Il governo ha deciso l'aumento dell'Iva sulle consumazioni obbligatorie
La denuncia delle associazioni: "Si colpisce un settore già in crisi"
In discoteca si balla con il fisco
divertirsi costerà il 20% in più
di CRISTINA NADOTTI
ROMA - Entrare in discoteca quest'estate potrebbe costare circa 2 euro in più. Colpa dell'aumento dell'Iva sulle consumazioni obbligatorie, inserito nel pacchetto fiscale varato dal governo. A denunciarlo è la Silb-Fipe, l'associazione italiana imprese di intrattenimento danzanti e di spettacolo, che lamenta che il governo ha deciso il provvedimento senza consultare la categoria e sta valutando se e come attuare forme di protesta.
Sulle consumazioni facoltative nei locali viene applicata l'Iva al 10 per cento, mentre i biglietti di ingresso al 20 per cento. Con il sistema della "bibita obbligatoria" i gestori eludevano l'aliquota del 20 per cento, che avrebbero dovuto far pagare per il biglietto, di fatto vendendo a un prezzo maggiorato la consumazione. La disposizione del governo li obbliga invece ad applicare l'Iva al 20 per cento sulle consumazioni obbligatorie, mentre quelle facoltative continuano ad avere l'imposta al 10 per cento. In teoria è un sistema per far pagare più tasse ai gestori, ma è difficile non immaginare che si tradurrà in un biglietto-consumazione più caro. La tassa, insomma, la si farà pagare ai clienti.
"Si tratta dell'imposta sul valore aggiunto - chiarisce Antonio Flamini, vicepresidente del Silb-Fipe, che riunisce 2500 circa tra discoteche, sale da ballo e night - che come è noto è destinata a ricadere sul consumatore finale. Per quanto è possibile i gestori cercheranno di ridurre il carico, ma non è neanche immaginabile che si accollino l'intero aumento. Da un'indagine fatta dalla nostra associazione è risultato che i prezzi nel nostro settore, al contrario di quanto avvenuto in altri, sono rimasti stabili o sono addirittura diminuiti negli ultimi anni. Al momento il costo medio dei biglietti o delle consumazioni obbligatorie è di 11 euro, se il gestore si accollasse interamente l'aumento dell'Iva dovrebbe rinunciare al 10% dei suoi introiti, in un momento come questo non è possibile".
"E' chiaro che in una situazione di stallo economico la prima cosa alla quale si rinuncia sono i generi voluttuari e ciò che noi offriamo è definito tale - sottoliena il vicepresidente della Silb - per questo siamo in disaccordo con il governo, perché non riesce a capire l'importanza del nostro settore. Quel che noi offriamo è fondamentale anche per lo sviluppo del turismo, sul quale l'Italia ha sempre detto di voler puntare molto. Gli aumenti generalizzati hanno assottigliato la differenza tra imprenditore e dipendente, se si aumentano gli oneri del primo non ci si possono aspettare investimenti. Invece il nostro paese ne avrebbe bisogno per dare un valore aggiunto al turismo, soprattutto quello giovane".
Dopo i tassisti e gli avvocati, dunque, ci si può attendere la protesta dei gestori delle discoteche: "Noi non siamo una categoria che può creare disagi con la sua protesta - osserva Flamini - per cui stiamo valutando il da farsi. Avremmo voluto essere interpellati, visto che la nostra categoria non ha mai avuto assistenza né sovvenzioni. Soprattutto, vorremmo che il governo valutasse che con l'aumento dell'Iva sulle consumazioni obbligatorie nelle casse dello Stato entrerà una somma esigua, mentre al nostro settore sarà fatto un danno enorme".
(7 luglio 2006)
Bye
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