Eutanasia

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  • cula.79
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    non capisco cosa ci sia da filosofeggiare su un tema di così palese evidenza come questo. o meglio, capisco che si possa filosofeggiare per il gusto di farlo, ma la risposta può essere solo una: chi soffre (e si tratta di sofferenze atroci e irrimediabili, non solo fisiche ma anche mentali - nel senso che ci si rende conto della propria condizione, dell'impossibilità di fare qualsiasi cosa, di avere il destino segnato) deve avere il diritto di porre fine alla sofferenza, punto e basta.

    non vedo che giustificazione ci possa essere per costringere un malato terminale, paralizzato, senza l'uso della parola, praticamente in stato vegetativo da anni e anni, a continuare in questa situazione.

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    • cula.79
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      no no, parlavo in generale, non mi riferivo a lui.

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      • quellogrosso
        Inattivo
        • Jun 2000
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        • italy
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        Originariamente Scritto da Cesarius Visualizza Messaggio
        Forse mi sono espresso male, ma credo che avere il diritto di disporre della propria esistenza senza che la stessa dipenda dalle credeze, dalla morale di altre persone sia regionevole.

        Penso che si abbia la possibilità di credere che i diritti non hanno fondamento divino, almeno per chi non crede.
        Penso che una "politica" in nome di dio non si concilierebbe bene con le libertà personali, le facoltà di scelta ecc...
        Per me è irragionevole che non posso disporre della mia vita e devo soffrire solo perchè Dio vuole...
        Il bisticcio con Antonio è nato da una sua contestazione relativa al concetto di ragione come fondamento del diritto alll'eutanasia che tu hai proposto...ma non sono il suo avvocato e su questo se vorrete potrete chiarirvi voi

        Il problema dell'eutanasia dal punto di vista logico-giuridico non è quello del suicidio (il tentato suicidio non è punibile in Italia, nè il suicidio per ovvie ragioni può esserlo) ma dell'omicidio del consenziente.
        Esso è oggi un autonomo titolo di reato (579 c.p.), punito con pena ridotta rispetto all'omicidio "normale" previsto dall'art.575 c.p., ma nel caso in cui il consenziente sia in stato di deficienza psichica per infermità si applicano comunque le disposizioni di cui all'art 575.
        Chi agevola l'esecuzione del suicidio di taluno è invece sanzionto dall'art.580 c.p., con pene appena inferiori a quelle di cui all'art.579 c.p..

        Legittimare l'eutanasia significherebbe introdurre nell'ordinamento una nuova disposizione di carattere generale che tecnicamente di chiama "scriminante" o "causa di giustificazione" che vada ad elidere una delle componenti indefettibili nella struttura del reato, l'"antigiuridicità", affinchè una particolare tipologia di omicidio, quella del medico (o del parente) verso il malato, sia considerata lecita, non antigiuridica e conforme all'ordinamento.

        Oggi la vita (nonchè il corpo umano ed i suoi organi) nell'ordinamento italiano è un bene indisponibile, tanto che sono servite apposite leggi per regolare la donazione di organi da vivente, come per il trapianto parziale di fegato e la donazione del rene. La ratio è la tutela di plurimi beni di rilievo costituzionale: la vita, la libertà del singolo che si trovi in posizione di debolezza economico-sociale, beni anche superindividuali come la dignità dell'uomo ed altri ancora.

        Cambiare la legge oggi vigente significherebbe adottare una posizione che da la preminenza assoluta al valore della libera scelta del singolo, adottando una prospettiva del rapporto stato-cittadino e della concezione del bene giuridico "vita" che ancora non è radicata (non sto a dire qui se ciò è un bene o un male, ma ci vorrebbe una riflessione profonda sulle conseguenze di queste scelte) e comune in Italia.

        Io sono favorevole al testamento biologico, ma dovrei pensare bene a come estendere e limitare il diritto all'eutanasia: questo infatti si scontra con tutta una serie di casi problematici in cui rischia di ritorcersi contro la stessa libertà del singolo...sono cose a cui non si pensa quando si fanno slogan, ma una riflessione seria non può evitare di pensare bene ad ogni caso possibile.

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        • antonio21
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          Originariamente Scritto da quellogrosso Visualizza Messaggio
          Il bisticcio con Antonio è nato da una sua contestazione relativa al concetto di ragione come fondamento del diritto alll'eutanasia che tu hai proposto...ma non sono il suo avvocato e su questo se vorrete potrete chiarirvi voi

          Il problema dell'eutanasia dal punto di vista logico-giuridico non è quello del suicidio (il tentato suicidio non è punibile in Italia, nè il suicidio per ovvie ragioni può esserlo) ma dell'omicidio del consenziente.
          Esso è oggi un autonomo titolo di reato (579 c.p.), punito con pena ridotta rispetto all'omicidio "normale" previsto dall'art.575 c.p., ma nel caso in cui il consenziente sia in stato di deficienza psichica per infermità si applicano comunque le disposizioni di cui all'art 575.
          Chi agevola l'esecuzione del suicidio di taluno è invece sanzionto dall'art.580 c.p., con pene appena inferiori a quelle di cui all'art.579 c.p..

          Legittimare l'eutanasia significherebbe introdurre nell'ordinamento una nuova disposizione di carattere generale che tecnicamente di chiama "scriminante" o "causa di giustificazione" che vada ad elidere una delle componenti indefettibili nella struttura del reato, l'"antigiuridicità", affinchè una particolare tipologia di omicidio, quella del medico (o del parente) verso il malato, sia considerata lecita, non antigiuridica e conforme all'ordinamento.

          Oggi la vita (nonchè il corpo umano ed i suoi organi) nell'ordinamento italiano è un bene indisponibile, tanto che sono servite apposite leggi per regolare la donazione di organi da vivente, come per il trapianto parziale di fegato e la donazione del rene. La ratio è la tutela di plurimi beni di rilievo costituzionale: la vita, la libertà del singolo che si trovi in posizione di debolezza economico-sociale, beni anche superindividuali come la dignità dell'uomo ed altri ancora.

          Cambiare la legge oggi vigente significherebbe adottare una posizione che da la preminenza assoluta al valore della libera scelta del singolo, adottando una prospettiva del rapporto stato-cittadino e della concezione del bene giuridico "vita" che ancora non è radicata (non sto a dire qui se ciò è un bene o un male, ma ci vorrebbe una riflessione profonda sulle conseguenze di queste scelte) e comune in Italia.

          Io sono favorevole al testamento biologico, ma dovrei pensare bene a come estendere e limitare il diritto all'eutanasia: questo infatti si scontra con tutta una serie di casi problematici in cui rischia di ritorcersi contro la stessa libertà del singolo...sono cose a cui non si pensa quando si fanno slogan, ma una riflessione seria non può evitare di pensare bene ad ogni caso possibile.
          Dimostri ancora una volta di aver capito bene la questione che ho posto e di saper porre in chiave corretta e ponderata la questione dell'eutanasia

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          • VINICIUS
            Lo Sbloccafemmine
            • Jun 2005
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            • Sicilia
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            Certo l'eutanasia dovrebbe essere ben regolamentata... E' evidente che una persona non può alzarsi un giorno e trovandosi depresso vuole essere aiutato a sopprimersi.
            Ciao.

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            • antonio21
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              Originariamente Scritto da Cesarius Visualizza Messaggio
              La questione "cesarius" era riportare la testimonianza di Luca Coscioni e relativamente chiedersi del diritto di eutanasia.

              Diritto, cosa che non ha niente a che vedere con peccato, chiaro?

              Come al solito tu ti arrampichi sugli specchi , te ne esci con frasi fatte, cerchi di modificare l'oggetto della discussione, rispondi in modo non attinente ecc....


              Mi spiace Antò ma ci ho perso troppo tempo con te, ora comprendo che sei un caso perso.....
              Io infatti non ho mai usato la parola peccato nè ho contestato il diritto ma ho soltanto chiesto che intendevi per RAZIONALE. Mi pare che Quellogrosso abbia capito bene il problema: Ora o tu non capisci o hai capito e fai finta di non capire.

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              • black_hawk
                Bodyweb Advanced
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                l'eutanasia mi sta sulla minchia, è una parola troppo generica, preferisco parlare di testamento biologico, alla quale sono assolutamente favorevole, non vi sto a spiegare il significato perchè non ho voglia di scrivere.. e comunque l'ultima parola bisognerebbe lasciarla ai malati, purtroppo l'italia ha la fortuna o sfiga di avere il vaticano in casa, che purtroppo su questi temi riesce a far pesare la sua parte pegigore, ovvero quellla di "scassaminchia", un po' come la ricerca sulle staminali che potrebbero salvare milioni (e non esagereo) di vite, su cui la chiesa si oppone fermamente.. bah

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                • black_hawk
                  Bodyweb Advanced
                  • Apr 2006
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                  ecco queste cose non sopporto, loro comprendono.. in italia non passerà mai una legge pro eutanasia al parlamento

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                  • Cesarius
                    Bodyweb Advanced
                    • Jan 2005
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                    • Al tavolo dei Top Guns
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                    quellogrsso: quali sono gli "abusi" che temi?
                    Originariamente Scritto da Leonida
                    gary io più ti leggo e più maledico l' alfabetizzazione, la democrazia e la rivoluzione francese, tu dovevi coltivare il tuo manso in padania dietro un affitto che dovevi al tuo signore.
                    Originariamente Scritto da Bad Girl
                    ho sempre pensato che tu hai proprio bisogno di prenderlo di più,scusami se te lo dico ma ricordi me ai tempi della tristezza..per me puoi cambiare, se ce l'ho fatta io.. puoi farcela anche tu
                    Originariamente Scritto da gorgone
                    ma manca la verità più vera, le donne non vanno ascoltate, ma virilmente guidate.

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                    • quellogrosso
                      Inattivo
                      • Jun 2000
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                      ci sono problemi che non hanno una soluzione, purtroppo.

                      In primo luogo, il diritto all'eutanasia è manifestazione di un diritto di libertà: la libertà presuppone l'assenza di costrizioni...ebbene: fino a che punto dobbiamo considerare una costrizione irrilevante o rilevante nel processo di libera formazione della volontà? Quando le costrizioni ambientali sono tali da inficiare la propria autodeterminazione, fino a rendere la scelta non libera?
                      Il diritto all'eutanasia è poi la disposizione di un diritto personalissimo (la vita), occorre quindi tener presente che ogni determinazione dell'individuo rimane sempre revocabile.

                      Queste sono le premesse teoriche: ora vediamo problematiche concrete.

                      Es.1:
                      Malattie degenerative progressive che riducono alla demenza: Tizio, a 30 anni, compila un testamento biologico in cui dice: se avrò una malattia degenerativa irreversibile che mi toglie la capacità di comprensione del mondo, voglio che mi uccidiate perchè non ritengo dignitoso vivere in questo modo. A 50 anni Tizio si ammala di una qualche sclerosi, o di una qualche forma di demenza che lo immobilizza nell'arco di 1 anno in un letto, deve essere nutrito ed è incapace di comprendere il mondo esterno; avverte solo senzazioni come caldo-freddo e si ritrae dal dolore; avverte sensazioni piacevoli nell'atto della somministrazione di cibo.
                      Va ucciso, in ossequio al testamento biologico di 20 (o 2, non importa) anni prima? Considera che la persona che ha disposto del futuro è totalmente differente da quella che beneficia (o soffre) delle disposizioni differenti per quanto attiene esperienze, sensibilità, funzionalità, psiche. Forse egli ora vorrebbe vivere. Forse dire "forse ora vorrebbe vivere" nemmeno ha senso, perchè ora nemmeno ha una volontà nel senso di strutturazione del pensiero attraverso il confronto con la coscienza e la memoria; ma egli ha ancora una volontà che tende verso la vita o almeno il non-dolore (si ritrae dalle punture o dal caldo intenso o dal ghiaccio), e trae una qualche sensazione di piacere dalla ingestione di cibo: in questa rinnovata situazione, ciò che conta per questo essere demente è il cibo e il non dolore, mentre del valore che faceva preminente egli 20 anni prima (la dignità) egli ora non sa nemmeno cosa essa sia.
                      Cosa facciamo di quel testamento biologico? Lo stato deve incaricare un medico di somministrargli una iniezione letale? mmm...non so.

                      Ci sono poi altri esempi e problemi, ma ora non ho tanto tempo...

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                      • roccia73
                        Bodyweb Member
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                        Dal punto di vista giuridico il discorso di Quellogrosso è esaustivo ed estremamente chiaro.
                        Vale la pena anche di riflettere anche su altri due punti:

                        1. una questione psicofisiologica: non sappiamo quale sia l'attività mentale di una persona in grave deficit psichico. L'attività mentale infatti è inferita da alcuni comportamenti e da alcuni sintomi che vengono assunti (più o meno arbitrariamente) come testimonianza dell'attività mentale, ma di fatto non c'è una corrispondenza univoca e incontrovertibile riguardo all'afflusso di sangue in una data zona della corteccia cerebrale e l'attività di pensiero alla quale convenzionalmente si fa corrispondere.
                        Certo, una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale (che è sempre irreversibile) fa presuppporre una grave menomazione delle attività cognitive, ma non c'è la certezza assoluta di una assenza di attività cognitiva. In altre parole, non sappiamo se la persona che si trova nello stato descritto nell'esempio di quellogrosso sia effettivamente priva di pensiero o se sia in uno stato di totale assenza di autoscienza. Anche se esternamente sembra non avere alcuna attività mentale, lo stato può dire l'ultima parola riguardo alle sue facoltà? (ovviamente il caso di morte cerebrale, ovvero l'assenza prolungata di attività elettrochimica nel snc è tutt'altra cosa...).
                        Pensiamo ai casi di "morte apparente": un tempo alcuni venivano sepolti vivi perché ritenuti morti. Sembra banale, ma non è così semplice stabilire chi è morto e chi è vivo. Allora mancavano gli strumenti tecnici e teorici per poter definire se una persona era effettivamente morta, e così alcuni (tipo Piergiorgio Frassati) si sono ritrovati rinchiusi in una bara, morendo poi di asfissia o di fame. Non disponendo di certezza dal punto di vista fisiologico che la condizione di degenerazione di alcune porzioni del sistema nervoso coincidano con la distruzione dell'attività mentale, quali criteri si possono adottare per decidere in quale momento sia possibile l'eutanasia?

                        2. una questione etica. Quellograosso vi ha già accennato e penso se ne sia discusso in tutte le pagine del 3d (perdonatemi, non ho avuto il tempo di leggere tutto).
                        La questione etica alla base del dibattito sull'eutanasia riguarda il tipo di funzione che ha lo Stato rispetto al singolo. Una funzione semplicemente regolatrice o anche pedagogica nel senso ampio del termine? Tenendo fermo il principio di sussidiarietò, io penso che lo stato sia costituito in primo luogo da valori e poi da leggi e istituzioni, le quali se non hanno come scopo la realizzazione di questi valori appaiono svuotati di ogni significato.
                        "io sono calmo ma nella mente ho un virus latente incline ad azioni violente"

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                        • antonio21
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                          • Send PM

                          Originariamente Scritto da roccia73 Visualizza Messaggio
                          Dal punto di vista giuridico il discorso di Quellogrosso è esaustivo ed estremamente chiaro.
                          Vale la pena anche di riflettere anche su altri due punti:

                          1. una questione psicofisiologica: non sappiamo quale sia l'attività mentale di una persona in grave deficit psichico. L'attività mentale infatti è inferita da alcuni comportamenti e da alcuni sintomi che vengono assunti (più o meno arbitrariamente) come testimonianza dell'attività mentale, ma di fatto non c'è una corrispondenza univoca e incontrovertibile riguardo all'afflusso di sangue in una data zona della corteccia cerebrale e l'attività di pensiero alla quale convenzionalmente si fa corrispondere.
                          Certo, una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale (che è sempre irreversibile) fa presuppporre una grave menomazione delle attività cognitive, ma non c'è la certezza assoluta di una assenza di attività cognitiva. In altre parole, non sappiamo se la persona che si trova nello stato descritto nell'esempio di quellogrosso sia effettivamente priva di pensiero o se sia in uno stato di totale assenza di autoscienza. Anche se esternamente sembra non avere alcuna attività mentale, lo stato può dire l'ultima parola riguardo alle sue facoltà? (ovviamente il caso di morte cerebrale, ovvero l'assenza prolungata di attività elettrochimica nel snc è tutt'altra cosa...).
                          Pensiamo ai casi di "morte apparente": un tempo alcuni venivano sepolti vivi perché ritenuti morti. Sembra banale, ma non è così semplice stabilire chi è morto e chi è vivo. Allora mancavano gli strumenti tecnici e teorici per poter definire se una persona era effettivamente morta, e così alcuni (tipo Piergiorgio Frassati) si sono ritrovati rinchiusi in una bara, morendo poi di asfissia o di fame. Non disponendo di certezza dal punto di vista fisiologico che la condizione di degenerazione di alcune porzioni del sistema nervoso coincidano con la distruzione dell'attività mentale, quali criteri si possono adottare per decidere in quale momento sia possibile l'eutanasia?

                          2. una questione etica. Quellograosso vi ha già accennato e penso se ne sia discusso in tutte le pagine del 3d (perdonatemi, non ho avuto il tempo di leggere tutto).
                          La questione etica alla base del dibattito sull'eutanasia riguarda il tipo di funzione che ha lo Stato rispetto al singolo. Una funzione semplicemente regolatrice o anche pedagogica nel senso ampio del termine? Tenendo fermo il principio di sussidiarietò, io penso che lo stato sia costituito in primo luogo da valori e poi da leggi e istituzioni, le quali se non hanno come scopo la realizzazione di questi valori appaiono svuotati di ogni significato.
                          ecco, queste sono risposte da cui ricevo anche chiarimenti circa il concetto di razionalità.
                          La definizione della funzione dello Stato in termini giuridici è importante per affrontare il discorso dell'eutanasia. La domanda è questa: quali valori lo Stato è chiamato a tutelare? E certamente lo Stato non piuò avere una funzione solo pedagogica altrimenti si affermerebbe il principio della libertà assoluta dell'individuo e questo poreterebbe col tempo all'homo homini lupus

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                          • VINICIUS
                            Lo Sbloccafemmine
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                            Antonio non hai fatto un solo post in cui esprimi chiaramente il tuo punto di vista in materia. Hai fatto 25 post tutti doppioni in cui ti appelli alla razionalità di cesarius e quoti quellogrosso.

                            Voglio che sappia che spesso l'eutanasia è praticata in sordina da medici e parenti di persone in fin di vita. Persone i cui ultimi giorni di agonia vengono risparmiati con dosi di tranquillanti o simili. Ma l'importante è che la cosa rimanga ufficiosa, così nessun perbenista del ***** si sente colpito.
                            Ciao.

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                            • antonio21
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                              Originariamente Scritto da VINICIUS Visualizza Messaggio
                              Antonio non hai fatto un solo post in cui esprimi chiaramente il tuo punto di vista in materia. Hai fatto 25 post tutti doppioni in cui ti appelli alla razionalità di cesarius e quoti quellogrosso.

                              Voglio che sappia che spesso l'eutanasia è praticata in sordina da medici e parenti di persone in fin di vita. Persone i cui ultimi giorni di agonia vengono risparmiati con dosi di tranquillanti o simili. Ma l'importante è che la cosa rimanga ufficiosa, così nessun perbenista del ***** si sente colpito.
                              il fatto che l'eutanasia si pratichi clandestinamente non la giustifica.
                              Tante cose vengono praticate clandestinamente ma non per questo devono essere legalizzate. Non mi pare un'opinione razionale la tua.
                              Il mio pensiero sull'eutanasia è molto semplice: da credente ti dico che l'eutanasia non è lecita perchè un credente ha accettato una verità, che la vita è un dono di Dio e non può essere mai soppressa. E il valore della vita non dipende da come essa si presenta ma da ciò che essa è. I casi tipo coscioni e welby sono grazie a Dio una minoranza esigua rispetto alla stragrande maggioranza della gente che non ha di questi problemi. Fermo restando il rispetto per chi vive queste situazioni atroci di sofferenza non mi pare equo che uno Stato, che ha il dovere di tutelare il diritto alla vita e della vita, possa elevar a dignità di legge una fattispecie molto particolare e limitata ad una peercentuale molto esigua di casi.
                              Piuttosto lo stesso post di cesarius mi sembra molto concomitante con la campagna lanciata in italia a tal proposito.
                              Poi non metto minimamente in dubbio il diritto di scelta dell'individuo ma sai bene che il diritto di scelta dell'individuo deve sempre conforntarsi con i valori se vuole avere dignità morale. Altrimenti si finisce nelle secche della cultura radicale che ha elevato a principio assoluto la volontà dell'individuo.

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                              • antonio21
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                                Antonio non hai fatto un solo post in cui esprimi chiaramente il tuo punto di vista in materia. Hai fatto 25 post tutti doppioni in cui ti appelli alla razionalità di cesarius e quoti quellogrosso.

                                Voglio che sappia che spesso l'eutanasia è praticata in sordina da medici e parenti di persone in fin di vita. Persone i cui ultimi giorni di agonia vengono risparmiati con dosi di tranquillanti o simili. Ma l'importante è che la cosa rimanga ufficiosa, così nessun perbenista del ***** si sente colpito.
                                adesso ho espresso il mio parere. spero che finalmente chi doveva mi dia una risposta alla mia domanda.

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