era tutto a posto:
Il Pil dell'area Ocse nel primo trimestre è stato dello 0,7% rispetto al quarto trimestre 2004, in linea con le precedenti valutazioni. L’Organizzazione tira fuori questi dati nella prima stima relativa al periodo in questione.
Paese trainante gli Stati Uniti, che registrano nel primo trimestre 2005 un +3,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+0,9% primo trimestre 2005 rispetto al quarto trimestre 2004). Poi il Canada con un +3,3% (+0,6% congiunturale) e la Gran Bretagna con un +2,7% (+0,5%).
L'area euro segna un +1,3% (+0,5%) con un +1,6% per l'Ue 15 (+0,5%). In evidenza il +1,1% tendenziale della Germania (+1% congiunturale), il +1,7% della Francia (+0,2%), il +0,8% del Giappone (+1,3%).
E l’Italia? Unica sottolineatura del rapporto: fra i paesi del G7 l'Italia è l'unica che mostra un tasso di crescita negativo pari a -0,5% rispetto al -0,4% dell'ultimo trimestre del 2004.
Questo vuol dire, fatti due conti a mente, che su base annualizzata, ovvero rispetto al primo trimestre 2004, il Pil dell'area è pari a +2,7% mentre per l'Italia si registra un decremento dello 0,2%. E anche in questo caso l'Italia è l'unica dei paesi del G7 con segno negativo.
Di chi la colpa? Dell’euro? Di un esecutivo incapace?
In questi giorni è tornato prepotente il dibattito su cosa sarebbe accaduto se l'Italia non fosse entrata nell'euro. Risulta complessa l’analisi dei benefici di un non ingresso. Si può però notare l'influenza positiva dell'euro sul volume di scambi internazionali per l’Italia. Insomma, contrariamente a quanto si crede, l'euro e la crescita del commercio con i paesi dell'Unione monetaria hanno rappresentato un significativo limite al deterioramento della competitività, che altrimenti avrebbe trascinato l’Italia in una depressione economica senza fine, appesantita da un debito pubblico insostenibile.
Certo adesso ci appare l’altro lato della medaglia. E così mentre tra Siniscalco e Almunia restano dissensi sui conti italiani, sta per essere avviata la procedura per deficit eccessivo da parte di Bruxelles nei nostri confronti. E, secondo Eurostat, il deficit in Italia è eccessivo già dal 2003.
Nel mirino c'è dunque non solo il 2004 ma il biennio 2003-2004, in cui il rapporto deficit-Pil ha toccato il 3,2% (ma Eurostat dice che potrebbe essere anche maggiore), e, per il futuro, il 2005 e il 2006, con un disavanzo stimato rispettivamente al 3,6% e al 4,6%.
Uscendo dall'incontro con Almunia, Siniscalco dice che "permangono alcuni punti di divergenza tecnici su come interpretare i numeri, piuttosto che sui numeri in quanto tali".
Questo, tradotto, vuol dire che Almunia i numeri non li ha voluti nemmeno vedere, tanto la loro attendibilità è nulla, puntando l’indice invece sui sistemi di contabilizzazione usati. E quindi mettendo sub sudice anche i numeri.
Bella la politica delle parole, con cui anche il rosso diventa nero. Le argomentazioni di Siniscalco dovevano difendere un presunto aspetto "qualitativo" del deficit italiano, cercando di spostare l'attenzione sul processo di risanamento strutturale dei conti e la rinuncia alle "una tantum". Il ministro si è già detto d’accordo “sul fatto di gestire la questione all'interno del nuovo Patto di stabilità”, ovvero con vincoli più larghi.
Al giungere di queste notizie in Italia, a margine di un convegno dell’Associazione Comuni Italiani Edili dove Berlusconi è stato accusato di immobilismo e promesse non mantenute, un giornalista ha chiesto al premier se fosse preoccupato per l'eventuale avvio della procedura di infrazione da parte della Ue verso l'Italia. E lui sorridendo"Vi sembro preoccupato?".
Ecco, è questo che preoccupa noi, invece. E non solo, visto che ad esempio un esponente di una lobby tipicamente italiana come quella degli imprenditori edili, Claudio De Albertis, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, nella sua relazione all'assemblea, presente anche il presidente del Consiglio, ha detto che il Governo non ha mantenuto gli impegni presi nel campo delle infrastrutture. "Debbo prendere atto con delusione", parlando di provvedimenti come la Legge Obiettivo per le città, la politica degli affitti e la riforma della fiscalità immobiliare, che di questi temi "pur convenuti, non resta traccia alcuna sia in Parlamento che nell'agenda”.
Nel pomeriggio poi la notizia dell'apertura della procedura di infrazione. Prima alcune voci non confermate. Poi l'ufficialità. Ma il Ministro Siniscalco si affretta subito a dichiarare che non ci sarà una manovra bis. Forse perchè in questo momento non avrebbe una maggioranza in parlamento. Allude, così, in maniera vaga, ad una rigorosa Finanziaria 2006, che ingloberebbe le necessità anziarie finora emerse e che avrebbero richiesto, a rigor di logica, un aggiustamento immediato. Ma questo avrebbe fatto venir meno le risorse per la competitività e altre leggi di rattoppo dell'economia nostrana così disastrata.
E a proposito di vestiti e rattoppi arriva una notizia dal Giappone: una tuta-robot alimentata a batteria e che pesa 15 chili, in grado di registrare i movimenti muscolari attraverso i flussi elettrici sulla superficie corporea e di amplificarli. Chissà se può potenziare anche le capacità cerebrali e indurre, in elementi particolarmente resistenti a certi tipi di emozioni, ad esempio, la preoccupazione e lo stato di coscienza.
L’Ue apre la procedura per deficit, ma Siniscalco esclude la manovra bis
Economia. Diffusi i dati sulla crescita. Anche l'Ocse bacchetta l’Italia, unico paese in recessione nel G7
Renzo Francabandera
Economia. Diffusi i dati sulla crescita. Anche l'Ocse bacchetta l’Italia, unico paese in recessione nel G7
Renzo Francabandera
Il Pil dell'area Ocse nel primo trimestre è stato dello 0,7% rispetto al quarto trimestre 2004, in linea con le precedenti valutazioni. L’Organizzazione tira fuori questi dati nella prima stima relativa al periodo in questione.
Paese trainante gli Stati Uniti, che registrano nel primo trimestre 2005 un +3,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+0,9% primo trimestre 2005 rispetto al quarto trimestre 2004). Poi il Canada con un +3,3% (+0,6% congiunturale) e la Gran Bretagna con un +2,7% (+0,5%).
L'area euro segna un +1,3% (+0,5%) con un +1,6% per l'Ue 15 (+0,5%). In evidenza il +1,1% tendenziale della Germania (+1% congiunturale), il +1,7% della Francia (+0,2%), il +0,8% del Giappone (+1,3%).
E l’Italia? Unica sottolineatura del rapporto: fra i paesi del G7 l'Italia è l'unica che mostra un tasso di crescita negativo pari a -0,5% rispetto al -0,4% dell'ultimo trimestre del 2004.
Questo vuol dire, fatti due conti a mente, che su base annualizzata, ovvero rispetto al primo trimestre 2004, il Pil dell'area è pari a +2,7% mentre per l'Italia si registra un decremento dello 0,2%. E anche in questo caso l'Italia è l'unica dei paesi del G7 con segno negativo.
Di chi la colpa? Dell’euro? Di un esecutivo incapace?
In questi giorni è tornato prepotente il dibattito su cosa sarebbe accaduto se l'Italia non fosse entrata nell'euro. Risulta complessa l’analisi dei benefici di un non ingresso. Si può però notare l'influenza positiva dell'euro sul volume di scambi internazionali per l’Italia. Insomma, contrariamente a quanto si crede, l'euro e la crescita del commercio con i paesi dell'Unione monetaria hanno rappresentato un significativo limite al deterioramento della competitività, che altrimenti avrebbe trascinato l’Italia in una depressione economica senza fine, appesantita da un debito pubblico insostenibile.
Certo adesso ci appare l’altro lato della medaglia. E così mentre tra Siniscalco e Almunia restano dissensi sui conti italiani, sta per essere avviata la procedura per deficit eccessivo da parte di Bruxelles nei nostri confronti. E, secondo Eurostat, il deficit in Italia è eccessivo già dal 2003.
Nel mirino c'è dunque non solo il 2004 ma il biennio 2003-2004, in cui il rapporto deficit-Pil ha toccato il 3,2% (ma Eurostat dice che potrebbe essere anche maggiore), e, per il futuro, il 2005 e il 2006, con un disavanzo stimato rispettivamente al 3,6% e al 4,6%.
Uscendo dall'incontro con Almunia, Siniscalco dice che "permangono alcuni punti di divergenza tecnici su come interpretare i numeri, piuttosto che sui numeri in quanto tali".
Questo, tradotto, vuol dire che Almunia i numeri non li ha voluti nemmeno vedere, tanto la loro attendibilità è nulla, puntando l’indice invece sui sistemi di contabilizzazione usati. E quindi mettendo sub sudice anche i numeri.
Bella la politica delle parole, con cui anche il rosso diventa nero. Le argomentazioni di Siniscalco dovevano difendere un presunto aspetto "qualitativo" del deficit italiano, cercando di spostare l'attenzione sul processo di risanamento strutturale dei conti e la rinuncia alle "una tantum". Il ministro si è già detto d’accordo “sul fatto di gestire la questione all'interno del nuovo Patto di stabilità”, ovvero con vincoli più larghi.
Al giungere di queste notizie in Italia, a margine di un convegno dell’Associazione Comuni Italiani Edili dove Berlusconi è stato accusato di immobilismo e promesse non mantenute, un giornalista ha chiesto al premier se fosse preoccupato per l'eventuale avvio della procedura di infrazione da parte della Ue verso l'Italia. E lui sorridendo"Vi sembro preoccupato?".
Ecco, è questo che preoccupa noi, invece. E non solo, visto che ad esempio un esponente di una lobby tipicamente italiana come quella degli imprenditori edili, Claudio De Albertis, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, nella sua relazione all'assemblea, presente anche il presidente del Consiglio, ha detto che il Governo non ha mantenuto gli impegni presi nel campo delle infrastrutture. "Debbo prendere atto con delusione", parlando di provvedimenti come la Legge Obiettivo per le città, la politica degli affitti e la riforma della fiscalità immobiliare, che di questi temi "pur convenuti, non resta traccia alcuna sia in Parlamento che nell'agenda”.
Nel pomeriggio poi la notizia dell'apertura della procedura di infrazione. Prima alcune voci non confermate. Poi l'ufficialità. Ma il Ministro Siniscalco si affretta subito a dichiarare che non ci sarà una manovra bis. Forse perchè in questo momento non avrebbe una maggioranza in parlamento. Allude, così, in maniera vaga, ad una rigorosa Finanziaria 2006, che ingloberebbe le necessità anziarie finora emerse e che avrebbero richiesto, a rigor di logica, un aggiustamento immediato. Ma questo avrebbe fatto venir meno le risorse per la competitività e altre leggi di rattoppo dell'economia nostrana così disastrata.
E a proposito di vestiti e rattoppi arriva una notizia dal Giappone: una tuta-robot alimentata a batteria e che pesa 15 chili, in grado di registrare i movimenti muscolari attraverso i flussi elettrici sulla superficie corporea e di amplificarli. Chissà se può potenziare anche le capacità cerebrali e indurre, in elementi particolarmente resistenti a certi tipi di emozioni, ad esempio, la preoccupazione e lo stato di coscienza.