Il professore che raccoglieva le stelline
È uno dei ricordi persi nella mia adolescenza disperata, il primo professore di Filosofia;
era siciliano ed era un uomo particolare..
Era vestito di nero, in lutto per la sua madre morta..
Aveva i capelli grigi lunghi, raccolti con la brillantina..
Mi sembra di ricordarne il profumo…
Se fosse stato un animale sarebbe stato un gufo…
Quando faceva l’appello ed incontrava il nome di una allieva che aveva lo stesso nome della sua defunta madre si lamentava:
“Ah Lucia, Lucia, dammi luce, dammi luce..”
Era amorevole e diceva pissicologia piuttosto che psicologia, facendomi venire in mente: “Pissi, Pissi..”
Mi affezionai a lui sentendo nella mia imprecisa vista di adolescente qualche affinità misteriosa..
Più tardi, anni e anni dopo, forse compresi dall’episodio che concluse le sue lezioni la persona che era..
Era comunista e trattava questa sua professione ideologica con pudore, orgoglio e cautela..
Ero umilissimo ma intimamente fiero di se stesso..
Ho pensato che la conversione ad un dottrina assurda come il marxismo gli fosse dovuta costare parecchio…
Ho pensato che sua madre, la sua famosa madre della quale tanto parlava, mancata da poco, avesse avuto un solo rapporto sessuale nella sua vita con un essere brutale, ma sanissimo…
Un manovale, un caruso ma con denti, capelli e muscoli splendidi, scelto apposta per generargli un figlio sanissimo..
E poi, quando aveva partorito questa creatura senza padre come Gesù, si fosse inginocchiata accanto a lui e lo avesse pregato di diventare un uomo meraviglioso, un grande uomo ed il bambino avesse incominciato, con i primi passi, a cercare di fare grandi cose per accontentarla, come raccogliere stelline in cielo per poi portarle alla sua mamma…
Immaginai questa persona trascorrere gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza custodendo solitario dentro di sé i meraviglioso segreti dedicati alla sua mamma ed al momento della maturazione parlare, davanti ad una folla attonita di subumani, delle sue epiche stelline...
La sua vita era trascorsa così con l’insegnamento della filosofia nei licei, un giorno mi aveva avuto allievo ed io adoravo le sue uniche lezioni..
Era scapolo..
Forse quando era ritornato al suo paesino d’origine per i funerali della madre, con il cuore prosciugato per il dolore atroce aveva ricevuto le condoglianze del popolino della sua terra..
E li aveva sentiti vicini…
Forse si domandò se la gente del popolo con il sistema nervoso completamente sterile, seccato, vivesse sempre il dolore che provava lui in quel momento, se sentiva sempre nelle orecchie quel rumore bianco che adesso lui ascoltava…
Forse fu come se tutti gli uomini del popolo, con i loro poveri mestieri, con le loro assurde domande: “Ma tu cosa sei, cosa fai?” rivolgessero la parola a Lui, proprio a Lui, che aveva trascorso la vita tra neotomismo ed esistenzialismo..
Forse, ad un certo punto gli apparve assurda tutta la sua esistenza, passata a spiegare l’idealismo durante gli anni della guerra fredda, accanto alla grande massa del popolo che lavorava, mentre lui leggeva…
Magari ripensò al passo di Marx che diceva: “Mentre una piccola parte dell’umanità legge e studia la stragrande parte tesse la tela e batte il ferro ”…
Forse conosceva la glossa che Petrarca scriveva accanto alle sue poesie quando si interrompeva perché ‘Vocatus ad cenam’, chiamato a cenare dai servi della sua casa, e sorrise, scoprendo ridicolo il poeta…
Il popolo gli apparve diverso, si rese conto che tutta la vita era stato servito, era stato riverito e che per tutta quella gente lui, ed ogni altra persona, era amico, fratello, parente ed anche amante.
Immaginò allora di correre per strada trascinato anche lui dalla rivoluzione che sino ad allora aveva ignorato, cieco, sordo, egoista, piccolo e spaventato..
Raccolse la voce degli umili e diventò comunista ed il suo tempo, il suo agire nel mondo, diventò quello dell’immanente rivoluzione comunista, dello scoccare dell’ora X..
Sognò che ci sarebbe stata una rivoluzione che avrebbe spazzato via ogni gerarchia, ogni re, ogni regina, e il mondo sarebbe rinato e tutti sarebbero state affratellati da una nuova visione..
Lui e gli umili perché, per un istante, avevano provato il medesimo dolore di vivere..
Avevano visto il mondo con gli stessi occhi..
Ed un giorno ebbe come suo allievo me che, adolescente, andavo alle manifestazioni e le capeggiavo…
Mi chiamò alla cattedra e mi chiese con finta noncuranza:
“ Conosci Marx ? ”
“ Si ”
“ Tu ” lo disse quasi sputando per il disprezzo “ hai studiato il Marxismo?! ”
“Un po’..”
“Cosa è il materialismo dialettico”
Ed io risposi, e lui attonito ascoltò la mia risposta.
Forse scoprire in me, così giovane, la stessa professione di fede che gli era costata tanto lo lasciò sbalordito..
Mi rimando al posto, si alzò dalla cattedra e disse, indicandomi:
”Ho avuto di fronte a me Luigi Corrias, il ragazzo che è ora, il grande uomo che diventerà! ”..
Ed io che sono nessuno, carico di quel pesante presagio, forse ho capito da che stato d’animo e scaturito e l’ho voluto testimoniare con queste righe.
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