L'ex attore hard da due anni ha lasciato le scene per la regia
Ora rivela: "Mi sono lasciato trasportare, ma ho sempre avuto un dubbio"
Rocco Siffredi: "Sono malato di sesso"
La confessione del re del porno
Rocco Siffredi in "Amorestremo"
MILANO - "Sogno di diventare un uomo normale. Uno che non pensa al sesso femminile appena apre gli occhi la mattina". Lo sfogo è quello di Rocco Siffredi, il mito del cinema porno, in un'intervista al settimanale Grazia in edicola domani.
Siffredi che si è ritirato dalle scene due anni fa, oggi è regista di film hard. "Io sono assolutamente un
sex-addict, ma mi sono accettato come sono. Se non fossi un sex addict non sarei Rocco Siffredi. Da quando ho smesso di fare l'attore per dedicarmi alla regia mi mancano quei numeri da circo che certo non faccio con mia moglie. Nei primi tempi, quando giravo mi veniva voglia di mollare la cinepresa e buttarmi dentro la scena".
Una passione sfrenata dunque, per il suo lavoro e per tutto quello che ruota attorno all'universo femminile: "Per fare l'attore porno devi essere uno che ama il sesso a 360 gradi. Non puoi avere dei limiti legati ai gusti. Io, fin da ragazzino, ogni volta che vedevo o sfioravo una donna avevo un'erezione".
L'attore, che dice di guardare soprattutto gli occhi in una donna, ama i preliminari, in particolare queli psicologici e pensa che il cervello sia la cosa più importante. "Godo solo se vedo la donna godere. Non sono uno di quelli che fa sesso e se ne viene lui da solo, e se lei viene o no è uguale. No. Io non sono così".
Nell'intervista, la star del porno parla anche della famiglia, dei figli, e del rapporto con un mestiere, il suo, non sempre facile, nonostante quello che si potrebbe credere. Anche per via di una educazione piuttosto rigida. "Io mi sono sempre lasciato trasportare dai miei sentimenti - spiega l'attore, che ha appena dato alle stampe la sua autobiografia dal titolo "Io, Rocco" - non ho mai avuto paura di andare nella direzione che il mio corpo e la mia testa mi spingevano a seguire. Nel mio lavoro mi sono sentito felice e libero, ma ho sofferto di sensi di colpa: sono nato italiano con la mentalità imposta dalla Chiesa che dice che il sesso va fatto solo per fare figli. Questa mentalità mi è stata imposta così severamente che ho sempre avuto un dubbio".
Ora rivela: "Mi sono lasciato trasportare, ma ho sempre avuto un dubbio"
Rocco Siffredi: "Sono malato di sesso"
La confessione del re del porno
Rocco Siffredi in "Amorestremo"
MILANO - "Sogno di diventare un uomo normale. Uno che non pensa al sesso femminile appena apre gli occhi la mattina". Lo sfogo è quello di Rocco Siffredi, il mito del cinema porno, in un'intervista al settimanale Grazia in edicola domani.
Siffredi che si è ritirato dalle scene due anni fa, oggi è regista di film hard. "Io sono assolutamente un
sex-addict, ma mi sono accettato come sono. Se non fossi un sex addict non sarei Rocco Siffredi. Da quando ho smesso di fare l'attore per dedicarmi alla regia mi mancano quei numeri da circo che certo non faccio con mia moglie. Nei primi tempi, quando giravo mi veniva voglia di mollare la cinepresa e buttarmi dentro la scena".
Una passione sfrenata dunque, per il suo lavoro e per tutto quello che ruota attorno all'universo femminile: "Per fare l'attore porno devi essere uno che ama il sesso a 360 gradi. Non puoi avere dei limiti legati ai gusti. Io, fin da ragazzino, ogni volta che vedevo o sfioravo una donna avevo un'erezione".
L'attore, che dice di guardare soprattutto gli occhi in una donna, ama i preliminari, in particolare queli psicologici e pensa che il cervello sia la cosa più importante. "Godo solo se vedo la donna godere. Non sono uno di quelli che fa sesso e se ne viene lui da solo, e se lei viene o no è uguale. No. Io non sono così".
Nell'intervista, la star del porno parla anche della famiglia, dei figli, e del rapporto con un mestiere, il suo, non sempre facile, nonostante quello che si potrebbe credere. Anche per via di una educazione piuttosto rigida. "Io mi sono sempre lasciato trasportare dai miei sentimenti - spiega l'attore, che ha appena dato alle stampe la sua autobiografia dal titolo "Io, Rocco" - non ho mai avuto paura di andare nella direzione che il mio corpo e la mia testa mi spingevano a seguire. Nel mio lavoro mi sono sentito felice e libero, ma ho sofferto di sensi di colpa: sono nato italiano con la mentalità imposta dalla Chiesa che dice che il sesso va fatto solo per fare figli. Questa mentalità mi è stata imposta così severamente che ho sempre avuto un dubbio".
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