Questo è fuori...
Juve in C, gli altri club in B»
Le pesantissime richieste del procuratore federale Palazzi: «Revoca di due scudetti». Retrocesse Fiorentina, Lazio e Milan
Il procuratore Palazzi in aula (Liverani)
ROMA - Moggi e Giraudo radiati per cinque anni, Galliani per due. Juve retrocessa in C con 6 punti di penalizzazione. Fiorentina, Lazio e Milan in B. Revocato lo scudetto 2005 e non assegnato quello del 2006. Queste le pesantissime richieste del procuratore federale Palazzi al termine di una requisitoria temuta e attesa.
LA REQUISITORIA - Che è iniziata così: «Nessuno scherzava, nessuno millantava. Non è possibile una lettura alternativa del materiale raccolto». «Non si può dire - sostiene Palazzi- che i soggetti intercettati scherzassero o millantassero. Lo dimostra la verificazione degli eventi descritti», aggiunge riferendosi alla manipolazione delle designazioni arbitrali e al condizionamento delle ammonizioni nelle partite. «La ricostruzione che privilegi la tesi dello scherzo e della millanteria è esclusa, in particolare, dalle vicende relative all'operazione di salvataggio Fiorentina. Tra Innocenzo Mazzini (ex vicepresidente Figc, ndr) e Sandro Mencucci (ad della Fiorentina, ndr), c'era un vero e proprio patto d'onore. Si tratta di circostanze di straordinaria portata probatoria».
UN SISTEMA SOFISTICATO - Palazzi nella sua requisitoria fa poi espresso riferimento al dossier che alcuni soggetti avevano prodotto sul patron della Fiorentina, Diego Della Valle. «La vicenda del dossier sul Presidente Onorario della Fiorentina -dice Palazzi- è un elemento esterno che però deve essere tenuto in adeguata considerazione». Il procuratore federale ha inoltre fatto riferimento alla cena organizzata a casa di Bergamo e all'uso di cellulari riservati. «La cena a casa di Bergamo nel gennaio 2005 doveva gettare le basi per il futuro del settore arbitrale sempre per i loro fini», spiega Palazzi che poi aggiunge: «l'uso di utenze riservate non può essere considerato come spionaggio industriale» come è stato detto da Moggi. Questa teoria, secondo il Procuratore «non ha base solida». Il disegno quindi secondo Palazzi è chiaro. «Tutte le circostanze escludono la volontà di determinare arbitraggi equi, ma arbitraggi a favore di alcune società, in particolare la Juventus. In relazione alla sacralità e alla terzietà del settore arbitrale il sistema di rapporti è idoneo a conseguire illecità». «Il sistema è particolarmente sofisticato e si desume dalle parole di Moggi che fa intendere che l'intervento arbitrale serva proprio nei casi dubbi. Questo dimostra la maliziosità ed il condizionamento finalizzato a non creare nell'opinione pubblica l'impressione che venisse favorita una sola squadra, per questo c'era poi anche l'intervento sulle televisioni».
LO SCHEMA DI LAZIO E FIORENTINA - Quanto a Lazio e Fiorentina utilizzavano una sorta di schema fisso per raggiungere i loro obiettivi e ottenere favori arbitrali. «Uno schema - dice Palazzi - che si ripete sempre nelle partite oggetto di contestazione».Vi sono, spiega Palazzi, «contatti prima della gara tra le dirigenze delle due società e i vertici della Federazione» (nella fattispecie Carraro e Mazzini), seguiti da «contatti con i designatori». La terza fase dello schema prevedeva il contatto con l'arbitro designato per le gare, «dimostrato - prosegue il procuratore - dalle modalità di azione sia dei due designatori sia del dottor Mazzini». Lo schema aveva poi una fase post-partita che prevedeva le telefonate di ringraziamento a chi si era impegnato per far si che gli incontri andassero come previsto. Per realizzare lo schema, conclude Palazzi, le due società e i vertici della Federazione utilizzavano frasi e parole «specifiche». Il procuratore cita in particolare una telefonata di Paolo Bergamo e quella tra Mazzini e il presidente della Lazio Lotito in cui il primo cita la metafora del cane e della lepre.
MEANI TESSERATO MILAN - Capitolo Milan. Dopo aver parlato delle pressioni sugli arbitri degli altri tre club coinvolti nell'inchiesta, Palazzi parla del club rossonero, coinvolto nello scandalo soprattutto per il ruolo di Leonardo Meani. Il procuratore sgombra il campo da ogni equivoco e smonta quella che è stata la linea difensiva del club rossonero, che ha sempre parlato di Meani come di un collaboratore esterno. «Meani risulta essere dirigente addetto agli arbitri ed era a pieno titolo tesserato della società Milan - ha detto il procuratore - Del tutto irrilevanti pertanto le circostanze addotte per ridurre la portata del suo ruolo». Palazzi prosegue dicendo che «Meani intratteneva rapporti telefonici con gli assistenti degli arbitri». Ma Palazzi tira in ballo anche il vicepresidente del club rossonero, Adriano Galliani, che «approvava la condotta di Meani».
BERGAMO - Colpo di scena in apertura della terza giornata del maxi-processo sul calcio. L'ex designatore arbitrale Paolo Bergamo ha presentato le sue dimissioni dalla Federcalcio. Un modo per autosospendersi dal giudizio, dopo che «l'ordinanza della Caf di ieri - ha spiegato il suo legale Scalise - ha ridotto ancor di più il diritto di difesa». Il procuratore federale, Stefano Palazzi, ha chiesto che l'istanza venga rigettata. Ruperto, presidente della Caf, si è riservato di decidere sulla questione.
04 luglio 2006
Juve in C, gli altri club in B»
Le pesantissime richieste del procuratore federale Palazzi: «Revoca di due scudetti». Retrocesse Fiorentina, Lazio e Milan
Il procuratore Palazzi in aula (Liverani)
ROMA - Moggi e Giraudo radiati per cinque anni, Galliani per due. Juve retrocessa in C con 6 punti di penalizzazione. Fiorentina, Lazio e Milan in B. Revocato lo scudetto 2005 e non assegnato quello del 2006. Queste le pesantissime richieste del procuratore federale Palazzi al termine di una requisitoria temuta e attesa.
LA REQUISITORIA - Che è iniziata così: «Nessuno scherzava, nessuno millantava. Non è possibile una lettura alternativa del materiale raccolto». «Non si può dire - sostiene Palazzi- che i soggetti intercettati scherzassero o millantassero. Lo dimostra la verificazione degli eventi descritti», aggiunge riferendosi alla manipolazione delle designazioni arbitrali e al condizionamento delle ammonizioni nelle partite. «La ricostruzione che privilegi la tesi dello scherzo e della millanteria è esclusa, in particolare, dalle vicende relative all'operazione di salvataggio Fiorentina. Tra Innocenzo Mazzini (ex vicepresidente Figc, ndr) e Sandro Mencucci (ad della Fiorentina, ndr), c'era un vero e proprio patto d'onore. Si tratta di circostanze di straordinaria portata probatoria».
UN SISTEMA SOFISTICATO - Palazzi nella sua requisitoria fa poi espresso riferimento al dossier che alcuni soggetti avevano prodotto sul patron della Fiorentina, Diego Della Valle. «La vicenda del dossier sul Presidente Onorario della Fiorentina -dice Palazzi- è un elemento esterno che però deve essere tenuto in adeguata considerazione». Il procuratore federale ha inoltre fatto riferimento alla cena organizzata a casa di Bergamo e all'uso di cellulari riservati. «La cena a casa di Bergamo nel gennaio 2005 doveva gettare le basi per il futuro del settore arbitrale sempre per i loro fini», spiega Palazzi che poi aggiunge: «l'uso di utenze riservate non può essere considerato come spionaggio industriale» come è stato detto da Moggi. Questa teoria, secondo il Procuratore «non ha base solida». Il disegno quindi secondo Palazzi è chiaro. «Tutte le circostanze escludono la volontà di determinare arbitraggi equi, ma arbitraggi a favore di alcune società, in particolare la Juventus. In relazione alla sacralità e alla terzietà del settore arbitrale il sistema di rapporti è idoneo a conseguire illecità». «Il sistema è particolarmente sofisticato e si desume dalle parole di Moggi che fa intendere che l'intervento arbitrale serva proprio nei casi dubbi. Questo dimostra la maliziosità ed il condizionamento finalizzato a non creare nell'opinione pubblica l'impressione che venisse favorita una sola squadra, per questo c'era poi anche l'intervento sulle televisioni».
LO SCHEMA DI LAZIO E FIORENTINA - Quanto a Lazio e Fiorentina utilizzavano una sorta di schema fisso per raggiungere i loro obiettivi e ottenere favori arbitrali. «Uno schema - dice Palazzi - che si ripete sempre nelle partite oggetto di contestazione».Vi sono, spiega Palazzi, «contatti prima della gara tra le dirigenze delle due società e i vertici della Federazione» (nella fattispecie Carraro e Mazzini), seguiti da «contatti con i designatori». La terza fase dello schema prevedeva il contatto con l'arbitro designato per le gare, «dimostrato - prosegue il procuratore - dalle modalità di azione sia dei due designatori sia del dottor Mazzini». Lo schema aveva poi una fase post-partita che prevedeva le telefonate di ringraziamento a chi si era impegnato per far si che gli incontri andassero come previsto. Per realizzare lo schema, conclude Palazzi, le due società e i vertici della Federazione utilizzavano frasi e parole «specifiche». Il procuratore cita in particolare una telefonata di Paolo Bergamo e quella tra Mazzini e il presidente della Lazio Lotito in cui il primo cita la metafora del cane e della lepre.
MEANI TESSERATO MILAN - Capitolo Milan. Dopo aver parlato delle pressioni sugli arbitri degli altri tre club coinvolti nell'inchiesta, Palazzi parla del club rossonero, coinvolto nello scandalo soprattutto per il ruolo di Leonardo Meani. Il procuratore sgombra il campo da ogni equivoco e smonta quella che è stata la linea difensiva del club rossonero, che ha sempre parlato di Meani come di un collaboratore esterno. «Meani risulta essere dirigente addetto agli arbitri ed era a pieno titolo tesserato della società Milan - ha detto il procuratore - Del tutto irrilevanti pertanto le circostanze addotte per ridurre la portata del suo ruolo». Palazzi prosegue dicendo che «Meani intratteneva rapporti telefonici con gli assistenti degli arbitri». Ma Palazzi tira in ballo anche il vicepresidente del club rossonero, Adriano Galliani, che «approvava la condotta di Meani».
BERGAMO - Colpo di scena in apertura della terza giornata del maxi-processo sul calcio. L'ex designatore arbitrale Paolo Bergamo ha presentato le sue dimissioni dalla Federcalcio. Un modo per autosospendersi dal giudizio, dopo che «l'ordinanza della Caf di ieri - ha spiegato il suo legale Scalise - ha ridotto ancor di più il diritto di difesa». Il procuratore federale, Stefano Palazzi, ha chiesto che l'istanza venga rigettata. Ruperto, presidente della Caf, si è riservato di decidere sulla questione.
04 luglio 2006
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