestatario che indica la via, che formula gli slogan, che produce gli spot. E' lui insomma il padrone di casa che guida e domina l'assemblea.

    In realtà il governo assembleare è sempre stato una tappa, l'anticamera delle dittature. La storia ne fornisce una serie infinita di conferme senza eccezione alcuna. Proprio per questo quando vedo prender corpo un movimento del tipo del "grillismo" mi viene la pelle d'oca; ci vedo dietro l'ombra del "law & order" nei suoi aspetti più ripugnanti; ci vedo dietro la dittatura.

    Non inganni lo slogan "né di destra né di sinistra". Si tratta infatti di uno slogan della peggiore destra, quella populista, demagogica, qualunquista che cerca un capo in grado di de-responsabilizzarla.

    Il più vivo desiderio delle masse, cioè dell'individuo ridotto a folla e a massa, è di essere de-responsabilizzato. Vuole questo. Vuole pensare e prendersi cura della propria felicità delegando ad altri il compito di pensare e decidere per tutti. Delega in bianco, semmai con una scadenza. Ma le scadenze, si sa, sono scritte con inchiostri molto leggeri che si cancellano in breve tempo. Il potere, una volta conquistato, ha mille modi per perpetuarsi.

    L'antipolitica è sempre servita a questo: piazza pulita per il futuro dittatore. Che non sarà certo uno come Grillo. Il dittatore quelli come Grillo li premiano e poi li mettono in galera. E' sempre andata così.

    * * *

    Spero che molti abbiano letto il discorso pronunciato da David Grossman all'apertura del Festival della letteratura a Berlino, che Repubblica ha pubblicato nel numero di mercoledì 5 settembre. E' un testo di grande significato e di grande stile e mi permetto di raccomandarne la lettura ed anche la rilettura perché merita d'esser meditato e possibilmente trasformato in propria sostanza.

    Mi spiace rimescolare l'alta prosa di Grossman a questioni tanto più mediocri e volgari come il raduno dei sostenitori di "Vaffa". Ma quel pensiero e il testo che lo contiene toccano tra le tante altre cose anche il tema della riduzione dell'individuo a massa, lo schiacciamento dell'individuo, il suo divenire succube di slogan inventati per imporli a lui che inconsapevolmente li adotta e se ne compiace.

    Quel tema è l'aspetto drammatico della civiltà di massa, della società di massa e dei "mass media" che ne diffondono l'immagine sovrapponendola all'immagine individuale. Un aspetto al quale è difficilissimo sottrarsi perché ci invade e ci pervade quasi in ogni istante della nostra esistenza. La modernità porta con sé questo virus micidiale: la riduzione dell'individuo a massa, materiale malleabile e plasmabile, materia per mani forti e dure. La massa riporta gli adulti all'infanzia e alla sua plasmabilità. Alla sua manipolazione. Questo - in mezzo a molte virtù innovative - è il delitto della modernità, il virus dal quale bisogna guardarsi e contro il quale bisogna mobilitare tutti gli anticorpi di cui disponiamo.

    Ma ascoltiamo Grossman.

    "Ci fa comodo, quando si parla di responsabilità personale, far parte d'una massa indistinta, priva di volto, d'identità e all'apparenza libera da oneri e colpe. Probabilmente è questa la grande domanda che l'uomo moderno deve porsi: in quale situazione, in quale momento io divento massa?"

    "Ci sono definizioni diverse per il processo con il quale un individuo si confonde nella massa o accetta di consegnarle parti di sé. Io ho l'impressione che ci trasformiamo in massa nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri".

    "I valori e gli orizzonti del nostro mondo e il linguaggio che lo domina sono dettati in gran parte da ciò che noi chiamiamo "mass media". Ma siamo davvero consapevoli del significato di questa espressione? Ci rendiamo conto che gran parte di essi trasformano i loro utenti in massa? E lo fanno con prepotenza e cinismo, utilizzando un linguaggio povero e volgare, trasformando problemi politici e morali complessi con semplicismo e falsa virtù, creando intorno a noi un'atmosfera di prostituzione spirituale ed emotiva che ci irretisce rendendo "kitsch" tutto ciò che tocchiamo: le guerre, la morte, l'amore, l'intimità. In molti modi, palesi o nascosti, liberano l'individuo da ciò di cui lui è ansioso di liberarsi: la responsabilità verso gli altri per le conseguenze delle sue azioni ed omissioni. E' questo il messaggio dei "mass media": un ricambio rapido, tanto che talvolta sembra che non siano le informazioni ad essere significative ma il ritmo con cui si susseguono, la cadenza nevrotica, avida, commerciale, seduttrice che creano. Secondo lo spirito del tempo il messaggio è lo "zapping"".

    Mi perdonerete, cari lettori, la citazione forse è troppo lunga, ma questo brano del discorso di Grossman è così attuale al nostro tema che credo ne sia l'indispensabile compimento. Egli inoltre addossa una parte rilevante di quanto accade nello schiacciamento dell'individuo sulla massa ai mezzi di comunicazione, al loro funzionamento che ormai ha preso la mano a quasi tutti quelli che operano in quel settore, al "sistema" che tutti insieme hanno costituito, dove la moneta cattiva scaccia la buona e la concorrenza paradossalmente funziona più per peggiorare il prodotto che per migliorarlo.

    Chi che come me ha dedicato una parte della vita ai giornali ed ha vissuto da giornalista tra i giornalisti conosce bene questa realtà ed anche l'estrema difficoltà di sottrarvisi. Eppure è uno sforzo che a questo punto occorre fare. Ne verrebbe un forte miglioramento alla qualità della vita pubblica, una vera e non fittizia attenzione alla moralità e anche la gratificazione d'aver innovato un modo di comunicare in direzione contraria ai "Vaffa" che ormai ci serrano da ogni parte trasformando il linguaggio in un dialetto da taverna.

    * * *

    Mi resta ancora da esaminare i tre quesiti proposti ai tavoli delle firme da Beppe Grillo. Molti che hanno firmato distinguono infatti la firma di quei quesiti dall'adesione al "grillismo".

    La distinzione è assolutamente legittima: si può firmare anche valutando il movimento dei "Vaffa" per ciò che è. Ma esaminiamoli nella sostanza quei tre quesiti.

    Il primo stabilisce che tutti i cittadini che concorrono a cariche elettive debbano essere scelti attraverso elezioni primarie preliminari. Questo principio mi sembra meritevole di essere accolto. Il Partito democratico, tanto per dire, ha deciso di farlo proprio. Tutto sta a come saranno organizzate queste primarie. Grillo per esempio ha definito una "mascalzonata" l'esclusione di Pannella e di Di Pietro dalle candidature per la leadership del Pd, ignorando che entrambi fanno parte di altri partiti e anzi li guidano e non hanno accettato di abbandonarli all'atto della candidatura. Come se un nostro condomino, invocando questa qualifica, pretendesse di decidere assieme a noi e ai nostri figli questioni strettamente familiari. Dov'è la logica?

    Il secondo quesito vieta ai membri del Parlamento di farne parte per più di due legislature. Questo divieto è una pura sciocchezza. Ci obbligherebbe a rinunciare ad esperienze talvolta preziose. Forse anche a molti vizi acquisiti durante l'esercizio del mandato. Ma quei vizi non possono essere presupposti e affidati all'automatismo di una norma. Spetta agli elettori discernere tra vizi e virtù e decidere del loro voto. Per di più una norma automatica del genere sarebbe incostituzionale perché priverebbe l'elettore di una sua essenziale facoltà che è quella di poter votare per chi gli pare. Che cosa sarebbe successo per esempio se nei primi anni Cinquanta fosse stato impedito agli elettori democristiani di votare una terza volta per De Gasperi, a quelli comunisti per Togliatti, ai socialisti per Nenni e ai repubblicani per Pacciardi o La Malfa?

    Il terzo quesito - impedire ai condannati fin dal primo grado di giurisdizione di far parte del Parlamento - sembra a prima vista ineccepibile. Per tutti i reati? E fin dal primo grado di giurisdizione? La presunzione d'innocenza è un principio sancito dalla nostra Costituzione; per modificarlo ci vuole una legge costituzionale, non basta una legge ordinaria. I reati d'opinione andrebbero sanzionati come gli altri? Quando Gramsci, Pertini, Saragat, Pajetta, furono arrestati io credo che gli elettori di quei partiti li avrebbero votati e mandati in Parlamento se un Parlamento elettivo fosse ancora esistito e se quei partiti non fossero stati sciolti d'imperio. Personalmente ho fatto un'esperienza in qualche modo consimile: entrai alla Camera dei deputati nel 1968 sull'onda dello scandalo Sifar-De Lorenzo nonostante o proprio perché ero stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma. Lo ricordo perché è un piccolissimo esempio di una proposta aberrante.

    Questioni complesse - ha scritto il Grossman sopracitato - quando sono semplificate sopprimono la responsabilità personale dell'individuo e ottundono le sue capacità critiche. Ma è proprio a quelle capacità che è affidato il nostro futuro.

    (12 settembre 2007)
  • Arturo Bandini
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    #2
    bene, dopo le opinioni autorevoli di scalfari, le mie piccole opinioni.
    In primo luogo dico che non ha senso andare contro la politica facendo di ciò una politica.
    Io sono contrario alla politica e a chi se ne occupa, e manifesto il mio dissenso col disinteresse, non andando a votare. Se tutti facessero così di certo qualcosa cambierebbe: forse in peggio, non lo so, ma non è questo che conta.

    Dico poi che il movimento di grillo nn ha possibilità di successo per due motivi:
    -esso fonda le sue ragioni su motivi utilitaristici: chiede onestà dei politici, trasparenza, benessere, giustizia. Chiede insomma qualcosa che non ha motivazioni idealistiche, ma egoistiche, seppur di un egoismo collettivo che si regge sulle molteplici individualità. Ma questa coesione è fittizia perchè si basa su un'identità di richieste, non di ideali, quindi sulla convenienza del singolo che si riverbera in una folla di milioni di singoli.
    Per fare della folla un solo corpo non basta il cemento della convenienza, che pone le sue fondamenta nell' egoismo, quindi nell' individualità: occorre un ideale collettivo e che non si rifletta in alcun modo nel singolo tornaconto.
    Mi sembra inoltre un non senso dire vaffanculo ai politici che rubano: rubano per star bene, così come chi chiede giustizia lo chiede per star bene, quindi l' identità di motivazioni è totale. Dite vaffanculo a voi stessi.
    -in secondo luogo: se grillo volesse imporre le sue labili motivazioni non dovrebbe fare stronzatine di piazza con striscioni e bambini: solo la violenza può cambiare le cose. Grillo doveva radunare le folle e armarle di bastoni e portarle su palazzo chigi.
    Tra 50 anni nessuno ricorderà le giornate del vday, ma tutti ancora ricorderanno le BR: che avevano dei falsi valori, ok, ma li affermavano nel solo modo possibile: con la violenza.
    La storia vera è opera della violenza: la rivoluzione francese o l' espansione di roma, il sequestro di aldo moro o l'11 settembre.
    Gesù Cristo cambiò il mondo con la violenza: facendosi uccidere, quindi usando la violenza per i suoi fini.
    E' irrilevante il fatto che dio nn esista: gesù era un rivoluzionario e ha capito che l' unico linguaggio possibile per cambiare il mondo è quello della violenza.
    Last edited by Arturo Bandini; 23-09-2007, 15:14:49.

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    • Arturo Bandini
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      #3
      ai politici penso che nn gli si dovrebbe chiedere onestà, ma molto di più: lo Stato è un concetto non solo politico o socioeconomico, ma metafisico, e non è possibile servire un ideale senza rinunciare alla propria identità individuale, disincarnandosi in esso. I politici dovrebbero servire lo stato per vocazione, segregati in stanze oscure, pensare e decidere per il bene dello Stato, con addosso laceri stracci, nutrendosi di avanzi, senza amici, senza affetti, senza proprietà privata.
      Last edited by Arturo Bandini; 23-09-2007, 14:56:20.

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        #4
        Lo Stato è il nostro Dio: in esso esistiamo. Non esiste morale e non esiste etica al di fuori di quella dello Stato perchè nessuna voce è più alta della sua. Dio non esiste e allora solo lo Stato può dividere il bene dal male. In uno stato nazista è giusto odiare e perseguitare perchè tale è per Lui il bene

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        • miketyson
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          • impero romano
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          #5
          qualcuno prima o poi arriverà alla violenza e tutto il resto gli andrà dietro inevitabilmente,sento che questo momento è vicino
          Alboreto is nothing

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          • Marduk
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            #6
            E se invece fosse semplicemente una struttura giuridico sociale giunta ormai da tempo al suo termine? Forse non ce ne accorgiamo, ma viviamo da tempo nel post-stato, anche se il battage mediatico intorno ai politici farebbe credere il contrario. L'entrata in campo di aziende nel mondo dei partiti è una conferma del fatto che lo stato è... "stato", appunto.

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              #7
              Originariamente Scritto da miketyson Visualizza Messaggio
              qualcuno prima o poi arriverà alla violenza e tutto il resto gli andrà dietro inevitabilmente,sento che questo momento è vicino
              la folla è femmina diceva Mussolini

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              • Arturo Bandini
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                #8
                Originariamente Scritto da Marduk Visualizza Messaggio
                E se invece fosse semplicemente una struttura giuridico sociale giunta ormai da tempo al suo termine? Forse non ce ne accorgiamo, ma viviamo da tempo nel post-stato, anche se il battage mediatico intorno ai politici farebbe credere il contrario. L'entrata in campo di aziende nel mondo dei partiti è una conferma del fatto che lo stato è... "stato", appunto.
                e allora non parliamo di ideali. quello che mi disturba del giochetto di grillo è che ammanta le sue motivazioni di idealismo. Se la gente capisse che chiedere ciò che gli serve non è idealismo ma tornaconto sarebbe tutto diverso, ma certo non si può cavalcare la folla se non la si illude di agire per uno scopo superiore

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                • miketyson
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                  #9
                  la sua "onnipotenza" è che riesce a radunare le folle dicendo quello che già sappiamo ma x non combattere evitiamo e ci lamentiamo,siamo un popolo che fa schifo forse davvero ci vuole un altro mussolini x svgliare gli animi emglio l'estremismo che sta gente qui senza ideali ne idee
                  Alboreto is nothing

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                  • Arturo Bandini
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                    #10
                    Originariamente Scritto da miketyson Visualizza Messaggio
                    la sua "onnipotenza" è che riesce a radunare le folle dicendo quello che già sappiamo ma x non combattere evitiamo e ci lamentiamo,siamo un popolo che fa schifo forse davvero ci vuole un altro mussolini x svgliare gli animi emglio l'estremismo che sta gente qui senza ideali ne idee
                    appunto.. ven' anni di fascismo non sono serviti a cambiare gli italiani, figuriamoci un comico televisivo...
                    mi immagino la gente al vday, le famigliole che vanno a passare la domenica in alternativa al mare, con panini e estathè, e i ragazzini frangettini che si sentono di cambiare il mondo

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                    • Marduk
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                      #11
                      senza voler fare troppa dietrologia, mi sembra strano che Grillo non sia l'utile idiota di qualcuno..

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                      • Arturo Bandini
                        Bodyweb Senior
                        • Aug 2003
                        • 31037
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                        #12
                        chi poterbbe essere questo qualcuno?
                        il padre della politica-antipolitica è berlusconi, ma grillo nn fa piacere nè a dx nè a sx

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                        • daniel
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                          #13
                          ma non diciamo cavolate

                          silvio berlusconi al governo porsche per i ricchi vallette ecc.ecc. questa e' l'italia

                          la gente vuole l'isola dei famosi...ecc.eccc.
                          e la triste realta'

                          io come guarisco vado in usa

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                          • Arturo Bandini
                            Bodyweb Senior
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                            #14
                            Originariamente Scritto da daniel Visualizza Messaggio
                            ma non diciamo cavolate

                            silvio berlusconi al governo porsche per i ricchi vallette ecc.ecc. questa e' l'italia

                            la gente vuole l'isola dei famosi...ecc.eccc.
                            e la triste realta'

                            io come guarisco vado in usa
                            in usa la massa è addirittura più stupida che in italia...

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                            • checco78
                              IL LATRITANTE
                              • Jan 2001
                              • 13009
                              • 411
                              • 856
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                              #15
                              Artù,il problema è che gli stipendi dei politici erano lauti anche 20 anni fa..ma di per contro anche le tasche dei cittadini erano piu piene.
                              il TORNACONTO era buono per tutti
                              oggi invece la gente è in sofferenza,parliamoci chiaro,nessuno,10 anni fa si sarebbe aspettato per esempio che ci volessero 500 euro per affittare un monolocale o che al 20 del mese gli stipendi nn bastassero piu.
                              Siamo "in caduta libera"nn c è piu nulla di logico,o minimamente conveniente.
                              Le tasse sono aumentate di unosproposito,e se uno prende una multa cn l autovelox veramente nn sa come pagarla,magari gli tocca andare sotto in banca aumentando il circolo vizioso dell indebitamento..
                              cosi,nn si va piu avanti.
                              ci sono categorie di persone(politici ma anche altre)che godono di vantaggi immondi rispetto alle altre situazioni.
                              e se nn si pone un limite nn voglio pensare dove s andrebbe a finire..
                              Grillo è solo la punta(grande)di un "iceberg" che sta montando..
                              Il Popolo viene prima di tutto
                              Last edited by checco78; 23-09-2007, 15:33:33.
                              9-7-2006 CAMPIONI DEL MONDOOOOOOO!!!!!!!
                              viola forever

                              "Il successo altrui non deve essere vissuto come un insuccesso nostro-prima regola per imparare a vivere"

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