Gesu' in tribunale.

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  • Sergio
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    #16
    Originariamente Scritto da antonio21
    Certo che la procura di Roma avrà il suo bel da fare
    Fino a che la chiesa sarà collusa con il governo e con la mafia ovvio che sarà dura (sindona, opus dei, banche, denaro, massonerie, etc, etc...), come dicevi tu è un problema di ignoranza, ma la gente maturerà prima o poi...

    Ed allora saranno uccelli per diabetici



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    • sgksgk
      Bodyweb Member

      • Aug 2004
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      #17
      Originariamente Scritto da antonio21
      E' il colmo del ridicolo. Più sciocco chi ci va appresso!
      Ne approfitto della tua presenza , se hai tempo
      ci daresti un parere di quello che scrive. Grazie

      Gli Apostoli di Gesù

      Gli apostoli di Gesù, dichiarati dalla Chiesa tutti galilei eccetto Giuda Iscariote che lo fa provenire dalla Giudea, sono:
      Secondo Marco: Simone Pietro, Giacomo di Zebedeo, Giovanni fratello di Giacomo, Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il cananeo, Giuda Iscariota (12).
      Secondo Matteo: Simone Pietro, Giacomo di Zebedeo, Giovanni fratello di Giacomo, Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il cananeo, Giuda iscariota (12).
      Secondo Luca: Simone Pietro, Giacomo, Giovanni, Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Giuda di Giacomo, Simone lo zelota, Giuda Iscariote (12).
      Secondo gli Atti degli Apostoli: Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo zelota, e Giuda di Giacomo. (11).
      Le differenze esistenti nelle liste degli apostoli sopra riportate ci portano subito a fare due osservazioni, una di carattere religioso e l'altra di carattere storico.
      1) L'osservazione di carattere religioso riguarda l'evidente incoerenza che c'è tra le parole di Gesù che elegge 12 apostoli perché 12 sono i troni destinati nei cieli: "E Gesù disse loro: <<In verità (!?!) vi dico: voi che mi avete seguito, nella nova creazione, quando il figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, sederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele>>" (Mt. 19-28) e la realtà dei fatti che vede ridursi il numero degli apostoli a undici. (A ciascuno il proprio commento).
      2) La seconda, di carattere storico, si riferisce alla differenza dei nomi riportati dai vangeli di Marco e Matteo che nominano un Taddeo ignorato dal vangelo di Luca e dagli Atti degli Apostoli i quali al suo posto mettono un Giuda di Giacomo che è ignorato dai primi due.
      Perché questa differenza se tutti e tre i redattori dovevano essere a perfetta conoscenza degli apostoli dal momento che, stando a quanto sostiene la Chiesa, Matteo fu lui stesso un apostolo, Marco un collaboratore di Paolo di Tarso (At. 12,25; 1,5; 2Tim. 4,11) e di Simone Pietro (2Pt 5/13; At, 12, 12-7), e Luca eseguì, come lui stesso afferma ( Lc.1,2-3), la stesura del vangelo e degli Atti con un'accurata indagine prendendo informazioni direttamente dagli stessi testimoni dei fatti tra i quali la stessa Maria, madre di Gesù, che secondo la Chiesa, egli avrebbe personalmente conosciuto? (La Sacra Bibbia - UECI- pag. 1025).
      La sorpresa che ci viene da questa discordanza di nomi che riscontriamo tra i vangeli di Marco e Matteo e il vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli, diviene addirittura strabiliante quando rimarchiamo che nel quarto vangelo, quello di Giovanni, le differenze degli apostoli in rapporto agli altri, si accentuano sia nel numero, che non è più di 12 ma bensì di 9, e sia nei nomi risultando non solo mancanti Giacomo di Alfeo, Giuda fratello di Giacomo o Taddeo, Bartolomeo, Matteo e Simone lo zelota, ma trovandone addirittura dei nuovi dagli altri mai prima nominati, quali Natanaele di Cana e un discepolo anonimo qualificato come il "prediletto?".
      Vangelo di Giovanni: Simone detto Pietro, Giacomo, Giovanni, Andrea, Filippo, Tommaso, Giuda Iscariota, Natanaele di Cana e il discepolo prediletto. (9). ( Ho messo in corsivo Giacomo e Giovanni perché questi due, mancanti nella prima edizione di Giovanni, composta di XX libri, vengono nominati soltanto nell'ultimo capitolo, il XXI, il quale fu aggiunto in seguito, si presume 70- 80 anni dopo, allorché i falsari ritennero necessario apportare attraverso di esso dei complementi che riparassero le carenze e le imperfezioni contenute nella prima redazione uscita intorno agli anni 180-190 del secondo secolo.
      Che la prima edizione del quarto vangelo, cioè quello di Giovanni, sia uscita alla fine del II secolo lo riconosce la stessa Chiesa: "Il più antico manoscritto che si riferisce a questo vangelo è del 150, al massimo del 200". (La Sacra Bibbia - UECI- pag. 1058).
      Considerando che i quattro vangeli furono scritti, stando a quanto afferma la Chiesa, da apostoli presenti ai fatti da loro stessi riportati, quali Matteo e Giovanni apostoli, e da redattori che avevano contattato per lungo tempo gli stessi testimoni oculari, quali Marco e Luca che erano stati discepoli di Simone Pietro, se non addirittura la stessa Maria madre di Gesù, come nel caso di Luca, questa discordanza di nomi ci reca la stessa sorpresa che se dei giocatori di calcio, dopo aver fatto insieme più campionati nella stessa squadra, ci dessero dei nominativi discordanti sul numero e sui nomi dei loro compagni. Il minimo che si possa pensare è che sotto si nasconda qualche cosa di ambiguo e di disonesto che costringe chiunque ama la verità a fare un'inchiesta tutta personale, dal momento che a chiederne spiegazione ai preti (gli specializzati dei vangeli), non si hanno che risposte confuse, stolte, se non addirittura offensive all'intelligenza umana.
      La prima cosa che ci ha spinti ad approfondire le ricerche è stato lo scoprire attraverso documentazioni estratestamentarie che nello stesso tempo in cui avvenivano i fatti riportati dai vangeli, esisteva in Palestina, e più precisamente in Galilea, una squadra di rivoluzionari composta dai figli di un certo Giuda il Galileo che mostra delle forti analogie con quella evangelica di Gesù e dei suoi apostoli,
      Ma prima di passare al diretto confronto dei singoli componenti le due squadre è opportuno spiegare, anche se in breve, chi fosse questo Giuda il Galileo.
      Giuda il Galileo, figlio del Rabbi Ezechia ucciso nel -44 in uno scontro armato contro le truppe di Erode il Grande, era il pretendente al trono di Gerusalemme quale discendente diretto della stirpe degli Asmonei fondata da Simone, figlio di quel Mattatia il Maccabeo che nel II secolo av. Cr. si era messo a capo di un Movimento Rivoluzionario Giudaico per la liberazione della Palestina dall'invasione degli Ellenisti. Preso il posto del Padre, quale Asmoneo discendente diretto della stirpe di David, dopo aver sostenuto diverse battaglie contro i romani e contro Erode il Grande, Giuda morì nella guerra del Censimento (+6), lasciando sette figli i quali, preso il posto del padre, continuarono la lotta di rivendicazione dinastica al trono di Gerusalemme.
      I figli di Giuda furono: Giovanni primogenito, Simone, Giacomo il maggiore, Giuda (non l'iscariota), Giacomo il minore, Menahem ed Eleazaro. Questi due ultimi, anche se non risulta che facessero parte della squadra rivoluzionaria, continuarono comunque, dopo la morte dei fratelli, nella rivendicazione al trono di Gerusalemme combattendo nelle successive guerre contro i romani, quali quella del 66-70 (Guerra Giudaica), nella quale perì Menahem, e quella del 74 (Masada), nella quale morì Eleazaro.
      La prima analogia che riscontriamo tra la squadra dei rivoluzionari e quella degli apostoli è che i componenti di entrambe sono fra di loro fratelli ed hanno gli stessi nomi. È una pura combinazione o sono veramente le stesse persone? È questo che cercheremo di scoprire attraverso un' inchiesta storica che a fine di chiarezza faremo precede da una spiegazione che, benché rapida e generica, aiuterà a comprendere lo svolgimento delle nostre analisi.
      "I 4 vangeli canonici e la maggior parte dei 14 libri degli Atti degli Apostoli, per essere esatti 10, che videro la luce nelle loro prime edizioni a partire dalla seconda metà del secondo secolo (155-160), praticamente si trovano a metà strada tra una documentazione che li precedette sotto forma di scritti (Vangeli, Detti, Lettere e Atti), redatti per lo più in greco, che la Chiesa ha dichiarato apocrifi, cioè falsi, e le ultime edizioni degli stessi che uscirono, dopo innumerevoli correzioni e falsificazioni, nel V e nel VI secolo. Che i vangeli usciti nel V e nel VI secolo nelle loro edizioni definitive, che "grosso modo" sono quelli attuali, siano differenti dai vangeli del II secolo ci viene dimostrato dagli stessi dottori della Chiesa, quale Eusebio di Cesarea, autore della celeberrima Historia Ecclesiastica, morto nel 340, e Ireneo vescovo di Lione, vissuto a cavallo tra il II e III secolo, i quali riportano nei loro libri numerose affermazioni che sono in netto contrasto con quelle che vengono sostenute dai vangeli definitivi, cioè quelli usciti 150-200 anni dopo la loro morte, come la verginità della Madonna che, da essi negata, viene invece sostenuta, anche se in forma non ancora dogmatica, nelle edizioni del V e VI secolo. Senza parlare poi di Tertulliano, apologista cristiano del II secolo, che nega la nascita terrestre di Gesù, come d'altronde era sostenuto in tutte le prime edizioni dei quattro vangeli canonici, che troviamo invece confermata nel V e VI secolo nei vangeli di Matteo e di Luca. Se gli altri due vangeli, quello di Marco e di Giovanni, non la riportano è perché essi furono lasciati come inizialmente erano stati redatti, cioè secondo quei principi teologici che nella seconda metà del II secolo sostenevano che Gesù si era presentato agli uomini non come uomo ma sotto forma di rivelazione (S. Paolo - Gnosi). (Leggere La Favola di Cristo).
      Ritornando sul discorso riguardante le analogie tra le due squadre, dopo aver visto che i nomi della squadra dei figli di Giuda il Gallileo, fatta eccezione per Menahem ed Eleazaro, sono gli stessi di quelli della squadra degli apostoli, quello che scopriamo ancora è che anche i componenti della squadra degli Apostoli erano fratelli fra loro.
      A levarci da ogni dubbio sulla fratellenza degli apostoli, oltre che i documenti apocrifi, sono gli stessi vangeli canonici:
      "Giunsero sua madre e i suoi fratelli, e stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e dissero a Gesù: <<Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle che sono fuori e ti cercano>>". (Mc.3 ; 31-32).
      <<Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui con noi?>>. (Mc. 4 -3), (Mt. XII-35).
      <<Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria la madre di Gesù, e con i fratelli di lui>>. (At. 1; 14).
      <<Poi Gesù comparve a Giacomo, uno dei così detto fratelli del Salvatore>>. (Eusebio da Cesarea- Hst. eccl. I, pp. 12, 5).
      <<Giacomo, fratello del Signore, succedette all'amministrazione della Chiesa insieme agli altri apostoli>>. (Eus. da Ces. Hst. Eccl. II, 23, 4).
      <<Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di David>>. (Eus.da Ces. III, 20, 1).
      Di fronte a queste affermazioni date dagli evangelisti Marco e Matteo e dagli Atti Degli Apostoli e confermate da Eusebio di Cesarea, cosa risponde la Chiesa per sostenere la verginità della madre di Cristo? Ebbene, essa risolve tutto dichiarando che i discepoli non erano in realtà fratelli di Gesù ma suoi cugini perché figli di un'altra Maria, sorella della madre di Gesù, la quale si era unita a Giuseppe in un precedente matrimonio.
      Questa tesi che potrebbe essere anche accettata a prima vista per l'ambivalenza della parola fratello che in ebraico può significare in alcuni casi anche cugino, è da escludersi nella maniera più categorica per due motivi: primo, perché nei vangeli scritti in greco c'è la parola "adelfos", cioè fratello, la quale non ha nulla a che vedere con il significato di cugino, secondo, perché il personaggio di questa ipotetica sorella della madre di Gesù, come risulterà in seguito nel capitolo riguardante le tre Marie, non è mai esistito.
      Confermata così la fratellanza tra Gesù e Giacomo detto il maggiore, Giacomo detto il minore, Simone e Giuda, passiamo ora ad esaminare attraverso i documenti che precedettero i vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli, cioè i documenti respinti dalla Chiesa perché ritenuti apocrifi, chi sono in realtà questi fratelli-discepoli di Cristo preparandoci a dei risultati che saranno a dir poco strabilianti.
      Ma prima di passare ai discepoli, perché si possa fare un coscienzioso rapporto tra le due squadre, cerchiamo di conoscere questi figli di Giuda il Galileo prendendoli uno per uno secondo come ci vengono presentati dagli storici dell'epoca.
      Giuda lasciò sette figli maschi. Delle femmine non si sa se fossero due o tre per la mancanza di documenti confematori.
      I figli di Giuda furono: Giovanni primogenito detto il nazireo, Simone, Giacomo il maggiore, Giuda (non l'iscariota), Giacomo il minore, Menahem ed Eleazaro.
      Lasciando per ultimo Giovanni, al quale riserviamo un'analisi particolarmente dettagliata essendo egli il perno dei nostri studi cristologici, prendiamo in esame gli altri cominciando da Simone e Giacomo il maggiore.
      Simone e Giacomo il maggiore: Da Giuseppe Flavio: <<Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda Galileo, furono posti sotto processo e per ordine di Alessandro (Tiberio) vennero crocefissi; questi era il Giuda che, come ho spiegato sopra, aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i Romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea>>. (Ant. Giud. XX-102).
      Giuda: muore in uno scontro armato nel +45 sotto il procuratore Cuspio Fado per aver organizzato una sommossa: "Mentre Fado era procuratore della Giudea, un impostore di nome Taddeo (Theudas) persuase la maggior parte della folla a prendere con se i propri averi e a seguirlo fino al fiume Giordano: diceva infatti di essere un profeta e che a un suo cenno il fiume si sarebbe aperto, offrendo loro facile passaggio. Molti ne ingannò a questo modo. Ma Fado non permise che traessero vantaggio da tale follia e inviò uno squadrone di cavalieri che piombò su di loro all'improvviso: molti furono uccisi e molti presi vivi. Fu fatto prigioniero anche Giuda Taddeo (Theudas), cui fu tagliata la testa e portata a Gerusalemme. (Ant. Giud. XX, 97-99) e (Hist. Eccles. II-12).
      Che Giuda detto Taddeo fosse figlio di Giuda il Galileo ci viene confermato anche dagli Atti degli Apostoli, seppure in forma anacronistica, attraverso il discorso di Gamaliele (At. 5-34), e da Luca (6-16) che lo conferma fratello di quel Giacomo figlio di Giuda il Galileo che gli stessi Atti degli Apostoli riconoscono essere stato ucciso nel 44 sotto Erode Antipa per attività sovversiva (At.12-1).
      Giacomo il minore: Venne lapidato sotto il procuratore Albino (62-64) perché aveva osannato pubblicamente il Figlio di David: <<Con il carattere che aveva, Anano pensò di avere un'occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: così convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato il Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati>>. ( Ant. Giud. XX. 200).*
      *Già Voltaire così scriveva a proposito di queste espressioni di Flavio Giuseppe riferentesi a Gesù, detto il Cristo, che si trovano su Antichità Giudaiche: <<Se Flavio Giuseppe avesse creduto che si era realizzato un Ciristo, cioè un Messia, sarebbe stato cristiano>> (dizionario filosofico V) allorchè sappiamo che Giuseppe Flavio rimase sempre e comunque un ebreo ortodosso.
      L'autenticità di questi passi riguardanti Gesù, detto il Cristo, rimasero in discussione fino a quando gli storici Niese, Norden, Zeitling, Lewy e Schurer non dimostrarono inconfutabilmente che erano dei falsi operati nel IV o da Ambrodio da Milano, che riscrisse le Antichità Giudaiche sotto il nome di Egesippo, oppure da Eusebio di Cesarea che viene chiamato dagli esegeti "Il falsario" per antonomasia.
      Come riassunto esplicativo di tale falsificazione riporto un passo dell'esegeta Guy Fau: <<I passaggi riguardanti Gesù, detto il Cristo, appaiono la prima volta nel IV secolo per opera di Eusebio da Cesarea (il falsario) non trovandosi ancora nell'opera Antichità Giudaiche ai tempi di Origene (185-254), poiché è lui stesso che assicura nel suo "Contra Celsum" (I-47), che Giuseppe Flavio non ha mai parlato di un Gesù detto il Cristo. La Falsificazione è quindi così manifesta che la Chiesa stessa non difende più l'autenticità di questi passi di Flavio Giuseppe>>. ( Guy Fau - La Fable de Jesus Christe. III - Le silence des auteurs Juifs). (Comunque questo argomento sarà ripreso nell'ultimo capitolo: "RISPOSTA ALLE OBIEZIONI".
      Menahem: Da "La Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio: <<Fu allora che un certo Manahem, figlio di Giuda detto il Galileo, un dottore assai pericoloso che già dai tempi di Quirino aveva rimproverato ai Giudei di riconoscere la signoria dei romani quando avevano già un Dio come Signore... ". (Guerra Giud. II-17).
      Eleazar. Da "La Guerra Giudaica": <<...Eleazar, figlio di Giairo, legato a Menahem da vincoli di parentela, che in seguito fu capo della resistenza a Masada" (Guerra Giud. II-17)
      Se sostengo che Eleazaro è figlio di Giuda e non di Giairo, come si trova scritto su questo passo di Giuseppe Flavio nel quale risulta comunque essere legato a Menahem da vincoli di parentela, è perché il fatto così come è riportato da Giuseppe Flavio dimostra chiaramente che siamo ancora una volta davanti ad una manipolazione operata dai falsari.
      << Fu allora che un certo Menahem, figlio di Giuda detto il Galileo, dopo aver attaccato Masada, ritornato a Gerusalemme, assunto il comando della ribellione, prese a dirigere l'assedio. Ma contro di lui si levarono i partigiani di Eleazaro, ripetendosi l'uno all'altro che non era il caso di avere un padrone che, anche se non aveva fatto nulla di male, era inferiore a loro. Così si misero d'accordo e lo assalirono nel tempio; vi si era infatti recato a pregare in gran pompa, ornato della veste regia e avendo i suoi seguaci più fanatici come guardia del corpo. Come gli uomini di Eleazar si furono scagliati su di lui, anche il resto del popolo tutto infuriato afferrò delle pietre e si diede a colpire il dottore, ritenendo che, levatolo di mezzo, sarebbe cessata la rivolta. Gli uomini di Menahem fecero un po' di resistenza, ma quando videro che tutta la folla era contro di loro, fuggirono dove ognuno poté, e allora seguì una strage di quelli che avevano presi e una caccia a quelli che si nascondevano. Pochi trovarono scampo rifugiandosi nascostamente a Masada, e fra questi Eleazar figlio di Giairo, legato a Menahem da vincoli di parentela, che in seguito fu capo della resistenza di Masada. Quanto a Menahem, che era scappato nel quartiere detto Ofel e vi si era vigliaccamente nascosto, fu preso, tirato fuori e dopo molti supplizi ucciso, e così pure i suoi luogotenenti e Abasalon, il principale ministro della sua tirannide>>.
      A parte il fatto che la descrizione della vicenda è riportata con tanta confusione da portarci subito a pensare che sia stata eseguita più da imbroglioni che hanno come scopo quello nascondere una chiarezza che gli sarebbe stata nemica, che da uno scrittore colto e preciso come poteva essere Giuseppe Flavio che per la sua serietà era stato eletto da Roma storico ufficiale dell'Impero, per me non ci sono dubbi che siamo di fronte a una rivendicazione ereditaria promossa da Eleazaro contro il fratello Menahem che si era istallato sul trono di Gerusalemme con tanto di corte, di sacerdoti, di luogotenenti e ministri. Una contesa fra fratelli identica alle tante altre che si succedono nella storia dei discendenti di David, come quella che ci fu tra Aristobulo II e Ircano II, loro antenati, al tempo dell'occupazione della Palestina da Parte di Pompeo (Leggi la Favola di Cristo). Sapendo che secondo i principi religiosi e politici giudaici i pretendenti al trono di Gerusalemme potevano essere soltanto gli appartenenti alla famiglia ritenuta diretta discendente della stirpe di David, e come tale era riconosciuta soltanto quella di Giuda il Galileo, non si può dedurre altro che Menahem e Eleazaro erano fratelli. Nessun altro avrebbe potuto accampare un diritto sul trono di Gerusalemme considerando che tutta la rivendicazione Giudaica della Palestina era basata sull'attesa di un Messia che secondo le profezie doveva provenire dalla stirpe di David, quella stirpe che fu riconosciuta dai giudei nella casta degli Asmonei fondata da Simone figlio di Mattatia il maccabeo ascendente di Ezechia, padre di Giuda il Galileo. Gli stessi vangeli, sostenendo che Gesù era il messia discendente di David, confermano l'esigenza di questo presupposto per esseree dichiarato il Messia, cioè il re dei Giudei.
      A questo punto, stabilito che Simone, Giacomo il maggiore, Giuda e Giacomo, quali figli di Giuda il Galileo, furono tutti impegnati nella lotta contro i romani per la rivendicazione dei diritti al trono di Gerusalemme, cerchiamo ora di scoprire, attraverso le testimonianze che ci vengono dagli storici del tempo e da documenti scritti in greco che precedettero i vangeli canonici, se i figli di Giuda fossero o no gli stessi discepoli di Gesù.
      Gli apostoli di Gesù
      La prima cosa che veniamo a sapere degli apostoli di Gesù, da quanto risulta dal "Novum Testamentum Graece et Latine" e dallo stesso vangelo di Marco, è che si chiamavano Boanerghes, cioè "Figli del Tuono".
      <<Pietro, come tutti gli altri apostoli, era definito Figlio del Tuono>> (Nov.Test. Gr. et Lat.). <<Giacomo e Giovanni ai quali Gesù diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono>>.(Mc.3,17).
      Qualificati così gli apostoli di Gesù con l'appellativo di Boanerghes, il cui significato di "Figli del tuono" ci predispone ad immaginarli più come dei rivoluzionari che come apostoli predicatori di fratellanza e di perdono, passiamo ora ad esaminarli uno per uno attraverso quanto risulta dai quei documenti che furono scritti prima dei vangeli canonici che la Chiesa ha dichiarato falsi (apocrifi) perché contrastanti con i suoi quattro vangeli Canonici e i suoi Atti degli Apostoli che essa impone dogmaticamente come gli unici a dire la verità.
      (1) Simone, primo apostolo
      Il Simone apostolo risulta avere tre appellativi: Bariona, Cananites e Kefas (Nov. Test. Graece et Latine).
      Il significato di questi appellativi è il seguente: Bariona (ßa????a ) ? la traduzione in greco della parola Barjona, che in aramaico (lingua parlata in Palestina durante l'occupazione romana) significava "Partigiano alla macchia" cioè latitante o ricercato, Cananites, è la traduzione in greco dell'ebraico "qanana", che corrisponde a zelota, cioè rivoluzionario oltranzista, e Kefas che gli fu dato per la sua corporatura muscolosa e massiccia che lo faceva somigliare a una roccia.
      (2) Giacomo il Maggiore
      Sulla natura zelota di questo apostolo non ci possono essere dubbi sapendo che:
      a) era il fratello di Simone Barjona detto Zelota o Cananite.
      b) sotto Tiberio Alessandro fu arrestato nel 46 insieme al fratello Simone e giustiziato come sobillatore del popolo ( At. 12).
      c) la sua partecipazione alla banda dei Boanerghes viene confermata anche dai vangeli canonici: <<...poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono>> (Mc. 3-17).
      d) è associato, nelle accuse che gli vengono rivolte dal sinedrio nella persona di Gamaliele, al rivoluzionario Theudas (Giuda Taddeo), che fu decapitato da Cuspio Fado nel 44 quale promotore di una rivolta, e a Giuda il Galileo, anche se in maniera anacronistica, capo della Guerra del Censimento (At. 5-34).
      (3) Giovanni
      Che Giovanni sia anche lui un Boanerghes, oltre che dalle prove che ci vengono dalla fratellanza con gli altri appartenenti a questa banda, ci viene confermato da Marco che lo qualifica tale. (Mc. 3-17). 8Vedi Giacomo il maggiore.
      (4) Giuda non l'iscariota
      Apprendendo dal Novum Testamentum che Giuda l'apostolo, oltre che all'appellativo di zelota, aveva anche quelli di Thomas, che significa gemello, e quello di Theudas, che significa coraggioso, cos'altro si può dedurre se non che sia lo stesso Giuda Theudas, figlio di Giuda il Galileo, che fu ucciso per decapitazione sotto Cuspio Fado per essersi messo a capo di una rivolta? (Ant. Giud. XX -97, 99).
      Se il soprannome di Theudas lo ebbe come riconoscimento di una particolare audacia, il secondo, quello di Thomas, che significa "gemello", lo ebbe per la forte somiglianza che aveva con il fratello Giacomo.
      Che Thomas e Theudas fossero i soprannomi di Giuda, fratello di Gesù (da non confondersi con Giuda Iscariota), oltre che dal Nov. Test. ci viene confermato anche dagli Atti di Tommaso (Apocrifi) e da Eusebio da Cesarea (Hist. Heccl. I- 11,13).
      (5) Giacomo il minore
      Se per il Giacomo il minore, come discepolo di Gesù, non ci sono documenti che lo chiamino direttamente "zelota", egli non può essere che tale sapendo che appartiene alla banda dei Boanerghes e che fu ucciso nel 64 sotto il procuratore Albino per lapidazione da parte dei sadducei, nemici acerrimi del movimento rivoluzionario giudaico, per aver "osannato pubblicamente il figlio di David", quel figlio di David che, quale Messia erede al trono di Gerusalemme, avrebbe presto liberato la Palestina dall'invasione romana (Hist. Eccl. II-23).
      (6) Simone lo zelota
      Sulla natura zelota di questo apostolo non ci possono essere dubbi dal momento che anche la Chiesa lo riconosce tale attraverso l'affermazione che ne danno gli stessi vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli: "Tra i discepoli ce n'era uno di nome Simone, soprannominato zelota". (Lc. 6/15).
      "Tra i discepoli ce ne era uno che si chiamava Simone lo Zelota". (At.I-13).
      (7) Giuda Iscariota
      L'appellativo di Iscariota (dall'ebraico Ekariot, che significa sicario), veniva dato agli zeloti più oltranzisti i quali eseguivano azioni di terrorismo anche in forma isolata. Di costoro così scrive Giuseppe Flavio: <<In Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei così detti sicari (Ekariots), che commettevano assassini i pieno giorno nel mezzo della città. Era specialmente in occasione delle feste che essi si mescolavano alla folla, nascondevano sotto le vesti dei piccoli pugnali e con questo colpivano i loro avversari. Poi, quando questi cadevano, gli assassini si univano a coloro che esprimevano il loro orrore e recitvano così bene da essere creduti e quindi non riconoscibili>>.(Guerra Giudaica II- 12).
      Fatta questa analisi dei discepoli di Gesù dalla quale risulta che essi erano gli stessi che componevano la squadra di combattenti Yavisti figli di Giuda il Galileo (stessi nomi, entrambi Galilei, Boanerghes e zeloti, morti negli stessi periodi), prima di passare alla dimostrazione di come i falsari agirono singolarmente su di essi per trasformarli da combattenti rivoluzionari in predicatori di pace, facciamo un confronto tra il comportamento delle bande rivoluzionarie-oltranziste dell'epoca, alle quali apparteneva quella dei Boanerghes, e la squadra formata dai cosiddetti apostoli evangelici per confermarci nella conclusione a cui siamo arrivati. Tale confronto ci sarà anche particolarmente utile per comprendere alcuni passi evangelici il cui significato ci veniva sempre nascosto dalle risposte balbettanti e confuse dei preti allorché ne chiedevamo la spiegazione.
      Bande dei rivoluzionari secondo gli storici dell'epoca:
      << Se non ricevevano quanto chiedevano, incendiavano le case di coloro che si rifiutavano e poi uccidevano i capi con le loro famiglie>> Filone Alessandrino.
      <<Distribuiti in squadre, saccheggiavano le case dei signori che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi si che la Giudea fu piena delle loro gesta efferate>>. (Guerra Giudaica II-12).
      In un passo riguardante Giuda il Galileo (padre dei Boanerghes), così Giuseppe Flavio parla degli esseno-zeloti: <<I più straordinari generi di morte, i supplizi dei loro parenti e amici li lasciavano indifferenti...>>. (Ant. Giud. II-4).
      Dal Libro (rotolo) della Guerra degli esseno-zeloti: <<Nel giorno in cui i Kittim (romani) cadranno vi sarà un combattimento e una grande strage al cospetto del Dio d'Israele; giacché questo è il giorno da lui determinato per la guerra di stermino dei figli delle tenebre nel quale saranno impegnati in una grande strage di fuoco sulla terra>>.
      Squadra degli apostoli (Boanerghes) secondo i vangeli:
      All'ultima cena, in seguito all'esortazione di munirsi di spade, i Boanerghes rassicurano il loro capo (Gesù) di esserne abbondantemente provvisti: << L'ora è venuta, chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una>> ed essi dissero: <<Signore ecco qui due spade>> (Lc. 22-36,38).
      Si recano all'Orto degli Ulivi armati di spade: <<Allora quelli che erano con Gesù, vedendo ciò che stava per accadere, dissero, dobbiamo colpire con le spade?>> (Lc. 22-49).
      Fanno uso della spada contro i soldati romani e le guardie del Tempio che erano andate ad arrestarli: << Ed ecco che uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio>> (Mt. 26-51; Mc. 14-17; Gv. 18-10).
      Il capo dei Boanerghes (Gesù) dichiara ripetutamente nella forma più esplicita il suo programma di guerra esseno-zelota <<Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre: Padre contro figlio, figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, nuora contro suocera e suocera contro nuora>> Lc.12-49). (Confronta con passo....)
      <<Quei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me>> (Lc. 19-11; Parabola delle mine nella quale Gesù impersonifica se stesso in un uomo di nobile stirpe, come lo era lui quale discendente di David, che punisce coloro che non gli hanno dato ciò che gli spetta).
      << Signore, vuoi che facciamo scendere un fuoco dal cielo e li consumi?>> ( Lc.9-54) chiesero gli apostoli a Gesù riferendosi ad un villaggio di Samaritani che si era rifiutato di riceverli.
      Basta sostituire le spade che erano l'arma di quei tempi, con i Kalaschnikof di oggi, per toglierci ogni eventuale perplessità che possiamo ancora avere sulla natura rivoluzionaria di coloro che la Chiesa dichiara divulgatori della buona novella, cioè di quei Santi discepoli sui quali è stata basata la morale cristiana.
      Trasformazioni da banditi in Santi Apostoli
      (I) Simone Kefas, barjona, cananite in Simone Pietro, figlio di Giona, nato a Cana.
      L'appellativo barjona che in aramaico, come abbiamo visto, significa “latitante alla macchia”, che nelle primissime versioni greche era stato riportato nel suo vero significato con la parola bariona (ßa????a ), come nel Novum Testamentum Graece et Latinae, fu diviso dai falsari nei loro scritti in greco in due parole, cioè in bar e iona (ßa? ???a) affinch? la parola bar, che in aramaico significa "figlio", potesse trasformare il significato di latitante, scrivendo iona con la lettera maiuscola, in "figlio di Iona".
      Che questa trasformazione sia intenzionalmente fraudolenta lo dimostra il fatto che la parola bar, riferentesi a “figlio di”, la troviamo, nei testi contraffatti dai falsari, soltanto nelle espressioni che si riferiscono a Simone ( S?µ?? ßa? I??a ), mentre in tutti gli altri casi ? correttamente scritta con la giusta parola greca "uios", come Giuseppe figlio di David (I?s?f ???? ?a??d ), Zaccaria figlio di Baracchia (Za?a???? ???? ?a?a???? ) ( vang. greco Mt. 1-20; 23-35; vang.greco di Lc.19-9).
      Insomma, per spiegarci meglio, diremo che nei testi greci contraffatti, tra tutte le parole scritte in greco, appare ridicolmente questa parola "Bar" scritta in aramaico che nelle traduzioni latine sparisce per trasformarsi magicamente in "filius" (filius Jonae), cioè in quel figlio di Giona, primo apostolo, sul quale Gesù edificherà la sua Chiesa: << Tu, Simone (barjiona = bar iona = bar Iona = filius Jonae ) figlio di Giona, ti chiamerai Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa>> .
      Frase questa che contiene un'ulteriore contraffazione, cioè quella che i falsari operarono trasferendo nella pietra, su cui è stata simbolicamente edificata la Chiesa, quel significato di "roccia" che era riferito a Simone per la sua corporatura massiccia e per quel carattere violento che gli viene attribuito, come vedremo, sia dai documenti apocrifi che dagli stessi vangeli canonici.


      E così, come ricorsero all'espediente geografico per far sparire il significato di rivoluzionario che era nell'appellativo "Galilei", dichiarando i discepoli di Gesù nativi della Galilea quando invece lo erano della Golanite, altrettanto fecero per l'appellativo "cananites" (qanana = zelota) che fecero dipendere dalla città di Cana. Tutte attribuzioni che risulteranno false allorché dimostreremo che l'origine dei fratelli che componevano la banda dei Boanerges non avevano nulla a che vedere né con la Galilea, né tanto meno con la città di Cana, perché nativi della regione del Golan che si trovava nella parte opposta della Galilea, cioè a Est del lago di Tiberiade.
      Ma per quanto abbiano falsificato i documenti per rendere Simone Pietro un predicatore della "Buona Novella", la sua vera figura di rivoluzionario ci appare comunque, dai fatti riportati su di lui sia dai documenti apocrifi che dagli stessi vangeli, in tutta la sua violenza di combattente Yavista.
      1) Litiga con tutte le Eklesie del Medioriente e con lo stesso S. Paolo di Tarso perché si opponevano alla sua politica razzista che era contraria all'ammissione dei pagani nelle comunità esseno-giudaiche (sono le Eklesie esseno-zelote che la Chiesa vuol far passare per cristiane). Leggi La Favola di Cristo.
      2) Uccide con la spada due coniugi, Anania e Zaffira, perché non avevano versato alla comunità l'intero ricavato della vendita di un loro terreno. (At. 5 ).
      3) Taglia con un colpo di spada un orecchio ad una guardia del Tempio nell'Orto degli Ulivi (Gv. 18,10).
      4) Dal vangelo di Maria di Magdala (apocrifo): <<Un apostolo di nome Levi, prendendo le difese di Maria contro la quale Simone aveva inveito con espressioni di ira cariche di violenza, si rivolge a lui dicendogli: <<Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora vedo che ti scagli contro la donna come fanno i tuoi avversari>>.
      (2) Giacomo detto il Maggiore da rivoluzionario a martire della Chiesa.
      Dichiarato Boanerghes nei documenti apocrifi e confermato tale insieme a suo fratello Giovanni sia negli Atti degli Apostoli che nei vangeli canonici: <<Giacomo e suo fratello Giovanni, ai quali Gesù dette il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono>>. (Mc. 3-16), viene riscattato dalla Chiesa della sua natura zelota dicendo che se Gesù lo aveva chiamato Boanerghes, cioè figlio del tuono, ciò era dipeso dal fatto che egli parlava con un'alta tonalità di voce (chiedetelo ai preti se è vero!).
      La morte di Giacomo il maggiore, arrestato insieme al fratello Simone dai romani per il reato di istigazione alla rivolta, avvenuta sotto il procuratore Tiberio Alessandro, viene confermata dagli Atti degli Apostoli, con la differenza che invece di riportarla nel 46, come viene affermato da Giuseppe Flavio, essi la datano all'anno 44 quando ancora era tetrarca della Galilea e Golanite Erode Agrippa: <<In quel tempo ( anno 44) il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che questo era gradito ai giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli azimi. Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua>>. (At: 12- 1,2).
      I motivi per cui i falsari anticiparono di due anni l'arresto dei due fratelli Giacomo e Simone furono due: primo, se li avessero fatti arrestare dai romani, non avrebbero potuto sostenere che Giacomo era morto per motivi religiosi dal momento che questi, lasciando la massima libertà di ogni culto, se emettevano condanne di morte era soltanto per gravi reati penali tra i quali uno dei peggiori era l'istigazione alla rivolta, mentre facendo arrestare da Erode Agrippa che era un ebreo, avrebbero potuto dire egli era stato condannato secondo la legge ebraica che, a differenza di quella romana, considerava la contestazione religiosa un reato punibile con la morte.
      Esplicazione per i credenti duri di cervice: Se Giacomo è condannato a morte dai romani per sobillazione, come dice Giuseppe Flavio, non può essere che un rivoluzionario zelota, se Giacomo è condannato invece da un tetrarca ebreo per contestazione religiosa diventa un martire religioso.
      L'altro motivo, cioè il secondo, è il seguente: Facendo arrestare Simone non contemporaneamente a Giacomo, come viene affermato da Giuseppe Flavio, ma soltanto qualche tempo dopo Giacomo, non solo avrebbero potuto sfruttare anche per lui la stessa legge ebraica che considerava reato punibile di morte la contestazione religiosa, ma anche un'altra legge ebraica che impediva di celebrare i processi durante il periodo degli azimi, cioè durante i giorni di Pasqua. Per cui, Simone Pietro, invece di essere processato e ucciso subito dopo l'arresto come era avvenuto per Giacomo, fu messo in prigione in attesa che finissero gli azimi in modo che si potesse verificare, nel frattempo, la sua liberazione per l'intervento di un angelo inviato dal Signore dietro sollecitazione di preghiere.
      <<Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessante a Dio dalla Chiesa per lui. E in quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce lo folgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: <<Alzati in fretta!>>. E le catene gli caddero dalle mani. E l'angelo a lui: <<mettiti la cintura e legati i sandali>>. E così fece. L'angelo disse: <<Avvolgiti il mantello, e seguimi!>>. Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere sognato>>. (At.12- 3 e segg.).
      Intanto che ridiamo nel constatare che tutta l'impalcatura del Cristianesimo è basata su una favoletta, un interrogativo ci sorge spontaneo: Perché tutta questa intransigenza sul rispetto della legge ebraica che impediva i processi durante le feste di Pasqua che è stata applicata nella favola di Simone Pietro, non è stata applicata anche nell'altra favola che riguarda il processo di Gesù che invece fu fatto giudicare nei giorni Pasqua da un tribunale ebraico oltre che da quello romano?
      Lo sapremo nelle prossime puntate!
      (3) Giovanni
      Essendo il personaggio base dei nostri studi, lasciamolo per il momento da parte accontentandoci di confermare che, quale fratello di Giacomo il maggiore cananite, di Simone barjona, di Giuda taddeo e di Giacomo il minore lo zelota e membro della banda dei Galilei Boanerghes che si era recatati all'orto degli ulivi armati di spade, non poteva essere anche lui che un terrorista oltranzista.
      (4) Giuda non Iscariote
      La trasformazione di Giuda rivoluzionario in Giuda apostolo fu eseguita sopprimendo gli appellativi ebraici Theudas (coraggioso) e Thomas (gemello), con i quali veniva presentato nei testi storici come combattente rivoluzionario. (Ant. Giud. XX -97, 99 - Hist.Eccl. II - 12 (precedentemente già citate).
      Praticamente trasformarono gli appellativi, come tali risultano ancora nei primissimi documenti, quali il vangelo Capto (incipit), gli atti di Tommaso e il Novum Testamentum Graece et Latinae, in altrettanti nomi propri traducendo "Joudas detto theudas che significa coraggioso" e "Joudas detto thomas che significa gemello" in " Theudas detto il coraggioso" e "Thomas detto il gemello".
      Il trucco appare evidente allorché rimarchiamo che gli appellativi, lasciati in greco secondo la pronuncia ebraica, prendendo la lettera maiuscola diventano nomi propri in sostituzione del vero nome che era Joudas.
      La conseguenza che ne derivò fu che Theudas e Thomas, da soprannomi attribuiti a Giuda, si trasformarono nei nomi di due discepoli mai esistiti: Theudas (Taddeo) e Thomas (Tommaso)-
      La prova di questa manipolazione, oltre che dall'esame dei documenti apocrifi, ci viene anche dall'analisi delle traduzioni: prendiamo come esempio "Joudas detto thomas che significa gemello" che fu scritta tutta in greco meno che l'appellativo Thomas che fu lasciato appositamente in ebraico perché assumesse il valore di nome proprio. Siccome in greco gemello si traduce con didimos (??d?µ?? ) la frase che risult? fu la seguente: "Tomas detto didimos" ( T?µa? ? ?e??µe??? ??d?µ?? ) che a sua volta fu tradotta in latino, la lingua salva imbrogli come ? stata chiamata da qualche esegeta, con "Thomasus dictus didimus" dalla quale sono derivate poi le traduzioni nelle lingue moderne: <<Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai condiscepoli: <<Andiamo anche noi a morire con lui!>> (Gv. XI- 16). Sapendo che thomas e didimo significano entrambe gemello, la prima in ebraico e la seconda in greco, l'espressione riportata dai vangeli, oltre che a confermarci la manipolazione dei falsari, ci fa anche ridere dal momento che tradotta significa "Gemello chiamato Gemello ".
      Se ci fossero ancora dei dubbi sul fatto che Giuda e Taddeo siano nomi riferentisi alla stessa persona, per toglierli basta confrontare le liste degli apostoli riportate dai testi sacri dove il Giuda nominato da Marco e Matteo, viene sostituito da Taddeo in Luca e negli Atti degli Apostoli. (vedi elenco discepoli riportato all'inizio di questa esposizione).
      (5) Giuda l'Iscariota
      Giuda l'iscariota è certamente il personaggio più elaborato fra tutti i discepoli. Se gli fu lasciato il suo vero nome ciò dipese dal fatto che, essendo egli il solo di origine giudaica tra tutti gli altri dichiarati galilei, si prestava a fomentare, con il tradimento che gli fu attribuito, l'odio verso i giudei che secondo la Chiesa dovevano risultare gli assassini di Cristo. Anche se per Giuda furono usati gli epiteti più infamanti, si cercò comunque di nettarlo della natura di terrorista che gli veniva dall'appellativo Iscariota perché, significando sicario, avrebbe compromesso tutti gli sforzi tesi per trasformare una banda di rivoluzionari in un gruppo di apostoli predicatori di pace.
      Ricorrendo ancora alla geografia, come avevano fatto con la città di Cana per trasformare Cananite (zelota) in cananeo e con la regione della Galilea per nascondere il significato rivoluzionario dell'appellativo "galileo", fecero derivare iscariota, in ebraico ekariot che significa sicario, dalla città di Keriot dicendo che questo era il suo paese nativo. Trasformazione che se fece ridere ancora una volta i loro avversari pagani ed ebrei (come fa ridere anche noi), non fu tanto per l'evidente trucco che avevano usato ancora una volta ricorrendo alla geografia, quanto perché questa città, la città di Keriot, non era mai esistita.
      (6) Simone il cananeo
      Per eliminare la natura rivoluzionaria di questo apostolo che gli stessi testi sacri dichiarano zelota (Mc. 3-18; Matteo 10-4; Lc.6-15; At.1-13), la Chiesa, approfittando dell'ignoranza altrui, risponde candidamente, attraverso i sorrisi ipocriti caratteristici dei preti e dei frati, a chi gli chiede spiegazioni su questa parola, che essa significa zelante d'amore verso Dio

      "Sono ateo, grazie a Dio" - Luis Bunuel

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        #18
        Giovanni il Nazoreo

        Dopo aver visto come i componenti della banda dei Behenerghes furono trasformati in pacifici discepoli attraverso la manipolazione dei loro nomi, ( Barjiona in figlio di Giona, Iscariote in nativo di Ekariot, Qananite in abitante di Cana ecc.ecc.), passiamo ora alle contraffazioni che i cristiani operarono su Giovanni per trasformarlo in Gesù.
        IL NOME: Il nome di Giovanni, sostituito con quelli generici di Cristo (Kristos nel significato di Unto) e di Signore, fu definitivamente tramutato in quello di Gesù intorno all'anno 180 da quanto risulta da un libbro di Celso* ( Il Vero Discorso) nel quale egli dice dice: "Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate".
        * ( Celso, filosofo platonico del II secolo celebre per la sua critica contro il cristianesimo).
        Infatti nelle prime edizioni dei vangeli di Matteo, Marco e Luca usciti negli anni sessanta del II secolo, il Messia veniva ancora connotato con gli appellativi generici di Cristo e di Signore. I cristiani, non potendogli attribuire un nome proprio, quale potrebbero essere Pasquale, Liborio o Anacleto, un nome cioè che non essendo mai esistito nell'era messianica avrebbe fatto sprofondare nel ridicolo tutta la loro costruzione, gli dettero quello di Josuha (Gesù) che in realtà, significando genericamente "Colui che Salva", solo apparentemente lo toglieva dal suo anonimato. Non c'è bisogno di spiegazioni per comprendere che un conto sarebbe stato sostenere l'esistenza di un Messia che, privo di un nome proprio sarebbe potuto sfuggire ad ogni controllo storico, e un conto sarebbe stato sostenere l'esistenza di un qualcuno che, di punto in bianco, veniva presentato sotto un nome proprio che per essere sostenuto avrebbe chiesto una documentazione specifica. Questo nome, accettato dalla massa plebea che nella sua ignoranza non si poneva problemi etimologici, fece invece ridere gli oppositori che, messo in evidenza l'inghippo ( come nel caso sopraccitato riguardante Celso), accusarono ancora una volta i teologi cristiani di sfrontatezza e di truffa. Il tempo con il suo oblio e le repressioni usate dai cristiani contro i loro avversari fecero sì che il nome di Gesù, acquisito lo status di nome proprio, fu adottato come tale pur esprimendo in realtà lo stesso significato di Soter che veniva attribuito genericamente alle divinità pagane le quali avevano, nondimeno, anche un nome proprio. Praticamente i cristiani dettero un nome al loro Messia ricorrendo allo stesso trucco che usarono i redattori della Bibbia quando nel sesto secolo attribuirono al loro Dio il nome di Yahvè che, significando "Io sono", permetteva loro di difenderne l'esistenza attraverso l'anonimato. (È proprio il caso di dire: quale il padre, tale il figlio!).
        Eluso così il problema del nome sostituendo con Gesù quello di Giovanni che veniva ricordato dalla tradizione, rimanevano da contraffarre gli appellativi di Galileo e di Nazoreo il cui significato zelota avrebbe contrastato decisamente con la natura religiosa e pacifica del loro costruendo Messia. Essendo impossibile sopprimerli, gli dettero altri significati ricorrendo alla frode come avevano fatto con gli altri nomi dei componenti della banda dei Boanerghes.
        Se l'appellativo di Galileo fu agevolmente fatto passare per "abitante della Galilea", l'altro, cioè quello di Nazoreo, si mostrò particolarmente difficoltoso. Il primo tentativo che fecero per togliergli ogni significato rivoluzionario, da quanto risulta dalle documentazioni, fu quella di farlo dipendere da una profezia ricorrendo all'annuncio che l'angelo aveva dato alla moglie di Manoach: << Tu concepirai e partorirai un figlio che sarà Nazireo fin dalla Nascita >>, annuncio che però rapportandosi troppo palesemente a Sansone fu scartato per essere sostituito dalla profezia di Michea che, riferendosi alla nascita del futuro re d'Israele, così si esprimeva: << Un virgulto nascerà a Betlemme dal tronco di Iesse che sarà destinato a governare sul popolo di Dio>>. Se avevano preso questa profezia per giustificare il perché Gesù avesse l'appellativo di Nazoreo fu per il fatto che la parola "virgulto" (netzer) e la parola Nazir, scrivendosi entrambe in ebraico con le lettere n z r, avevano le stesse consonanti. (Nella lingua ebraica, come la fenicia e l'antica egiziana, le parole venivano scritte riportando soltanto le consonanti. Esempio: ragione = r g n, oppure verità = v r t ).
        Se questa soluzione fu anch'essa non ritenuta accettabile non dipese tanto dal fatto che appariva troppo immaginaria e pressoché impossibile a sostenersi quanto perché anche essa, come la prima, non poteva essere applicata a Gesù essendo rivolta ad altro pesonaggio, cioè a Davide, figlio di Iesse.
        Quindi, dopo aver cercato inutilmente nella Bibbia un passo che potesse giustificare in qualità di profezia l'appellativo di Nazoreo ricorsero ancora una volta all'espediente geografico mettendolo in connessione con la città di Nazaret come Qananite e Iscariota che avevano fatto derivare da Cana e da Keriot. E sarà proprio con l'impianto di questo ennesimo imbroglio che i falsari ci forniranno la prova definitiva e inconfutabile che Gesù, personaggio mai esistito, non è altri che la controfigura di Giovanni.
        Tutti e quattro i vangeli canonici fanno dipendere il nome Nazoreo (Nazareno) dalla città di Nazaret affermando che fu il paese nel quale Gesù crebbe e si formò durante quei trenta anni che precedettero le sue prediche. Poichè è da Nazaret che trarreremo la prova conclusiva per dimostrare che Gesù in realtà è Giovanni, fermiamoci a esaminare questa città che risulta essere completamente differente da come la riportano i vangeli. Perchè la città di Nazaret situata in pianura e lontana dal lago di Tiberiade viene invece descritta nei vangeli costruita sopra un monte e in riva a un lago?
        La risposta è semplice: perchè la città sita sul monte e posta in riva al lago è la vera città in cui visse il Messia riportato dalla tradizione su cui vennero costruiti i vangeli mentre l'altra, quella in pianura e distante quaranta chilometri dal lago è quella che i falsari usarono per giustificare l'appellativo Nazoreo. Praticamente questa contraddizione tra la descrizione che riportano i vangeli della vera patria del Messia e la città di Nazaret dipese dal fatto che i falsari, avendo costruito i quattro vangeli canonici a Roma senza conoscere la Palestina, commisero la grande leggerezza di raccontare i fatti secondo la tradizione che si riferiva a Giovanni, senza preoccuparsi di adattarli alla città di Nazaret che avevano scelto soltanto perchè attraverso il suo nome potessero giustificare l'appellativo di Nazoreo.
        Leggendo i vangeli rimarchiamo che la città di Gesù non è affatto la Nazaret sita in pianura e distante quaranta chilometri dal lago di Tiberiade, ma bensì un'altra città che trovandosi su una montagna che sorge dal lago di Tiberiade, assume un carattere prettamente lacustre fatto di barche, di pescatori e di onde mosse dalle tempeste. Gli stessi apostoli sono tutti dei pescatori che Gesù trasforma in discepoli incontrandoli mentre ritirano le reti: "Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto nella sua patria insegnava nella Sinagoga. La gente del suo paese, riconosciutolo, si mise a parlare di lui. Gesù, udito ciò che dicevano, partì di là su una barca, ma visto che la gente restava sulla spiaggia guarì i malati e moltiplicò i pani e i pesci. Congedata la folla, salì sul monte e si mise a pregare. Dal monte vide che sotto, nel lago di Tiberiade, la barca degli apostoli era messa in pericolo dalle onde generate dal vento che si era improvvisamente levato" (Mt.13/53).
        La stessa conferma sulla città di Gesù ci viene da Luca il quale ci parla pure di un precipizio:"Gesù si recò a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò secondo il suo solito, di Sabato nella sinagoga e si alzò a leggere...all'udire queste cose tutti furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero al ciglio del monte sul quale la città era situata, per gettarlo giù dal precipizio, ma egli passando in mezzo a loro se ne andò".(Lc.4-14/28). E ancora: "Quel giorno Gesù uscì di casa e, sedutosi in riva al mare (lago), si cominciò a raccogliere intorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca".(Mt. 13-1/2).
        Anche Matteo riporta (Cap. 3-4): "Sentendo ciò che diceva, una gran folla si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero...salì poi sul monte, chiamò a se quelli che volle andassero dai lui... Entrò in casa e si radunò intorno a lui molta folla, al punto che neppure potevano prendere cibo. Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori lo mandarono a chiamare. Dopo aver spiegato chi fossero realmente i suoi parenti, uscito di casa, Gesù si mise ad insegnare di nuovo lungo il mare (lago)".
        A questo punto, résici conto che la città dove si era allevato Gesù non poteva essere Nazaret che si trova a quaranta chilometri dal lago e situata in pianura, siamo andati a cercare da altre fonti quale fosse in realtà questa città sita in riva al lago di Tiberiade, posta su una montagna e circondata da precipizi.
        La risposta ci è stata fornita da quel passo di Giuseppe Flavio che descrive la città di Ezechia, padre di Giuda il Golanitide e nonno di Giovanni il Galileo, detto il Nazoreo: "Ezechia era un Rabbi appartenente a famiglia altolocata della città di Gamala che era situata sulla sponda golanita del lago di Tiberiade. Questa città non si era sottomessa ai romani confidando nelle sue difese naturali. Da un'alta montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia davanti che di dietro, tanto da somigliare al profilo di un cammello (Gamlà); da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta pronuncia del nome chiamandola Gamala. Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro. Ma anche qui gli abitanti, scavando una fossa trasversale, avevano sbarrato il passaggio. Le case costruite sui pendii erano fittamente disposte l'una sopra l'altra: sembrava che la città fosse appesa e sempre sul punto di cadere dall'alto su se stessa. Affacciata a mezzogiorno, la sua sommità meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città, sotto di cui un dirupo privo di mura piombava in un profondissimo burrone". (Ant.Giud.)
        Se questa è la città che i vangeli attribuiscono a Gesù, cos'altro si può concludere se non che Gesù fosse nato e vissuto a Gamala in Golanite e non a Nazaret in Galilea come la Chiesa vorrebbe darci ad intendere?
        Se Gesù allora risulta essere di Gamala chi altri potrebbe essere se non Giovanni nipote del Rabbi Ezechia e figlio di quel Giuda il Galileo del quale così parla Giuseppe Flavio? << Un certo giuda, un Galaunide della città di Gamala, si gettò nella ribellione (Guerra del Censimento) istigando la Nazione all'indipendenza>>. (Ant. Giud. XVIII – 4).
        Basta sostituire nei vangeli Nazaret con Gamala e tutto apparirà chiaro. Tutto ciò che ho scritto precedentemente, in fin dei conti, aveva il solo scopo di preparare i lettori a questa conclusione la cui evidenza non può essere respinta neppure da coloro che, resi testardi dalla fede, sono portati a negare le verità anche le più evidenti.
        Comunque non finisce qui la dimostrazione della non esistenza di Gesù, poichè tante saranno le prove che porterò ancora per dimostrare di cosa sono stati capaci i falsari (i Santi padri della Chiesa) per costruire questa grande impostura che è il cristianesimo.

        La nascita di Gesù.

        Mancando di prove storiche, i cristiani testimoniarono la vita di Gesù servendosi esclusivamente delle profezie. Partendo dal presupposto che tutto ciò che viene annunciato dai profeti deve obligatoriamente avverarsi perchè originato da ispirazione divina, essi redassero i vangeli facendo dipendere le azioni di Cristo da frasi che, tratte dalla Bibbia e opportunamente adattatte, fecero passare per profezie.
        A questo punto si dovrebbe parlare del fatalismo che, sopprimendo il libero arbitrio e rendendo quindi l'uomo non responsabile delle proprie azioni, farebbe apparire lo stesso Cristo un burattino in balia di un destino già prestabilito dalle Sacre Scritture. Ma poichè non sono qui per discutere la non esistenza di Dio ma soltanto quella di Gesù come personaggio storico, lascio il lettore libero di trarre le proprie conclusioni sulla "predestinazione" che, togliendo agli uomini la responsabilità nelle azioni, vanifica l'esistenza di un Dio che giudica secondo i meriti e i demeriti.
        La nascita di Gesù, costruita come tutto il resto della sua vita su frasi ricavate dalla Bibbia, risulterà una congerie di contraddizioni, di menzogne e di superficialità. La natività ignorata sul principio dai quattro vangeli, se fu aggiunta soltanto nel del terzo secolo in quelli di Matteo e di Luca ciò dipese dalla necessità che ebbero i cristiani di giustificare attraverso una nascita terrestre l'umanizzazione del loro Messia di fronte alle critiche che gli venivano dagli oppositori che gli chiedevano come fosse possibile che Gesù avesse cominciato la sua attività di predicatore come uomo senza essere nato da una donna. Infatti tutti e quattro i vangeli canonici cominciavano presentando Gesù che iniziava la sua missione di predicatore partendo da Cafarnao in età adulta dando come sola giustificazione della sua esistenza umana quella voce che si era sentita venire dall'alto che diceva, mentre veniva battezzato da Giovanni Battista: <<Questi è il mio figlio prediletto che oggi ho generato>>. Come conseguenza della decisione che presero di dare a Gesù una nascita terrestre, risultando contradittorio questo concepimento che fino ad allora avevano fatto dipendere direttamente da Dio, cambiarono l'espressione "oggi ho generato" con "mi sono compiaciuto" come risulta nel vangeli odierni.
        Se nel vangelo di Giovanni non parlarono della natività terrena dipese dal fatto che preferirono dargliene una teologica in qualità di "Verbo" per poter rendere il loro Messia "Logos" come lo era Mitra nella religione avestica.
        Sulla nascita terrestre di Gesù si pose subito un grosso problema: farlo nascere a Betlemme, secondo quanto diceva la profezia di Michea, che lo voleva Betlemita (Da te, Betlemme, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giudea, uscirà colui che deve essere il dominatore d'Israele) (Mc.V-1), oppure a Nazaret che era la città da cui avevano fatto dipendere l'appellativo Nazareno? Per soddisfare allora queste due esigenze, l'una che lo voleva Betlemita e l'altra Nazareno, i costrutori dei due vangeli, quello di Matteo e quello di Luca, lavorando separatamente secondo la proria fantasia, dettero ciascuno una propria versione sì da far risultare le due nascite l'una differente dall'altra.
        Natività secondo il Vangelo di Matteo: Per soddisfare la profezia di Michea che lo voleva bettelemita e l'esigenza di giustificare il suo appellativo di Nazareno, Matteo, dopo aver fatto nascere Gesù a Betlemme, lo trasferì a Nazaret dove vi rimase come residente per il resto della vita.
        Per comprendere lo stratagemma, nell'insieme piuttosto macchinoso, a cui ricorse Matteo per giustificare il trasferimento da Bettelemme a Nazaret, la cosa migliore è seguire i fatti secondo come il Vangelo li racconta: "I re Magi che avevano portato oro, incenso e mirra erano appena ripartiti quando un angelo apparve a Giuseppe e gli disse di partire subito in Egitto perché Erode, saputo che era nato colui che avrebbe regnato su Israele, cercava il bambino per ucciderlo. Giuseppe, presi con se Gesù e la madre, fuggì in Egitto perché ritornando poi dall'Egitto si potesse adempiere ciò che il profeta aveva detto: <<dall'Egitto ho chiamato il mio figlio >>.
        "Il re Erode per essere certo di eliminare il bambino ordinò di uccidere tutti i maschi di Bettelemme e dei sui territori dai due anni in giù. Questa strage adempì ciò che era stato detto dal profeta Geremia: << Un grido è stato udito in Rama, Rachele, la cui tomba è a Betlemme, piange i suoi figli e non vuole essere consolata (?!) >>. Morto Erode, un angelo del Signore disse a Giuseppe che era in Egitto che poteva ritornare a Betlemme perché colui che insidiava suo figlio era morto. Durante il viaggio di ritorno, Giuseppe, saputo che il posto di Erode era stato preso dal figlio Archelao, crudele quanto il padre, per un principio di prudenza, fermatosi in Galilea, andò ad abitare nella città di Nazaret perché si compisse ciò che era stato detto dai profeti: <<Sarà chiamato Nazareno>>". (Il commento sarà fatto dopo).
        Natività secondo il Vangelo di Luca: Contrariamente al vangelo di Matteo, che faceva nascere Gesù a Betlemme perché Giuseppe e Maria vi erano residenti, in quello di Luca si dice invece che se Gesù nacque in questa città ciò dipese dal fatto che Giuseppe e Maria, residenti a Nazaret, vi si trovavano perchè obbligati a ritornarvi, quale loro città natale, per via di un censimento fiscale che era stato ordinato dal proconsole Quirino in seguito all'annessione della Palestina All'impero romano (è il censimento dell'anno 6 che dette luogo alla rivolta guidata da Giuda il Galileo padre di Giovanni).
        Soddisfatta così la profezia di Michea, che voleva Gesù betlemita, con la nascita nella famosa grotta riscaldata da un bue e da un asino, Giuseppe e Maria ritornarono a Nazaret, loro città di residenza, che avevano momentaneamente lasciata per via del censimento.
        Che entrambe le natività siano frutto di pura invenzione ci viene confermato, oltre che dal fatto già dimostrato che il personaggio evangelico, essendo originario di Gamala, non ha nulla a che vedere nè con Bettelemme né con Nazaret, anche dai tanti contrasti risultanti dai due vangeli e dalle innumerevoli insattezze e assurdità che in essi si riscontrano.
        1) Le genealogie attribuite a Giuseppe nei due vangeli per dimostrare che suo figlio Gesù proveniva dalla stirpe di Davide, secondo quanto era stato annunciato dalle profezie, sono così differenti tra loro che sembrano riferirsi a due diverse persone. Oltre ai nomi dei componenti che sono così discordanti tra le due versioni da non essercene uno che sia uguale a quello dell'altra, i due alberi genealogici contrastano anche sul numero degli ascendenti che in Matteo risulta essere di 42 e in Luca di 56. Questa differenza numerica dipese dal fatto che le due genealogie non furono scritte secondo un criterio di oggettività storica, ma seguendo un'imposizione che veniva dal numero 14 della cabala ebraica di cui esse, nel totale degli ascendenti, dovevano essere i multipli. La differenza, quindi, dipese dal fatto che mentre Matteo moltiplicò questo numero per tre (42), Luca lo moltiplicò per quattro (56). (Ognuno tragga le proprie conclusioni nel giudicare i principi su cui sono basate le verità evangeliche!).
        2) Le date a cui le due nascite si riferiscono hanno uno scarto di almeno undici anni dal momento che il Vangelo di Matteo pone la nascita prima della morte di Erode (Avvenuta nel -4) e il Vangelo di Luca la pone sotto il censimento che avvenne nel +6. (Questo è il caso per ricordare che la Chiesa ci presente Matteo come testimone oculare e Luca come colui che venne a conoscenza dei fatti direttamente da Maria avendola personalemete conosciuta)
        3) Mentre Matteo dice che Maria partorì a Betlemme, in casa sua, perché vi era residente al momento del parto: "I re Magi, entrati nella casa di Giuseppe, videro il bambino e Maria sua madre e l'adorarono", Luca, affermando invece che Giuseppe e Maria si era recatati a Betlemme per via di un censimento, fa nascere Gesù in una stalla perchè mancando di una casa propria non avevano trovato nessuno che li ospitasse: "I Magi andarono a Betlemme e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia di una grotta dove c'erano un bue e un asinello che lo riscaldavano, intorno tanti pastori che portavano i loro doni e sopra, dall'alto, una moltitudine di angeli che cantava: <<Gloria a Dio nel più alto dei cieli >>".
        4) Gli episodi riguardanti la strage degli innocenti ordinata da Erode, la Fuga in Egitto e la visita dei re Magi sostenute da Matteo, risultano del tutto ignorati nel vangelo di Luca.
        5) Il trasferimento della Sacra Famiglia da Nazaret a Betlemme a causa del censimento fiscale è quanto mai inverosimile e palesemente pretestuoso sapendo che, secondo le leggi romane, i cittadini dichiaravano i loro redditi presso gli uffici fiscali della città dove svolgevano la loro attività, cioè dove avevano la residenza, e non in quelli della città dove erano nati. Inverosimiglianza e pretestuosità che vengono confermate dal viaggio che fanno sostenere a Maria che non trova nessuna giustificazione dal momento che, sempre secondo le leggi romane, "dovevano presentarsi alle autorità fiscali soltanto i capi famiglia tanto che espressamente veniva specificato nell'editto che le donne sposate erano esentate se rappresentate dal marito".
        6) Un'altra assurdità, inventata per costruire la trama evangelica, è quella di Erode che: "chiamati i tre re Magi in disparte, si fece dire con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli. <<Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando lo avrete trovato, fatemelo sapere che anch'io andrò ad adorarlo>>" (Mt. 2/7).
        Come si può credere che Erode, sicuramente il più potente re esistito in Palestina durante il tempo dei romani, che disponeva, come risulta dai documenti, di una perfettissima organizzazione informativa per difendersi dai rivoluzionari del Partito Nazionalista Giudaico e da quanti avrebbero potuto congiurargli contro, avesse bisogno di tre re stranieri di passaggio per sapere se era nato il Messia a Betlemme, quel Messia della cui nascita tutti erano a conoscenza nella Giudea per l'annuncio dato ai pastori dagli angeli che volavano a stormi nel cielo cantando alleluia, alleluia? Come è possibile che tutti fossero edotti sul luogo della nascita del re dei re indicato da una stella tanto luminosa da essere vista dal lontano Oriente, tranne che Erode e i suoi cortigiani? Stando a quanto riportano i vangeli che i re Magi per sapere dove si trovasse il re dei Giudei si rivolsero agli abitanti di Gerusalemme (Mt. 2/1) non sarebbe stato sufficiente a Erode per sapere dove fosse il suo rivale uscire dalla reggia e chiedere al primo che avrebbe incontrato?
        E' chiaro che siamo nel pieno di una favola, per giunta anche demenziale, fatta di personaggi puramente immaginari come i re Magi che sono stati intromessi soltanto perché attraverso i doni dell'oro, dell'incenso e della mirra, che erano i tre elementi che venivano offerti a Mitra, potessero perseguire quel programma che si erano prefissi di sostituirsi alla religione avestica nella mentalità popolare rendendo le due credenze il più possibile simili fra loro. E fu sempre per raggiungere questo scopo che fu fatto nascere Gesù in una grotta come erano stati fatti nascere Mitra, Dionisio, Mammuz e tutti gli altri dei solari perchè potessero dimostrare attraverso una nascita avvenuta in un luogo privo di luce, la loro vittoria sulle tenebre, e in seguito, esattamente nel V secolo, trasferirono al 25 di dicembre, giorno natale di Mitra, la natività di Gesù che fino ad allora avevano festeggiato ai primi di marzo. Questo programma di conquista delle masse basato sull'assecondare il più possibile le credenze pagane per far loro assimilare il cristianesimo senza provocare dei traumi, la Chiesa continuò a seguirlo nei secoli che seguirono usando i templi pagani per celebrare i propri riti.
        7) Il fatto poi di avere inviato la Sacra Famiglia in Egitto per dimostrare, attraverso l'espressione messa nella bocca di Dio: << Ho chiamato mio figlio dall'Egitto >>, che il loro Gesù era veramente il figlio di Dio, non è che un ulteriore prova dimostrante che i falsari che scrissero i Vangeli erano cristiani di origine pagana che ignoravano nella maniera più assoluta i significati contenuti nella Bibbia. Infatti la frase "ho chiamato mio figlio dall'Egitto" non si riferiva al Messia, come essi avevano creduto, ma al popolo ebreo che Dio, chiamandolo dall'Egitto, aveva liberato dalla schiavitù dei Faraoni. Quindi, stando così le cose, sarebbe stato molto più opportuno per loro se Gesù lo avessero lasciato a Betlemme dove era nato evitandogli quel viaggio in Egitto che, oltre ad aver dimostrato la loro ignoranza biblica, ci ha fornito la prova definitiva della loro impostura facendo fermare Gesù a Nazaret per trasformarlo da Nazoreo in Nazareno.
        A questo punto, considerate le discordanze esistenti fra i due vangeli, sarei curioso di vedere la reazione di Matteo se gli si mostrassero i presepi che si costruiscono oggi con un Gesù adagiato sulla paglia di una mangiatoia, dal momento che lui, quale testimone dei fatti, secondo quanto vuole darci ad intendere la Chiesa, fa partorire Maria comodamente nel letto di casa sua!
        Finito con la natività, Luca passa a raccontarci della circoncisione di Gesù, circoncisione che invece è ignorata da Matteo. Di questa cerimonia Luca ci racconta praticamente tutto; ci parla di un certo Simeone, uomo giusto, che onorò il bambino con parole che gli furono dettate dallo Spirito Santo, ci riferisce di Anna la profetessa e si sofferma persino sulle due colombe bianche dicendoci che furono sacrificate sull'altare secondo la legge di Mosè (schiacciamento della testa con l'unghia del pollice), ma non ci dice nulla di colui che raccolse il prepuzio e lo conservò perché i posteri potessero venerarlo nella teca che attualmente si trova presso il convento delle Orsoline a Charroux, in Francia. A parte la scena comica di queste suore caste e vereconde che immaginiamo arrossire mentre pregano inginocchiate davanti a un pezzo di membro, quello che più suscita ilarità è che, oltre questo prepuzio venerato a Charroux, ce ne sono nel mondo cristiano ben altri cinque che vengono gelosamente conservati e incensati come reliquie nelle loro custodie dorate. A titolo informativo dirò che le reliquie vengono esposte una volta all'anno ai fedeli che, passandogli davanti, le baciano attraverso il vetro. (Sembra che le Orsoline di Charroux lo facciano più spesso!).
        Ma questo è niente di fronte al problema teologico sorto in seguito all'interrogativo: "Se Gesù ha lasciato il suo prepuzio sulla terra, è asceso in cielo nella completezza o nell'incompletezza del suo corpo?" Per sapere come la Chiesa ha accomodato questo dilemma non c'è che da rivolgersi ai domenicani o ai gesuiti che sono specializzati nel risolvere i problemi teologici!
        Terminato il racconto sulle nascite, sia Matteo che Luca proiettano Gesù a Cafarnao all'età di trent'anni facendogli cominciare il ciclo di prediche esattamente come aveva affermato Marcione nel suo vangelo con la sola differenza che il loro Cristo si presenta in carne e ossa, mentre quello di Marcione aveva dell'uomo solo le apparenze.
        A questo punto concludo con la Natività, anche se ci sarebbero da fare ancora un'infinità di altre puntualizzazioni (serie e comiche), chiedendomi se è mai possibile credere alla Chiesa quando afferma che questi due vangeli, così discordanti tra loro nei fatti anche più essenziali, furono scritti, quello di Matteo, da un testimone oculare, e l'altro, quello di Luca, da un apostolo che riportò le narrazioni "dopo aver eseguito accurate e scrupolose indagini?".
        Prima di passare al prossimo capitolo che tratterà della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo voglio dare brevemente la spiegazione su come costruirono i personaggi di Giuseppe, padre putativo di Gesù, e di Maria, madre terrena e vergine.
        Il nome di Maria, che deriva dall'ebraico Miriam, fu scelto perché è tra i più comuni nomi femminili della Bibbia e la verginità le fu tributata per il semplice fatto che tutti gli dei salvatori, sia delle religioni occidentali che orientali, erano figli di un dio che si era accoppiato con una donna vergine quali Horo, nato da Iside, Tammuz da Istar, Attis da Nana, Perseo da Dafne e Mitra da una vergine fecondata da Aura Mazda. Se poi consideriamo la nascita di Visnù dalla vergine Devaki possiamo rimarcare che la natività di Luca ne è la perfetta ripetizione: "La volontà di Dio si è compiuta. Vergine e madre salve! Nascerà da te un figlio che sarà il salvatore del mondo. Ma fuggi, poiché Kansa (il dio del male) ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. I nostri fratelli ti guideranno dai pastori che stanno alle falde del monte Metu; è qui che metterai al mondo il figlio divino". Questa narrazione, tratta dai testi induisti, che ci ricorda la nascita di quel Messia della prima Apocalisse che fu partorito sulla terra da una vergine inseguita dal drago, ritrovandola nella natività di Luca in tutti i suoi dettagli, quali quelli riguardanti i pastori e Kansa, il dio del male che viene trasferito in quel re Erode che cerca il nascituro per farlo morire, non può essere che un'ulteriore conferma di quanto il cristianesimo sia un plagio delle altrui religioni.
        Di conseguenza, per sostenere la verginità di Maria con chi altri potevano farla sposare se non con un uomo puro e casto capace di resistere alle tentazioni della carne? Siccome nella Bibbia l'uomo che veniva ricordato per la sua castità era Giuseppe, figlio di Giacobbe, (quel Giuseppe che viene elevato al rango di viceré d'Egitto) perché era riuscito a resistere alle ripetute tentazioni dell'avvenente moglie di Potifar, dettero per marito a colei che doveva rimanere vergine, un uomo che si chiamava Giuseppe, figlio, anche lui come l'altro, di un padre che si chiamava Giacobbe.
        A questo punto possiamo riepilogare dicendo che anche se sono innumerevoli (anche troppe) le prove che Gesù non è altri che il prodotto di una trasformazione operata su Giovanni, figlio di Giuda il Golanite, quella decisiva, inoppugnabile e quindi inconfutabile ci è stata data dagli stessi falsari che eseguirono la trasformazione di Nazoreo in Nazareno perchè si adempisse la parola del profeta: << Non può restare nascosta una città posta sopra una montagna >>. (Mt. 5/14).
        (Capitolo tratto da "LA FAVOLA DI CRISTO").

        "Sono ateo, grazie a Dio" - Luis Bunuel

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        • sgksgk
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          • Aug 2004
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          #19
          E poi

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          • epico
            L'informatore Esoterico
            • Nov 2003
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            #20
            Don Antonio vorrei un suo parere sul 3d le perle di Melissa e Aleksandr....questi sono mostri abominevoli creati da voi.

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            • Sergio
              Administrator
              • May 1999
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              #21
              Originariamente Scritto da sgksgk
              E poi

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              • epico
                L'informatore Esoterico
                • Nov 2003
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                #22
                Sergio se vuoi rimanere aberrato dai uno sguardo al 3d le perle di Melissa e Aleksandr..i due fanatici integralisti del forum salute.

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                • l'osservatore
                  Bodyweb Senior
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                  #23
                  Originariamente Scritto da Sergio
                  Fino a che la chiesa sarà collusa con il governo e con la mafia ovvio che sarà dura (sindona, opus dei, banche, denaro, massonerie, etc, etc...), come dicevi tu è un problema di ignoranza, ma la gente maturerà prima o poi...

                  Ed allora saranno uccelli per diabetici
                  MA CHE credi che la gente è scema ??
                  che non sa qual'è la verità??

                  mi sa che l'ingenuo sei tu sergio

                  le vecchiette ci mangiano pure loro ad andare in chiesa

                  tutte pronte a prendersi la pasta destinata ai poveri
                  e altre cosette

                  ingenui siamo noi che crediamo che ci sono gli ingenui

                  Commenta

                  • terronpower
                    Bodyweb Member
                    • May 2005
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                    #24
                    Originariamente Scritto da Sergio
                    La fede invoca la fede e l'essere creduloni, stop !
                    Altrimenti non si chiamerebbe fede, ma Ragione, Logica, Intelligenza, Buonsenso !
                    si chiama fede perchè si chiede ai suoi seguaci di credere in qualcosa di intangibile e trascendente, ma la chiesa, con tutte le possibili critiche che si meriterebbe, non imbastisce nessuno che non voglia essere imbastito
                    terronpower :cop:

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                    • sgksgk
                      Bodyweb Member

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                      #25
                      Originariamente Scritto da l'osservatore
                      MA CHE credi che la gente è scema ??
                      che non sa qual'è la verità??

                      mi sa che l'ingenuo sei tu sergio

                      le vecchiette ci mangiano pure loro ad andare in chiesa

                      tutte pronte a prendersi la pasta destinata ai poveri
                      e altre cosette

                      ingenui siamo noi che crediamo che ci sono gli ingenui
                      Ora non esageriamo.

                      "Sono ateo, grazie a Dio" - Luis Bunuel

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                      • KURTANGLE
                        Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                        #26
                        Originariamente Scritto da Sergio
                        Che figata !!!


                        ke sfigata !!!!!!!!!!
                        Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                        parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                        Originariamente Scritto da GoodBoy!
                        ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                        grazie.




                        PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                        Commenta

                        • Cesarius
                          Bodyweb Advanced
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                          • Al tavolo dei Top Guns
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                          #27
                          Originariamente Scritto da Sergio
                          E' ora che la gente si scanti invece, mi dispiace ma tra Wanna Marchi e certa gente non vedo molta differenza... Sempre di ignoto, fede e credere si tratta, o no ?
                          Io spesso vedo l'attuale papa uscire in spazi pubblicitari per promuovere stoviglie ed elettrodomestici, e i giorni dispri legge anche le carte
                          Originariamente Scritto da Leonida
                          gary io più ti leggo e più maledico l' alfabetizzazione, la democrazia e la rivoluzione francese, tu dovevi coltivare il tuo manso in padania dietro un affitto che dovevi al tuo signore.
                          Originariamente Scritto da Bad Girl
                          ho sempre pensato che tu hai proprio bisogno di prenderlo di più,scusami se te lo dico ma ricordi me ai tempi della tristezza..per me puoi cambiare, se ce l'ho fatta io.. puoi farcela anche tu
                          Originariamente Scritto da gorgone
                          ma manca la verità più vera, le donne non vanno ascoltate, ma virilmente guidate.

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                          • KURTANGLE
                            Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
                            • Jun 2005
                            • 36437
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                            #28
                            sEI ARRIVATO SOLO X BESTEMMIARE ?!
                            IHIHIHIHI
                            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                            Originariamente Scritto da GoodBoy!
                            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                            grazie.




                            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                            • matt85
                              Bodyweb Senior
                              • Mar 2005
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                              #29
                              solo in italia può andare in tribunale gesù e cavarsela berlusconi

                              Commenta

                              • KURTANGLE
                                Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                                #30
                                Originariamente Scritto da matt85
                                solo in italia può andare in tribunale gesù e cavarsela berlusconi



                                il prossimo processo è per
                                L Uomo Ragno
                                Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                                parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                                Originariamente Scritto da GoodBoy!
                                ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                                grazie.




                                PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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