leggevo oggi sull' espresso un articolo di scalfari:
"alcuni scrittori, ma si contano sulle dita di una mano, 4 o 5 in un secolo, fanno coincidere l' opera d' arte con la propria vita. Il vero capolavoro, più delle opere, è quello. A volte lo fanno consapevolmente, altre volte seguono la loro natura pagandone prezzi altissimi... gente come kafka, tolstoj, gogol, d'annunzio"
questo discorso non è nuovo... bukowski parla spesso con ammirazione di quei bravi ragazzi che si son battuti così bene... Belve che balzano attraverso i secoli... e si riferisce a hemingway, che si fece saltare il cervello sul succo d' arancia, e chatterton, che bevve veleno per topi, dostoewski, legato a una ruota per essere fucilato, gogol, che morì anoressico dopo una vita da autoflagellante... vabbè, non credo che per fare della propria vita un capolavoro sia necessario ammazzarsi, però... se penso alla felicità, io vorrei guadagnare abbastanza facendo un lavoro non troppo orribile, e quella ragazza che mi piace, io non riesco neanche a pensarci come dev'essere bello baciarla e vivere sempre con lei e svegliarmi la mattina e trovarmela accanto, e sbattermela nei modi più estremi, e avere un figlio etc... bello. mi piacerebbe...sarei felice.
ma è importante essere felici? ecco, guardate questa foto
quanti mld guadagna lui, quale meravigliosa fica si ciuccia?
Ma guardate la sua faccia. è questa una belva che balza attraverso i secoli?
Nessuno scriverà mai di trezeguet o dell' avvocato bianchi... possono godersela un sacco, ma allora? Capite cosa voglio dire? La felicità è godersela, ma in questo non c'è niente di perfetto, commovente, potente...
Fare della propria vita un capolavoro cosa significa? Per me significa andare dritti per la propria strada, seguendo nient' altro che i propri ideali, costi quel che costi... alla fine è la strada del martirio... non si raggiunge così la felicità, ma forse si può scoprire un diverso tipo di felicità, nella consapevolezza di aver vissuto davvero... Godersela significa vivere per vivere. Martirio è vivere andando a morire per un'idea di vita.
Nessuno racconterà mai di trezeguet... fra 100 anni nessuno lo ricorderà, e se sarà ricordato non sarà per cose nobili, potenti e assurde...
chi si prenderà la ragazza che io vorrei, buon per lui, ma chi vorrebbe raccontare la sua storia di persona normale? tutti hanno in qualche modo una qualche normalità. nasciamo apposta per avere figli e lavorare, è il nostro scopo biologico... potenza è decidere di imporre alla propria vita un altro senso, un senso che non si esaurisce nella ricerca di ciò che l' istinto di vita ci suggerisce. Ma felicità è appagare la pulsione di vita, è avere figli, moglie, famiglia e normalità. Tutto il resto, per quanto bello e potente, non è più istinto di vita, e non è più felicità...
E' un enorme dilemma, perciò: devo scegliere di essere felice oppure devo fare della mia vita un capolavoro?
Ma secondo voi cosa intendeva dire esattamente scalfari in quest' articolo? io vi ho detto la mia interpretazione, ma forse non ho capito bene...
"alcuni scrittori, ma si contano sulle dita di una mano, 4 o 5 in un secolo, fanno coincidere l' opera d' arte con la propria vita. Il vero capolavoro, più delle opere, è quello. A volte lo fanno consapevolmente, altre volte seguono la loro natura pagandone prezzi altissimi... gente come kafka, tolstoj, gogol, d'annunzio"
questo discorso non è nuovo... bukowski parla spesso con ammirazione di quei bravi ragazzi che si son battuti così bene... Belve che balzano attraverso i secoli... e si riferisce a hemingway, che si fece saltare il cervello sul succo d' arancia, e chatterton, che bevve veleno per topi, dostoewski, legato a una ruota per essere fucilato, gogol, che morì anoressico dopo una vita da autoflagellante... vabbè, non credo che per fare della propria vita un capolavoro sia necessario ammazzarsi, però... se penso alla felicità, io vorrei guadagnare abbastanza facendo un lavoro non troppo orribile, e quella ragazza che mi piace, io non riesco neanche a pensarci come dev'essere bello baciarla e vivere sempre con lei e svegliarmi la mattina e trovarmela accanto, e sbattermela nei modi più estremi, e avere un figlio etc... bello. mi piacerebbe...sarei felice.
ma è importante essere felici? ecco, guardate questa foto
quanti mld guadagna lui, quale meravigliosa fica si ciuccia?
Ma guardate la sua faccia. è questa una belva che balza attraverso i secoli?
Nessuno scriverà mai di trezeguet o dell' avvocato bianchi... possono godersela un sacco, ma allora? Capite cosa voglio dire? La felicità è godersela, ma in questo non c'è niente di perfetto, commovente, potente...
Fare della propria vita un capolavoro cosa significa? Per me significa andare dritti per la propria strada, seguendo nient' altro che i propri ideali, costi quel che costi... alla fine è la strada del martirio... non si raggiunge così la felicità, ma forse si può scoprire un diverso tipo di felicità, nella consapevolezza di aver vissuto davvero... Godersela significa vivere per vivere. Martirio è vivere andando a morire per un'idea di vita.
Nessuno racconterà mai di trezeguet... fra 100 anni nessuno lo ricorderà, e se sarà ricordato non sarà per cose nobili, potenti e assurde...
chi si prenderà la ragazza che io vorrei, buon per lui, ma chi vorrebbe raccontare la sua storia di persona normale? tutti hanno in qualche modo una qualche normalità. nasciamo apposta per avere figli e lavorare, è il nostro scopo biologico... potenza è decidere di imporre alla propria vita un altro senso, un senso che non si esaurisce nella ricerca di ciò che l' istinto di vita ci suggerisce. Ma felicità è appagare la pulsione di vita, è avere figli, moglie, famiglia e normalità. Tutto il resto, per quanto bello e potente, non è più istinto di vita, e non è più felicità...
E' un enorme dilemma, perciò: devo scegliere di essere felice oppure devo fare della mia vita un capolavoro?
Ma secondo voi cosa intendeva dire esattamente scalfari in quest' articolo? io vi ho detto la mia interpretazione, ma forse non ho capito bene...
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