Mente e microchip, l'unione fa l'azione
di Silvia Turrin
Un microchip in grado di leggere i comandi provenienti dal pensiero darà più autonomia ai paraplegici.Muovere gli oggetti con la sola forza del pensiero. Non un’utopia, ma realtà. Non telecinesi, bensì neurotecnologia, basata sull’interfaccia cervello-computer. È proprio partendo da questa nuova frontiera della medicina che ricercatori del New England Sinai Hospital, centro ospedaliero del Massachusetts, hanno sviluppato un microchip capace di leggere i comandi provenienti dal pensiero. A sperimentarne per la prima volta l’efficacia è stato Matthew Nagle, giovane statunitense paralizzato completamente nei movimenti e costretto su di una sedie a rotelle dal 2001. I risultati fanno certamente ben sperare i paraplegici o comunque chi ha difficoltà motorie. Infatti, Nagle è ora in grado di spegnere e accendere gli interruttori della luce, muovere il cursore del mouse, comunicare attraverso la posta elettronica, disegnare e manovrare un braccio meccanico. E tutto questo grazie a un piccolissimo chip, chiamato BrainGate, costituito da un centinaio di elettrodi sottili inseriti nella regione del cervello che controlla i movimenti.
Le informazioni provenienti dai neuroni vengono raccolte dal minuscolo dispositivo e poi inviate a un apparecchio esterno, che a sua volta analizza i segnali per trasmetterli infine a un computer. In questo modo, gli impulsi motori del cervello si trasformano in gesti, altrimenti impossibili a causa del danno neurologico. Le ricerche legate all’uso di interfaccia computer-cervello stanno facendo passi in avanti e uno dei massimi specialisti nel campo è il Prof. John Donoghue, esperto di neuroscienze alla Brown University, artefice del cambiamento di vita di Matthew Nagle. Donoghue è fermamente intenzionato a migliorare questo tipo di applicazioni, trovando per esempio un’alternativa efficace all’impianto chirurgico del microchip nel cervello, organo come si sa estremamente delicato e ancora fondamentalmente poco conosciuto. La ricerca e le sperimentazioni, tra l’altro molto costose, proseguono, con l’obiettivo di permettere a tutte le persone impossibilitate nei movimenti di ritornare autonomi.
(15 aprile 2005)
di Silvia Turrin
Un microchip in grado di leggere i comandi provenienti dal pensiero darà più autonomia ai paraplegici.Muovere gli oggetti con la sola forza del pensiero. Non un’utopia, ma realtà. Non telecinesi, bensì neurotecnologia, basata sull’interfaccia cervello-computer. È proprio partendo da questa nuova frontiera della medicina che ricercatori del New England Sinai Hospital, centro ospedaliero del Massachusetts, hanno sviluppato un microchip capace di leggere i comandi provenienti dal pensiero. A sperimentarne per la prima volta l’efficacia è stato Matthew Nagle, giovane statunitense paralizzato completamente nei movimenti e costretto su di una sedie a rotelle dal 2001. I risultati fanno certamente ben sperare i paraplegici o comunque chi ha difficoltà motorie. Infatti, Nagle è ora in grado di spegnere e accendere gli interruttori della luce, muovere il cursore del mouse, comunicare attraverso la posta elettronica, disegnare e manovrare un braccio meccanico. E tutto questo grazie a un piccolissimo chip, chiamato BrainGate, costituito da un centinaio di elettrodi sottili inseriti nella regione del cervello che controlla i movimenti.
Le informazioni provenienti dai neuroni vengono raccolte dal minuscolo dispositivo e poi inviate a un apparecchio esterno, che a sua volta analizza i segnali per trasmetterli infine a un computer. In questo modo, gli impulsi motori del cervello si trasformano in gesti, altrimenti impossibili a causa del danno neurologico. Le ricerche legate all’uso di interfaccia computer-cervello stanno facendo passi in avanti e uno dei massimi specialisti nel campo è il Prof. John Donoghue, esperto di neuroscienze alla Brown University, artefice del cambiamento di vita di Matthew Nagle. Donoghue è fermamente intenzionato a migliorare questo tipo di applicazioni, trovando per esempio un’alternativa efficace all’impianto chirurgico del microchip nel cervello, organo come si sa estremamente delicato e ancora fondamentalmente poco conosciuto. La ricerca e le sperimentazioni, tra l’altro molto costose, proseguono, con l’obiettivo di permettere a tutte le persone impossibilitate nei movimenti di ritornare autonomi.
(15 aprile 2005)
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