mi rendo sempre più conto che sono diverso da quasi tutti i ragazzi della mia età... non so divertirmi. Vedo gli altri vanno in discoteca, vanno in giro, mi fanno vedere foto in cui sono tutti allegri a fare casino, sempre a ridere, sempre sorridenti... A me piace stare con gli amici e con le ragazze, ma non certo tutti i giorni, e comunque preferisco andare magari a un cinema o a fare una passeggiata così, niente di eccitante, niente di sconvolgente come immagino sia una serata in discoteca, almeno per chi sa godersela, perchè io quando ci andavo finivo per mettermi lì a sedere a far niente... A volte penso di avere qualcosa che non va, di essere un po' alienato o autista: anche quando sono con gli amici o con una ragazza mi perdo dietro ai miei pensieri, e sento il bisogno di mettermi lì subito a scrivere, prima di dimenticare tutto... Penso di essere molto infelice, cioè, mi sembra che gli altri sappiano davvero godersela, e in più si preparano ad avere una vita appagante di lavoro, famiglia... c'è il serio rischio che io resti per sempre da solo, e senza un buon lavoro, senza motivi...
comunque pensavo questo, e vorrei sapere che ne pensate: l' infelicità, anzi, la disperazione, sono superiori come valore alla felicità, perchè ti danno la possibilità e la volontà di cercare un riscatto seguendo un sogno che alla fine può essere più bello della felicità stessa. Chi è felice non ha motivo di cambiare le cose: è un conservatore, e vive per mantenere la condizione di equilibrio che ha raggiunto, rischiando il meno possibile, votandosi in questo modo alla mediocrità, in attesa comunque di scoprire "quello che c'è dopo i jeans", ossia la lenta decadenza, la solitudine della vecchiaia, la morte. Chi non ha un ***** di niente, invece, è costretto a scegliere: o morire o andare a cercare altrove il suo senso, e non avendo niente da perdere può tentare le scelte più estreme, i sogni più folli... Poi di certo sarà sconfitto, ma ci avrà provato, almeno, avrà avuto la sua possibilità: ciò che le persone felici non hanno e non possono avere... Penso che tutti i grandi scrittori, gli artisti, e molti dei personaggi che sono passati alla storia, non solo fossero "più degli altri", ma avessero una grande motivazione, e tutto da guadagnare e niente da perdere... come una sublimazione della felicità: come a dire "se non posso essere felice, almeno voglio provare a avere un senso"
come quella canzone che fa "devi volerlo davvero, devi essere pazzo..."
comunque pensavo questo, e vorrei sapere che ne pensate: l' infelicità, anzi, la disperazione, sono superiori come valore alla felicità, perchè ti danno la possibilità e la volontà di cercare un riscatto seguendo un sogno che alla fine può essere più bello della felicità stessa. Chi è felice non ha motivo di cambiare le cose: è un conservatore, e vive per mantenere la condizione di equilibrio che ha raggiunto, rischiando il meno possibile, votandosi in questo modo alla mediocrità, in attesa comunque di scoprire "quello che c'è dopo i jeans", ossia la lenta decadenza, la solitudine della vecchiaia, la morte. Chi non ha un ***** di niente, invece, è costretto a scegliere: o morire o andare a cercare altrove il suo senso, e non avendo niente da perdere può tentare le scelte più estreme, i sogni più folli... Poi di certo sarà sconfitto, ma ci avrà provato, almeno, avrà avuto la sua possibilità: ciò che le persone felici non hanno e non possono avere... Penso che tutti i grandi scrittori, gli artisti, e molti dei personaggi che sono passati alla storia, non solo fossero "più degli altri", ma avessero una grande motivazione, e tutto da guadagnare e niente da perdere... come una sublimazione della felicità: come a dire "se non posso essere felice, almeno voglio provare a avere un senso"
come quella canzone che fa "devi volerlo davvero, devi essere pazzo..."
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