I FATTORI CHE DETERMINANO LA QUALITA' DEGLI INTEGRATORI PROTEICI
La qualità degli integratori proteici, come ad esempio quelli in polvere, è strettamente correlata al profilo aminoacidico della proteina utilizzata e quindi ai valori di P.E.R., B.V. e N.P.U. Quindi la qualità di una polvere proteica è proporzionale alla presenza di proteine di valore e derivate da processi di lavorazione lunghi ed accurati, partendo da materie prime adeguate.
Volendo fare una classifica delle proteine migliori, occorre ricordare che fino a poco tempo fa quella dell'uovo era senza dubbio la prima; poi, recentemente, le lattoglobuline estratte dal siero del latte hanno segnato indici migliori, anche se di poco. Seguono poi, dopo le proteine dell'uovo, le proteine derivate sempre dal latte, come le lattoalbumine e le caseine, ed infine quelle derivate dalla soia e dal collagene.
Nella scelta di un integratore proteico, occorre quindi porre attenzione ai componenti di base da cui sono estratte le proteine presenti; infatti la soia e il collagene hanno costi bassissimi per il produttore, ma sono anche le proteine che hanno un profilo aminoacidico incompleto e quindi prese da sole sono di scarsa qualità.
Un integratore contenente queste proteine può diventare di qualità solo se le proteine della soia e del collagene sono combinate, in opportune proporzioni, con proteine più nobili come quelle dell'uovo e del latte.
Un altro fattore che determina la qualità di una proteina, e conseguentemente di un integratore che le contiene, è la lunghezza e accuratezza del processo di lavorazione. Infatti più la lavorazione per ottenere proteine è lunga e raffinata, più tendono a rimanere aminoacidi allo stato libero e più si tende ad ottenere una proteina delattosizzata, ovvero priva di lattosio nel caso della lavorazione del latte che, ricordiamo, può essere fonte di intolleranze.
Inoltre, col procedere del processo di lavorazione, si perde tutta la frazione dei grassi presenti e si ottiene un prodotto altamente digeribile.
L'ultrafiltrazione, lo scambio ionico e il contenuto di sodio
I due principali processi di lavorazione a cui è sottoposto il siero del latte, per ottenere proteine dalle caratteristiche sopra menzionate, sono l'ultrafiltrazione e lo scambio ionico.
L'ultrafiltrazione consiste nel fare passare il siero del latte, ad alta pressione, attraverso una serie di filtri con porosità sempre minore. Man mano che il siero passa attraverso i filtri, deposita su di essi molecole sempre più piccole, per cui alla fine della filtrazione rimangono le frazioni più nobili e più piccole, come ad esempio i dipeptidi.
Lo scambio ionico sfrutta invece la capacità di caricare elettrostaticamente, mediante ioni, le varie molecole proteiche, in modo selettivo. In questo modo si riescono a separare in modo differenziato le varie frazioni proteiche, facendo compiere al siero del latte un apposito percorso in cui le varie molecole sono attratte selettivamente.
Un parametro molto importante, da cui si desume la qualità di una polvere proteica derivata dal latte, è il contenuto di sodio. Il sodio è un sottoprodotto di un certo tipo di lavorazione delle proteine; quando supera i 200 mg per 100 g di prodotto, significa che tale lavorazione è stata di bassa qualità.
Le lattoglobuline di alta qualità sono a contenuto di sodio uguale o vicino allo zero. Siccome per legge non è obbligatorio dichiarare per un'azienda il contenuto di sodio, se questo è invece riportato significa che la serietà del produttore è certa.
La carica batterica
Un'altra considerazione sulla qualità di una proteina è quella sulla sua carica batterica. Quando il processo di lavorazione delle proteine non è perfetto ed è frutto di impianti non più moderni, si possono ottenere dei prodotti poco digeribili, che danno disturbi a livello gastrico perché inquinati da batteri.
Ovviamente le ditte produttrici più serie, dotate di impianti di produzione all'avanguardia, non solo garantiscono la reale composizione dell'integratore, ma anche l'assenza di inquinanti batterici.
La carica batterica non si verifica solo in sede di lavorazione del prodotto, ma anche in sede di conservazione. Ad esempio, quando si utilizzano prodotti confezionati in grossi quantitativi (come i barattoli di proteine da 2,5 kg o 5 kg), una volta aperti bisognerebbe mantenere il prodotto in sacchetti da mezzo chilo, da utilizzare di volta in volta, per fare in modo che questo venga a contatto con l'aria il meno possibile.
Il costo degli integratori proteici
Riguardo al costo degli integratori proteici, occorre sottolineare che i più grandi produttori mondiali di latte e dei relativi prodotti di derivazione sono l'Olanda, l'Argentina e la Nuova Zelanda; quindi le proteine derivano principalmente da questi paesi.
Poco importa quindi se i confezionatori sono in altri paesi; ad esempio, i migliori produttori mondiali di lattoglobuline (che richiedono una tecnologia sofisticata) sono in Olanda e in nuova Zelanda. Questo significa che a volte l'alto costo di certi integratori americani non è detto che corrisponda ad una qualità esclusiva, come è sbandierato in certe pubblicità. Questo può essere vero per altri integratori; nel caso delle proteine quelle europee sono sicuramente altrettanto valide, ma ad un costo nettamente inferiore.
Un'ultima considerazione generale. Il mercato degli integratori, dopo avere sbandierato la qualità delle proteine del siero come nettamente superiore a tutto quello che c'era di precedente sul mercato, fa marcia indietro: sono proteine molto rapide nell'assimilazione e quindi vanno opportunamente "tagliate" o in alcuni casi sostituite con le caseine o con quelle dell'uovo.
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Proteine del siero del latte
Sono le migliori proteine disponibili e hanno il più alto valore biologico (oltre ad avere un eccezionale profilo aminoacidico). La loro differenziazione maggiore è in base al contenuto proteico e di lattosio, in quanto la base di partenza è la stessa.
In base al processo di lavorazione si distinguono in
- del siero concentrate. Ottenute mediante microfiltrazione, hanno un costo molto contenuto e x questo vengono utlizzate nella maggior parte degli integratori proteici. Il contenuto di proteine è circa l’80% e grassi al 5%.
- del siero isolate a scambio ionico. Sono di elevata qualità (90% di proteine, grassi e lattosio inferiori al 1%) e di facile digeribilità. Ricche di sieroalbumina bovina e immunoglobuline, hanno però lo svantaggio di essere molto costose e per questo utilizzate solo nei prodotti specifici per atleti d’elitè.
- del siero isolate mediante microfiltrazione. Sono presenti due tipi: il primo tipo contiene circa il 90% di proteine e si differenzia da quelle a scambio ionico per la maggior presenta di beta-lattoglobulina (frazioni proteiche). Il tipo 2 ha un prezzo + conveniente e un contenuto proteico del 80%.
Proteine dell’uovo.
Hanno un valore biologico molto alto e numerosi studi hanno dimostrato che queste proteine hanno la capacità di rallentare lo svuotamento gastrico e quindi di abbassare l’indice glicemico degli alimenti contenenti carboidrati. Da questa proprietà si può anche dedurre che sono proteine adatte ad essere utilizzate nel pasto prima di coricarsi.
Proteine del latte.
Hanno un buon valore biologico e permettono un assorbimento graduale: la quota del siero del latte (circa 20%) viene digerita velocemente mentre il caseinato (80%) viene digerito in un tempo più prolungato.
Caseina.
Hanno un discreto valore biologico. Hanno un profilo aminoacidico inferiore alle proteine sopra indicate ma sono d'altra parte ricche di glutammina. La caseina tende ad assorbire acqua ed aumentare di volume, rendendola adatta specialmente nei pasti sostitutivi (x indurre un senso di sazietà). Viene digerita più lentamente rispetto alle altre proteine ed è quindi adatta se si desidera un assorbimento più graduale delle proteine.
Proteine della soia.
Hanno un sufficiente valore biologico e contengono isoflavoni (tra cui genisteina), che hanno effetti benefici sulla salute. Sono una buona alternativa alla proteine del latte ad un costo notevolmente inferiore.
Proteine del grano.
Hanno un basso valore biologico, ma resta un’interessante proteina per il contenuto di glutammica. Tuttavia il mancato bilanciamento degli aminoacidi ne sconsiglia l’uso come unica fonte di proteine.
Aminoacidi a legame peptidico.
I peptici sono ottenuti a partire dalle proteine mediante processo di idrolisi enzimatica (predigestione). I peptici a basso peso molecolare hanno il pregio di essere assorbiti molto più velocemente rispetto alle normali proteine, con il vantaggio che i muscoli avranno a disposizione più aminoacidi per la crescita anabolica ed il recupero.
INTEGRATORI PROTEICI
Articolo di Body80 e Naturalman
La qualità degli integratori proteici, come ad esempio quelli in polvere, è strettamente correlata al profilo aminoacidico della proteina utilizzata e quindi ai valori di P.E.R., B.V. e N.P.U. Quindi la qualità di una polvere proteica è proporzionale alla presenza di proteine di valore e derivate da processi di lavorazione lunghi ed accurati, partendo da materie prime adeguate.
Volendo fare una classifica delle proteine migliori, occorre ricordare che fino a poco tempo fa quella dell'uovo era senza dubbio la prima; poi, recentemente, le lattoglobuline estratte dal siero del latte hanno segnato indici migliori, anche se di poco. Seguono poi, dopo le proteine dell'uovo, le proteine derivate sempre dal latte, come le lattoalbumine e le caseine, ed infine quelle derivate dalla soia e dal collagene.
Nella scelta di un integratore proteico, occorre quindi porre attenzione ai componenti di base da cui sono estratte le proteine presenti; infatti la soia e il collagene hanno costi bassissimi per il produttore, ma sono anche le proteine che hanno un profilo aminoacidico incompleto e quindi prese da sole sono di scarsa qualità.
Un integratore contenente queste proteine può diventare di qualità solo se le proteine della soia e del collagene sono combinate, in opportune proporzioni, con proteine più nobili come quelle dell'uovo e del latte.
Un altro fattore che determina la qualità di una proteina, e conseguentemente di un integratore che le contiene, è la lunghezza e accuratezza del processo di lavorazione. Infatti più la lavorazione per ottenere proteine è lunga e raffinata, più tendono a rimanere aminoacidi allo stato libero e più si tende ad ottenere una proteina delattosizzata, ovvero priva di lattosio nel caso della lavorazione del latte che, ricordiamo, può essere fonte di intolleranze.
Inoltre, col procedere del processo di lavorazione, si perde tutta la frazione dei grassi presenti e si ottiene un prodotto altamente digeribile.
L'ultrafiltrazione, lo scambio ionico e il contenuto di sodio
I due principali processi di lavorazione a cui è sottoposto il siero del latte, per ottenere proteine dalle caratteristiche sopra menzionate, sono l'ultrafiltrazione e lo scambio ionico.
L'ultrafiltrazione consiste nel fare passare il siero del latte, ad alta pressione, attraverso una serie di filtri con porosità sempre minore. Man mano che il siero passa attraverso i filtri, deposita su di essi molecole sempre più piccole, per cui alla fine della filtrazione rimangono le frazioni più nobili e più piccole, come ad esempio i dipeptidi.
Lo scambio ionico sfrutta invece la capacità di caricare elettrostaticamente, mediante ioni, le varie molecole proteiche, in modo selettivo. In questo modo si riescono a separare in modo differenziato le varie frazioni proteiche, facendo compiere al siero del latte un apposito percorso in cui le varie molecole sono attratte selettivamente.
Un parametro molto importante, da cui si desume la qualità di una polvere proteica derivata dal latte, è il contenuto di sodio. Il sodio è un sottoprodotto di un certo tipo di lavorazione delle proteine; quando supera i 200 mg per 100 g di prodotto, significa che tale lavorazione è stata di bassa qualità.
Le lattoglobuline di alta qualità sono a contenuto di sodio uguale o vicino allo zero. Siccome per legge non è obbligatorio dichiarare per un'azienda il contenuto di sodio, se questo è invece riportato significa che la serietà del produttore è certa.
La carica batterica
Un'altra considerazione sulla qualità di una proteina è quella sulla sua carica batterica. Quando il processo di lavorazione delle proteine non è perfetto ed è frutto di impianti non più moderni, si possono ottenere dei prodotti poco digeribili, che danno disturbi a livello gastrico perché inquinati da batteri.
Ovviamente le ditte produttrici più serie, dotate di impianti di produzione all'avanguardia, non solo garantiscono la reale composizione dell'integratore, ma anche l'assenza di inquinanti batterici.
La carica batterica non si verifica solo in sede di lavorazione del prodotto, ma anche in sede di conservazione. Ad esempio, quando si utilizzano prodotti confezionati in grossi quantitativi (come i barattoli di proteine da 2,5 kg o 5 kg), una volta aperti bisognerebbe mantenere il prodotto in sacchetti da mezzo chilo, da utilizzare di volta in volta, per fare in modo che questo venga a contatto con l'aria il meno possibile.
Il costo degli integratori proteici
Riguardo al costo degli integratori proteici, occorre sottolineare che i più grandi produttori mondiali di latte e dei relativi prodotti di derivazione sono l'Olanda, l'Argentina e la Nuova Zelanda; quindi le proteine derivano principalmente da questi paesi.
Poco importa quindi se i confezionatori sono in altri paesi; ad esempio, i migliori produttori mondiali di lattoglobuline (che richiedono una tecnologia sofisticata) sono in Olanda e in nuova Zelanda. Questo significa che a volte l'alto costo di certi integratori americani non è detto che corrisponda ad una qualità esclusiva, come è sbandierato in certe pubblicità. Questo può essere vero per altri integratori; nel caso delle proteine quelle europee sono sicuramente altrettanto valide, ma ad un costo nettamente inferiore.
Un'ultima considerazione generale. Il mercato degli integratori, dopo avere sbandierato la qualità delle proteine del siero come nettamente superiore a tutto quello che c'era di precedente sul mercato, fa marcia indietro: sono proteine molto rapide nell'assimilazione e quindi vanno opportunamente "tagliate" o in alcuni casi sostituite con le caseine o con quelle dell'uovo.
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Proteine del siero del latte
Sono le migliori proteine disponibili e hanno il più alto valore biologico (oltre ad avere un eccezionale profilo aminoacidico). La loro differenziazione maggiore è in base al contenuto proteico e di lattosio, in quanto la base di partenza è la stessa.
In base al processo di lavorazione si distinguono in
- del siero concentrate. Ottenute mediante microfiltrazione, hanno un costo molto contenuto e x questo vengono utlizzate nella maggior parte degli integratori proteici. Il contenuto di proteine è circa l’80% e grassi al 5%.
- del siero isolate a scambio ionico. Sono di elevata qualità (90% di proteine, grassi e lattosio inferiori al 1%) e di facile digeribilità. Ricche di sieroalbumina bovina e immunoglobuline, hanno però lo svantaggio di essere molto costose e per questo utilizzate solo nei prodotti specifici per atleti d’elitè.
- del siero isolate mediante microfiltrazione. Sono presenti due tipi: il primo tipo contiene circa il 90% di proteine e si differenzia da quelle a scambio ionico per la maggior presenta di beta-lattoglobulina (frazioni proteiche). Il tipo 2 ha un prezzo + conveniente e un contenuto proteico del 80%.
Proteine dell’uovo.
Hanno un valore biologico molto alto e numerosi studi hanno dimostrato che queste proteine hanno la capacità di rallentare lo svuotamento gastrico e quindi di abbassare l’indice glicemico degli alimenti contenenti carboidrati. Da questa proprietà si può anche dedurre che sono proteine adatte ad essere utilizzate nel pasto prima di coricarsi.
Proteine del latte.
Hanno un buon valore biologico e permettono un assorbimento graduale: la quota del siero del latte (circa 20%) viene digerita velocemente mentre il caseinato (80%) viene digerito in un tempo più prolungato.
Caseina.
Hanno un discreto valore biologico. Hanno un profilo aminoacidico inferiore alle proteine sopra indicate ma sono d'altra parte ricche di glutammina. La caseina tende ad assorbire acqua ed aumentare di volume, rendendola adatta specialmente nei pasti sostitutivi (x indurre un senso di sazietà). Viene digerita più lentamente rispetto alle altre proteine ed è quindi adatta se si desidera un assorbimento più graduale delle proteine.
Proteine della soia.
Hanno un sufficiente valore biologico e contengono isoflavoni (tra cui genisteina), che hanno effetti benefici sulla salute. Sono una buona alternativa alla proteine del latte ad un costo notevolmente inferiore.
Proteine del grano.
Hanno un basso valore biologico, ma resta un’interessante proteina per il contenuto di glutammica. Tuttavia il mancato bilanciamento degli aminoacidi ne sconsiglia l’uso come unica fonte di proteine.
Aminoacidi a legame peptidico.
I peptici sono ottenuti a partire dalle proteine mediante processo di idrolisi enzimatica (predigestione). I peptici a basso peso molecolare hanno il pregio di essere assorbiti molto più velocemente rispetto alle normali proteine, con il vantaggio che i muscoli avranno a disposizione più aminoacidi per la crescita anabolica ed il recupero.
INTEGRATORI PROTEICI
Articolo di Body80 e Naturalman
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