Uso questo messaggio di Caredds come spunto per avviare questa discussione.
I problemi sono tanti. Il più grave (per me) è che l'inglese sta uccidendo centinaia di lingue, ci sono attualmente 6000 lingue parlate da meno di 10.000 persone e queste lingue moriranno poiché o parli inglese o sei escluso dal mondo globalizzato. Anche l'italiano, pur essendo una lingua con milioni di parlanti si sta impoverendo sempre più. Quando le persone dicono freezer al posto di "congelatore", quando si utilizzano termini inglesi perché si crede faccia fico, non si fa altro che dimostrare uno stato di provincialismo, come i ragazzini delle periferie che cercano di copiare quelli delle città. Ancor più dannosa è la questione nel settore dei forestierismi e dei neologismi. L'italiano ormai è una lingua immobilizzata, quasi tutte le parole nuove sono inglesi, su sky tutte le trasmissioni titolano in inglese, tutto l'ambito tecnologico è completamente anglicizzato. Non è sempre stato così, tutt'altro, l'italiano ha una forte motore che ingloba le parole estere, si pensi ad "albicocca" dall'arabo al barquq, a "giraffa" da zarrafa e ce ne sono migliaia di altri, che noi non riconosciamo come tali. Le lingue è così che muoiono, quando rallentano, per alla fine arrestarsi.
Come disse Machiavelli:
"Ma quella lingua si chiama d'una patria, la quale convertisce i vocaboli ch'ella ha accattati da altri nell'uso suo, ed è 'sì potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro; perché quello ch'ella reca da altri, lo tira a sé in modo che par suo." (Discorso intorno alla nostra lingua)
Un altro problema è che gli anglofoni sono persone di serie A e tutti gli altri persone di serie B. Loro non devono parlare un'altra lingua, ne studiacchiano un'altra tra le più diffuse ma quasi mai la parlano. Non devono tradurre tutti i loro prodotti per renderli accessibili al mercato mondiale e non devono spendere soldi per agganciarsi al treno.
Questa non è una questione di invidia o una battaglia puramente intellettuale, è una faccenda reale e tangibile. Gli inglesi guadagnano miliardi su miliardi grazie alle scuole d'inglese, con i certificati, con le traduzioni e con le vendite. Nessuno sembra badarci ma la lingua è uno dei più intimi punti di identità degli uomini. Basti pensare ai baschi, ai fiamminghi, ai catalani ec. ec., tutti popoli che associano la loro identità alla loro lingua. La lingua è la cultura, e la cultura è identità. Questa dipendenza dall'inglese ci pone in uno stato di minorità. Se tu sei un cantante, uno scrittore, un artista, un ingegnere, un regista, un venditore o qualunque altra cosa, sarai sempre svantaggiato rispetto ad un inglese, il tuo prodotto sarà sempre sottovalutato. Questo è palesemente ingiusto.
A questo punto però si potrebbe pensare che è inutile combattere contro i mulini a vento, il mondo va così e bisogna rassegnarsi. La pensavo anche io così, però effettivamente se penso al 2100 forse sì, si parlerà ancora inglese, ma nel 2500 mi sembra assurdo che si parlerà ancora inglese (anche perché l'inglese come lo conosciamo oggi nemmeno esisterà).
L'Esperanto mi sembra essere la soluzione ideale e definitiva al problema linguistico della torre di Babele. È una lingua inventata da un polacco di origini ebree di nome Zamenhof, nel crearla ha scelto delle basi logiche in modo che le sue regole non abbiamo mai un'eccezione, ed è così. L'Esperanto però, a differenza dell'inglese adesso, del francese durante il 1700, del latino prima e del greco ancor prima, non soffoca le altre lingue e le altre culture, anzi le esalta, perché l'Esperanto è stato pensato unicamente come lingua-ponte, una seconda lingua per tutti, in modo che tutti possano salvaguardare la propria, in modo che tutti siano allo stesso livello. Quando tu italiano parli esperanto con uno del Vietnam, non ti senti un in uno stato di inferiorità, poiché anche quella persona ha dovuto studacchiare come te. Che poi, l'Esperanto è anche incredibilmente facile. Ha solo 16 regole, oltre a queste 16 regole non c'è altro da imparare. Ha una fonetica perfetta (meglio dell'italiano), ogni cosa si legge come si scrive, in un unico modo senza eccezioni. Dopo una settimana conosci già tutta la grammatica della lingua. Io l'ho imparato in 2 settimane. Certo, è pur sempre una lingua e devi praticarla per impadronirtene, ma già dopo una settimana sei in grado di parlicchiare, e già da allora sei in grado di leggere qualsiasi testo, non come l'inglese che ti costringe a fare salti mortali con la lingua.
Per fare qualche esempio pratico, tutti i sostantivi finiscono in O, tutti gli aggettivi in A, perciò è impossibile avere ambiguità come il nostro "bello" che è sia sostantivo sia aggettivo. I verbi sono estremamente semplici e sempre regolari, niente verbi da imparare a memoria. Tutti i presenti finiscono in AS, tutti i futuri in OS, tutti i passati in IS, senza eccezioni. Il prefisso MAL- indica l'opposto di una parola, perciò se tu conosci 10 parole di Esperanto, automaticamente ne conosci 20. Buono = bona -> cattivo = malbona. Ci sono altri affissi che rendono l'Esperanto la lingua più potente di tutte, senza nessun dubbio. Con l'Esperanto puoi dire cose impensabili in altre lingue, e chiunque ti capirà dall'altra parte del mondo. Se io adesso dico malglasiĝu che significa "ti ordino di diventare l'opposto di un bicchiere" un tizio che abbia studiato una settimana del Burundi capirà perfettamente.
Originariamente Scritto da Caredds
Come disse Machiavelli:
"Ma quella lingua si chiama d'una patria, la quale convertisce i vocaboli ch'ella ha accattati da altri nell'uso suo, ed è 'sì potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro; perché quello ch'ella reca da altri, lo tira a sé in modo che par suo." (Discorso intorno alla nostra lingua)
Un altro problema è che gli anglofoni sono persone di serie A e tutti gli altri persone di serie B. Loro non devono parlare un'altra lingua, ne studiacchiano un'altra tra le più diffuse ma quasi mai la parlano. Non devono tradurre tutti i loro prodotti per renderli accessibili al mercato mondiale e non devono spendere soldi per agganciarsi al treno.
Questa non è una questione di invidia o una battaglia puramente intellettuale, è una faccenda reale e tangibile. Gli inglesi guadagnano miliardi su miliardi grazie alle scuole d'inglese, con i certificati, con le traduzioni e con le vendite. Nessuno sembra badarci ma la lingua è uno dei più intimi punti di identità degli uomini. Basti pensare ai baschi, ai fiamminghi, ai catalani ec. ec., tutti popoli che associano la loro identità alla loro lingua. La lingua è la cultura, e la cultura è identità. Questa dipendenza dall'inglese ci pone in uno stato di minorità. Se tu sei un cantante, uno scrittore, un artista, un ingegnere, un regista, un venditore o qualunque altra cosa, sarai sempre svantaggiato rispetto ad un inglese, il tuo prodotto sarà sempre sottovalutato. Questo è palesemente ingiusto.
A questo punto però si potrebbe pensare che è inutile combattere contro i mulini a vento, il mondo va così e bisogna rassegnarsi. La pensavo anche io così, però effettivamente se penso al 2100 forse sì, si parlerà ancora inglese, ma nel 2500 mi sembra assurdo che si parlerà ancora inglese (anche perché l'inglese come lo conosciamo oggi nemmeno esisterà).
L'Esperanto mi sembra essere la soluzione ideale e definitiva al problema linguistico della torre di Babele. È una lingua inventata da un polacco di origini ebree di nome Zamenhof, nel crearla ha scelto delle basi logiche in modo che le sue regole non abbiamo mai un'eccezione, ed è così. L'Esperanto però, a differenza dell'inglese adesso, del francese durante il 1700, del latino prima e del greco ancor prima, non soffoca le altre lingue e le altre culture, anzi le esalta, perché l'Esperanto è stato pensato unicamente come lingua-ponte, una seconda lingua per tutti, in modo che tutti possano salvaguardare la propria, in modo che tutti siano allo stesso livello. Quando tu italiano parli esperanto con uno del Vietnam, non ti senti un in uno stato di inferiorità, poiché anche quella persona ha dovuto studacchiare come te. Che poi, l'Esperanto è anche incredibilmente facile. Ha solo 16 regole, oltre a queste 16 regole non c'è altro da imparare. Ha una fonetica perfetta (meglio dell'italiano), ogni cosa si legge come si scrive, in un unico modo senza eccezioni. Dopo una settimana conosci già tutta la grammatica della lingua. Io l'ho imparato in 2 settimane. Certo, è pur sempre una lingua e devi praticarla per impadronirtene, ma già dopo una settimana sei in grado di parlicchiare, e già da allora sei in grado di leggere qualsiasi testo, non come l'inglese che ti costringe a fare salti mortali con la lingua.
Per fare qualche esempio pratico, tutti i sostantivi finiscono in O, tutti gli aggettivi in A, perciò è impossibile avere ambiguità come il nostro "bello" che è sia sostantivo sia aggettivo. I verbi sono estremamente semplici e sempre regolari, niente verbi da imparare a memoria. Tutti i presenti finiscono in AS, tutti i futuri in OS, tutti i passati in IS, senza eccezioni. Il prefisso MAL- indica l'opposto di una parola, perciò se tu conosci 10 parole di Esperanto, automaticamente ne conosci 20. Buono = bona -> cattivo = malbona. Ci sono altri affissi che rendono l'Esperanto la lingua più potente di tutte, senza nessun dubbio. Con l'Esperanto puoi dire cose impensabili in altre lingue, e chiunque ti capirà dall'altra parte del mondo. Se io adesso dico malglasiĝu che significa "ti ordino di diventare l'opposto di un bicchiere" un tizio che abbia studiato una settimana del Burundi capirà perfettamente.
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