Picchiato e bruciato vivo dai bulli del paese

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  • Ector
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    • Oct 2003
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    Picchiato e bruciato vivo dai bulli del paese

    DAL NOSTRO INVIATO - RACALMUTO (Agrigento) — L'hanno ammazzato all'ora dei lupi, come dicono in paese, indicando quei branchi di bulli che la notte s'impossessano di Racalmuto. E forse era anche lui un «lupo» Simone Ferrauto, il ragazzotto ucciso dai suoi coetanei dopo l'ennesima rissa, attirato in un tranello con un appuntamento sotto il cimitero. Un appuntamento con la morte perché dopo i calci e i pugni, come se si trattasse di un delittaccio di mafia vecchia maniera, qualcuno gli ha rovesciato addosso un bidone di benzina. Una fiammata. Carbonizzato a 23 anni, alla fine di una serata balorda, alla fine di una vita fra balordi. E' la nuova soglia dell'orrore superata nella notte fra sabato e domenica nel paese di Leonardo Sciascia, a quindici minuti dalla Valle dei Templi, in questo centro che s'aggrappa ad Andrea Camilleri per dare visibilità ad un gioiello come il Teatro comunale. Sforzi vani, annientati da un cancro che devasta ampie fasce giovanili. Con uno stuolo di disoccupati un po' rassegnati a seguire i potenti di turno per raccomandazioni e lavori precari, un po' perduti in giornate vuote e notti trascorse fra scorribande in moto sgommando fra gli ultimi passanti, ovvero spadroneggiando con spacconeria da un bar all'altro, pronti a far pagare con un pugno o uno sputo una risata, una mala occhiata, un gesto involontario. Andò così all'inizio dell'estate quando Ferrauto si ritrovò bastonato in una notte senza testimoni. E poi per settimane si vide arrancare con un busto ortopedico sotto la camiciola, fra le battute compiaciute dei «lupi» che lui odiava. Bande contrapposte.
    Entrate in azione anche sabato, dopo la mezzanotte, quando il povero Simone era appena uscito dal bar Charlot con due panini piastrati e due birre. Pronto a raggiungere un coetaneo che i carabinieri ieri non sarebbero riusciti ad interrogare perché fuori paese, dileguatosi come tanti altri «lupi» ufficialmente «irreperibili». C'erano ancora decine di ragazzi per strada anche nel bar accanto, il Blob, quasi all'angolo con la discesa che porta verso il cimitero, la stessa che un tempo percorrevano prima dell'alba i «carusi» diretti in miniera, i ragazzi descritti da Sciascia nelle «Parrocchie di Regalpetra». I «carusi» di oggi non sanno nemmeno cosa fossero le miniere di zolfo e salgemma. Come i bulli del branco piazzatosi un chilometro sotto le gentilizie, in contrada Oliva, per la lezione, per il pestaggio trasformato in una esecuzione che scimmiotta quelle mafiose. Adesso dalla modesta casa incollata alla Chiesa del Monte echeggia il pianto disperato di una donna senza pace, mamma Liliana, un impiego da 400 euro al mese, precaria come Lsu, lavoratore socialmente utile, al municipio, unico sostegno economico della famiglia perché il marito, Giuseppe Ferrauto, con la sua carretta di venditore ambulante non vende più una maglia.
    Disoccupato. «Fregato pure lui dai cinesi», come diceva maledicendo il mondo il suo ragazzo che non c'è più. Sfoghi notturni, confessioni fra amici delle stesso branco, sorseggiando birre e whisky raccattati fra accattonaggi, prestiti mai restituiti e minacce ai baristi. Ecco una delle miscele in grado di far scattare le risse banali per strade senza governo perché dalle otto di sera a Racalmuto, come in tanti altri paesi, non si vede un vigile urbano, né un carabiniere. Caserme chiuse per mancanza di fondi e personale, dicono. Al contrario di quanto accadde dieci anni fa dopo una strage di mafia davanti alla Chiesa Madre. Tre mesi di attenzioni e, poi, di nuovo la consegna del territorio al più forte. Appunto, com'è accaduto sabato quando già alle dieci di sera decine di ragazzotti sfrecciavano senza casco con i motorini smarmittati per il corso, sapendo di non correre nessun rischio. Se non quello di doversi difendere dai loro coetanei. Come adesso ammette pure il sindaco, Gigi Restivo, pronto a correre dal prefetto: «Questo non è un segnale d'allarme, ma una tragedia infinita che ne può chiamare altre se non siamo capaci di intervenire». E' l'ansia che prende chi questi ragazzi li conosce bene. «Tanti sono bulli dalla rissa facile, magari esagerano con alcool o altro, ma non li facevo capaci di una cosa del genere», ripete Restivo evocando le riunioni con insegnati, sacerdoti e volontari. Sforzi vani pure questi, affondati nelle notti da Far West. Come sa il titolare della Cremeria Parisi, l'unico bar che per allontanare il branco s'è imposto il divieto di vendita di alcolici. Solo caffè e succhi di frutta. Un «proibizionismo» fai-da-te nella giungla senza regole.


    Felice Cavallaro



    19 settembre 2005
    Pulcinella si è messo a piangere.... niente firma quindi!

    Per favore, non chiedetemi opinioni/consigli medici. Vi è una sezione dedicata sul forum
  • Gnapp
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    • Apr 2004
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    • Milano
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    #2
    E' morto uno di loro...

    Mi dispiace solo per quei poveri disgraziati dei suoi genitori.

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    • p-e
      Bodyweb Advanced
      • Dec 2004
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      #3
      Brutta storia, magari cresciuti assieme alle stesse asili e scuole...ma forse neanche frequentate e l'ignoranza regna da quei posti
      Tristissimo pensare che un ragazzo finisca così per mano di coetanei e altrrettanza tristezza per coloro che lo hanno fatto. Con un pò di rabbia..
      p-e
      ..viaggiamo leggeri..si và a caccia di orchi...

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      • fresk
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        • Dec 2004
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        • isola di tonga
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        #4
        Originariamente Scritto da Ector
        DAL NOSTRO INVIATO - RACALMUTO (Agrigento) — L'hanno ammazzato all'ora dei lupi, come dicono in paese, indicando quei branchi di bulli che la notte s'impossessano di Racalmuto. E forse era anche lui un «lupo» Simone Ferrauto, il ragazzotto ucciso dai suoi coetanei dopo l'ennesima rissa, attirato in un tranello con un appuntamento sotto il cimitero. Un appuntamento con la morte perché dopo i calci e i pugni, come se si trattasse di un delittaccio di mafia vecchia maniera, qualcuno gli ha rovesciato addosso un bidone di benzina. Una fiammata. Carbonizzato a 23 anni, alla fine di una serata balorda, alla fine di una vita fra balordi. E' la nuova soglia dell'orrore superata nella notte fra sabato e domenica nel paese di Leonardo Sciascia, a quindici minuti dalla Valle dei Templi, in questo centro che s'aggrappa ad Andrea Camilleri per dare visibilità ad un gioiello come il Teatro comunale. Sforzi vani, annientati da un cancro che devasta ampie fasce giovanili. Con uno stuolo di disoccupati un po' rassegnati a seguire i potenti di turno per raccomandazioni e lavori precari, un po' perduti in giornate vuote e notti trascorse fra scorribande in moto sgommando fra gli ultimi passanti, ovvero spadroneggiando con spacconeria da un bar all'altro, pronti a far pagare con un pugno o uno sputo una risata, una mala occhiata, un gesto involontario. Andò così all'inizio dell'estate quando Ferrauto si ritrovò bastonato in una notte senza testimoni. E poi per settimane si vide arrancare con un busto ortopedico sotto la camiciola, fra le battute compiaciute dei «lupi» che lui odiava. Bande contrapposte.
        Entrate in azione anche sabato, dopo la mezzanotte, quando il povero Simone era appena uscito dal bar Charlot con due panini piastrati e due birre. Pronto a raggiungere un coetaneo che i carabinieri ieri non sarebbero riusciti ad interrogare perché fuori paese, dileguatosi come tanti altri «lupi» ufficialmente «irreperibili». C'erano ancora decine di ragazzi per strada anche nel bar accanto, il Blob, quasi all'angolo con la discesa che porta verso il cimitero, la stessa che un tempo percorrevano prima dell'alba i «carusi» diretti in miniera, i ragazzi descritti da Sciascia nelle «Parrocchie di Regalpetra». I «carusi» di oggi non sanno nemmeno cosa fossero le miniere di zolfo e salgemma. Come i bulli del branco piazzatosi un chilometro sotto le gentilizie, in contrada Oliva, per la lezione, per il pestaggio trasformato in una esecuzione che scimmiotta quelle mafiose. Adesso dalla modesta casa incollata alla Chiesa del Monte echeggia il pianto disperato di una donna senza pace, mamma Liliana, un impiego da 400 euro al mese, precaria come Lsu, lavoratore socialmente utile, al municipio, unico sostegno economico della famiglia perché il marito, Giuseppe Ferrauto, con la sua carretta di venditore ambulante non vende più una maglia.
        Disoccupato. «Fregato pure lui dai cinesi», come diceva maledicendo il mondo il suo ragazzo che non c'è più. Sfoghi notturni, confessioni fra amici delle stesso branco, sorseggiando birre e whisky raccattati fra accattonaggi, prestiti mai restituiti e minacce ai baristi. Ecco una delle miscele in grado di far scattare le risse banali per strade senza governo perché dalle otto di sera a Racalmuto, come in tanti altri paesi, non si vede un vigile urbano, né un carabiniere. Caserme chiuse per mancanza di fondi e personale, dicono. Al contrario di quanto accadde dieci anni fa dopo una strage di mafia davanti alla Chiesa Madre. Tre mesi di attenzioni e, poi, di nuovo la consegna del territorio al più forte. Appunto, com'è accaduto sabato quando già alle dieci di sera decine di ragazzotti sfrecciavano senza casco con i motorini smarmittati per il corso, sapendo di non correre nessun rischio. Se non quello di doversi difendere dai loro coetanei. Come adesso ammette pure il sindaco, Gigi Restivo, pronto a correre dal prefetto: «Questo non è un segnale d'allarme, ma una tragedia infinita che ne può chiamare altre se non siamo capaci di intervenire». E' l'ansia che prende chi questi ragazzi li conosce bene. «Tanti sono bulli dalla rissa facile, magari esagerano con alcool o altro, ma non li facevo capaci di una cosa del genere», ripete Restivo evocando le riunioni con insegnati, sacerdoti e volontari. Sforzi vani pure questi, affondati nelle notti da Far West. Come sa il titolare della Cremeria Parisi, l'unico bar che per allontanare il branco s'è imposto il divieto di vendita di alcolici. Solo caffè e succhi di frutta. Un «proibizionismo» fai-da-te nella giungla senza regole.


        Felice Cavallaro



        19 settembre 2005
        http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...avallaro.shtml
        si l'ho sentito era un disoccupato tralt'altro mi spiace per chi ci abita ma quelle zone sono una merda....

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        • criss
          MARVEL HERO
          • May 2002
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          • Nord-West
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          #5
          zio cane che notizia agghiacciante
          sigpic...Risin' up, back on the street
          Did my time, took my chances
          Went the distance now I'm back on my feet
          Just a man and his will to survive......

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