Nuova udienza. Affari pubblica la tesi del criminologo Lavorino
Lunedí 25.09.2006 08:59
Chi ha ucciso il piccolo Samuele Lorenzi il 30 gennaio 2002 nella villetta di Cogne è una persona che "non era pronta a competere fisicamente con Annamaria Franzoni", una personalità "con forti tratti ossessivo-compulsivi". Che è stata capace, nonostante sia "torturata dal dubbio, instabile, che pensa in maniera ossessiva, rigida e dogmatica", di non confessare e non crollare "perché reputa di aver ucciso in modo vicario e/o per salvare se stessa". Parola del criminologo Carmelo Lavorino, che segue il caso Cogne sin dall'inizio ed ha steso un rapporto - che Affari pubblica in esclusiva -, diventato "tesi Lavorino" e spesso agitato in aula. Anche nel giorno in cui si ascoltano gli esperti sulla perizia psichiatrica su Annamaria Franzoni, mamma di Samuele ed unica indiziata, che in primo grado è stata condannata a 30 anni di reclusione.
Che cosa sostiene Lavorino? Che qualcuno, molto vicino alla famiglia Lorenzi, abbia voluto introdursi nella villetta di Cogne quella mattina di gennaio per prendere qualcosa dall'armadio o dal comodino del letto di Stefano, padre di Samuele. E che, avendo trovato il bambino in camera da letto, abbia deciso - per impedire che ne parlasse alla mamma - di ucciderlo per zittirlo. Lo ha fatto salendo sul letto (nella perizia in allegato sono presenti gli schemi) e colpendolo con furia. Ecco che cosa scrive Lavorino: "Il primo colpo è partito istintivamente, la presenza del bambino ha frustrato la tattica (…) il bambino era lì, nell'obbiettivo principale, la camera da letto". Ed ecco che parte il primo colpo, "segno indicatore di un soggetto aduso alla violenza sui più deboli, con scarsità di controllo degli impulsi, abituato alla vendetta, al linguaggio aggressivo ed alle ritorsioni. Aduso alla violenza intrafamiliare".
fonte: Libero
Lunedí 25.09.2006 08:59
Chi ha ucciso il piccolo Samuele Lorenzi il 30 gennaio 2002 nella villetta di Cogne è una persona che "non era pronta a competere fisicamente con Annamaria Franzoni", una personalità "con forti tratti ossessivo-compulsivi". Che è stata capace, nonostante sia "torturata dal dubbio, instabile, che pensa in maniera ossessiva, rigida e dogmatica", di non confessare e non crollare "perché reputa di aver ucciso in modo vicario e/o per salvare se stessa". Parola del criminologo Carmelo Lavorino, che segue il caso Cogne sin dall'inizio ed ha steso un rapporto - che Affari pubblica in esclusiva -, diventato "tesi Lavorino" e spesso agitato in aula. Anche nel giorno in cui si ascoltano gli esperti sulla perizia psichiatrica su Annamaria Franzoni, mamma di Samuele ed unica indiziata, che in primo grado è stata condannata a 30 anni di reclusione.
Che cosa sostiene Lavorino? Che qualcuno, molto vicino alla famiglia Lorenzi, abbia voluto introdursi nella villetta di Cogne quella mattina di gennaio per prendere qualcosa dall'armadio o dal comodino del letto di Stefano, padre di Samuele. E che, avendo trovato il bambino in camera da letto, abbia deciso - per impedire che ne parlasse alla mamma - di ucciderlo per zittirlo. Lo ha fatto salendo sul letto (nella perizia in allegato sono presenti gli schemi) e colpendolo con furia. Ecco che cosa scrive Lavorino: "Il primo colpo è partito istintivamente, la presenza del bambino ha frustrato la tattica (…) il bambino era lì, nell'obbiettivo principale, la camera da letto". Ed ecco che parte il primo colpo, "segno indicatore di un soggetto aduso alla violenza sui più deboli, con scarsità di controllo degli impulsi, abituato alla vendetta, al linguaggio aggressivo ed alle ritorsioni. Aduso alla violenza intrafamiliare".
fonte: Libero
Commenta