Originariamente Scritto da temete
Grazie!
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Originariamente Scritto da temete...sono sempre piu' convinto che la fede e' prima di tutto un dono: non si possono dare risposte con ragionamenti di tipo geometrico a quello che tu chiedi, sarebbe una battaglia persa in partenza dal credente.
A questo punto, se la fede e' soprattutto un dono che aiuta, cosa possiamo fare per avere questo regalo?
E chi non riceve questo dono che deve fare?
Mi sembra senza senso.contatto face book
roberto moroni
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Originariamente Scritto da master wallaceAllora se la fede e' un dono, chi e' che la dona? Dio?
E chi non riceve questo dono che deve fare?
Mi sembra senza senso.
una ricerac che non ho voglia di compiere in quetso peirodo...Originariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Originariamente Scritto da KURTANGLEper me èanke ricerca...
una ricerac che non ho voglia di compiere in quetso peirodo...sigpic
"Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare"
"Le risposte sono dentro di te, peccato che siano tutte sbagliate"
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Originariamente Scritto da BebboMagari con Google
puoi farla tu per me
e poi mi fai sapere ?!Originariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Vittorio Messori ha scritto ul libro su un miracolo, documentato, avvenuto nella Spagna del 1600.
Vi do qualche ragguaglio:
La gamba di Miguel Juan
di Enrico Salomi
La prova provata che Dio esiste. Un miracolo che solo Lui puo` compiere. Grazie all´intercessione di Maria. Una rigorosissima indagine di Vittorio Messori.
Quanta fatica per dimostrare che Dio esiste. Quanti ragionamenti, quante contese, quanti dibattiti sulle prove che un Essere onnipotente, creatore e ordinatore dell´universo esiste e ci governa tutti.
Certo, in filosofia le prove che Dio esiste ci sono, eccome. E il Papa, nella Fides et ratio, ribadisce con fermezza che la ragione dell´uomo può giungere alla certezza che Dio c´e.
Ma le contestazioni restano, non tutti concordano, molti dubitano e il pensiero debole (nulla di sicuro possiamo dire su Dio) trova ancora molti seguaci. Tuttavia, se si viene a sapere di un fatto certo e documentato, incontestabile e inoppugnabile, come quello che ha narrato Vittorio Messori nella sua ultima fatica (’Il miracolo’, ed. Rizzoli), beh! non e più possibile negare Dio; o meglio, per farlo la ragione deve essere messa a riposo e in campo devono scendere pregiudizio, ignoranza, malafede.
Raccontato sinteticamente – il lettore è invitato a leggere lo studio di Messori – quanto è accaduto ha dello stupefacente.
Nel 1617, a Calanda, nell´Aragona spagnola, nasce un certo Miguel ]uan Pellicer, figlio di contadini e contadino lui stesso, analfabeta, dotato di una fede solida ed essenziale, devoto alla Vergine del Pilar di Saragozza.
Lasciata la famiglia per non pesare sul magro bilancio dei genitori, verso la fine di luglio del 1637, mentre lavora tra i campi, un carro di frumento gli transita su una gamba, proprio sotto il ginocchio, procurandogli la frattura della tibia nella parte centrale.
Tra dolori inenarrabili, vuole andare a Saragozza per mettersi sotto la protezione della Vergine del Pilar. Cinquanta giorni di viaggio e trecento chilometri sotto la canicola estiva, raccattando passaggi qua e là. Quando arriva in città, praticamente moribondo, si trascina sui gomiti fin nel santuario e qui si affida alla Vergine: ’pensaci Tu perchè sto per morire’.
Con **** e scalpello – gli strumenti del tempo – gli viene amputata la gamba, unica soluzione per salvargli la vita. Passa un anno prima di uscire dall´ospedale con una gamba di legno, due stampelle e una specie di patentino che gli dava la possibilità i3i esercitare la ’professione’ deI mendicante.
Tutti i giorni, per due anni e mezzo, davanti alla porta del santuario del Pilar, 1´intera Saragozza gli passa accanto, lo vede, si commuove, qualcuno lo aiuta; alla sera, quando il santuario chiude, Miguel Juan si cosparge il moncone della gamba con un po´ di olio consumato dalle lampade del santuario, nonostante che i medici, da cui è visitato periodicamente, lo ammoniscano inutilmente.
Quando lo riconoscono alcuni compaesani che sono n Saragozza per un pellegrinaggio, non potendo più tenere nascosta la sua situazione, Miguel Juan decide di tornare dai genitori a Calanda, circa 100 chilometri a sud di Saragozza. E qui, altro non puo` fare che riprendere a mendicare.
Il momento fatidico giunge alla sera del 29 marzo del 1640. E` giovedì. Siamo tra le dieci e le undici di sera. Miguel Juan cena con i genitori, due vicini di casa e un soldato di cavalleria dell´Esercito Reale, che è di passaggio e a cui era stata data ospitalità.
Miguel Juan, dopo la povera cena, si congeda dalla compagnia e decide di andare a coricarsi. Ripone la protesi di legno e le stampelle, va a dormire nella camera da letto di mamma e papà, perchè aveva lasciato il suo giaciglio abituale al soldato.
Qualche tempo dopo, la madre entra nella camera e, sentendo un profumo intenso ’come di Paradiso’, si accorge che da quel mantello troppo corto che ricopre il figlio addormentato spuntano due piedi. Giunge il padre, richiamato dalla donna. In principio pensano che si tratti del soldato che ha sbagliato stanza, ma, sollevando la coperta e guardando meglio, scoprono che quella persona è proprio il loro figlio.
Miguel Juan, il mutilato, dorme profondamente, ma ha riattaccata quella gamba che, due anni e cinque mesi prima, gli era stata amputata. E non si tratta di una gamba qualsiasi, ma proprio della sua, con tutte le caratteristiche e le cicatrici del suo arto e con un circolino rosso nel punto in cui era avvenuta 1´amputazione. Svegliano il figlio. Stava sognando – dirà Miguel Juan – di essere a Saragozza nella cappello della Vergine del Pilar e che si ungeva la gamba segata con 1´olio di una lampada, come era uso fare quando era in quel santuario.
Un miracolo straordinario, quello di un arto amputato improvvisamente riattaccato, che solo Dio, l´autore e il padrone delle leggi della natura può compiere. Se il fatto e vera, allora la conclusione si impone: Dio esiste. Ma ci vogliono le prove.
Le prove ci sono, eccome. E sono tante, tutte concordi, ben fondate, ottimamente documentate, al punto che Messori si spinge a dire: ’dovrebbe dubitare di tutta quanta la storia umana, compresi i fatti più certi perchè più attestati, chi rifiutasse la verità di quanta successo a Calanda quella sera di marzo della settimana di Passione del 1640’.
Vediamole in sintesi.
II miracolo viene attestato solo sessanta ore dopo da tutte le autorità locali: il vicario parrocchiale don ]usepe Herrero, il justicia (il giudice e insieme il responsabile dell´ordine pubblico) Martin Corellano, il sindaco Miguel Escobedo, il suo vice Martin Galindo e, soprattutto, il notaio reale Lazaro Macario Gomez.
In pochissimi giorni viene istituito un processa pubblico in cui sfilano decine e decine di testimoni oculari, nel frattempo, viene visitato il luogo dove era stata sepolta dai medici la gamba amputata, ma viene trovato vuoto (come riportato da un Aviso Historico, un giornale del tempo).
Dopo quasi undici mesi di lavoro e con quattordici sedute pubbliche e plenarie, si pronuncia la sentenza del processo di Saragozza in data 27 aprile 1641: ’Perciò affermiamo e dichiariamo che a Miguel Juan Pellicer, contadino di Calanda, fu restituita la gamba che gli era stata amputata due anni e cinque mesi prima; e che non fu un fatto di natura, ma opera mirabile e miracolosa, ottenuta per intercessione della Vergine del Pilar’.
I ventiquattro.testimoni oculari, scelti dal tribunale di Saragozza tra innumerevoli possibili, possono essere suddivisi m cinque gruppi.
Cinque sono medici ed infermieri, e tra loro il chirurgo che amputo la gamba e i due sanitari di Calanda che procedettero alla visita immediatamente dopo l´evento. Cinque tra familiari e i vicini di casa. Quattro sono autorità locali di Calanda, sopra ricordate. Quattro sono ecclesiastici, sia di Saragozza che di Calanda. Sei ’vari’, tra cui 1´uste, nella cui bettola vicino al Pilar Miguel Juan, storpio, passava la notte quando rimediava quattro soldi di elemosina e un altro oste, di Samper, dal quale aveva alloggiato sulla strada del ritorno a casa. I testimoni sono scelti per dar conto, sotto giuramento, delle differenti tappe della storia di Miguel Juan Pellicer: la frattura, 1´amputazione, la mendicità al Pilar, il ritorno al paese natale, 1´evento miracoloso del 29 marzo e i fatti dei giorni successivi.
E` così straordinario quanto è accaduto a Calanda, che il giovane contadino Miguel Juan venne ricevuto addirittura dal re Filippo IV, il più orgoglioso sovrano del mondo, il monarca dell´impero dove ’non tramontava mai il sole’. Il sovrano, dopo aver sentito la sua testimonianza e 1´inequivocabile sequenza di eventi da parte delle più importanti autorità spagnole, si inginocchia davanti al contadino, gli bacia con devozione la cicatrice, rimasta là dove 1´arto era stato amputato e poi riattaccato.
DIO ESISTE
Che cosa dire di questa storia, così minuziosamente investigata da Vittorio Messori? Forse le parole migliori sono quelle che 1´autore adopera, da storico e da giornalista, per concludere la sua opera indagatrice.
’In quelle ’notti oscure’ di cui parlano proprio i mistici spagnoli, in quei momenti (inevitabili, fisiologici nella strutture della fede) in cui il dubbio sembra rodere, malgrado ogni accumulo di ’ragioni per credere’; ebbene proprio allora soccorre il ricordo di un campanile che si leva, vigoroso, sul Desierto de Calanda, nella Bassa Aragona. Una torre che ha 1´aspetto di un punto esclamativo: segnala, infatti, almeno un luogo nel mondo dove ’la scommessa sul Vangelo’ si scioglie in quella certezza che solo un fatto oggettivo, constatabile, sicuro può garantire. Lì la cronaca, la storia, sembrano davvero spalancare, all´improvviso, una finestra verso 1´Eterno.’
Sì, Dio esiste e a Calanda ha dimostrato che nulla Gli è impossibile. Lì ha deciso intervenire nella ’carnalità’ dell´esistenza del giovane contadino Miguel Juan Pellicer, di annullare ciò che era avvenuto per mezzo dell´uomo, di sospendere tutte 1e leggi della natura, di riparare ciò che era irreparabile.
A Calanda., Dio, attraverso l´intercessione di Maria Vergine, ha voluto lasciare un segno concreto, tangibile, indubitabile. Per usare le parole dell´arcivescovo di Saragozza ’com´e stato dimostrato con certezza nel processo, il detto Miguel Juan fu visto prima senza una gamba e poi con questa. Quindi non si vede come si possa dubitare di ciò’.
Nessun dubbio, dunque: questa gamba riattaccata può essere un grimaldello per fare breccia nello scetticismo dell´uomo postmoderno.
Ma Calanda dice molto anche a certi cattolici, soprattutto a quella intellighenzia la cui fede si vuole adulta e che bolla i miracoli e altre forme di religiosità popolare come favolette superstiziose, adatte per vecchiette e per bigotti.
No, il miracolo di Calanda e la prova provata di un intervento del Dio cattolico nella storia dell´uomo, di un intervento divino propiziato da quella Vergine che il popolo semplice venera e prega, di una presenza che, passando lungo i secoli e sopravvivendo alle ideologie, è tuttora viva e operante tra di noi.
Resta una domanda, che apre una riflessione: alla luce di ciò che indiscutibilmente è accaduto a Calanda, si hanno più ragioni di credere o di dubitare?
E ANCORA:
Elogio del materialismo
di Stefano M. Paci
A stupire, Vittorio Messori è abituato. In un Paese in cui trentamila copie di un volume bastano a fare un bestseller, il suo primo libro, Ipotesi su Gesù, di copie ne ha vendute oltre un milione. Non pago, ha poi "sequestrato" il prefetto dell'ex Sant'Uffizio, l'austero cardinale Joseph Ratzinger, e per una settimana l'ha sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio e ne ha registrato le risposte. Non era mai accaduto nella storia della Chiesa, e il libro-intervista Rapporto sulla fede per anni è stato al centro del dibattito sul cattolicesimo. Poi, ha rivolto ad un'altra persona le sue domande, e questa volta si trattava dell'attuale Pontefice, papa Wojtyla. Varcare la soglia della speranza è stato tradotto in 53 lingue.
Ma adesso, forse, Messori ha esagerato. Il suo nuovo libro (Il Miracolo, Rizzoli) ha la pretesa di raccontare che almeno una volta, nella storia, il prodigio per eccellenza, quel miracolo "impossibile" su cui così spesso si ironizza, è avvenuto: un arto tagliato è ricresciuto. Tra le dieci e le undici di sera del 29 marzo 1640 un giovane contadino spagnolo, Miguel Juan Pellicer, si sarebbe risvegliato avendo di nuovo la gamba che gli era stata amputata due anni e mezzo prima. Il miracolo - compiuto per intercessione di Nostra Signora del Pilar, la veneratissima Madonna di Saragozza davanti al cui santuario Miguel Juan aveva per anni mendicato - avvenne nel villaggio aragonese di Calandra, dove il giovane era ritornato per salutare i genitori. Un evento sconvolgente di cui quasi si era persa la memoria.
Difficile da credere? Noi abbiamo fatto la parte dell'"avvocato del diavolo". Abbiamo cioè posto a Messori, che scrive come un giornalista ma si documenta come un diligente professore universitario, alcune di quelle obiezioni che su questo "miracolo impossibile" formulerebbe l'uomo comune.
I cristiani credono ai miracoli, certo. Ma sembra che Dio si sia sempre dato una specie di limitazione per rispettare la libertà dell'uomo. I prodigi, cioè, non sono mai così clamorosi da rendere automatico il credere. Per spiegarli si può sempre ricorrere a qualche causa scientifica che non è ancora stata scoperta. Questo miracolo, invece, sembra del tutto "impossibile". Davvero lei crede che una gamba amputata sia rispuntata?
VITTORIO MESSORI: Non lo nego, questo miracolo è sconcertante. Lo è stato anche per me. In realtà anch'io avevo uno schema in testa, e la scoperta di questo prodigio lo ha messo in crisi. Il mio era lo schema di Pascal: Dio non impone la fede, la propone. Mi dicevo: se Dio compisse un "miracolo spettacolo", se facesse ricrescere un arto tagliato, la nostra libertà sarebbe annullata, saremmo messi con le spalle al muro e dovremmo arrenderci all'evidenza.
Così, quando trovai rari accenni a questo miracolo avvenuto nel paesino di Calanda, non mi sentii spinto ad approfondirlo, non lo presi sul serio. Io stesso non volevo arrendermi fino a quando, studiando i documenti, ho riscontrato l'indubitabilità del fatto. Alla fine ho allargato le braccia: ho accettato il mistero, perché a questo mi costringeva l'evidenza. È il modo più ragionevole per usare la ragione.
Però non era mai accaduto un miracolo simile nella storia: è come se qui, a Dio, fosse sfuggita la mano...
MESSORI: O, se è possibile scherzarci sopra, fosse sfuggita la gamba. Sì, è vero, si tratta di un caso unico: in questo caso Dio è andato al di là di quello che ha sempre fatto, sia prima che dopo. Ho studiato a lungo i 65 miracoli riconosciuti a Lourdes. In tutti ho sempre trovato questa sorta di strategia del Deus absconditus. Anche in quelli più clamorosi ci sono ottime ragioni per credere, ma ci sono sempre scappatoie per non credere. C'è il caso di Peter van Rudder, il belga a cui per miracolo venne ricostruita la gamba spezzata e si riformarono sei centimetri d'osso. Il miracolo però si vede solo con le radiografie, e uno può dire: magari non era rotta davvero. Tanto che Émile Zola, di fronte alla grotta di Lourdes, disse, beffardo: "Qui vedo molte stampelle, ma nessuna gamba di legno". Invece, almeno una volta nella storia, questo è accaduto: nel santuario di Nostra Signora del Pilar, a Saragozza, fu appesa una gamba di legno.
E, fatto ancor più straordinario, il miracolo è perfettamente documentato: 62 ore dopo l'evento questo fu registrato dal rogito di un notaio reale. Al processo davanti al tribunale dell'arcivescovado di Saragozza sfilarono decine di testimoni giurati, ma migliaia di altre persone avrebbero potuto testimoniare: il prodigio fu un fatto pubblico. Il giovane miracolato era un monco che tutta Saragozza per due anni e mezzo aveva visto tutti i giorni alle stesse ore alla stessa porta chiedere l'elemosina.
Per quanto straordinario, il fatto è attestato in modo così granitico che se negassimo che fino alle ore 22 del 29 marzo 1640 Miguel Juan Pellicer aveva una gamba sola, e mezz'ora dopo ne aveva due, dovremmo negare la storia stessa. Che so, l'esistenza di Napoleone.
D'accordo, un notaio ha certificato il miracolo. Ma il miracolo è accaduto secoli fa, e si sa come andavano le cose in quei tempi. Le testimonianze che lo documentano non saranno poi così certe
MESSORI: Il rogito del notaio reale, il dottor Miguel Andréu, steso seguendo ogni regola del diritto, è inattaccabile. E, sul piano storico, è garanzia di straordinario valore che un evento di questo genere si sia verificato in quel periodo in Aragona, patria dell'Inquisizione spagnola, allora al culmine della sua potenza. L'Inquisizione era un'istituzione dettata dal razionalismo della religione cattolica, ed assai più dell'eresia temeva e reprimeva la superstizione, i falsi miracoli. Era assolutamente implacabile nell'intervenire laddove c'era anche solo semplicemente il sospetto di visionari o di annunciatori di prodigi fasulli. Basti dire che nei secoli in cui l'Inquisizione controlla la Spagna non ci sono notizie di apparizioni mariane, al contrario di quanto avviene in Italia, in Francia o in Germania.
Così nel lungo, rigoroso processo canonico iniziato due mesi appena dopo l'evento nella diocesi di Saragozza, si sente che l'arcivescovo ha sul collo il fiato del grande inquisitore. Basti ricordare che il grande inquisitore di Spagna mise in galera il cardinale arcivescovo di Toledo. Il tribunale dell'Inquisizione veniva chiamato la "Suprema" perché aveva un potere quasi onnipotente, e poteva mettere in difficoltà anche il re.
Il fatto che l'Inquisizione lasci che il processo si svolga e che addirittura si proclami il prodigio, il 27 aprile del 1641, per lo storico è una garanzia assolutamente straordinaria.
Documenti su questo prodigio, dunque, ce ne sono a bizzeffe. Ma documenti risalenti al Seicento hanno la stessa validità storica di una inchiesta fatta oggi?
MESSORI: No, non la stessa: maggiore. Oggi probabilmente quel rigore d'inchiesta storica si è perso, e se volessimo ricostruire la storia sulle pagine dei giornali, staremmo freschi. Il processo non si svolse nel Medioevo, ma un secolo dopo il Concilio di Trento e sotto il pontificato di Urbano VIII che aveva proprio allora emanato nuove, rigorose norme per il riconoscimento dei miracoli. Le regole con le quali si svolge quel processo sono le stesse che verranno usate per più di tre secoli, fino a dopo il Vaticano II. E il problema dell'arcivescovo non fu trovare testimoni, ma limitarne il numero. Il miracolato - un giovanotto di ventitré anni con la gamba tagliata che per due anni e mezzo staziona sempre allo stesso posto, all'ingresso del santuario della Madonna del Pilar, dove per tradizione gli abitanti di Saragozza vanno ogni giorno - era diventato un personaggio che tutti conoscevano. A favore della garanzia storica c'è anche il fatto che non si sia mai levata nessuna voce di dubbio o di esitazione. E tutto questo senza alcun fine di lucro: Calanda non è mai diventata una Lourdes o una Fatima.
E se si fosse trattato di un gemello, o di un sosia di Miguel Juan Pellicer?
MESSORI: Un gemello no, perché i registri parrocchiali di Calanda sono stati conservati, e Miguel Juan Pellicer non aveva alcun gemello. Nelle decine di pagine del processo viene esaminata tutta la situazione familiare e vengono fatte tutte le domande possibili, anche le più insidiose. Un sosia, invece... uscito da dove? E come si fa ad ingannare dei compaesani sospettosi? E, soprattutto, perché? Questo è un miracolo gratuito in cui nessuno ci guadagna nulla, nemmeno la famiglia. Filippo IV, il re di tutte le Spagne - c'era ancora l'impero su cui non tramontava mai il sole - dopo il processo s'inginocchiò a baciare la gamba risanata di questo contadino, ma a Miguel Juan non venne mai data una pensione: muore da mendicante come era vissuto.
Il ragazzo è stato riconosciuto da tutti, ed era stato operato dal più noto chirurgo di Saragozza, il professor Estanga, assistito da due ottimi medici e da tre infermieri: era presente anche un prete, amministratore dell'ospedale. Tutti testimoniarono al processo, parlando anche del luogo in cui era sepolta, secondo le usanze, la gamba tagliata. Coloro che gli facevano l'elemosina hanno ricordato che non solo Miguel Juan non nascondeva la gamba, ma che mostrava il moncone con la ferita cicatrizzata per esortare all'elemosina.
Insomma, secondo lei è impossibile non credere a questo miracolo. È davvero convinto che questa volta non ci sia spazio per l'incredulità?
MESSORI: Non ci sono dubbi e, ripeto, mi sono arreso a fatica. Ho studiato il caso per anni e non ho lesinato tempo, fatica e viaggi. Quello che ho scritto è un libro di storia, una storia che però cozza contro il mistero. Ogni storico farebbe salti di gioia se gli eventi che studia fossero attestati in questo modo, con tale ricchezza e sicurezza documentaria.
Ma se tutto è così evidente, così perfettamente documentato e incontrovertibile, perché un miracolo così clamoroso è stato dimenticato per tanto tempo?
MESSORI: Il 1640 non è un anno come gli altri per la Spagna. Nei manuali di storia è indicato come il discrimine in cui inizia il rapido e rovinoso declino del dominio spagnolo e della sua influenza politica ed economica. Poche settimane dopo el gran milagro, scoppiano due insurrezioni terribili: il Portogallo si distacca dalla Spagna, e contemporaneamente insorge anche la Catalogna. In quell'anno cominciano le disfatte dei reggimenti spagnoli nelle Fiandre. Ci sono insurrezioni anche nell'Italia spagnola: Masaniello guida la rivolta nel Regno di Napoli. È l'anno in cui il conte-duca Gaspar de Olivares, quello citato nei Promessi sposi, scrive al re: "Non sappiamo se l'anno prossimo ci sarà ancora una Spagna". E arrivarono la peste, la carestia: tutto congiurò perché questo miracolo fosse poco conosciuto al di fuori del Paese. Poi vennero i secoli dell'Illuminismo e dello scientismo, che fecero di tutto per nasconderlo, perché imbarazzante. Era l'esatta risposta a quello che veniva chiesto da tutti i Voltaire dell'epoca: poter vedere una gamba recuperata.
Secondo le testimonianze, la gamba "miracolosa" di Miguel Juan Pellicer non è, se così si può dire, ricresciuta: è proprio la stessa gamba che era stata amputata più di due anni prima - e che, sepolta nella terra, era necessariamente imputridita - ad essere ricomparsa. Una specie di resurrezione della carne avvenuta prima della fine dei tempi. Questo sembra più difficile da credere...
MESSORI: Sì, la gamba fu subito riconosciuta. Aveva tutti i segni, inconfondibili, che c'erano sull'arto amputato: la cicatrice causata dalla ruota del carro che aveva fratturato la tibia nell'incidente che aveva provocato l'amputazione, le tracce del morso di un cane sul polpaccio, i resti di una grossa cisti asportata, due profondi graffi lasciati da una pianta spinosa. Insomma, una gamba tagliata quando già era divorata dalla cancrena e sepolta per due anni e mezzo nel cimitero dell'ospedale di Saragozza, viene reimpiantata di colpo a Calanda, a cento chilometri di distanza. Quando andarono a controllare il posto in cui era stato sotterrato l'arto, trovarono la buca vuota. I primi giorni la gamba, secondo le testimonianze, aveva un aspetto come di carne morta: era fredda, bluastra. Col passare del tempo, e lo scorrere del sangue, tornò normale.
Forse, se questo miracolo è rimasto nascosto per tanto tempo, è perché ne avevamo bisogno proprio noi, uomini di oggi. Perché questo prodigio non è soltanto un segno dell'esistenza di Dio: è un segno di sano materialismo cristiano. E ciò che oggi minaccia il cattolicesimo non è certo il materialismo, ma lo spiritualismo, la gnosi: molta della nuova teologia cattolica è una teologia gnostica.
Questo è un miracolo "teologicamente scorretto" perché contrasta con il regno dello spiritualismo che ci minaccia. Basta un Platone qualunque per credere nell'immortalità dell'anima. I cristiani, invece, credono nella resurrezione dei corpi, proprio ciò che tanta teologia oggi non annuncia più.
Quali sono state le reazioni al suo libro?
MESSORI: Da manuale. Prima ancora che il libro uscisse sono bastati tre annunci dell'editore e Beniamino Placido su la Repubblica ha scritto un articolo dal titolo significativo: Un libro su un miracolo: non vedo l'ora di non leggerlo. Placido, a nome dell'intellighenzia laica, ha detto che si trattava certamente di una bufala, e non bisognava perdere tempo e soldi per leggere un libro così. Rifiuto previo. In realtà, è il credente il vero libero pensatore. Perché ha un concetto di ragione libera da gabbie ideologiche. Come diceva Gilbert Keith Chesterton: "Un credente è un signore che accetta il miracolo, se ve lo obbliga l'evidenza. Un non credente è, invece, un signore che non accetterà neppure di discutere di miracoli, perché a questo lo obbliga la dottrina che professa e che non può smentire".
E le reazioni da parte cattolica?
MESSORI: Appena il libro è uscito, un guru dell'intellighenzia cattolica, Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, cattolico aggiornato e teologicamente corretto, ne ha fatto una stroncatura feroce su Tuttolibri, l'inserto letterario della Stampa. Anche lui senza confrontarsi con il libro. Ha detto che qualunque cosa ci fosse scritta era "inutile e dannosa". Inutile, perché quelli come lui, che hanno una fede pura e dura, non hanno bisogno di miracoli; dannosa perché prodigi, madonne, santuari e pellegrini, sono cose alienanti per chi ha una fede "adulta".
Quando ho letto queste due recensioni, ho sorriso compiaciuto: nel libro avevo previsto esattamente queste reazioni. Ma avevo anche previsto altro: due mesi dopo l'uscita, Il Miracolo era alla quarta ristampa e stanno per essere pubblicate molte traduzioni.Last edited by temete; 01-03-2006, 10:10:24.Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.
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Originariamente Scritto da antonio21ciao albe.
Beh, anzitutto i miracoli non avvengono solo a Lourdes ma anche altrove. I miracoli fisici avvenuti a Lourdes sono poi pochissimi,
Poi c'è da dire che che a Lourdes avvengono altro genere di miracoli più di frequente: il miracolo di chi riesce spesso a trovare un senso alla sua sofferenza; il miracolo di chi riesce, pur stando bene in salute, a trovare o ritrovare un senso alla propria vita.
Lourdes è anzitutto un luogo di preghiera, di silenzio, di ascolto di Dio ed egli uomini. Le parole non possono esprimere...se tu potessi andarci, giujsto per curiosare potresti regfistrare poi la tua esperienza.
Esistono molti luoghi sulla terra scelti da Dio per dialogare più intensa,mente con l'uomo, non c'è solo Lourdes...a volte non bastano le esperienza ordionarie...c'è bisogno di momenti più forti e coinvolgenti.
Hai ragione che quasi sempre accade che intorno a questi luioghi si sviluppi il commercio....che gusta il clima. Ma queste sono trovate umane. Nel caso di Lourdes, Bernadette non aveva chiesto questo.
Circa l frase di Auschwitz penso che l'uomo dovrebbe rivolgerla piùà all'uomo che a Dio. Se l'uomo ascoltasse di più Dio molte sofferenze scomparirebbero dalla faccia della terra.
Dio ha dato all'uomo la responsabilità del suo agire. Anche tu, con tutta la tua forza muscolare non riusciresti a coinvincere un figlio vche vuole far del male se egli non si convince che far del male è male.
ciao don ! e grazie per la risposta...
ma purtroppo non riesco a trovare un punto di incontro senza chiudere gli occhi e affidarmi alla "fede". quello che dici riguardo a lourdes non dipende dalla religione, "trovare un senso alla sofferenza","trovare un senso alla propria vita" ecc...sono strettamente legate all'uomo e alla sua forze di volontà!
posso concederti che la religione sia un pretesto per riflettere, questo si, ma il vero aiuto arriva da te stesso per queste cose. sostanzialmente la fede serve a chi non è in grado di trovare in se stesso la forza di reagire alle avversità della vita...non è sbagliato, per carità, ma è semplicemente un invenzione dell'uomo per vivere meglio.."il libero arbitrio" non è altro che il modo di spiegare l'impossibilità della religione di influenzare la vita che c'è sulla terra...
altra domanda o incongruenza che dir si voglia, perchè dio ha creato l'uomo ? l'uomo è a sua immagine e somiglianza, dio è onniscente conosce presente,passato,futuro del creato, perchè, se sapeva tutto ha voluto cmq metterlo sulla terra ?
non è forse più corretto e concreto affermare "abbiate fede e credete a tutto senza dubitare e senza alcuna domanda ! potrete trovare in questo la forza di affrontare con il sorriso la vita"Last edited by Albe; 01-03-2006, 11:01:00.Powerlifting instructor level III FIPL/AIF
Certified Personal Trainer by International Sports Sciences Association
Master Slim coach by 4move
CONTATTI: tecalbe@hotmail.it / Facebook / Blog personale
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Originariamente Scritto da temeteVittorio Messori ha scritto ul libro su un miracolo, documentato, avvenuto nella Spagna del 1600.
Vi do qualche ragguaglio:
La gamba di Miguel Juan
di Enrico Salomi
La prova provata che Dio esiste. Un miracolo che solo Lui puo` compiere. Grazie all´intercessione di Maria. Una rigorosissima indagine di Vittorio Messori.
Quanta fatica per dimostrare che Dio esiste. Quanti ragionamenti, quante contese, quanti dibattiti sulle prove che un Essere onnipotente, creatore e ordinatore dell´universo esiste e ci governa tutti.
Certo, in filosofia le prove che Dio esiste ci sono, eccome. E il Papa, nella Fides et ratio, ribadisce con fermezza che la ragione dell´uomo può giungere alla certezza che Dio c´e.
Ma le contestazioni restano, non tutti concordano, molti dubitano e il pensiero debole (nulla di sicuro possiamo dire su Dio) trova ancora molti seguaci. Tuttavia, se si viene a sapere di un fatto certo e documentato, incontestabile e inoppugnabile, come quello che ha narrato Vittorio Messori nella sua ultima fatica (’Il miracolo’, ed. Rizzoli), beh! non e più possibile negare Dio; o meglio, per farlo la ragione deve essere messa a riposo e in campo devono scendere pregiudizio, ignoranza, malafede.
Raccontato sinteticamente – il lettore è invitato a leggere lo studio di Messori – quanto è accaduto ha dello stupefacente.
Nel 1617, a Calanda, nell´Aragona spagnola, nasce un certo Miguel ]uan Pellicer, figlio di contadini e contadino lui stesso, analfabeta, dotato di una fede solida ed essenziale, devoto alla Vergine del Pilar di Saragozza.
Lasciata la famiglia per non pesare sul magro bilancio dei genitori, verso la fine di luglio del 1637, mentre lavora tra i campi, un carro di frumento gli transita su una gamba, proprio sotto il ginocchio, procurandogli la frattura della tibia nella parte centrale.
Tra dolori inenarrabili, vuole andare a Saragozza per mettersi sotto la protezione della Vergine del Pilar. Cinquanta giorni di viaggio e trecento chilometri sotto la canicola estiva, raccattando passaggi qua e là. Quando arriva in città, praticamente moribondo, si trascina sui gomiti fin nel santuario e qui si affida alla Vergine: ’pensaci Tu perchè sto per morire’.
Con **** e scalpello – gli strumenti del tempo – gli viene amputata la gamba, unica soluzione per salvargli la vita. Passa un anno prima di uscire dall´ospedale con una gamba di legno, due stampelle e una specie di patentino che gli dava la possibilità i3i esercitare la ’professione’ deI mendicante.
Tutti i giorni, per due anni e mezzo, davanti alla porta del santuario del Pilar, 1´intera Saragozza gli passa accanto, lo vede, si commuove, qualcuno lo aiuta; alla sera, quando il santuario chiude, Miguel Juan si cosparge il moncone della gamba con un po´ di olio consumato dalle lampade del santuario, nonostante che i medici, da cui è visitato periodicamente, lo ammoniscano inutilmente.
Quando lo riconoscono alcuni compaesani che sono n Saragozza per un pellegrinaggio, non potendo più tenere nascosta la sua situazione, Miguel Juan decide di tornare dai genitori a Calanda, circa 100 chilometri a sud di Saragozza. E qui, altro non puo` fare che riprendere a mendicare.
Il momento fatidico giunge alla sera del 29 marzo del 1640. E` giovedì. Siamo tra le dieci e le undici di sera. Miguel Juan cena con i genitori, due vicini di casa e un soldato di cavalleria dell´Esercito Reale, che è di passaggio e a cui era stata data ospitalità.
Miguel Juan, dopo la povera cena, si congeda dalla compagnia e decide di andare a coricarsi. Ripone la protesi di legno e le stampelle, va a dormire nella camera da letto di mamma e papà, perchè aveva lasciato il suo giaciglio abituale al soldato.
Qualche tempo dopo, la madre entra nella camera e, sentendo un profumo intenso ’come di Paradiso’, si accorge che da quel mantello troppo corto che ricopre il figlio addormentato spuntano due piedi. Giunge il padre, richiamato dalla donna. In principio pensano che si tratti del soldato che ha sbagliato stanza, ma, sollevando la coperta e guardando meglio, scoprono che quella persona è proprio il loro figlio.
Miguel Juan, il mutilato, dorme profondamente, ma ha riattaccata quella gamba che, due anni e cinque mesi prima, gli era stata amputata. E non si tratta di una gamba qualsiasi, ma proprio della sua, con tutte le caratteristiche e le cicatrici del suo arto e con un circolino rosso nel punto in cui era avvenuta 1´amputazione. Svegliano il figlio. Stava sognando – dirà Miguel Juan – di essere a Saragozza nella cappello della Vergine del Pilar e che si ungeva la gamba segata con 1´olio di una lampada, come era uso fare quando era in quel santuario.
Un miracolo straordinario, quello di un arto amputato improvvisamente riattaccato, che solo Dio, l´autore e il padrone delle leggi della natura può compiere. Se il fatto e vera, allora la conclusione si impone: Dio esiste. Ma ci vogliono le prove.
Le prove ci sono, eccome. E sono tante, tutte concordi, ben fondate, ottimamente documentate, al punto che Messori si spinge a dire: ’dovrebbe dubitare di tutta quanta la storia umana, compresi i fatti più certi perchè più attestati, chi rifiutasse la verità di quanta successo a Calanda quella sera di marzo della settimana di Passione del 1640’.
Vediamole in sintesi.
II miracolo viene attestato solo sessanta ore dopo da tutte le autorità locali: il vicario parrocchiale don ]usepe Herrero, il justicia (il giudice e insieme il responsabile dell´ordine pubblico) Martin Corellano, il sindaco Miguel Escobedo, il suo vice Martin Galindo e, soprattutto, il notaio reale Lazaro Macario Gomez.
In pochissimi giorni viene istituito un processa pubblico in cui sfilano decine e decine di testimoni oculari, nel frattempo, viene visitato il luogo dove era stata sepolta dai medici la gamba amputata, ma viene trovato vuoto (come riportato da un Aviso Historico, un giornale del tempo).
Dopo quasi undici mesi di lavoro e con quattordici sedute pubbliche e plenarie, si pronuncia la sentenza del processo di Saragozza in data 27 aprile 1641: ’Perciò affermiamo e dichiariamo che a Miguel Juan Pellicer, contadino di Calanda, fu restituita la gamba che gli era stata amputata due anni e cinque mesi prima; e che non fu un fatto di natura, ma opera mirabile e miracolosa, ottenuta per intercessione della Vergine del Pilar’.
I ventiquattro.testimoni oculari, scelti dal tribunale di Saragozza tra innumerevoli possibili, possono essere suddivisi m cinque gruppi.
Cinque sono medici ed infermieri, e tra loro il chirurgo che amputo la gamba e i due sanitari di Calanda che procedettero alla visita immediatamente dopo l´evento. Cinque tra familiari e i vicini di casa. Quattro sono autorità locali di Calanda, sopra ricordate. Quattro sono ecclesiastici, sia di Saragozza che di Calanda. Sei ’vari’, tra cui 1´uste, nella cui bettola vicino al Pilar Miguel Juan, storpio, passava la notte quando rimediava quattro soldi di elemosina e un altro oste, di Samper, dal quale aveva alloggiato sulla strada del ritorno a casa. I testimoni sono scelti per dar conto, sotto giuramento, delle differenti tappe della storia di Miguel Juan Pellicer: la frattura, 1´amputazione, la mendicità al Pilar, il ritorno al paese natale, 1´evento miracoloso del 29 marzo e i fatti dei giorni successivi.
E` così straordinario quanto è accaduto a Calanda, che il giovane contadino Miguel Juan venne ricevuto addirittura dal re Filippo IV, il più orgoglioso sovrano del mondo, il monarca dell´impero dove ’non tramontava mai il sole’. Il sovrano, dopo aver sentito la sua testimonianza e 1´inequivocabile sequenza di eventi da parte delle più importanti autorità spagnole, si inginocchia davanti al contadino, gli bacia con devozione la cicatrice, rimasta là dove 1´arto era stato amputato e poi riattaccato.
DIO ESISTE
Che cosa dire di questa storia, così minuziosamente investigata da Vittorio Messori? Forse le parole migliori sono quelle che 1´autore adopera, da storico e da giornalista, per concludere la sua opera indagatrice.
’In quelle ’notti oscure’ di cui parlano proprio i mistici spagnoli, in quei momenti (inevitabili, fisiologici nella strutture della fede) in cui il dubbio sembra rodere, malgrado ogni accumulo di ’ragioni per credere’; ebbene proprio allora soccorre il ricordo di un campanile che si leva, vigoroso, sul Desierto de Calanda, nella Bassa Aragona. Una torre che ha 1´aspetto di un punto esclamativo: segnala, infatti, almeno un luogo nel mondo dove ’la scommessa sul Vangelo’ si scioglie in quella certezza che solo un fatto oggettivo, constatabile, sicuro può garantire. Lì la cronaca, la storia, sembrano davvero spalancare, all´improvviso, una finestra verso 1´Eterno.’
Sì, Dio esiste e a Calanda ha dimostrato che nulla Gli è impossibile. Lì ha deciso intervenire nella ’carnalità’ dell´esistenza del giovane contadino Miguel Juan Pellicer, di annullare ciò che era avvenuto per mezzo dell´uomo, di sospendere tutte 1e leggi della natura, di riparare ciò che era irreparabile.
A Calanda., Dio, attraverso l´intercessione di Maria Vergine, ha voluto lasciare un segno concreto, tangibile, indubitabile. Per usare le parole dell´arcivescovo di Saragozza ’com´e stato dimostrato con certezza nel processo, il detto Miguel Juan fu visto prima senza una gamba e poi con questa. Quindi non si vede come si possa dubitare di ciò’.
Nessun dubbio, dunque: questa gamba riattaccata può essere un grimaldello per fare breccia nello scetticismo dell´uomo postmoderno.
Ma Calanda dice molto anche a certi cattolici, soprattutto a quella intellighenzia la cui fede si vuole adulta e che bolla i miracoli e altre forme di religiosità popolare come favolette superstiziose, adatte per vecchiette e per bigotti.
No, il miracolo di Calanda e la prova provata di un intervento del Dio cattolico nella storia dell´uomo, di un intervento divino propiziato da quella Vergine che il popolo semplice venera e prega, di una presenza che, passando lungo i secoli e sopravvivendo alle ideologie, è tuttora viva e operante tra di noi.
Resta una domanda, che apre una riflessione: alla luce di ciò che indiscutibilmente è accaduto a Calanda, si hanno più ragioni di credere o di dubitare?
E ANCORA:
Elogio del materialismo
di Stefano M. Paci
http://www.augustea.org/dgabriele/images/messori00.jpgA stupire, Vittorio Messori è abituato. In un Paese in cui trentamila copie di un volume bastano a fare un bestseller, il suo primo libro, Ipotesi su Gesù, di copie ne ha vendute oltre un milione. Non pago, ha poi "sequestrato" il prefetto dell'ex Sant'Uffizio, l'austero cardinale Joseph Ratzinger, e per una settimana l'ha sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio e ne ha registrato le risposte. Non era mai accaduto nella storia della Chiesa, e il libro-intervista Rapporto sulla fede per anni è stato al centro del dibattito sul cattolicesimo. Poi, ha rivolto ad un'altra persona le sue domande, e questa volta si trattava dell'attuale Pontefice, papa Wojtyla. Varcare la soglia della speranza è stato tradotto in 53 lingue.
Ma adesso, forse, Messori ha esagerato. Il suo nuovo libro (Il Miracolo, Rizzoli) ha la pretesa di raccontare che almeno una volta, nella storia, il prodigio per eccellenza, quel miracolo "impossibile" su cui così spesso si ironizza, è avvenuto: un arto tagliato è ricresciuto. Tra le dieci e le undici di sera del 29 marzo 1640 un giovane contadino spagnolo, Miguel Juan Pellicer, si sarebbe risvegliato avendo di nuovo la gamba che gli era stata amputata due anni e mezzo prima. Il miracolo - compiuto per intercessione di Nostra Signora del Pilar, la veneratissima Madonna di Saragozza davanti al cui santuario Miguel Juan aveva per anni mendicato - avvenne nel villaggio aragonese di Calandra, dove il giovane era ritornato per salutare i genitori. Un evento sconvolgente di cui quasi si era persa la memoria.
Difficile da credere? Noi abbiamo fatto la parte dell'"avvocato del diavolo". Abbiamo cioè posto a Messori, che scrive come un giornalista ma si documenta come un diligente professore universitario, alcune di quelle obiezioni che su questo "miracolo impossibile" formulerebbe l'uomo comune.
I cristiani credono ai miracoli, certo. Ma sembra che Dio si sia sempre dato una specie di limitazione per rispettare la libertà dell'uomo. I prodigi, cioè, non sono mai così clamorosi da rendere automatico il credere. Per spiegarli si può sempre ricorrere a qualche causa scientifica che non è ancora stata scoperta. Questo miracolo, invece, sembra del tutto "impossibile". Davvero lei crede che una gamba amputata sia rispuntata?
VITTORIO MESSORI: Non lo nego, questo miracolo è sconcertante. Lo è stato anche per me. In realtà anch'io avevo uno schema in testa, e la scoperta di questo prodigio lo ha messo in crisi. Il mio era lo schema di Pascal: Dio non impone la fede, la propone. Mi dicevo: se Dio compisse un "miracolo spettacolo", se facesse ricrescere un arto tagliato, la nostra libertà sarebbe annullata, saremmo messi con le spalle al muro e dovremmo arrenderci all'evidenza.
Così, quando trovai rari accenni a questo miracolo avvenuto nel paesino di Calanda, non mi sentii spinto ad approfondirlo, non lo presi sul serio. Io stesso non volevo arrendermi fino a quando, studiando i documenti, ho riscontrato l'indubitabilità del fatto. Alla fine ho allargato le braccia: ho accettato il mistero, perché a questo mi costringeva l'evidenza. È il modo più ragionevole per usare la ragione.
Però non era mai accaduto un miracolo simile nella storia: è come se qui, a Dio, fosse sfuggita la mano...
MESSORI: O, se è possibile scherzarci sopra, fosse sfuggita la gamba. Sì, è vero, si tratta di un caso unico: in questo caso Dio è andato al di là di quello che ha sempre fatto, sia prima che dopo. Ho studiato a lungo i 65 miracoli riconosciuti a Lourdes. In tutti ho sempre trovato questa sorta di strategia del Deus absconditus. Anche in quelli più clamorosi ci sono ottime ragioni per credere, ma ci sono sempre scappatoie per non credere. C'è il caso di Peter van Rudder, il belga a cui per miracolo venne ricostruita la gamba spezzata e si riformarono sei centimetri d'osso. Il miracolo però si vede solo con le radiografie, e uno può dire: magari non era rotta davvero. Tanto che Émile Zola, di fronte alla grotta di Lourdes, disse, beffardo: "Qui vedo molte stampelle, ma nessuna gamba di legno". Invece, almeno una volta nella storia, questo è accaduto: nel santuario di Nostra Signora del Pilar, a Saragozza, fu appesa una gamba di legno.
E, fatto ancor più straordinario, il miracolo è perfettamente documentato: 62 ore dopo l'evento questo fu registrato dal rogito di un notaio reale. Al processo davanti al tribunale dell'arcivescovado di Saragozza sfilarono decine di testimoni giurati, ma migliaia di altre persone avrebbero potuto testimoniare: il prodigio fu un fatto pubblico. Il giovane miracolato era un monco che tutta Saragozza per due anni e mezzo aveva visto tutti i giorni alle stesse ore alla stessa porta chiedere l'elemosina.
Per quanto straordinario, il fatto è attestato in modo così granitico che se negassimo che fino alle ore 22 del 29 marzo 1640 Miguel Juan Pellicer aveva una gamba sola, e mezz'ora dopo ne aveva due, dovremmo negare la storia stessa. Che so, l'esistenza di Napoleone.
D'accordo, un notaio ha certificato il miracolo. Ma il miracolo è accaduto secoli fa, e si sa come andavano le cose in quei tempi. Le testimonianze che lo documentano non saranno poi così certe
http://www.augustea.org/dgabriele/images/messori01.jpgMESSORI: Il rogito del notaio reale, il dottor Miguel Andréu, steso seguendo ogni regola del diritto, è inattaccabile. E, sul piano storico, è garanzia di straordinario valore che un evento di questo genere si sia verificato in quel periodo in Aragona, patria dell'Inquisizione spagnola, allora al culmine della sua potenza. L'Inquisizione era un'istituzione dettata dal razionalismo della religione cattolica, ed assai più dell'eresia temeva e reprimeva la superstizione, i falsi miracoli. Era assolutamente implacabile nell'intervenire laddove c'era anche solo semplicemente il sospetto di visionari o di annunciatori di prodigi fasulli. Basti dire che nei secoli in cui l'Inquisizione controlla la Spagna non ci sono notizie di apparizioni mariane, al contrario di quanto avviene in Italia, in Francia o in Germania.
Così nel lungo, rigoroso processo canonico iniziato due mesi appena dopo l'evento nella diocesi di Saragozza, si sente che l'arcivescovo ha sul collo il fiato del grande inquisitore. Basti ricordare che il grande inquisitore di Spagna mise in galera il cardinale arcivescovo di Toledo. Il tribunale dell'Inquisizione veniva chiamato la "Suprema" perché aveva un potere quasi onnipotente, e poteva mettere in difficoltà anche il re.
Il fatto che l'Inquisizione lasci che il processo si svolga e che addirittura si proclami il prodigio, il 27 aprile del 1641, per lo storico è una garanzia assolutamente straordinaria.
Documenti su questo prodigio, dunque, ce ne sono a bizzeffe. Ma documenti risalenti al Seicento hanno la stessa validità storica di una inchiesta fatta oggi?
MESSORI: No, non la stessa: maggiore. Oggi probabilmente quel rigore d'inchiesta storica si è perso, e se volessimo ricostruire la storia sulle pagine dei giornali, staremmo freschi. Il processo non si svolse nel Medioevo, ma un secolo dopo il Concilio di Trento e sotto il pontificato di Urbano VIII che aveva proprio allora emanato nuove, rigorose norme per il riconoscimento dei miracoli. Le regole con le quali si svolge quel processo sono le stesse che verranno usate per più di tre secoli, fino a dopo il Vaticano II. E il problema dell'arcivescovo non fu trovare testimoni, ma limitarne il numero. Il miracolato - un giovanotto di ventitré anni con la gamba tagliata che per due anni e mezzo staziona sempre allo stesso posto, all'ingresso del santuario della Madonna del Pilar, dove per tradizione gli abitanti di Saragozza vanno ogni giorno - era diventato un personaggio che tutti conoscevano. A favore della garanzia storica c'è anche il fatto che non si sia mai levata nessuna voce di dubbio o di esitazione. E tutto questo senza alcun fine di lucro: Calanda non è mai diventata una Lourdes o una Fatima.
E se si fosse trattato di un gemello, o di un sosia di Miguel Juan Pellicer?
http://www.augustea.org/dgabriele/images/messori02.jpgMESSORI: Un gemello no, perché i registri parrocchiali di Calanda sono stati conservati, e Miguel Juan Pellicer non aveva alcun gemello. Nelle decine di pagine del processo viene esaminata tutta la situazione familiare e vengono fatte tutte le domande possibili, anche le più insidiose. Un sosia, invece... uscito da dove? E come si fa ad ingannare dei compaesani sospettosi? E, soprattutto, perché? Questo è un miracolo gratuito in cui nessuno ci guadagna nulla, nemmeno la famiglia. Filippo IV, il re di tutte le Spagne - c'era ancora l'impero su cui non tramontava mai il sole - dopo il processo s'inginocchiò a baciare la gamba risanata di questo contadino, ma a Miguel Juan non venne mai data una pensione: muore da mendicante come era vissuto.
Il ragazzo è stato riconosciuto da tutti, ed era stato operato dal più noto chirurgo di Saragozza, il professor Estanga, assistito da due ottimi medici e da tre infermieri: era presente anche un prete, amministratore dell'ospedale. Tutti testimoniarono al processo, parlando anche del luogo in cui era sepolta, secondo le usanze, la gamba tagliata. Coloro che gli facevano l'elemosina hanno ricordato che non solo Miguel Juan non nascondeva la gamba, ma che mostrava il moncone con la ferita cicatrizzata per esortare all'elemosina.
Insomma, secondo lei è impossibile non credere a questo miracolo. È davvero convinto che questa volta non ci sia spazio per l'incredulità?
MESSORI: Non ci sono dubbi e, ripeto, mi sono arreso a fatica. Ho studiato il caso per anni e non ho lesinato tempo, fatica e viaggi. Quello che ho scritto è un libro di storia, una storia che però cozza contro il mistero. Ogni storico farebbe salti di gioia se gli eventi che studia fossero attestati in questo modo, con tale ricchezza e sicurezza documentaria.
Ma se tutto è così evidente, così perfettamente documentato e incontrovertibile, perché un miracolo così clamoroso è stato dimenticato per tanto tempo?
MESSORI: Il 1640 non è un anno come gli altri per la Spagna. Nei manuali di storia è indicato come il discrimine in cui inizia il rapido e rovinoso declino del dominio spagnolo e della sua influenza politica ed economica. Poche settimane dopo el gran milagro, scoppiano due insurrezioni terribili: il Portogallo si distacca dalla Spagna, e contemporaneamente insorge anche la Catalogna. In quell'anno cominciano le disfatte dei reggimenti spagnoli nelle Fiandre. Ci sono insurrezioni anche nell'Italia spagnola: Masaniello guida la rivolta nel Regno di Napoli. È l'anno in cui il conte-duca Gaspar de Olivares, quello citato nei Promessi sposi, scrive al re: "Non sappiamo se l'anno prossimo ci sarà ancora una Spagna". E arrivarono la peste, la carestia: tutto congiurò perché questo miracolo fosse poco conosciuto al di fuori del Paese. Poi vennero i secoli dell'Illuminismo e dello scientismo, che fecero di tutto per nasconderlo, perché imbarazzante. Era l'esatta risposta a quello che veniva chiesto da tutti i Voltaire dell'epoca: poter vedere una gamba recuperata.
Secondo le testimonianze, la gamba "miracolosa" di Miguel Juan Pellicer non è, se così si può dire, ricresciuta: è proprio la stessa gamba che era stata amputata più di due anni prima - e che, sepolta nella terra, era necessariamente imputridita - ad essere ricomparsa. Una specie di resurrezione della carne avvenuta prima della fine dei tempi. Questo sembra più difficile da credere...
MESSORI: Sì, la gamba fu subito riconosciuta. Aveva tutti i segni, inconfondibili, che c'erano sull'arto amputato: la cicatrice causata dalla ruota del carro che aveva fratturato la tibia nell'incidente che aveva provocato l'amputazione, le tracce del morso di un cane sul polpaccio, i resti di una grossa cisti asportata, due profondi graffi lasciati da una pianta spinosa. Insomma, una gamba tagliata quando già era divorata dalla cancrena e sepolta per due anni e mezzo nel cimitero dell'ospedale di Saragozza, viene reimpiantata di colpo a Calanda, a cento chilometri di distanza. Quando andarono a controllare il posto in cui era stato sotterrato l'arto, trovarono la buca vuota. I primi giorni la gamba, secondo le testimonianze, aveva un aspetto come di carne morta: era fredda, bluastra. Col passare del tempo, e lo scorrere del sangue, tornò normale.
Forse, se questo miracolo è rimasto nascosto per tanto tempo, è perché ne avevamo bisogno proprio noi, uomini di oggi. Perché questo prodigio non è soltanto un segno dell'esistenza di Dio: è un segno di sano materialismo cristiano. E ciò che oggi minaccia il cattolicesimo non è certo il materialismo, ma lo spiritualismo, la gnosi: molta della nuova teologia cattolica è una teologia gnostica.
Questo è un miracolo "teologicamente scorretto" perché contrasta con il regno dello spiritualismo che ci minaccia. Basta un Platone qualunque per credere nell'immortalità dell'anima. I cristiani, invece, credono nella resurrezione dei corpi, proprio ciò che tanta teologia oggi non annuncia più.
Quali sono state le reazioni al suo libro?
http://www.augustea.org/dgabriele/images/messori04.jpgMESSORI: Da manuale. Prima ancora che il libro uscisse sono bastati tre annunci dell'editore e Beniamino Placido su la Repubblica ha scritto un articolo dal titolo significativo: Un libro su un miracolo: non vedo l'ora di non leggerlo. Placido, a nome dell'intellighenzia laica, ha detto che si trattava certamente di una bufala, e non bisognava perdere tempo e soldi per leggere un libro così. Rifiuto previo. In realtà, è il credente il vero libero pensatore. Perché ha un concetto di ragione libera da gabbie ideologiche. Come diceva Gilbert Keith Chesterton: "Un credente è un signore che accetta il miracolo, se ve lo obbliga l'evidenza. Un non credente è, invece, un signore che non accetterà neppure di discutere di miracoli, perché a questo lo obbliga la dottrina che professa e che non può smentire".
E le reazioni da parte cattolica?
MESSORI: Appena il libro è uscito, un guru dell'intellighenzia cattolica, Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, cattolico aggiornato e teologicamente corretto, ne ha fatto una stroncatura feroce su Tuttolibri, l'inserto letterario della Stampa. Anche lui senza confrontarsi con il libro. Ha detto che qualunque cosa ci fosse scritta era "inutile e dannosa". Inutile, perché quelli come lui, che hanno una fede pura e dura, non hanno bisogno di miracoli; dannosa perché prodigi, madonne, santuari e pellegrini, sono cose alienanti per chi ha una fede "adulta".
Quando ho letto queste due recensioni, ho sorriso compiaciuto: nel libro avevo previsto esattamente queste reazioni. Ma avevo anche previsto altro: due mesi dopo l'uscita, Il Miracolo era alla quarta ristampa e stanno per essere pubblicate molte traduzioni.
Purtroppo usando la logica di Messori, il quale adduce a sostegno miriadi di testimoni e documenti, si puo' sostenere qualunque cosa.
Mi spiego.
Esistono valanghe di testimoni che dicono di avere visto gli omini verdi e di essere stati rapiti da loro.
Valanghe di testimoni che giurano di quel mago che li ha guariti o a predetto a loro il futuro.
A Torino valanghe di testimoni, ai tempi in cui ROL il famoso sensitivo era vivo, giuravano di avere visto prodigi incredibili.
I India Sai Baba' compie continuamente miracoli, e uomini di cultura di tutto il mondo, giurano che non e' una frode.
Mi si dira'.
Ma la storia allora? Napoleone non e' mai esistito perche' ci si basa solo su documenti e testimonianze?
C'e' una differenza abissale fra gente che dice di avere conosciuto e visto un tizio che si chiamava Napoleone, o ne racconta le gesta, e gente che dice di avere visto ricrescere una gamba amputata.
Nel primo caso, la cosa raccontata rientra negli eventi della realta'.
La seconda no.
David Hume, attribuiva la doverosa importanza ai fatti empirici, per esempio che i morti non risorgono, che si contrappone a cio' che gli esseri umani testimoniano.
La legge naturale, confermata milioni di volte, che una gamba amputata non ricresce, PREVALE sulle testimonianze di pochi.
Altrimenti dovremmo anche credere al fatto che Gesu'(un morto) sia risorto realmente, solo peche' qualcuno 2000 anni fa', l'avrebbe visto qualche giorno dopo la sua morte.
Qualunque cosa sia accaduta quattro secoli fa', che ha portato la gente a dire quelle cose, o il notaio a scrivere quei documenti, avra' una sua spiegazione logica.
(Truffa, illusione di massa, errore di persona ,. . . . .), ma e' certo che una gamba non ricresce,
Guarda caso, al giorno d'oggi, dove la documentazione scientifica, le cartelle cliniche, la rigorosita' degli esami e' MOLTO superiore a quattro secoli fa', le gambe amputate non ricrescono piu'.contatto face book
roberto moroni
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Originariamente Scritto da Albeciao don ! e grazie per la risposta...
ma purtroppo non riesco a trovare un punto di incontro senza chiudere gli occhi e affidarmi alla "fede". quello che dici riguardo a lourdes non dipende dalla religione, "trovare un senso alla sofferenza","trovare un senso alla propria vita" ecc...sono strettamente legate all'uomo e alla sua forze di volontà!
posso concederti che la religione sia un pretesto per riflettere, questo si, ma il vero aiuto arriva da te stesso per queste cose. sostanzialmente la fede serve a chi non è in grado di trovare in se stesso la forza di reagire alle avversità della vita...non è sbagliato, per carità, ma è semplicemente un invenzione dell'uomo per vivere meglio.."il libero arbitrio" non è altro che il modo di spiegare l'impossibilità della religione di influenzare la vita che c'è sulla terra...
altra domanda o incongruenza che dir si voglia, perchè dio ha creato l'uomo ? l'uomo è a sua immagine e somiglianza, dio è onniscente conosce presente,passato,futuro del creato, perchè, se sapeva tutto ha voluto cmq metterlo sulla terra ?
non è forse più corretto e concreto affermare "abbiate fede e credete a tutto senza dubitare e senza alcuna domanda ! potrete trovare in questo la forza di affrontare con il sorriso la vita"
Ciao Albe.
Una domanda: tu sei certo che l'uomo sia in grado di affrontare il problema del senso della vita, della sofferenza e della morte con le proprie forze?
seconda domanda: perchè Dio ha creato l'uomo...prova a dare tu una risposta....la mia risposta potrebbe essere : perchè l'uomo è qualcUNO di cui Dio ha un'alta considerazione. Lsa tua domanda poi sembra essere condizionata da una visione prevalente delle dimensioni negative dell'uomo: ma non ci sono anche dimensioni positive nelkla storia umana?
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Originariamente Scritto da master wallaceNo.Assolutamente.Non sono appagato.
Ma non ci sono alternative, se non quella di credere a delle illusioni.
In realta', come gia' detto, invidio chi ha una fede.Non importa se crede a Dio o Allah, o qualunque Dio.
Pero' solo il fatto che ognuno crede a religioni diverse, spesso incoerenti e contraddittorie fra loro, gia' la dice lunga sulla ricerca della presunta verita'.
prova a esprimerer tu come uomo quale verità ti attenderesti...qualke verità ti appagherebbe...se cerchi vuol dire che hai una verità da cercare
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Permetti, Temete.
Oso dirti che non puoi pensare di aiutare master wallace nella sua ricerca citando Messori. Nemmeno Gesù ha fatto i miracoli per spingere la genter a credere. Putroppo la "colpa" se possiamo chiamarla nostra è di aver insistitoi su un Gesù che fa miracoli. Certamente li ha fatti ma "non è venuto per questo".
Gesù cerca di spingere l'uomo ad aprire se stesso, a capire cosa cerca per poi proporre se stesso.
Se Master ti chiede la prova dei miracoli è in un certo senso anch'egli vittima di una visiuone inesatta del Dio cristiano.
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Originariamente Scritto da antonio21Permetti, Temete.
Oso dirti che non puoi pensare di aiutare master wallace nella sua ricerca citando Messori. Nemmeno Gesù ha fatto i miracoli per spingere la genter a credere. Putroppo la "colpa" se possiamo chiamarla nostra è di aver insistitoi su un Gesù che fa miracoli. Certamente li ha fatti ma "non è venuto per questo".
Gesù cerca di spingere l'uomo ad aprire se stesso, a capire cosa cerca per poi proporre se stesso.
Se Master ti chiede la prova dei miracoli è in un certo senso anch'egli vittima di una visiuone inesatta del Dio cristiano.contatto face book
roberto moroni
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Originariamente Scritto da master wallaceCredo che su questo hai ragione.
Attendo la risposta anche al post precedente ...per me è importante.
Adesso stacco....la leggerò più tardi.
Cmq se ti va approfondiamo
probabilmente scoprirai di essere un credente...me lo sento.
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Originariamente Scritto da master wallaceNon per fare polemiche, ma se porti una documentazione serie, attendibile relativa alla ricrescita di un arto su un essere umano che ne era privo, mi converto alla fede.Subito.
Vedrai che ti redimerai pecorella smarrita!!Manowar: king of Metal
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