CASSAZIONE: REATO DARE DELLA '*******', ANCHE A PROSTITUTEROMA - Dare della ''*******'' e' sempre reato, anche se l'offesa e' rivolta ad una prostituta. E' quanto ha ricordato la Corte di Cassazione respingendo il ricorso di un cinquantenne condannato a un anno di reclusione dalla Corte di Appello di Genova per aver maltrattato e ingiuriato la moglie.
Il marito violento aveva chiesto l'annullamento della sentenza emessa nel 2004 dai giudici liguri perche', a suo avviso, la pretesa offensiva delle frasi da lui pronunciate (''sei una *******, ti vesti da ******* perche' torni a fare la *******'') e' erronea perche' non e' stato considerato che la moglie, in passato, aveva effettivamente svolto la professione di prostituta.
Nella sentenza 27162 la seconda sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso perche' ''manifestamente infondato'', sottolineando, tra l'altro, che indipendentemente dal lavoro svolto dalla moglie dell'imputato, ''le ingiurie nonche' gli atti di disprezzo e di offesa alla dignita' del soggetto passivo integrano una lesione dell'integrita' morale''.
I giudici di Piazza Cavour hanno poi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e, ''tenuto conto della natura dei motivi'', al pagamento di una multa di mille euro alla Cassa delle ammende.
io vi dico la verità. E' da 2 anni che sono in contatto con un amico australiano per riuscire ad andarmene. non è facile ma ci spero
Il marito violento aveva chiesto l'annullamento della sentenza emessa nel 2004 dai giudici liguri perche', a suo avviso, la pretesa offensiva delle frasi da lui pronunciate (''sei una *******, ti vesti da ******* perche' torni a fare la *******'') e' erronea perche' non e' stato considerato che la moglie, in passato, aveva effettivamente svolto la professione di prostituta.
Nella sentenza 27162 la seconda sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso perche' ''manifestamente infondato'', sottolineando, tra l'altro, che indipendentemente dal lavoro svolto dalla moglie dell'imputato, ''le ingiurie nonche' gli atti di disprezzo e di offesa alla dignita' del soggetto passivo integrano una lesione dell'integrita' morale''.
I giudici di Piazza Cavour hanno poi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e, ''tenuto conto della natura dei motivi'', al pagamento di una multa di mille euro alla Cassa delle ammende.
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