L'ho trovato su internet e mi hanno fatto ridere..
Pubblicità regresso
La Barilla vuol farci credere che un solo contadino miete il grano per tutta l'azienda e le Pringles che Tommy Vee è meglio di Moby...
Di: Selvaggia Lucarelli
Pubblicità irritanti
Ci sono tre pubblicità al momento che mi fanno girare le balle molto più di quelle martellanti della telefonia mobile che, detta tra noi, fosse per me prenderei Diego, De Sica, Adriana, Amendola con le due coatte delle figlie, Megan Gale, Aldo Giovanni e Giacomo e la gnocca orientale della Wind (che porella non se la fila nessuno neanche di striscio e non s’è capito il perché) e li legherei tutti a mo’ di capretto sul ripetitore a 1800 mega hertz di Monte Mario.
Dicevo, ci sono tre pubblicità attualmente che mi irritano in modo particolare.
La prima è quella della pasta Barilla.
In passato ho sopportato gattini rognosi sotto la pioggia e fusilli ammuffiti nella tasca di una giacca ma nell’ultimo spot si è superato il limite: in pratica ci vogliono far credere che c’è UN SOLO CONTADINO in un luogo non meglio specificato d’Italia che tutte le mattine si sveglia alle cinque per mietere un campo di grano delle dimensioni dell’ex Unione Sovietica e che da quel grano, lo “Svevo”, sarà ricavata tutta la pasta Barilla presente su scaffali e dispense della penisola, quella stessa pasta che, come specificato, il contadino ha utilizzato per allevare i suoi figli.
Dunque, tanto per cominciare se quello è un agricoltore io sono Angelina Jolie.
Non che mi aspetti che la Barilla scelga come testimonial un contadino ingobbito con le mani callose e la faccia arsa dal sole, ma il tizio ha l’aria di quello che non impugna una falce se non indossa prima un paio di guanti in nappa appartenuti alla Callas.
Poi, se è vero che tutto ‘sto mazzo se lo fa solo quel contadino lì, domani vado a Porto Cervo, cerco il signor Paolo Barilla che pare al momento se la spassi in barca con la modella filiforme Linda Evangelista, ovvero una che a occhio e croce l’ultimo piatto di pasta che deve aver mangiato sono le stelline col formaggino Mio a due anni, e gli do dello sporco schiavista sfruttatore fustigandomi pubblicamente con un mazzo di bavette.
Inoltre, osservando attentamente lo spot, saltano all’occhio altri due particolari a dir poco inquietanti: il nostro simpatico contadino parla di figli e famiglia ma a fine giornata la pasta la butta lui, quindi ‘sto poveraccio non solo falcia quintali di spighe tutto il giorno, ma la sera deve pure cucinare. Altro particolare: questi benedetti figli si vedono per un attimo, ma al momento della cena in cucina pare ci siano solo lui e la moglie, per cui il dubbio che almeno un paio gli siano finiti sotto una mietitrebbia è fortissimo.
Tanto più che la colonna sonora è quella del film di Nanni Moretti “La stanza del figlio”, perciò io direi che una bella grattatina ci sta tutta.
Seconda pubblicità dal potere fortemente irritante: quella delle patatine Pringles con Tommy Vee.
Piccola parentesi: ‘sti deejay se la facessero finita di darsi questi nomi da fighetti che tanto lo sappiamo tutti che Tommy Vee si chiama Tommaso Vianello , che Linus si chiama Pasquale Di Molfetta e che Ringo si chiama Rocco Anaclerio. Oh. Chiusa parentesi.
Nella suddetta pubblicità Tommy Vee sta in consolle con un paio di occhiali specchiati stile George Michael ai bei tempi e l’aria di quello che si sente Moby in un concerto al Central Park.
Qualcuno per cortesia gli spieghi che il suo cd è finito in una confezione di Pringles e che sta girando lo stivale a suon di slogan del tipo “Con Tommy Vee il party più croccante d’Italia!”, anche se probabilmente è convinto che Moby sia già roso dall’invidia e mediti di inserire il suo nuovo singolo negli spinaci filanti Findus.
Terza pubblicità: in questo caso non si tratta di uno spot in particolare, ma di tutti quelli che reclamizzano mascara volumizzanti, allunganti, infoltenti e chi più ne ha più ne metta.
Se funzionano davvero, mi si spieghi una volta per tutte la ragion per cui Laetitia Casta si dà una passata di mascara e le vengono delle ciglia a ventaglio di eunuco, mentre io mi do una passata di mascara e continuo ad avere le ciglia a mo’ di baffo di gatto dopo un salto nel cerchio di fuoco.
Pubblicità regresso
La Barilla vuol farci credere che un solo contadino miete il grano per tutta l'azienda e le Pringles che Tommy Vee è meglio di Moby...
Di: Selvaggia Lucarelli
Pubblicità irritanti
Ci sono tre pubblicità al momento che mi fanno girare le balle molto più di quelle martellanti della telefonia mobile che, detta tra noi, fosse per me prenderei Diego, De Sica, Adriana, Amendola con le due coatte delle figlie, Megan Gale, Aldo Giovanni e Giacomo e la gnocca orientale della Wind (che porella non se la fila nessuno neanche di striscio e non s’è capito il perché) e li legherei tutti a mo’ di capretto sul ripetitore a 1800 mega hertz di Monte Mario.
Dicevo, ci sono tre pubblicità attualmente che mi irritano in modo particolare.
La prima è quella della pasta Barilla.
In passato ho sopportato gattini rognosi sotto la pioggia e fusilli ammuffiti nella tasca di una giacca ma nell’ultimo spot si è superato il limite: in pratica ci vogliono far credere che c’è UN SOLO CONTADINO in un luogo non meglio specificato d’Italia che tutte le mattine si sveglia alle cinque per mietere un campo di grano delle dimensioni dell’ex Unione Sovietica e che da quel grano, lo “Svevo”, sarà ricavata tutta la pasta Barilla presente su scaffali e dispense della penisola, quella stessa pasta che, come specificato, il contadino ha utilizzato per allevare i suoi figli.
Dunque, tanto per cominciare se quello è un agricoltore io sono Angelina Jolie.
Non che mi aspetti che la Barilla scelga come testimonial un contadino ingobbito con le mani callose e la faccia arsa dal sole, ma il tizio ha l’aria di quello che non impugna una falce se non indossa prima un paio di guanti in nappa appartenuti alla Callas.
Poi, se è vero che tutto ‘sto mazzo se lo fa solo quel contadino lì, domani vado a Porto Cervo, cerco il signor Paolo Barilla che pare al momento se la spassi in barca con la modella filiforme Linda Evangelista, ovvero una che a occhio e croce l’ultimo piatto di pasta che deve aver mangiato sono le stelline col formaggino Mio a due anni, e gli do dello sporco schiavista sfruttatore fustigandomi pubblicamente con un mazzo di bavette.
Inoltre, osservando attentamente lo spot, saltano all’occhio altri due particolari a dir poco inquietanti: il nostro simpatico contadino parla di figli e famiglia ma a fine giornata la pasta la butta lui, quindi ‘sto poveraccio non solo falcia quintali di spighe tutto il giorno, ma la sera deve pure cucinare. Altro particolare: questi benedetti figli si vedono per un attimo, ma al momento della cena in cucina pare ci siano solo lui e la moglie, per cui il dubbio che almeno un paio gli siano finiti sotto una mietitrebbia è fortissimo.
Tanto più che la colonna sonora è quella del film di Nanni Moretti “La stanza del figlio”, perciò io direi che una bella grattatina ci sta tutta.
Seconda pubblicità dal potere fortemente irritante: quella delle patatine Pringles con Tommy Vee.
Piccola parentesi: ‘sti deejay se la facessero finita di darsi questi nomi da fighetti che tanto lo sappiamo tutti che Tommy Vee si chiama Tommaso Vianello , che Linus si chiama Pasquale Di Molfetta e che Ringo si chiama Rocco Anaclerio. Oh. Chiusa parentesi.
Nella suddetta pubblicità Tommy Vee sta in consolle con un paio di occhiali specchiati stile George Michael ai bei tempi e l’aria di quello che si sente Moby in un concerto al Central Park.
Qualcuno per cortesia gli spieghi che il suo cd è finito in una confezione di Pringles e che sta girando lo stivale a suon di slogan del tipo “Con Tommy Vee il party più croccante d’Italia!”, anche se probabilmente è convinto che Moby sia già roso dall’invidia e mediti di inserire il suo nuovo singolo negli spinaci filanti Findus.
Terza pubblicità: in questo caso non si tratta di uno spot in particolare, ma di tutti quelli che reclamizzano mascara volumizzanti, allunganti, infoltenti e chi più ne ha più ne metta.
Se funzionano davvero, mi si spieghi una volta per tutte la ragion per cui Laetitia Casta si dà una passata di mascara e le vengono delle ciglia a ventaglio di eunuco, mentre io mi do una passata di mascara e continuo ad avere le ciglia a mo’ di baffo di gatto dopo un salto nel cerchio di fuoco.