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la legittimazione della cattiveria

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    la legittimazione della cattiveria

    Molti si chiedono perchè il nostro mondo sta andando alla malora.
    Siamo schietti. A dispetto di tutti gli ottimismi di maniera, a dispetto dei grandi film che spacciano la diffusione dell'ottimismo come fossero coriandoli, a dispetto di quanto diceva il pur grande Benigni, la vita non è bella.
    Viviamo in un mondo dove i più ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri diventano sempre più poveri ma quello che appare più incredibile è l'aura di infelicità che caratterizza gli uni e gli altri.
    L'euforia del possesso, del potere, del sesso senza amore, dura un attimo, il tempo di un orgasmo, il tempo di sentirsi in alto rispetto al mondo. Poi torna la solitudine, la tristezza e l'infelicità e non è un caso se i vincenti della società, i ricchi, i Lapo Elkann e la sua famiglia gloriosa ma tremendamente disgraziata, gli Onassis, i Kennedy, i principi di Monaco e quelli del Galles, non hanno fatto altro che soffrire nella loro vita.
    Vittorio Gassman, bello, ricco, talentuoso e famoso, morì immerso nella depressione.
    In parole povere, godere dell'euforia dell'attimo di piacere e ritrovarsi poi nel totale vuoto di un'esistenza strana e indefinibile, proprio perchè non c'è verso di afferrare il senso di certe cose.
    Allargandoci oltre e andando aldilà delle considerazioni sull'io individuale, vediamo uno scenario mondiale completamente travolto dagli odi razziali, religiosi e da guerre pericolose. Oriente contro Occidente o forse il contrario, o forse tante altre cose che noi non sappiamo o che sappiamo e abbiamo paura di riconoscere.
    L'inquinamento, i disastri naturali che poi si scopre non sono così naturali, le disastrose conseguenze dello sviluppo senza remore, tutto questo ed altro contribuiscono a rendere questo mondo, il mio, il nostro, il vostro mondo, un mondo disastroso e sulla strada della sua distruzione.
    Questo per ciò che concerne gli aspetti geopolitici, storici.
    Poi ci sono gli aspetti sociali: viviamo in un'epoca in cui i rapporti sentimentali sono dominati dall'interesse, non necessariamente danaroso ma anche sociale. Citando Povia, buttiamo via storie e grandi amori e una persona per il particolare.
    Una persona può svegliarsi la mattina e scoprire di non volere più la persona che ha amato per due anni e mezzo. Si dirà che era un percorso che durava chissà da quando, ma in realtà durava davvero da poco.
    E quella felicità, fatta di una persona che con sorriso solare per due anni e mezzo ti ha detto di amarti, può finire in un attimo.
    Come è accaduto stamattina.
    Io non l'ho mai amata smisuratamente e sono stato segretamente bastardo con lei: l'ho tradita più volte, in alcune circostanze ho anche vissuto storie parallele a sua insaputa (e sono certo che non lo sapeva).
    Ho vissuto nella più totale mancanza di rispetto nei suoi confronti dietro le sue spalle, ma riuscendo a fingere e forse magari lo era pure, un grandissimo amore per lei davanti.
    Tanto che lei era felice, mi credeva e mi crede una persona onesta, uno che l'ha amata dal profondo del suo cuore, sempre. Ho fatto di tutto per lei, le ho dato e fatto tutto ciò che potesse farla felice, tenendola lontana con grande accortezza dalla mia doppia vita, fatta di incontri clandestini con donne che usavo solo per colmare le lacune che caratterizzavano la mia interiorità.
    Molti sicuramente scatteranno e mi accuseranno di disonestà, e avranno ragione. Qualcun altro dirà che qualche sua persona cara residente nell'Aldilà, o Dio stesso, ha voluto portarla via da una persona cattiva come me. Ma non regge: ci sarebbe da chiedersi allora perchè questa persona cattiva l'abbiano voluta vicino a lei per due anni e mezzo, nel corso dei quali io, dal primo all'ultimo momento, sono stato disonesto con lei.
    Ma alla luce di quello che è successo, conviene davvero l'onestà? Questo nessuno può dirlo. Ho sempre pensato che i valori dell'onestà, del rispetto delle regole, del far capire a chi non le rispetta l'importanza anche pratica del rispettarle (e questo nell'amore, nella politica, nell'economia, nei rapporti sociali in generale, a scuola, all'università), fossero fondamentali.
    Ma nella mente di molte persone c'è la convinzione di voler vivere la vita per l'effimero, alla ricerca del piacere, a costo di tutto, del rispetto delle regole.
    Per questi due anni, in una persona come me, che ha peccato di tante cose ma poi si chiedeva perchè lo faceva, hanno albergato due anime. L'animo disonesto che continuava ad inseguire il piacere, e l'animo onesto, che auspicava una fine di tutto questo e il definitivo abbandono tra le braccia di lei, una donna che con il sorriso sulle labbra,con la massima dolcezza, dice che io sono stato meraviglioso ma che le cose possono finire. Che io non ho fatto nulla, ma che lei si rende conto di essere cambiata. Che ha apprezzato la mia fedeltà (LOL), il mio folle amore (ROTFL), la mia dolcezza, la mia serietà, la mia passione, il mio essere attraente, ma si rende conto di essere cambiata e di essere in crisi.
    Tradotto: se fossi stato onesto con lei, io avrei perso due anni e mezzo della mia vita, a credere in certi valori che poi però vengono messi in discussione in pochi giorni.
    L'onestà non mi sarebbe convenuta, dunque. Avrei perso due anni e mezzo della mia vita ad illudermi dell'esistenza dell'Amore Eterno per poi essere scaricato dalla sera alla mattina.
    Essere onesto o disonesto non ha cambiato le cose, ordunque.
    Lo stesso pensano coloro che delinquono ogni giorno, coloro che rubano, i Tanzi, i Toto Riina, tutti coloro che hanno basato la loro esistenza e i loro successi sulla ricerca del potere, della ricchezza, a costo di tutto e di tutti. Di morti ammazzati, di sangue e dolore immesso nelle vene di innocenti orfani e vedove. L'onestà a loro non conviene, si rendono conto che se non fossero disonesti loro, lo sarebbero altri. Che l'onestà in questo Paese non esiste, perchè viene meno sin dai vertici di quello Stato che dovrebbe proteggerci dalla disonestà, dagli abusi, dalla violenza e che poi scopriamo, spesso, connivente con i valori negativi di questa società.
    Nessun pessimismo di maniera, dunque, ma solo prendere atto di come la vita faccia schifo. Nulla di strano se non fosse però per un particolare. Oggi, per la prima volta nella mia vita, ho preso atto dei criteri che portano all'arricchimento dell'esercito dei "cattivi", di coloro che vivono la vita in maniera egoistica, solipsistica, nel totale spregio degli altri, della loro moralità e fisicità.
    Strano ma vero, è stata la fine di questa storia d'amore a farmi rendere conto di questo, una fine come tante, a farmi rendere conto che essere "Buoni" non conviene. Non viene apprezzato, si soffre lo stesso, non cambia nulla.
    Ma non è nè sarà mai una posizione piacevole, nè una legittimazione del mio essere, per cui bearmi. Provo un profondo senso di schifo e di inutilità nei confronti di me stesso, un profondo dolore allo stomaco nel rendermi conto che un giorno potrei essere solo, io figlio unico, mentre i miei invecchiano ogni giorno di più, mentre i miei parenti ci sono ma non esistono fisicamente e miei amici più cari sono lontanissimo. Io che in 25 anni ho costruito solo rapporti finti e pochi rapporti veri, mai però immuni dalle falsità. Oggi sono davvero solo, e mi rendo conto che sono tremendamente soli tutti coloro che hanno costruito la loro vita sulla disonestà e sull'inganno.
    E mi rendo conto che dinnanzi a me ci sono due strade: rendermi conto che non vale la pena vivere la vita, oppure che la vita non è altro che uno strano intralcio immerso nella sofferenza, prima di prepararmi ad una morte probabilmente al termine di una lunga agonia. Nel corso della quale, avrò vissuto da solo.
    Non so neanche perchè scrivo qui tra voi, ma come ho già detto in altre circostanze, comunicare rimane l'unica vibrazione che mi separa dalla fine. Una sorta di disperato tentativo di attaccarmi a qualcosa, alla consapevolezza che la vita forse può essere qualcos'altro, ma rendermi conto che potrebbe non esserlo.
    E pensare a mia madre, ora che piango mentre scrivo, che un giorno potrebbe non esserci più. Quella madre che ho sempre amato ma non sempre rispettato e valorizzato, quel padre che riponeva in me tante aspettative e che ho deluso. Potrebbero andare via da un momento all'altro, o per malattia o per disgrazia. E io scendere sempre più giù nei binari della solitudine e dell'infelicità.
    Non ho mai avuto tanta paura come oggi. Ansia, depressione e malessere si alternano nella casa della mia anima e del mio corpo, facendosi a volte compagnia, altre volte nei momenti meno difficili, uno per volta.
    E per la prima volta, mi chiedo come potrei morire senza soffrire, ma non riesco a trovare nulla.
    Perchè oltre ad essere vigliacco perchè non riesco più a vivere, lo sono pure perchè vorrei morire senza soffrire. Gianluca Pessotto ha più coraggio di me. Si è buttato da un abbaino, pur sapendo che avrebbe potuto sopravvivere, come poi è avvenuto. Ma avrebbe potuto sopravvivere (se ce la farà, speriamo di si), rimanendo paralizzato a vita. Ha avuto le palle e si è buttato lo stesso.
    Io non sono così coraggioso. Non ho il coraggio nè di vivere nè di morire, ho però l'unico coraggio di essere in grado di riconoscere che la mia vita fa pena.
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