BORGOMANERO. «Poi Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero». Daniele 2, 17. In un paese fra il Ticino e la Sesia e boschi di robinie e castagni, è scomparso un testimone di Geova, Emo Piccioni, 58 anni, ed altri hanno rischiato di sparire come lui convocati ad appuntamenti che non c'erano e altri ancora sono stati minacciati. Tutto questo, però, non ha un reato, non ha un volto, non ha una prova, non ha niente se non il suo mistero. Può darsi che sia come dice Palmiro Bruscaglin, 60 anni, da Biella, uno di quelli che è stato convocato allo stesso appuntamento di Emo Piccioni, che sta tutto scritto nella Bibbia, che l'ha detto Gesù Cristo. Può darsi che ci siano altri misteri più terrigni, può darsi che l'uomo cerchi nel cielo risposte che non esistono. «Sia benedetto il nome di Dio. Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li innalza. Svela cose profonde e occulte, e sa quel che è celato nelle tenebre». Daniele 2, 20-22. Ma perché i testimoni di Geova? E perché prima a Biella e poi a Borgomanero, e perché conoscono i nomi e i numeri di telefono e le abitudini di tutti quelli che chiamano? All'inizio, racconta Marco Piccioni, neppure loro ci credevano tanto e quando sparì papà andarono a cercare in banca i suoi conti e spulciarono fra le sue carte per trovare qualcosa.
Non trovarono niente. Cominciarono a convincersi che poteva davvero essere una persecuzione, perché poi vennero a sapere che altri testimoni di Geova erano stati minacciati, e altri avevano rischiato di scomparire nello stesso modo del babbo e alla fine pure il fratello Fausto, che è l'unico laico della famiglia, l'unico che non va in giro con la Bibbia a recitare salmi e a puntare il dito, pure lui ha finito per crederci: «C'entra la religione. E' un mistero religioso». I carabinieri dicono che stanno indagando. Per ora non hanno trovato niente. Emo Piccioni l'hanno cercato per tre giorni e tre notti, dopo il 31 ottobre. Hanno scandagliato il fiume, setacciato i boschi, vigili del fuoco e protezione civile.
C'era la sua Punto nel parcheggio delle Poste di Prato Sesia, un paesino. Una volta hanno trovato solo un biglietto sul parabrezza di una macchina di un altro testimone di Geova: «Morirete tutti», una cosa così. Libro primo, salmo dieci: «Perché, Signore, stai lontano, nel tempo dell'angoscia ti nascondi?». Per ora c'è soltanto una storia da raccontare, senza risposte. Tutto è cominciato qui, in questa villetta gialla con la guazza sul prato e i cespugli di mortella, e un piccolo porticato che guarda la statale sepolta di macchine, davanti alla scritta «Sala del Regno dei Testimoni di Geova». Adesso c'è un gran silenzio, una vecchia Panda nel cortile e le persiane verdi sono chiuse. Il 31 ottobre c'era un mucchio di gente ed è l'ultima volta che hanno visto Emo Piccioni, testimone di Geova dal 1973, «quando s'è convinto che l'unica vera fede è quella», come dice il fratello Fausto, la tuta sporca di grasso e le mani nere di lavoro. «Non so perché».
Emo era andato lì con la moglie Enza Gentina, perché doveva tenere una conferenza nella Sala del Regno di Borgomanero. A un certo punto suona il telefono. Chiedono di lui. Va a rispondere. Qualcuno che sapeva che lui era lì. E' la prima domanda senza risposta. Una voce gli dice: «Ho trovato il documento di un vostro confratello che è lontano e non può ritirarlo. Mi ha fatto il tuo nome, mi ha detto di darlo a te». Gli dà un appuntamento dietro alle Poste di Prato Sesia, lì vicino. Ma Emo non può, deve tenere la conferenza, e manda degli altri. Questi partono, vanno e tornano. Non abbiamo visto nessuno, gli dicono. Lui allora finisce di parlare e poi decide di andarci. Non è più tornato indietro.
Il giorno dopo cominciano a cercarlo. C'è la sua Punto nella piazza: tutto in ordine, non manca niente. Il posto non è molto illuminato e da lì parte una stradina che si può prestare a un imboscata. Racconta il figlio Marco che all'inizio cercano qualcosa che possa giustificare un suicidio. Niente. E' sparito con 20 euro in tasca, troppo pochi per scappare. La moglie Enza assicura che erano ancora innamoratissimi e che altre storie non esistevano. Tutti testimoni di Geova in famiglia, a parte Fausto, il fratello di Emo. Poi succedono altri fatti strani. A Borgosesia, un altro testimone di Geova viene chiamato con la stessa telefonata che aveva ricevuto Piccioni, ho trovato questo documento, mi ha fatto il tuo nome, vieni a prenderlo. Questa volta l'appuntamento è in una discarica abbandonata. Lui ha paura e non ci va da solo. Non vedono nessuno.
Però, qualche giorno dopo spunta quel biglietto, «Morirete tutti», sulla macchina di un altro confratello. La notizia arriva in televisione, e salta fuori Palmiro Bruscaglin, da Biella, 60 anni, testimone di Geova anche lui. Racconta che un anno fa, nel 2004, ricevette la stessa telefonata, appuntamento vicino a un castello. Ci andò in compagnia e non vide nessuno: «Ma se ero da solo, capitava come a Piccioni». Lui, il Palmiro, ricorda la Bibbia, che sta scritto lì: «Cristo ha detto: come perseguiteranno me, perseguiteranno anche voi». Vorremmo dirgli che non sapevamo che si riferisse ai testimoni di Geova. «E' dura essere dei veri cristiani oggi», dice. Già. A 20 km da Borgomanero, c'è Gallarate con le sue sette di satanisti. Forse c'entrano qualcosa? «Ah, caro mio. E' un mistero». Il tipo di fronte a me fa come quegli avvocati nelle arringhe, che leggendo fingono di perdere il segno e poi riprendono. Non importa. Cita a memoria. Genesi nove, versetto sei: «Colui che spargerà sangue dell'uomo, dall'uomo vedrà spargere il proprio sangue».
questo fatto è successo nella mia città adesso il figlio è stato dissociato dalla setta perchè i tdg volevano negargli di leggere le email che mandavano i possibili testimoni,
Non trovarono niente. Cominciarono a convincersi che poteva davvero essere una persecuzione, perché poi vennero a sapere che altri testimoni di Geova erano stati minacciati, e altri avevano rischiato di scomparire nello stesso modo del babbo e alla fine pure il fratello Fausto, che è l'unico laico della famiglia, l'unico che non va in giro con la Bibbia a recitare salmi e a puntare il dito, pure lui ha finito per crederci: «C'entra la religione. E' un mistero religioso». I carabinieri dicono che stanno indagando. Per ora non hanno trovato niente. Emo Piccioni l'hanno cercato per tre giorni e tre notti, dopo il 31 ottobre. Hanno scandagliato il fiume, setacciato i boschi, vigili del fuoco e protezione civile.
C'era la sua Punto nel parcheggio delle Poste di Prato Sesia, un paesino. Una volta hanno trovato solo un biglietto sul parabrezza di una macchina di un altro testimone di Geova: «Morirete tutti», una cosa così. Libro primo, salmo dieci: «Perché, Signore, stai lontano, nel tempo dell'angoscia ti nascondi?». Per ora c'è soltanto una storia da raccontare, senza risposte. Tutto è cominciato qui, in questa villetta gialla con la guazza sul prato e i cespugli di mortella, e un piccolo porticato che guarda la statale sepolta di macchine, davanti alla scritta «Sala del Regno dei Testimoni di Geova». Adesso c'è un gran silenzio, una vecchia Panda nel cortile e le persiane verdi sono chiuse. Il 31 ottobre c'era un mucchio di gente ed è l'ultima volta che hanno visto Emo Piccioni, testimone di Geova dal 1973, «quando s'è convinto che l'unica vera fede è quella», come dice il fratello Fausto, la tuta sporca di grasso e le mani nere di lavoro. «Non so perché».
Emo era andato lì con la moglie Enza Gentina, perché doveva tenere una conferenza nella Sala del Regno di Borgomanero. A un certo punto suona il telefono. Chiedono di lui. Va a rispondere. Qualcuno che sapeva che lui era lì. E' la prima domanda senza risposta. Una voce gli dice: «Ho trovato il documento di un vostro confratello che è lontano e non può ritirarlo. Mi ha fatto il tuo nome, mi ha detto di darlo a te». Gli dà un appuntamento dietro alle Poste di Prato Sesia, lì vicino. Ma Emo non può, deve tenere la conferenza, e manda degli altri. Questi partono, vanno e tornano. Non abbiamo visto nessuno, gli dicono. Lui allora finisce di parlare e poi decide di andarci. Non è più tornato indietro.
Il giorno dopo cominciano a cercarlo. C'è la sua Punto nella piazza: tutto in ordine, non manca niente. Il posto non è molto illuminato e da lì parte una stradina che si può prestare a un imboscata. Racconta il figlio Marco che all'inizio cercano qualcosa che possa giustificare un suicidio. Niente. E' sparito con 20 euro in tasca, troppo pochi per scappare. La moglie Enza assicura che erano ancora innamoratissimi e che altre storie non esistevano. Tutti testimoni di Geova in famiglia, a parte Fausto, il fratello di Emo. Poi succedono altri fatti strani. A Borgosesia, un altro testimone di Geova viene chiamato con la stessa telefonata che aveva ricevuto Piccioni, ho trovato questo documento, mi ha fatto il tuo nome, vieni a prenderlo. Questa volta l'appuntamento è in una discarica abbandonata. Lui ha paura e non ci va da solo. Non vedono nessuno.
Però, qualche giorno dopo spunta quel biglietto, «Morirete tutti», sulla macchina di un altro confratello. La notizia arriva in televisione, e salta fuori Palmiro Bruscaglin, da Biella, 60 anni, testimone di Geova anche lui. Racconta che un anno fa, nel 2004, ricevette la stessa telefonata, appuntamento vicino a un castello. Ci andò in compagnia e non vide nessuno: «Ma se ero da solo, capitava come a Piccioni». Lui, il Palmiro, ricorda la Bibbia, che sta scritto lì: «Cristo ha detto: come perseguiteranno me, perseguiteranno anche voi». Vorremmo dirgli che non sapevamo che si riferisse ai testimoni di Geova. «E' dura essere dei veri cristiani oggi», dice. Già. A 20 km da Borgomanero, c'è Gallarate con le sue sette di satanisti. Forse c'entrano qualcosa? «Ah, caro mio. E' un mistero». Il tipo di fronte a me fa come quegli avvocati nelle arringhe, che leggendo fingono di perdere il segno e poi riprendono. Non importa. Cita a memoria. Genesi nove, versetto sei: «Colui che spargerà sangue dell'uomo, dall'uomo vedrà spargere il proprio sangue».
questo fatto è successo nella mia città adesso il figlio è stato dissociato dalla setta perchè i tdg volevano negargli di leggere le email che mandavano i possibili testimoni,
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