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    #16
    SINODO DEI VESCOVI / L'ALLARME 'Troppa gente non si confessa
    e preferisce andare dal mago' L'allarme della chiesa
    *SOS Un vescovo-missionario italiano: "Cala la frequenza nei confessionali e cresce il ricorso all'occultismo, perchè il bisogno religioso sospinge alla ricerca di strade diverse"
    *DIVORZIO E COMUNIONE Si riapre il dibattito sul delicato tema della comunione ai divorziati risposati.
    *UNO SPIRAGLIO L'arcivescovo di Wellington apre alla possibilità di concedere la comunione anche ai divorziati che convolano a nuove nozze.

    CdV, 5 ottobre 2005 - «Il declino della pratica del sacramento della Penitenza è molto evidente nel mondo intero». E mentre cala la frequenza nei confessionali cresce il ricorso all'occultismo, perchè «il bisogno religioso sospinge alla ricerca di strade diverse».

    Nella quarta Congregazioone Generale il Sinodo ha concentrato la sua attenzione su questo fenomeno preoccupante.

    «Molti fedeli non si confessano non solo perchè non credono nell'efficacia della confessione o perchè hanno perso il senso del peccato, ma semplicemente perchè i sacerdoti o non hanno tempo di confessare, oberati da altre occupazioni, o sono soli in parrocchia e non possono celebrare l'Eucaristia e la Penitenza al tempo stesso».

    A fotografare con grande realismo le dimensioni sempre più rilevanti della crisi della confessione nella Chiesa Cattolica è stato un vescovo-missionario italiano, mons. Lorenzo Voltolini Este, ausiliare di Portoviejo in Perù ma ancora molto legato alle tradizioni religiose del nostro Paese, tanto da chiedere il ripristino del «digiuno eucaristico» del Venerdì Santo, che è in vigore nel rito ambrosiano e non riguarda il fatto di non mangiare un'ora prima di fare la comunione ma la prassi di non celebrare la messa per un giorno intero, per favorire le confessioni alle quali i sacerdoti dedicherebbero tutto il loro tempo.

    Il presule è originario di Brescia ma si sente milanese: «Gli ambrosiani - ha lamentato - seguono l'unico rito occidentale non romano ancora vivo in Italia e non sono presenti in modo ufficiale a questo Sinodo. Essi potrebbero insegnarci qualcosa precisamente sulla relazione Eucaristia-Penitenza».

    Preoccupato per la diminuzione della pratica della Penitenza si è dichiarato anche mons. Rimants Norvila, vescovo di Vilkaviskis in Lituania. «Mancando la voglia o la possibilità di riconciliazione sacramentale ai cattolici - ha denunciato - diventa impossibile anche vivere l'unione più profonda con Gesù e la Chiesa favorita dall'Eucaristia, così aumenta il soggettivismo e diventa più difficile valutare il comportamento personale come pure la religiosità».

    «Accanto alla diminuzione della pratica della penitenza - ha osservato il presule - spesso crescono le tendenze opposte alla fede cristiana: ci sono molte persone dedite alla pratica esoterica, alla magia, all'occultismo, alle tendenze New Age».

    «Tutto questo insieme permette - è l'analisi del vescovo Norvila - alla persona di creare nuovi legami comunitari, sociali, che sempre di più allontanano dalla Chiesa, dal pensiero cattolico e indeboliscono la fede».

    «Osserviamo - ha detto il presule - deformazioni della coscienza, cambiamenti che toccano tutta la personalità». Secondo mons. Rimantas Norvila, «per la formazione positiva di coscienza e consapevolezza cattolica uno degli strumenti migliori è la riconciliazione e la direzione spirituale».

    E sottolineando che il sacramento della riconciliazione è «oggi purtroppo considerato in modo insufficiente», mons. Norvila indica «la necessità di ricordare ancora una volta il bisogno di rinnovare nella prassi religiosa dei laici, pure dei sacerdoti, dei membri della vita consacrata, anche dei vescovi, la prassi della direzione spirituale, della penitenza».

    «Specialmente - ha concluso - di incitare i presbiteri a sacrificarsi al compito di formare agli atteggiamenti nuovi circa la confessione personale.
    http://www.youtube.com/watch?v=lgidB5Bzofk

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      #17
      IL CASO In coma per oltre due anni
      Si risveglia: 'Capivo tutto'

      Roma, 5 ottobre 2005 - Salvatore Crisafulli, il 38enne catanese rimasto in stato vegetativo per poco più due anni (nella foto ), dopo che il suo motorino si era scontrato con un furgone mentre andava al lavoro, si è risvegliato.

      «I medici dicevano che non ero cosciente, ma io capivo tutto - dice Crisafulli, - e piangevo perché non riuscivo a farmi capire».

      Dell'incidente l'uomo non ricorda nulla ma di tutto quello che accadde dopo quel maledetto 11 settembre 2003 sì. «Sentivo mio fratello che diceva che secondo lui invece capivo tutto - racconta Crisafulli - e lo sentivo urlare perché non gli credevano. Ma io non potevo parlare, non potevo muovermi, non potevo far nulla per fargli capire che c'ero, che li sentivo. Così piangevo».

      Dopo un periodo di ricovero in un centro di Arezzo, dove, a distanza di un anno e mezzo dall'incidente, ha ricevuto le prime vere cure, era stato trasferito in Sicilia, a casa della madre.
      «Dal ministero della Salute ci hanno assicurato - riferisce il fratello Pietro Crisafulli - che sarebbero venuti a casa ogni giorno degli specialisti per seguirlo. E infatti lo stanno curando benissimo. Negli ultimi tempi abbiamo anche fatto arrivare un macchinario che gli permette di stare in piedi e che ha migliorato la postura del tronco e del corpo. Ora riesce a girare la testa a sinistra e, grazie alla fisioterapia, muove il braccio destro. Ma che parlasse, questo nessuno di noi se lo sarebbe mai aspettato».
      http://www.youtube.com/watch?v=lgidB5Bzofk

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