Notizia del 2 marzo 2007 - 16:00"Io, squillo per la libertà"Bruna Surfistinha, 22enne brasiliana, si racconta in un blog e in un libro. Un diario erotico senza filtri o tabù dove parla di sesso, amore, piacere ("Anche da prostituta si gode"), e di bisogno di indipendenza.
«Anche una prostituta mentre lavora può provare profondo piacere». A spiegarci in modo diretto e schietto, senza falsi pudori, che anche una squillo durante un rapporto sessuale in cambio di denaro può godere davvero è Raquel Pacheco, in arte Bruna Surfistinha, procace 22enne brasiliana di San Paolo (nata sotto il segno dello Scorpione) diventata popolare prima nel suo Paese e poi anche all'estero per un blog piccante, che ha aperto durante gli anni di "professione", quando era un'adolescente disinibita. Un diario online brunasurfistinha.com in cui Bruna racconta senza tabù gli incontri con i propri clienti (con tanto di voto), omettendone il nome, ma senza alcuna censura, in modo che solo il diretto coinvolto possa riconoscersi nelle parole dell'autrice. Diventa una celebrità corteggiata dai media (partecipa a talk show, il suo blog è subissato di contatti, diversi giornalisti la intervistano), decide di trasformare il diario virtuale in un libro, da poco uscito edito da Sonzogno: "Il dolce veleno dello scorpione", che presto diventerà anche un film.
Oggi Raquel ha voltato pagina, non fa più la prostituta da quando si è innamorata e ha incominciato una relazione seria, due anni fa. L'abbiamo incontrata a Milano, dove si trovava per promuovere il suo bestseller.
Nel libro la tua scelta viene presentata così: "Prostituirsi per autoaffermarsi e guadagnare la libertà". Ma per te era davvero l'unico modo per conquistartela?
In questa ricerca della libertà attraverso la prostituzione, mi sono trovata davanti a una grande contraddizione. Da una parte volevo fare ciò che desideravo, senza rendere conto a nessuno, alla mia famiglia soprattutto, con cui avevo un pessimo rapporto (soprattutto con mio padre). Dall'altra in effetti non ero lo stesso libera, perché i primi tempi lavoravo in una casa chiusa, e dovevo versare il 60% degli incassi al mio protettore. Quindi non mi sentivo comunque indipendente.
Ma tornando alla tua decisione: era davvero l'unica strada per uscire di casa e affrancarsi?
All'epoca avevo 17 anni, vivevo con i miei genitori e spessissimo litigavo furiosamente con mio padre. Questa mi era sembrata non l'unica strada, ma la più veloce per potermi mantenere da subito. Con un altro lavoro i tempi per iniziare a guadagnare si sarebbero allungati, e non sopportavo l'idea di vivere un giorno di più in quella casa.
Cosa non andava in quella casa, da cosa fuggivi?
La mancanza di comprensione era tremenda: vivevo in conflitto costante coi miei genitori. Ciò che mi feriva di più era la sfiducia da parte loro. Mio padre mi trattava come un bandito in casa. L'ultimo litigio fu decisivo: arrivò a pensare di farmi arrestare. In realtà aveva anche validi motivi per essere arrabbiato con me, anche io al suo posto sarei stata infuriata. Avevo rubato i gioielli di mia madre, per venderli e pagarmi gli spinelli. So che ero in torto, ma non era l'arresto di un'adolescente la soluzione, bensì il dialogo.
Qual è stato il momento più brutto di quei tre anni da giovane prostituta?
Ho iniziato il 6 ottobre 2002 e ho smesso il 26 ottobre 2005, date che ricordo alla perfezione. I momenti malinconici sono stati tanti, per lo più Natale, i compleanni, la festa della mamma... Ma il giorno più triste è stato quando, due settimane dopo essermene andata di casa, mi sono pentita e ho provato a tornare dai miei genitori. Ho chiamato, ho parlato con mia mamma, ma lei, completamente sottomessa, si è riservata di chiedere il parere di mio papà, che poi disse di no.
E il momento che ricordi invece con un sorriso?
Sicuramente quando ho conosciuto il mio attuale fidanzato, Pedro, che era un mio cliente. È stato un periodo così felice che ho smesso di esercitare e quella relazione dura fino a oggi.
Te lo ha chiesto lui di abbandonare?
In realtà già per conto mio all'inizio dello stesso 2005 avevo deciso che a fine anno avrei chiuso: avevo lavorato tanto ed ero logora. Ma poi col tempo mi sono innamorata di Pedro (31 anni). E lasciare è venuto ancora più naturale. Certo nel periodo in cui ero ancora in attività e vivevo con lui - soli tre mesi - non è stato semplice conciliare le due cose. Arrivavo a fine giornata (una media di cinque rapporti al giorno, per cinque giorni a settimana, ndr) stanca morta e però non potevo farmi vedere sfinita proprio dal mio compagno. E era molto difficile anche per lui, che mentre lavorava sapeva che ero a letto con un altro uomo.
Ma prima di lui, hai avuto altri clienti con cui fare sesso è stato piacevole?
Certo. Delle volte una prostituta può anche godere durante un rapporto a pagamento, e a me è capitato spesso. Ero giovanissima, a 17 anni gli ormoni sono al massimo, e con la poca esperienza sessuale che avevo, ogni volta tutto era una scoperta per me: imparavo nuove posizioni, provavo nuove sensazioni. In una parola mi esploravo. E tante volte, sì, mi eccitavo e provavo piacere davvero.
Il blog lo hai aperto quasi per gioco, e poi ti ha fatto da traino per nuovi clienti?
Sì. L'esigenza in principio era quella del diario: mettere nero su bianco le mie emozioni, raccontarmi, per vincere la solitudine. Poi col tempo mi sono resa conto che quei racconti così dettagliati sulle mie giornate, sui miei rapporti, fungevano da volano per nuovi incontri.
E adesso cosa fai? Di cosa ti occupi e che progetti hai, nel lavoro e nella famiglia?
Sul lato sentimentale, sono felice e soddisfatta: vivo con Pedro e stiamo bene. Per ora non pensiamo al matrimonio, sono ancora giovane e non ne sento il bisogno. Ma è con lui che sogno di avere dei figli. Quanto al lavoro, sto occupandomi della promozione del mio libro, da cui sarà tratto un film. Lo seguirò da vicino, ma ho chiarito subito che non avrei voluto esserne l'interprete.
«Anche una prostituta mentre lavora può provare profondo piacere». A spiegarci in modo diretto e schietto, senza falsi pudori, che anche una squillo durante un rapporto sessuale in cambio di denaro può godere davvero è Raquel Pacheco, in arte Bruna Surfistinha, procace 22enne brasiliana di San Paolo (nata sotto il segno dello Scorpione) diventata popolare prima nel suo Paese e poi anche all'estero per un blog piccante, che ha aperto durante gli anni di "professione", quando era un'adolescente disinibita. Un diario online brunasurfistinha.com in cui Bruna racconta senza tabù gli incontri con i propri clienti (con tanto di voto), omettendone il nome, ma senza alcuna censura, in modo che solo il diretto coinvolto possa riconoscersi nelle parole dell'autrice. Diventa una celebrità corteggiata dai media (partecipa a talk show, il suo blog è subissato di contatti, diversi giornalisti la intervistano), decide di trasformare il diario virtuale in un libro, da poco uscito edito da Sonzogno: "Il dolce veleno dello scorpione", che presto diventerà anche un film.
Oggi Raquel ha voltato pagina, non fa più la prostituta da quando si è innamorata e ha incominciato una relazione seria, due anni fa. L'abbiamo incontrata a Milano, dove si trovava per promuovere il suo bestseller.
Nel libro la tua scelta viene presentata così: "Prostituirsi per autoaffermarsi e guadagnare la libertà". Ma per te era davvero l'unico modo per conquistartela?
In questa ricerca della libertà attraverso la prostituzione, mi sono trovata davanti a una grande contraddizione. Da una parte volevo fare ciò che desideravo, senza rendere conto a nessuno, alla mia famiglia soprattutto, con cui avevo un pessimo rapporto (soprattutto con mio padre). Dall'altra in effetti non ero lo stesso libera, perché i primi tempi lavoravo in una casa chiusa, e dovevo versare il 60% degli incassi al mio protettore. Quindi non mi sentivo comunque indipendente.
Ma tornando alla tua decisione: era davvero l'unica strada per uscire di casa e affrancarsi?
All'epoca avevo 17 anni, vivevo con i miei genitori e spessissimo litigavo furiosamente con mio padre. Questa mi era sembrata non l'unica strada, ma la più veloce per potermi mantenere da subito. Con un altro lavoro i tempi per iniziare a guadagnare si sarebbero allungati, e non sopportavo l'idea di vivere un giorno di più in quella casa.
Cosa non andava in quella casa, da cosa fuggivi?
La mancanza di comprensione era tremenda: vivevo in conflitto costante coi miei genitori. Ciò che mi feriva di più era la sfiducia da parte loro. Mio padre mi trattava come un bandito in casa. L'ultimo litigio fu decisivo: arrivò a pensare di farmi arrestare. In realtà aveva anche validi motivi per essere arrabbiato con me, anche io al suo posto sarei stata infuriata. Avevo rubato i gioielli di mia madre, per venderli e pagarmi gli spinelli. So che ero in torto, ma non era l'arresto di un'adolescente la soluzione, bensì il dialogo.
Qual è stato il momento più brutto di quei tre anni da giovane prostituta?
Ho iniziato il 6 ottobre 2002 e ho smesso il 26 ottobre 2005, date che ricordo alla perfezione. I momenti malinconici sono stati tanti, per lo più Natale, i compleanni, la festa della mamma... Ma il giorno più triste è stato quando, due settimane dopo essermene andata di casa, mi sono pentita e ho provato a tornare dai miei genitori. Ho chiamato, ho parlato con mia mamma, ma lei, completamente sottomessa, si è riservata di chiedere il parere di mio papà, che poi disse di no.
E il momento che ricordi invece con un sorriso?
Sicuramente quando ho conosciuto il mio attuale fidanzato, Pedro, che era un mio cliente. È stato un periodo così felice che ho smesso di esercitare e quella relazione dura fino a oggi.
Te lo ha chiesto lui di abbandonare?
In realtà già per conto mio all'inizio dello stesso 2005 avevo deciso che a fine anno avrei chiuso: avevo lavorato tanto ed ero logora. Ma poi col tempo mi sono innamorata di Pedro (31 anni). E lasciare è venuto ancora più naturale. Certo nel periodo in cui ero ancora in attività e vivevo con lui - soli tre mesi - non è stato semplice conciliare le due cose. Arrivavo a fine giornata (una media di cinque rapporti al giorno, per cinque giorni a settimana, ndr) stanca morta e però non potevo farmi vedere sfinita proprio dal mio compagno. E era molto difficile anche per lui, che mentre lavorava sapeva che ero a letto con un altro uomo.
Ma prima di lui, hai avuto altri clienti con cui fare sesso è stato piacevole?
Certo. Delle volte una prostituta può anche godere durante un rapporto a pagamento, e a me è capitato spesso. Ero giovanissima, a 17 anni gli ormoni sono al massimo, e con la poca esperienza sessuale che avevo, ogni volta tutto era una scoperta per me: imparavo nuove posizioni, provavo nuove sensazioni. In una parola mi esploravo. E tante volte, sì, mi eccitavo e provavo piacere davvero.
Il blog lo hai aperto quasi per gioco, e poi ti ha fatto da traino per nuovi clienti?
Sì. L'esigenza in principio era quella del diario: mettere nero su bianco le mie emozioni, raccontarmi, per vincere la solitudine. Poi col tempo mi sono resa conto che quei racconti così dettagliati sulle mie giornate, sui miei rapporti, fungevano da volano per nuovi incontri.
E adesso cosa fai? Di cosa ti occupi e che progetti hai, nel lavoro e nella famiglia?
Sul lato sentimentale, sono felice e soddisfatta: vivo con Pedro e stiamo bene. Per ora non pensiamo al matrimonio, sono ancora giovane e non ne sento il bisogno. Ma è con lui che sogno di avere dei figli. Quanto al lavoro, sto occupandomi della promozione del mio libro, da cui sarà tratto un film. Lo seguirò da vicino, ma ho chiarito subito che non avrei voluto esserne l'interprete.
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