Uno studio pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences" ha identificato la molecola che si lega a un recettore nel cervello noto per regolare la pressione del sangue e il rilascio di insulina. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che questa molecola agisce come un neurotrasmettitore, ovvero trasporta messaggi da una regione del cervello all'altra.
"Sapevamo già da tempo - spiega George Prell della Mount Sinai School of Medicine, primo autore dello studio - che quando un particolare recettore nel cervello viene iperstimolato, i vasi sanguigni si restringono e la pressione del sangue cresce. Quello che ignoravamo era quale molecola si legasse a questo recettore per innescare la reazione. Ora che abbiamo identificato questa sostanza, possiamo cominciare a studiare un modo per interrompere la sua azione. Abbiamo anche scoperto che un accumulo eccessivo di questa molecola nel pancreas impedisce il rilascio di insulina, e dunque è possibile che possa trattarsi del legame, da tempo cercato, fra questi due disturbi".
Gli scienziati hanno scoperto che la molecola, imidazol-4-acido acetico-ribotide, si lega a recettori diffusi in tutto il cervello ma soprattutto nelle aree importanti per la regolazione della pressione sanguigna. Quando la molecola si lega al recettore, la pressione sanguigna cresce. Se invece è presente un antagonista (un'altra molecola che blocca l'azione della prima), gli effetti risultano inibiti.
"Sapevamo già da tempo - spiega George Prell della Mount Sinai School of Medicine, primo autore dello studio - che quando un particolare recettore nel cervello viene iperstimolato, i vasi sanguigni si restringono e la pressione del sangue cresce. Quello che ignoravamo era quale molecola si legasse a questo recettore per innescare la reazione. Ora che abbiamo identificato questa sostanza, possiamo cominciare a studiare un modo per interrompere la sua azione. Abbiamo anche scoperto che un accumulo eccessivo di questa molecola nel pancreas impedisce il rilascio di insulina, e dunque è possibile che possa trattarsi del legame, da tempo cercato, fra questi due disturbi".
Gli scienziati hanno scoperto che la molecola, imidazol-4-acido acetico-ribotide, si lega a recettori diffusi in tutto il cervello ma soprattutto nelle aree importanti per la regolazione della pressione sanguigna. Quando la molecola si lega al recettore, la pressione sanguigna cresce. Se invece è presente un antagonista (un'altra molecola che blocca l'azione della prima), gli effetti risultano inibiti.
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