ho visto 2 film che mi hanno fatto molto riflettere: rosetta e "la ville est tranquille"
Nel primo, rosetta è una ragazzina di 14 anni che vive in una roulotte con la madre alcolizzata, e ha l' ossessione e la volontà furente di diventare come tutti gli altri, e tutte le mattine si mette la sua tuta (l' unico abito decente che possiede) e va a cercare lavoro in città. Conosce un ragazzo, di cui diventa amica, che la porta a lavorare in un chiosco di frittelle. Quella sera nel letto ridendo tra sè si ripete "ho un amico, sono come tutti gli altri, non finirò in nessun pozzo nero". Poi però il proprietario del chiosco le dice che non ha più bisogno di lei, e allora rosetta per tenersi il posto s******* il suo amico, che viene licenziato. Poi torna alla roulotte, si fa un uovo sodo, spegne la fiamma del fornello e, mangiando l' uovo, si uccide col gas...
Nel secondo film una donna di mezza età è costretta a prostituirsi per comprare l' eroina alla figlia drogata; incontra un tassista, un povero sfigato che passa le serate in solitudine guardando foto porno, e lui si innamora di lei, e racconta ai genitori che ha trovato una fidanzata, poi però la donna uccide la figlia con un' overdose e così non ha più bisogno di prostituirsi e lui torna solo...
Secondo voi queste storie così estreme sono possibili metafore di una condizione diffusa di precarietà e di non sense dell' esistenza? Io penso di si...
contrapposti a questi 2 film però ci metto million dollar baby e Sonatine, che sono tentativi di dare un senso al non sense...
Nel primo, rosetta è una ragazzina di 14 anni che vive in una roulotte con la madre alcolizzata, e ha l' ossessione e la volontà furente di diventare come tutti gli altri, e tutte le mattine si mette la sua tuta (l' unico abito decente che possiede) e va a cercare lavoro in città. Conosce un ragazzo, di cui diventa amica, che la porta a lavorare in un chiosco di frittelle. Quella sera nel letto ridendo tra sè si ripete "ho un amico, sono come tutti gli altri, non finirò in nessun pozzo nero". Poi però il proprietario del chiosco le dice che non ha più bisogno di lei, e allora rosetta per tenersi il posto s******* il suo amico, che viene licenziato. Poi torna alla roulotte, si fa un uovo sodo, spegne la fiamma del fornello e, mangiando l' uovo, si uccide col gas...
Nel secondo film una donna di mezza età è costretta a prostituirsi per comprare l' eroina alla figlia drogata; incontra un tassista, un povero sfigato che passa le serate in solitudine guardando foto porno, e lui si innamora di lei, e racconta ai genitori che ha trovato una fidanzata, poi però la donna uccide la figlia con un' overdose e così non ha più bisogno di prostituirsi e lui torna solo...
Secondo voi queste storie così estreme sono possibili metafore di una condizione diffusa di precarietà e di non sense dell' esistenza? Io penso di si...
contrapposti a questi 2 film però ci metto million dollar baby e Sonatine, che sono tentativi di dare un senso al non sense...
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