Un numero di persone sempre maggiore si avvicina al fitness alla ricerca di una miglior condizione fisica sia in direzione della salute che di una migliore estetica.
Ricercare e mantenere una buona condizione generale quindi sono le motivazioni che spingono un intero esercito di persone a spingersi nei centri fitness, ma non sempre le stesse persone che vanno hanno chiaro come raggiungere questi obiettivi e sembra quasi che il cercare di raggiungere lo stato di forma prefissato non coinvolga il processo di dimagrimento.
Dimagrire quindi si sposa con l’attività fisica ma questo processo non inizia fino a che l’assunzione di cibo non viene tarata in funzione di questo processo in sinergia con i parametri di frequenza, tempo e il tipo di attività che si andrà a compiere.
Cosa brucia il nostro corpo? Grassi, proteine e carboidrati. Il nostro obiettivo è fare in modo che il maggior apporto energetico derivi dall’utilizzo degli acidi grassi, sia nel periodo dell’attività che dopo.
Cerchiamo però di capire il processo di utilizzo degli acidi grassi a scopo energetico.
Gli acidi grassi vengono utilizzati per produrre energia da strutture intracellulari chiamate mitocondri. Queste strutture cellulari sono di importanza basilare in quanto sono esse stesse che sono incaricate di produrre energia e senza di esse l’intero processo energetico si fermerebbe non sapendo il corpo come fare per trarre la stessa energia dalle sostanza nutritive ingerite.
Gli acidi grassi (ag) raggiungono il citosolo dal principio, una parte della cellula, da dove provvederanno poi ad entrare nel mitocondrio. Il passaggio viene presieduto e attuato dal complesso Carnitina Palmitoil Trasferasi o CPT (costituito da CPT I, acil-carnitina traslocasi, CPT II) che ha il compito fondamentale di questo trasporto affinché gli ag brucino nei tessuti muscolari o negli altri tessuti ( betaossidazione)
Ora quello che avviene è che il CPT I si trova all’esterno della membrana mitocondriale e catalizza il passaggio degli acili degli acidi grassi dall’acetil coenzima A ( CoA-SH) alla carnitina.
Si forma quindi dall’incontro tra acili degli ag e acetil coenzima l’acil-carnitina che viene trasportata all’interno dei mitocondrio dall'enzima acil-carnitina-traslocasi, dove la CPT II catalizza la reazione inversa, cedendo quindi i gruppi acili al coenzima A (CoA-SH).
In pratica si trosfarmano gli acidi grassi per essere trasportati nei mitocondri, per poi ri-cedere una parte di quello in cui sono stati trasformati per fare in modo che reazioni simili possano continuare.
Quindi come si può dedurre la CPT I è l’elemento fondamentale perché queste reazioni possano avvenire e quindi gli ag venire bruciati.
Ovviamente il risvolto della medaglia è che venga anche ad essere il fattore che limita lo stesso processo in sua assenza o diminuzione.Il fattore che maggiormente deprime questo processo è il malonil-CoA, sottoprodotto o prodotto di mezzo nella di conversione dei carboidrati in trigliceridi.
Come sappiamo l’insulina promuove l'ingresso nella cellula di alte quantità di glucosio che in parte (5-6%) vengono stoccate in forma di glicogeno, in parte utilizzate il resto trasformate in trigliceridi. Quest'ultimo meccanismo porta all'aumento di malonil CoA e di conseguenza limita il CPT I e il processo di utilizzo degli acidi grassi.
Ecco il motivo per cui viene indicato di svolgere attività fisica a digiuno per fare in modo che evnga limitato il più possibile il declino di CPT I.
In base a quanto notato quindi non sarebbe corretto assumere carboidrati sia nell’ora prima dell’esercizio ma nemmeno nell’ora successiva per fare in modo che l’organismo utilizzi al massimo gli acidi grassi mobilitati durante l’esercizio fisico.
Il mio consiglio quindi è evitare bevande iperglucidiche post allenamento ma usare invece bevande saline ipotoniche che contengano carboidrati a basso indice glicemico o anche gli MCT (acidi grassi a catena media),che hanno più del doppio del potere calorico e che possono diffondere energia di pronto utilizzo ( comportandosi come carboidrati) ma senza provocare quegli sbagli insulinici che determinano il blocco del CPT I.
Andrea Casagrande
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