Ieri arrivava dunque la consapevolezza che una storia rischia seriamente di chiudersi, è giunta al termine.
Non c'era nessuno con cui parlarne, non con i miei genitori, con i quali la vita ha contribuito ad innalzare una cortina di ferro.
Scoprirsi pazzo e camminare avanti e indietro per la casa, cercando mille perchè, parlando da solo, immaginando mille scenari.
Il prologo ad uno stato di pazzia o solo sofferenza? Queste le domande che mi ponevo ieri e che mi pongo ogni volta che sto così.
Scopro che tutto non è come credevo, scopro che un terremoto si sta verificando e io non so dove appoggiarmi. E' proprio questa la vita. Mi sta ponendo dinnanzi a dure prove e non so come superarle. Con chi superarle.. Non so qual è il mio domani.
L'obbligo stereotipato che ci ha consegnato la società di oggi è solo uno. Essere Uomini. Uomini come Vir, terminologia latina, oppure Aner, per quegli sciagurati che come me hanno fatto il classico. L'uomo è quello che non deve chiedere mai, che non deve porsi dubbi, che non crolla mai. Che se fa cilecca a letto, deve prendersela con un sorriso. O più appropriatamente l'uomo che fa cilecca, non è un vero uomo, chissà.
Sta di fatto che bisogna essere Uomini.
E io che pensavo che la vera maturità fosse porsi per quello che si è, non inneggiare a miti cinematografici, mediatici, mitologici.
Io pensavo che in questo mondo fosse concesso essere se stessi. Con le ascelle che puzzano, con il pisello che non si alza perchè una sera sei stanco o preoccupato, con le nostre insicurezze.
Invece no. Dobbiamo noi Uomini provvedere a tutto. Sennò non siamo VVVERRI UOOOMINI (da pronunciare alla LaRussa, Fiorello style).
E dobbiamo provvedere a fare 10 esami al giorno, avere un lavoro importante, un conto in banca adeguato, i muscoli sviluppati e gli addominali scolpiti. Dobbiamo essere i primi al mondo, tori, leoni.
In pochi dimenticano che discendiamo dalle scimmie, siamo solo un po' meno pelosi.
E che abbiamo anche noi i nostri problemi.
Ora vado, ho un profondo mal di fegato che ormai pervade il mio corpo, tanti pensieri brutti, una vita che va allo scatafascio.
Ma poi forse torno, per scrivere ancora, per comunicare ancora.
Comunicare con voi, anche attraverso le prese in giro gratuite di chi sceglie (non per incapacità, bensì per pigrizia) di non voler leggere fino in fondo quel che dico, ma comunicare almeno.
Comunicare mi salva dalla mia fine interiore, dal vuoto che ormai pervade la mia vita, dal pessimismo, dalla sconfitta.
Comunicare mi salva dalla pazzia verso cui mi sto dirigendo, dal tunnel dell'alcol.
Ho scoperto che il vino è buono, più bevo e più soffoco i miei timori le mie paure.
Per anni critichiamo coloro che tossicodipendono, che alcoldipendono, ma non ci rendiamo conto che da un giorno all'altro possiamo trovarci così, nelle loro stesse condizioni.
Chi di voi ha praticato seriamente il Judo, sa che esistono varie cinture, che partono dalla bianca fino a salire....molti credono che il percorso si interrompa alla nera, ma in realtà si va oltre, si prosegue per tutti i Dan e si arriva ad un punto raggiunto da pochissimi. La gloria? Nulla affatto. L'ultima cintura è....bianca.
Ebbene sì, non è casuale. La cintura bianca ha lo scopo di ricordarti che quando credi di aver raggiunto l'apice, basta un'osotogari (tecnica elementare) per sbatterti a terra.
Non dimentichiamocelo mai, quando ci poniamo con occhio critico dinnanzi alla gente.
La gente siamo noi, lo Stato siamo noi, non alieniamoci da ciò che ci appare lontano o inferiore.
Perchè basta un Osotogari.
Vado a mangiare, dopo vorrei ritornare e scrivere. Mi mancano le forze mentali, sento venirmi meno ora dopo ora la tranquillità.
Sento l'acuto bisogno di dipendere da qualcosa o da qualcuno, un bisogno che ti tradisce ma di cui abbiamo tremendamente bisogno.
Non c'era nessuno con cui parlarne, non con i miei genitori, con i quali la vita ha contribuito ad innalzare una cortina di ferro.
Scoprirsi pazzo e camminare avanti e indietro per la casa, cercando mille perchè, parlando da solo, immaginando mille scenari.
Il prologo ad uno stato di pazzia o solo sofferenza? Queste le domande che mi ponevo ieri e che mi pongo ogni volta che sto così.
Scopro che tutto non è come credevo, scopro che un terremoto si sta verificando e io non so dove appoggiarmi. E' proprio questa la vita. Mi sta ponendo dinnanzi a dure prove e non so come superarle. Con chi superarle.. Non so qual è il mio domani.
L'obbligo stereotipato che ci ha consegnato la società di oggi è solo uno. Essere Uomini. Uomini come Vir, terminologia latina, oppure Aner, per quegli sciagurati che come me hanno fatto il classico. L'uomo è quello che non deve chiedere mai, che non deve porsi dubbi, che non crolla mai. Che se fa cilecca a letto, deve prendersela con un sorriso. O più appropriatamente l'uomo che fa cilecca, non è un vero uomo, chissà.
Sta di fatto che bisogna essere Uomini.
E io che pensavo che la vera maturità fosse porsi per quello che si è, non inneggiare a miti cinematografici, mediatici, mitologici.
Io pensavo che in questo mondo fosse concesso essere se stessi. Con le ascelle che puzzano, con il pisello che non si alza perchè una sera sei stanco o preoccupato, con le nostre insicurezze.
Invece no. Dobbiamo noi Uomini provvedere a tutto. Sennò non siamo VVVERRI UOOOMINI (da pronunciare alla LaRussa, Fiorello style).
E dobbiamo provvedere a fare 10 esami al giorno, avere un lavoro importante, un conto in banca adeguato, i muscoli sviluppati e gli addominali scolpiti. Dobbiamo essere i primi al mondo, tori, leoni.
In pochi dimenticano che discendiamo dalle scimmie, siamo solo un po' meno pelosi.
E che abbiamo anche noi i nostri problemi.
Ora vado, ho un profondo mal di fegato che ormai pervade il mio corpo, tanti pensieri brutti, una vita che va allo scatafascio.
Ma poi forse torno, per scrivere ancora, per comunicare ancora.
Comunicare con voi, anche attraverso le prese in giro gratuite di chi sceglie (non per incapacità, bensì per pigrizia) di non voler leggere fino in fondo quel che dico, ma comunicare almeno.
Comunicare mi salva dalla mia fine interiore, dal vuoto che ormai pervade la mia vita, dal pessimismo, dalla sconfitta.
Comunicare mi salva dalla pazzia verso cui mi sto dirigendo, dal tunnel dell'alcol.
Ho scoperto che il vino è buono, più bevo e più soffoco i miei timori le mie paure.
Per anni critichiamo coloro che tossicodipendono, che alcoldipendono, ma non ci rendiamo conto che da un giorno all'altro possiamo trovarci così, nelle loro stesse condizioni.
Chi di voi ha praticato seriamente il Judo, sa che esistono varie cinture, che partono dalla bianca fino a salire....molti credono che il percorso si interrompa alla nera, ma in realtà si va oltre, si prosegue per tutti i Dan e si arriva ad un punto raggiunto da pochissimi. La gloria? Nulla affatto. L'ultima cintura è....bianca.
Ebbene sì, non è casuale. La cintura bianca ha lo scopo di ricordarti che quando credi di aver raggiunto l'apice, basta un'osotogari (tecnica elementare) per sbatterti a terra.
Non dimentichiamocelo mai, quando ci poniamo con occhio critico dinnanzi alla gente.
La gente siamo noi, lo Stato siamo noi, non alieniamoci da ciò che ci appare lontano o inferiore.
Perchè basta un Osotogari.
Vado a mangiare, dopo vorrei ritornare e scrivere. Mi mancano le forze mentali, sento venirmi meno ora dopo ora la tranquillità.
Sento l'acuto bisogno di dipendere da qualcosa o da qualcuno, un bisogno che ti tradisce ma di cui abbiamo tremendamente bisogno.
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