quello che ti lascia perplesso è che non è un romanzo.
lei aveva queste cose da dire e ce le dice. occhei. sono anche pensieri ed emozioni che hanno grazia, ma non ne fanno un romanzo.
un vero romanziere volendo parlarci di quelle emozioni avrebbe costruito una storia, dalla storia noi, leggendo avremmo capito.
certo non tutti, ed è questa la scommessa del romanziere, la tua amica ha paura che ciò che ha da dire non venga colto e quindi non fa altro che spiegarcelo, ce lo dice esplicitamente, questo non è un romanzo. è un diario.
ed è un peccato, perché l'idea c'è, il personaggio c'è e, cosa ancora più rara, ha anche le immagini dentro la storia, ed ogni volta che partorisce un'immagine, ecco che ce la deve spiegare.
il cranio massacrato del padre in cui il sangue si confonde con i petali dei gerani è un'immagine forte, per connotarla avrebbe dovuto usare gli aggettivi giusti a seconda di quello che vorrebbe comunicarci, i petali potrebbero essere la partecipazione della natura al dolore, ed ecco che si sarebbe dovuta soffermare a lungo sulla somiglianza tra il sangue e i petali.
oppure i petali sono semplicemente un cuscino che la natura dà, una vana speranza di ammorbidire quella caduta, è la scelta che fa lei, ma invece di parlarci della morbidezza dei petali, invece di accogliere i nostri capi su quel cuscino lei cosa fa? ce lo dice, ce lo spiega, non si fida, ha paura che ci perdiamo la sua bella immagine.
è tutto così: isa pensa, isa prova.
dimmi cosa fa questa isa ed io - se tu sei brava - capirò cosa isa prova. questo è essere un romanziere, creare l'immagine, creare la storia, raccontare la storia, cosa che manca COMPLETAMENTE nel romanzo della tua amica.
(oh se vuoi editare poi fallo, ormai mi sono messa a rispondere qua, forse sarebbe stato meglio un pm)
beh non sarà autobiografico alla lettera, ma credo si sia nascosta davvero pochino.
l'ho già detto che il faro è un chiaro simbolo fallico? ah sì
lei aveva queste cose da dire e ce le dice. occhei. sono anche pensieri ed emozioni che hanno grazia, ma non ne fanno un romanzo.
un vero romanziere volendo parlarci di quelle emozioni avrebbe costruito una storia, dalla storia noi, leggendo avremmo capito.
certo non tutti, ed è questa la scommessa del romanziere, la tua amica ha paura che ciò che ha da dire non venga colto e quindi non fa altro che spiegarcelo, ce lo dice esplicitamente, questo non è un romanzo. è un diario.
ed è un peccato, perché l'idea c'è, il personaggio c'è e, cosa ancora più rara, ha anche le immagini dentro la storia, ed ogni volta che partorisce un'immagine, ecco che ce la deve spiegare.
il cranio massacrato del padre in cui il sangue si confonde con i petali dei gerani è un'immagine forte, per connotarla avrebbe dovuto usare gli aggettivi giusti a seconda di quello che vorrebbe comunicarci, i petali potrebbero essere la partecipazione della natura al dolore, ed ecco che si sarebbe dovuta soffermare a lungo sulla somiglianza tra il sangue e i petali.
oppure i petali sono semplicemente un cuscino che la natura dà, una vana speranza di ammorbidire quella caduta, è la scelta che fa lei, ma invece di parlarci della morbidezza dei petali, invece di accogliere i nostri capi su quel cuscino lei cosa fa? ce lo dice, ce lo spiega, non si fida, ha paura che ci perdiamo la sua bella immagine.
è tutto così: isa pensa, isa prova.
dimmi cosa fa questa isa ed io - se tu sei brava - capirò cosa isa prova. questo è essere un romanziere, creare l'immagine, creare la storia, raccontare la storia, cosa che manca COMPLETAMENTE nel romanzo della tua amica.
(oh se vuoi editare poi fallo, ormai mi sono messa a rispondere qua, forse sarebbe stato meglio un pm)
beh non sarà autobiografico alla lettera, ma credo si sia nascosta davvero pochino.
l'ho già detto che il faro è un chiaro simbolo fallico? ah sì