SASSUOLO (Modena) - Uno, due, tre, quattro pugni nello stomaco: l'uomo in divisa picchia, gli altri due tengono fermo il ragazzo seminudo. "Fermati!", "Così no!", voci fuori campo, accento arabo: quelli che guardano terrorizzati. Il pestato scivola a terra, un altro carabiniere, più robusto, s'appoggia sulle spalle dei due colleghi e salta coi piedi sul marocchino sdraiato, le urla di protesta crescono, il militare si gira e grida "Ma che c... vuoi? Ma vai a fare... ". Lo grida in faccia alla telecamera: perché c'è chi sta riprendendo tutto. Il videofonino è di un altro ragazzo marocchino. Due minuti scarsi di filmato in grado di appiccare il fuoco a una cittadona industriale piena di immigrati (e di problemi con gli immigrati) com'è Sassuolo, capitale delle piastrelle.
"Son cose che fa male vedere", dice N., 27 anni: ma è proprio lui che ha visto e fatto vedere il pestaggio. Marmista da dieci anni, carte in regola, musulmano praticante: per raccontare cosa ha visto domenica 19 esce dalla sala della moschea, non vuole disturbare la preghiera della sera. Non si è pentito di aver girato quel documento scottante: ma adesso teme quel che può far scoppiare. Le immagini erano finite per poche ore sul sito dei Giovani musulmani d'Italia: ma sono stati proprio i dirigenti dell'associazione a farle togliere in fretta per consegnarle alla Digos. E i carabinieri li hanno ringraziati. Ma la Gazzetta di Modena è riuscita a procurarsi le immagini, ne ha pubblicati i fotogrammi più duri, e da ieri il video è sui siti di Kataweb e Repubblica.it. A Sassuolo ora il malessere della comunità islamica si scontra con l'insurrezione dei residenti italiani, che raccolgono firme a difesa dei carabinieri (nel frattempo trasferiti).
N. il marmista è preoccupato davvero. Per lui doveva essere una mattina tranquilla, "avevo appuntamento in via Adda con gli amici per andare a giocare a calcio". Quartiere Braida, periferia di questa micrometropoli pedemontana, tangenziali con tunnel carsici che solcano un labirinto di capannoni industriali e vecchi casermoni. Uno di questi, pensato trent'anni fa per gli immigrati meridionali, è il quartiere dei magrebini, balconi fioriti di parabole, negozi arabi al pianoterra. "Ho visto arrivare quei due, uno in divisa uno con un cappotto marrone, sono andati verso la rete che divide il palazzo dalle villette, e lì c'era quel ragazzo sdraiato per terra". Una chiamata aveva lamentato disturbi e minacce. Il poliziotto in borghese, intervenuto per primo, aveva chiamato rinforzi.
Il casseur è conosciuto, Idrissi, un irregolare, dorme da giorni negli androni, dà in escandescenze facilmente, lo avrebbero visto spaccare le vetrine della Cisl, lì di fronte, forse è ubriaco. Lo sollevano, lo portano verso l'auto, ma lui fa resistenza, si spoglia, urla, si agita. È qui che N. prende di tasca il videofonino e comincia a filmare: "Ho capito che poteva finir male". È finita male, anche se, dai referti medici, meno di quel che poteva apparire: solo otto giorni di prognosi per il marocchino (già condannato a sei mesi per resistenza), qualche sutura anche per uno dei carabinieri.
Ma le vere ferite non sono quelle cutanee, adesso. "C'era una trentina di immigrati che guardavano dalle finestre, urlavano. Io rispetto i carabinieri, vorrei che togliessero di mezzo gli sbandati, sì, anche i miei connazionali, che rovinano noi che lavoriamo. Ma picchiare non è giusto, e farlo davanti a tutti produce paura e odio". Cerino in un pagliaio. La Lega Nord pronta a cavalcare la tigre: Borghezio è piombato a Sassuolo offrendosi di pagare la difesa legale dei carabinieri. Un comitato raccoglie firme per la "revoca del trasferimento punitivo". Nei blog di Repubblica e della Gazzetta la maggioranza degli interventi è spietata: "Picchiateli ancora".
"Sono disgustato, io credo nella Costituzione", dice Osama Al Saghir, presidente nazionale dei Giovani musulmani, accorso anche lui a Sassuolo, ma non per incendiare. Ha visitato la comunità islamica e l'ha trovata "impaurita: non si fidano più delle forze dell'ordine". Poi a sorpresa è andato a incontrare la Lega Nord cittadina. Per chiedere di "abbandonare la raccolta delle firme, che divide gli animi, e lavorare assieme per la convivenza". Lo hanno guardato sbigottiti. "I carabinieri che hanno sbagliato dovranno essere puniti, perché nessuno può essere picchiato in quel modo. Ma anche noi siamo stufi", parola presa di proposito dal vocabolario leghista, "degli spacciatori e dei criminali, non vogliamo che vengano solo arrestati, ma espulsi. Faremo presto una manifestazione contro lo spaccio". Se viene anche la Lega? "Nessun problema".
"Son cose che fa male vedere", dice N., 27 anni: ma è proprio lui che ha visto e fatto vedere il pestaggio. Marmista da dieci anni, carte in regola, musulmano praticante: per raccontare cosa ha visto domenica 19 esce dalla sala della moschea, non vuole disturbare la preghiera della sera. Non si è pentito di aver girato quel documento scottante: ma adesso teme quel che può far scoppiare. Le immagini erano finite per poche ore sul sito dei Giovani musulmani d'Italia: ma sono stati proprio i dirigenti dell'associazione a farle togliere in fretta per consegnarle alla Digos. E i carabinieri li hanno ringraziati. Ma la Gazzetta di Modena è riuscita a procurarsi le immagini, ne ha pubblicati i fotogrammi più duri, e da ieri il video è sui siti di Kataweb e Repubblica.it. A Sassuolo ora il malessere della comunità islamica si scontra con l'insurrezione dei residenti italiani, che raccolgono firme a difesa dei carabinieri (nel frattempo trasferiti).
N. il marmista è preoccupato davvero. Per lui doveva essere una mattina tranquilla, "avevo appuntamento in via Adda con gli amici per andare a giocare a calcio". Quartiere Braida, periferia di questa micrometropoli pedemontana, tangenziali con tunnel carsici che solcano un labirinto di capannoni industriali e vecchi casermoni. Uno di questi, pensato trent'anni fa per gli immigrati meridionali, è il quartiere dei magrebini, balconi fioriti di parabole, negozi arabi al pianoterra. "Ho visto arrivare quei due, uno in divisa uno con un cappotto marrone, sono andati verso la rete che divide il palazzo dalle villette, e lì c'era quel ragazzo sdraiato per terra". Una chiamata aveva lamentato disturbi e minacce. Il poliziotto in borghese, intervenuto per primo, aveva chiamato rinforzi.
Il casseur è conosciuto, Idrissi, un irregolare, dorme da giorni negli androni, dà in escandescenze facilmente, lo avrebbero visto spaccare le vetrine della Cisl, lì di fronte, forse è ubriaco. Lo sollevano, lo portano verso l'auto, ma lui fa resistenza, si spoglia, urla, si agita. È qui che N. prende di tasca il videofonino e comincia a filmare: "Ho capito che poteva finir male". È finita male, anche se, dai referti medici, meno di quel che poteva apparire: solo otto giorni di prognosi per il marocchino (già condannato a sei mesi per resistenza), qualche sutura anche per uno dei carabinieri.
Ma le vere ferite non sono quelle cutanee, adesso. "C'era una trentina di immigrati che guardavano dalle finestre, urlavano. Io rispetto i carabinieri, vorrei che togliessero di mezzo gli sbandati, sì, anche i miei connazionali, che rovinano noi che lavoriamo. Ma picchiare non è giusto, e farlo davanti a tutti produce paura e odio". Cerino in un pagliaio. La Lega Nord pronta a cavalcare la tigre: Borghezio è piombato a Sassuolo offrendosi di pagare la difesa legale dei carabinieri. Un comitato raccoglie firme per la "revoca del trasferimento punitivo". Nei blog di Repubblica e della Gazzetta la maggioranza degli interventi è spietata: "Picchiateli ancora".
"Sono disgustato, io credo nella Costituzione", dice Osama Al Saghir, presidente nazionale dei Giovani musulmani, accorso anche lui a Sassuolo, ma non per incendiare. Ha visitato la comunità islamica e l'ha trovata "impaurita: non si fidano più delle forze dell'ordine". Poi a sorpresa è andato a incontrare la Lega Nord cittadina. Per chiedere di "abbandonare la raccolta delle firme, che divide gli animi, e lavorare assieme per la convivenza". Lo hanno guardato sbigottiti. "I carabinieri che hanno sbagliato dovranno essere puniti, perché nessuno può essere picchiato in quel modo. Ma anche noi siamo stufi", parola presa di proposito dal vocabolario leghista, "degli spacciatori e dei criminali, non vogliamo che vengano solo arrestati, ma espulsi. Faremo presto una manifestazione contro lo spaccio". Se viene anche la Lega? "Nessun problema".
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