Bodybuilding ipocalorico (seconda parte)

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    Bodybuilding ipocalorico (seconda parte)

    La seconda classe di dolcificanti analizzata in quest'articolo è quella dei dolcificanti di sintesi, aventi potere edulcorante di gran lunga maggiore rispetto a quello del saccarosio. Vengono anche definiti dolcificanti intensivi.

    Aspartame (E-142): L'aspartame è un dolcificante di sintesi scoperto nel 1965 quando James Schlatter stava sperimentando un farmaco anti-ulcera. Si ottiene chimicamente dalla combinazione di due aminoacidi presenti nei comuni alimenti, l'acido aspartico e la fenilalanina. Tali aminoacidi vengono poi ulteriormente combinati con metanolo, per dare il prodotto finito.Dal punto di vista organolettico, presenta caratteristiche pressoché analoghe allo zucchero, ma il suo potere edulcorante è 200 volte maggiore rispetto a questo. L'aspartame essendo una piccola proteina, nata dalla combinazione di tali aminoacidi presenta modesto apporto calorico, che sarebbe l'apporto calorico delle proteine, ossia 4 kcal per grammo di prodotto. Oggi il suo uso è esteso ad una classe molto estesa di alimenti quali edulcoranti da tavola e le bevande analcoliche light consumate abitualmente dal bodybuilder per sopperire alla sua carenza di “dolce”. L'aspartame è largamente usato anche dai diabetici, in quanto presenta comportamento metabolico differente rispetto allo zucchero e quindi non genera risposta insulinica alcuna, ed anche da chi vuol dimagrire, in quanto il notevole potere dolcificante di questo costituisce un vantaggio per chi non vuol rinunciare al sapore dolce e al tempo stesso vuole ridurre il suo apporto calorico giornaliero. Infatti molto spesso in alcuni di noi la riduzione del sapore dolce può creare eccessive frustrazioni, che minano la riuscita della dieta in sé. L'aspartame però non è esente da problemi di tossicità. La tossicità legata ad alte dosi di aspartame è stata accertata, per cui per tale edulcorante fu stilata una DGA, che in Italia è fissata in 10 mg/kg di peso corporeo, mentre per la FDA è stabilita in 40 mg/ kg di peso corporeo.
    La tossicità dell'aspartame è soprattutto legata al metanolo che viene usato per sintetizzare l'edulcorante. Il metanolo è una sostanza comunque presente nell'organismo in minime concentrazioni, ma ad alte concentrazioni risulta potenzialmente molto tossico per i tessuti. Si ricordi che il metanolo infatti causò la morte e la cecità di alcuni consumatori di vino qualche anno fa. <TT>Il metanolo, derivato dall'aspartame, viene liberato nell'intestino tenue quando il gruppo metilico dell'aspartame incontra l'enzima chimotripsina (Stegink 1984, pagina 143). Il metanolo libero comincia a formarsi quando un qualsiasi prodotto liquido che contiene aspartame viene portato ad una temperatura superiore ai 30° C e questo avviene naturalmente anche all'interno del corpo umano.
    Il metanolo viene quindi convertito in formaldeide. La formaldeide dà luogo alla formazione di acido formico, il veleno delle formiche. L' acido formico è tossico e viene usato come attivatore degli sverniciatori per i rivestimenti all'uretano ed a resina epossidica.
    </TT>Una valutazione dell'EPA (Environmental Protection Agency) dichiara infatti che il metanolo è un veleno ad accumulo grazie al bassissimo tasso di escrezione una volta assorbito. L'aspartame deve quindi essere assunto con moderazione da tutti quei soggetti che tendono a fare un uso smodato di questo, soprattutto attraverso le bevande ipocaloriche. L'uso dell'aspartame è inoltre proibito a quel 2 % della popolazione che soffre di una patologia, nota sotto il nome di fenilchetonuria, che viene diagnosticata alla nascita, mediante screening su tutti i neonati.La fenilchetonuria è una patologia nella quale si osserva la presenza di acido fenil-piruvico nelle urine. Tale presenza è dovuta ad un'alterazione metabolica dovuta al deficit di un enzima, la fenilalanina ossidasi, l'enzima preposto alla conversione della fenilalanina in tirosina. Tale difetto provoca quindi l'accumulo di fenilalanina e suoi metaboliti nei fluidi corporei. Ne risultano ritardo mentale (oligofrenia fenilpiruvica), varie manifestazioni neurologiche (fra cui ipercinesia, epilessia, microcefalia), pigmentazione chiara (con capelli biondi ed occhi celesti), eczema e sgradevole odore di sudore ad urine di topo.

    Acesulfame K (E-950): Anche l'acesulfame K è un dolcificante intensivo di sintesi scoperto nel 1967, che presenta potere dolcificante 200 volte maggiore rispetto a quello dello zucchero. L'acesulfame è chimicamente differente dall'aspartame, non è un aminoacido per cui ha contenuto calorico nullo. La lettera K, indica ovviamente la presenza di potassio. E' inoltre una molecola più stabile alle alte temperature rispetto l'aspartame e quindi non subisce alterazioni, per cui il suo uso può essere esteso alla preparazione di dolci low carb e di cibi destinati alla cottura. L'acesulfame fu approvato dall'FDA nel 1988, con un'assunzione consigliata non superiore ai 15 mg/kg di peso corporeo, mentre la DGA italiana stabilisce un assunzione non superiore ai 9 mg/kg di peso corporeo. L'acesulfame K trova impiego come edulcorante in gomme e caramelle senza zucchero e bevande analcoliche senza zucchero, tutti prodotti questi largamente consumati da noi bodybuilder. Può essere inoltre assunto senza problemi dai diabetici, in quanto non determina risposta insulinica e, non metabolizzato dal corpo, viene escreto nelle urine immodificato. Solitamente l'acesulfame viene usato non da solo, ma in miscela sia con dolcificanti nutritivi, che non nutritivi.

    Ciclammato (E-952): Il ciclammato, dal punto di vista chimico è il sale sodico o calcico dell'acido cicloesilsulfamidico, e trova impego da oltre trent'anni come edulcorante in bevande ipocaloriche, edulcoranti da tavola, e marmellate senza zucchero. Ha un potere dolcificante 50 volte superiore rispetto al saccarosio, ma poiché lascia un retrogusto amaro, normalmente è associato alla saccarina. E' una sostanza acariogena e stabile alle alte temperature, il che ne permette l'uso in cibi che verranno successivamente sottoposti a cottura. Può essere assunta tranquillamente dai diabetici, in quanto è una sostanza insulino-indipendente che viene eliminata principalmente dal rene e in misura minore dall'intestino. Una parte, circa il 30 % viene metabolizzata in cicloesammina, metabolita che ha dimostrato di provocare cancro nella vescica nei ratti. Per tale motivo l'FDA americana ne ha probito l'uso nel 1987. Vennero però fatti studi successivi, che dimostrarono che tale carcinogeneità è specifica solamente per il ratto, in quanto questa specie animale metabolizza il ciclammato in maniera differente rispetto all'uomo. La FAO, dopo aver preso visione di tali studio, ha raccomandato di non superarne una dose giornaliera pari a 11 mg/kg di peso corporeo, per cui la DGA del ciclammato anche in Italia è stabilita in 11 mg/kg di peso corporeo. Oggi i ciclammati sono utilizzati in più di 50 paesi nel mondo, ma Stati Uniti e Gran Bretagna hanno comunque deciso di adottare un principio di massima precauzione vietandone ancora oggi l'uso.

    Saccarina (E-954): la saccarina, chimicamente nota sotto il nome di benzoilsolfonimmide ed è stato il primo edulcorante intensivo di sintesi. Venne scoperta per caso nel 1879 e introdotta sul mercato nel 1885. E' l'edulcorante che presenta il potere dolcificante più alto di tutti gli edulcoranti precedentemente presi in esame, in quanto questo è da 300 a 500 volte superiore a quello dello zucchero. Basti pensare infatti che per avere lo stesso potere dolcificante di un cucchiaino di zucchero (6 gr di prodotto circa), basterebbero solo 0.02 gr di saccarina. Leggermente solubile in acqua, si usa come dolcificante in sciroppi, cibi e bevande ipocaloriche e può essere utilizzata senza problema alcuno dai diabetici in quanto sostanza che non determina risposta insulinica.
    La saccarina è termoresistente, anche se il calore ne altera il sapore. Per ovviare a questo inconveniente viene spesso associata ad altri edulcoranti, soprattutto ciclammati. Per quanto riguarda la tossicità, la saccarina fu in passato demonizzata poichè era ritenuta cancerogena, in quanto sospettata di innescare tumori alla vescica.In realtà la carcinogeneità si instaurava con dosi elevatissime di prodotto, il cui raggiungimento è impensabile in qualsiasi regime alimentare che ne preveda l'uso. Nel 2000 gli Stati Uniti, che ne bandirono l'uso nel 1977, decisero quindi di ritirarla dalla “lista nera”. Oggi ne è approvato l'uso in più di 100 paesi, anche se dal 1981 la saccarina è classificata come “potenziale” cancerogeno umano. Studi sui grossi consumatori, anche diabetici, non supportano un'associazione tra saccarina e cancro, ma sottogruppi di persone, quali fumatori, potrebbero presentare un aumento del rischio.
    In Italia la DGA della saccarina è fissata in 2.5 mg/kg di peso corporeo, mentre la FAO ha optato invece per DGA più elevate, fino a 5 mg/kg di peso corporeo.
    Sucralosio (E-955): Il suo nome chimico è triclorogalactosaccarosio ed ha potere dolcificante 600 volte superiore del saccarosio. Il sucralosio non fornisce energia, non è ben assorbito ed è escreto nelle urine essenzialmente immodificato. Presenta un comportamento metabolico completamente diverso del saccarosio, il che ne estende l'uso anche ai diabetici.
    E' una molecola stabile al calore durante la cottura, per cui può essere usato per dolcificare cibi destinati a cottura. Oggi viene impiegato in alcuni dessert, integratori, dolciumi e bevande non alcoliche. Fu approvato nell'aprile del 1988 dalla FDA americana, che nel 1990 fissò una dose massima consigliata di 15 mg/ kg di peso corporeo, al seguito di una revisione di più di 110 studi negli esseri umani che dimostravano la sua innocuità in termini di rischi cancerogeni, riproduttivi o neurologici agli esseri umani.
    L'uso di dolcificanti artificiali può costituire un notevole vantaggio per noi bodybuilder, ovviamente con le dovute precauzioni d'uso. Vi ricordo infatti che son pur sempre prodotti di sintesi per nulla innocui se assunti in dosi elevate. Non mi resta che concludere quindi, rimandandovi ad un famoso detto latino: “ In medio stat virtus” ossia, la virtù sta nel mezzo. Sono consapevole che la mediocrità non si addice al nostro sport, ma mediocrità non sempre significa accontentarsi di ciò che abbiamo e dei nostri progressi nell'ambito del nostro sport, ma vuol'essere in questo caso un invito alla massima prudenza.

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