chiedi alla polvere

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  • Arturo Bandini
    Bodyweb Senior
    • Aug 2003
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    chiedi alla polvere



    esce il film su arturo bandini...
    l' attore non mi piace, non è adatto... temo che lo abbiano svuotato di tutta la rabbia e le risate per farne un film sentimentale.
    lo produce quella mammola di tom cruise
  • GJ
    Gemello del Blou
    • Jun 2005
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    • dirty south
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    #2
    Originariamente Scritto da Arturo Bandini
    http://filmup.leonardo.it/sc_askthedust.htm

    esce il film su arturo bandini...
    l' attore non mi piace, non è adatto... temo che lo abbiano svuotato di tutta la rabbia e le risate per farne un film sentimentale.
    lo produce quella mammola di tom cruise
    è tratto dal libro di john fante giusto?

    però prima di giudicare male guardalo


    The Blous Brothers

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    • mikysurf09
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      • Feb 2005
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      #3
      anche io ogni tanto chiedo alla polvere bianca di tirarmi su!

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      • Andrea1973
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        #4
        Originariamente Scritto da mikysurf09
        anche io ogni tanto chiedo alla polvere bianca di tirarmi su!

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        • mikysurf09
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          • Feb 2005
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          #5
          Originariamente Scritto da Andrea1973
          ma scherzo lol sono uno sportivo!

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          • tartufone
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            #6
            Bandini è uno scrittore italiano,o è il personaggio di uno scrittore italiano??:

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            • Arturo Bandini
              Bodyweb Senior
              • Aug 2003
              • 30850
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              #7
              Originariamente Scritto da tartufone
              Bandini è uno scrittore italiano,o è il personaggio di uno scrittore italiano??:
              è il protagonista dei romanzi di john fante, lo scrittore più maledetto d' america, come lo definì bukowski
              leggete: è una bellissima introduzione:

              L’introduzione di Bukowski a “Chiedi alla polvere” di John Fante Marcos y
              Marcos


              Ero giovane, saltavo i pasti, mi ubriacavo e mi sforzavo di diventare uno scrittore. Le mie letture andavo a farle alla biblioteca pubblica di Los Angeles,nel centro della città, ma niente di quello che leggevo aveva alcun rapporto con me, con le strade o con la gente che le percorreva. Mi sembrava che tutti giocassero con le parole e che i cosiddetti grandi scrittori non dicessero un accidenti di niente. Il loro stile era una mistura di sottigliezza, mestiere e forma e ciò che scrivevano veniva letto , appreso, assimilato e poi ritrasmesso a qualcun altro. Era un congegno funzionale, una “cultura della parola” assai scorrevole e prudente. Bisognava tornare agli scrittori russi precedenti alla rivoluzione per ritrovare il rischio e la passione. C’erano delle eccezioni, ma erano così poche che le si esauriva in un attimo, per poi ritrovarsi a fissare file e file di libri di un’incredibile monotonia. A paragone degli scrittori del passato, i moderni non valevano gran che.
              Tirai giù dagli scaffali un libro dopo l’altro. Perché nessuno diceva niente? Perché nessuno gridava?
              Mi misi a cercare nelle altre sale della biblioteca . La sezione dei libri religiosi non era che un vasto acquitrino, almeno per me. Passai al reparto filosofia. Scovai un paio di tedeschi dall’animo amaro che mi tennero allegro per un po’, ma l’esperienza si esaurì ben presto. Provai con la matematica, ma era esattamente come la religione, mi scorreva sopra senza lasciar traccia. Ovunque cercassi, non trovavo niente che mi interessasse.
              Mi rivolsi alla geologia e scoprii che era una materia curiosa, ma di scarso nutrimento.
              Trovai alcuni libri di chirurgia e ne fui incuriosito: la terminologia era del tutto nuova e le illustrazioni mi sembravano fantastiche. Apprezzai soprattutto l’operazione sul mesocolon, la cui tecnica finì per diventarmi familiare.
              Poi abbandonai la chirurgia e tornai nella sala principale, che ospitava la narrativa. ( I giorni in cui non ero a corto di vino, non andavo mai in biblioteca. La biblioteca era il posto ideale per quando non avevo niente da mangiare o da bere, o la padrona di casa mi stava alle costole per recuperare l’affitto arretrato. In biblioteca , almeno, c’erano i gabinetti. ) Ci ho visto una quantità di barboni, là dentro, per lo più addormentati sui loro libri.
              Continuavo ad aggirarmi per la sala grande, tirando giù un libro dopo l’altro, leggendo qualche riga, a volte qualche pagina, per poi rimetterli al loro posto.
              Poi, un giorno, ne presi uno e capii subito di essere arrivato in porto. Rimasi fermo per un attimo a leggere, poi mi portai il libro al tavolo con l’aria di uno che ha trovato l’oro nell’immondezzaio cittadino. Le parole scorrevano con facilità, in un flusso ininterrotto. Ognuna aveva la sua energia ed era seguita da un ‘altra simile. La sostanza di ogni frase dava forma alla pagina e l’insieme risultava come scavato dentro di essa. Ecco, finalmente, uno scrittore che non aveva paura delle emozioni. Ironia e dolore erano intrecciati tra loro con straordinaria semplicità. Quando cominciai a leggere quel libro mi parve che mi fosse capitato un miracolo, grande e inatteso. Ero socio della biblioteca. Presi in prestito il libro e me lo portai in stanza, mi sdraiai sul letto e ripresi a leggerlo, ma prima ancora di finirlo capii che l’autore era riuscito a elaborare un suo stile particolare . Il libro Ask the Dust e l’autore era John Fante, che avrebbe esercitato un’influenza duratura su di me. Terminato Ask the Dust tornai in biblioteca in cerca di altri suoi libri. Ne trovai due: Dago Red e Wait until Spring, Bandini. Erano dello stesso tipo, scritti con le viscere e per le viscere, con il cuore e per il cuore.
              Si, Fante ha avuto una grande influenza su di me. Non molto tempo dopo averlo scoperto, mi misi a vivere con una donna. Beveva come una spugna , anche più di me,e assieme facevamo delle litigate feroci, durante le quali le gridavo: ” Non chiamarmi figlio di *******! Io sono Bandini, Arturo Bandini!”.
              Fante era il mio dio e io sapevo che gli déi vanno lasciati in pace, non si andava a bussare alla loro porta. E tuttavia mi piaceva immaginare la casa dove era vissuto, in Angel’s Flight, e illuderni che ci abitasse ancora. Ci passavo davanti quasi ogni giorno e mi chiedevo : è questa la finestra da cui è uscita Camilla? E’ quella la porta dell’albergo ? Quella la hall? Non l’ ho mai saputo.
              Ho riletto Ask the Dust quest’anno, trentanove anni dopo la prima volta, e ho dovuto riconoscere ce ha resistito al tempo, come tutte le altre opere di Fante. Questa ,però, resta la mia preferita perché è con essa che ho scoperto la magia. Fante ha scritto altri libri oltre Dago Red e Wait until Spring, Bandini, e i loro titoli sono Full of Life e The Brotherhood of the Grape. Attualmente sta lavorando al suo nuovo romanzo, A Dream of Bunker Hill.
              Per una serie di circostanze, quest’anno l’ ho finalmente conosciuto. Ma la storia di John Fante non è tutta qui. E’ la storia di un uomo fortunato e sfortunato in ugual misura , di un uomo di raro coraggio naturale. Un giorno qualcuno la racconterà , ma ho la sensazione che lui non voglia che lo faccia qui. Dirò solo che, nel suo caso, linguaggio e personalità coincidono: entrambi sono forti, buoni e caldi. E ora basta. Il libro è vostro.


              Charles Bukowski

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              • ikuape86
                L' oristanese pizzaiolo
                • Feb 2005
                • 18572
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                • Oristano
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                #8
                Originariamente Scritto da mikysurf09
                anche io ogni tanto chiedo alla polvere bianca di tirarmi su!

                lapolizia lo sa bene

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                • Arturo Bandini
                  Bodyweb Senior
                  • Aug 2003
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                  #9
                  Originariamente Scritto da GJ
                  è tratto dal libro di john fante giusto?

                  però prima di giudicare male guardalo
                  non credo che andrò a vederlo... non mi possono scacazzare su un libro così, non possono ridurlo a diventare una storia sentimentale con sottofondo di spleen.
                  e non c'è modo per rendere le risate e la rabbia, solo fante e buk ne erano capaci. La gente non è capace di ridere di se stessa e dell' amore. Ci danno troppo peso. figurati se un film prodotto da tom cruise ha il coraggio di essre sovversivo. Non avrebbe mai il coraggio di ironizzare sull' amore e su quanto ci fa star male, e di mostrare la rabbia e le illusioni di un sognatore.
                  colin farrel non ha la faccia giusta.
                  che schifo! basta pensare che nel flm fanno morire la ragazza tra le sue braccia! è una cosa che rovescia tutto il senso del libro. Allora perchè "chiedi alla polvere?", che c'entra? on c'entra più niente

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                  • Arturo Bandini
                    Bodyweb Senior
                    • Aug 2003
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                    #10
                    voglio cambiare nick!
                    voglio chiamarmi henry chinaski

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                    • Ronnie Coleman fan
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                      #11
                      perchè arturo bandini è realmente esistito?????

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                      • ikuape86
                        L' oristanese pizzaiolo
                        • Feb 2005
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                        #12
                        Originariamente Scritto da Ronnie Coleman fan
                        perchè arturo bandini è realmente esistito?????
                        gnurant

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                        • tartufone
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                          #13
                          Originariamente Scritto da Arturo Bandini
                          è il protagonista dei romanzi di john fante, lo scrittore più maledetto d' america, come lo definì bukowski
                          leggete: è una bellissima introduzione:

                          L’introduzione di Bukowski a “Chiedi alla polvere” di John Fante Marcos y
                          Marcos


                          Ero giovane, saltavo i pasti, mi ubriacavo e mi sforzavo di diventare uno scrittore. Le mie letture andavo a farle alla biblioteca pubblica di Los Angeles,nel centro della città, ma niente di quello che leggevo aveva alcun rapporto con me, con le strade o con la gente che le percorreva. Mi sembrava che tutti giocassero con le parole e che i cosiddetti grandi scrittori non dicessero un accidenti di niente. Il loro stile era una mistura di sottigliezza, mestiere e forma e ciò che scrivevano veniva letto , appreso, assimilato e poi ritrasmesso a qualcun altro. Era un congegno funzionale, una “cultura della parola” assai scorrevole e prudente. Bisognava tornare agli scrittori russi precedenti alla rivoluzione per ritrovare il rischio e la passione. C’erano delle eccezioni, ma erano così poche che le si esauriva in un attimo, per poi ritrovarsi a fissare file e file di libri di un’incredibile monotonia. A paragone degli scrittori del passato, i moderni non valevano gran che.
                          Tirai giù dagli scaffali un libro dopo l’altro. Perché nessuno diceva niente? Perché nessuno gridava?
                          Mi misi a cercare nelle altre sale della biblioteca . La sezione dei libri religiosi non era che un vasto acquitrino, almeno per me. Passai al reparto filosofia. Scovai un paio di tedeschi dall’animo amaro che mi tennero allegro per un po’, ma l’esperienza si esaurì ben presto. Provai con la matematica, ma era esattamente come la religione, mi scorreva sopra senza lasciar traccia. Ovunque cercassi, non trovavo niente che mi interessasse.
                          Mi rivolsi alla geologia e scoprii che era una materia curiosa, ma di scarso nutrimento.
                          Trovai alcuni libri di chirurgia e ne fui incuriosito: la terminologia era del tutto nuova e le illustrazioni mi sembravano fantastiche. Apprezzai soprattutto l’operazione sul mesocolon, la cui tecnica finì per diventarmi familiare.
                          Poi abbandonai la chirurgia e tornai nella sala principale, che ospitava la narrativa. ( I giorni in cui non ero a corto di vino, non andavo mai in biblioteca. La biblioteca era il posto ideale per quando non avevo niente da mangiare o da bere, o la padrona di casa mi stava alle costole per recuperare l’affitto arretrato. In biblioteca , almeno, c’erano i gabinetti. ) Ci ho visto una quantità di barboni, là dentro, per lo più addormentati sui loro libri.
                          Continuavo ad aggirarmi per la sala grande, tirando giù un libro dopo l’altro, leggendo qualche riga, a volte qualche pagina, per poi rimetterli al loro posto.
                          Poi, un giorno, ne presi uno e capii subito di essere arrivato in porto. Rimasi fermo per un attimo a leggere, poi mi portai il libro al tavolo con l’aria di uno che ha trovato l’oro nell’immondezzaio cittadino. Le parole scorrevano con facilità, in un flusso ininterrotto. Ognuna aveva la sua energia ed era seguita da un ‘altra simile. La sostanza di ogni frase dava forma alla pagina e l’insieme risultava come scavato dentro di essa. Ecco, finalmente, uno scrittore che non aveva paura delle emozioni. Ironia e dolore erano intrecciati tra loro con straordinaria semplicità. Quando cominciai a leggere quel libro mi parve che mi fosse capitato un miracolo, grande e inatteso. Ero socio della biblioteca. Presi in prestito il libro e me lo portai in stanza, mi sdraiai sul letto e ripresi a leggerlo, ma prima ancora di finirlo capii che l’autore era riuscito a elaborare un suo stile particolare . Il libro Ask the Dust e l’autore era John Fante, che avrebbe esercitato un’influenza duratura su di me. Terminato Ask the Dust tornai in biblioteca in cerca di altri suoi libri. Ne trovai due: Dago Red e Wait until Spring, Bandini. Erano dello stesso tipo, scritti con le viscere e per le viscere, con il cuore e per il cuore.
                          Si, Fante ha avuto una grande influenza su di me. Non molto tempo dopo averlo scoperto, mi misi a vivere con una donna. Beveva come una spugna , anche più di me,e assieme facevamo delle litigate feroci, durante le quali le gridavo: ” Non chiamarmi figlio di *******! Io sono Bandini, Arturo Bandini!”.
                          Fante era il mio dio e io sapevo che gli déi vanno lasciati in pace, non si andava a bussare alla loro porta. E tuttavia mi piaceva immaginare la casa dove era vissuto, in Angel’s Flight, e illuderni che ci abitasse ancora. Ci passavo davanti quasi ogni giorno e mi chiedevo : è questa la finestra da cui è uscita Camilla? E’ quella la porta dell’albergo ? Quella la hall? Non l’ ho mai saputo.
                          Ho riletto Ask the Dust quest’anno, trentanove anni dopo la prima volta, e ho dovuto riconoscere ce ha resistito al tempo, come tutte le altre opere di Fante. Questa ,però, resta la mia preferita perché è con essa che ho scoperto la magia. Fante ha scritto altri libri oltre Dago Red e Wait until Spring, Bandini, e i loro titoli sono Full of Life e The Brotherhood of the Grape. Attualmente sta lavorando al suo nuovo romanzo, A Dream of Bunker Hill.
                          Per una serie di circostanze, quest’anno l’ ho finalmente conosciuto. Ma la storia di John Fante non è tutta qui. E’ la storia di un uomo fortunato e sfortunato in ugual misura , di un uomo di raro coraggio naturale. Un giorno qualcuno la racconterà , ma ho la sensazione che lui non voglia che lo faccia qui. Dirò solo che, nel suo caso, linguaggio e personalità coincidono: entrambi sono forti, buoni e caldi. E ora basta. Il libro è vostro.


                          Charles Bukowski
                          lo leggerò di certo

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                          • tartufone
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                            #14
                            Originariamente Scritto da Arturo Bandini
                            non credo che andrò a vederlo... non mi possono scacazzare su un libro così, non possono ridurlo a diventare una storia sentimentale con sottofondo di spleen.
                            e non c'è modo per rendere le risate e la rabbia, solo fante e buk ne erano capaci. La gente non è capace di ridere di se stessa e dell' amore. Ci danno troppo peso. figurati se un film prodotto da tom cruise ha il coraggio di essre sovversivo. Non avrebbe mai il coraggio di ironizzare sull' amore e su quanto ci fa star male, e di mostrare la rabbia e le illusioni di un sognatore.
                            colin farrel non ha la faccia giusta.
                            che schifo! basta pensare che nel flm fanno morire la ragazza tra le sue braccia! è una cosa che rovescia tutto il senso del libro. Allora perchè "chiedi alla polvere?", che c'entra? on c'entra più niente
                            infatti ........quella merdina di scientologista dovrebbe solo scomparire

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                            • Arturo Bandini
                              Bodyweb Senior
                              • Aug 2003
                              • 30850
                              • 879
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                              #15
                              Originariamente Scritto da Ronnie Coleman fan
                              perchè arturo bandini è realmente esistito?????
                              sono io.
                              stanno facendo un film su di me.
                              neanche postumo...
                              sono il N 1

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