Secondo la Corte la norma viola l'art. 3 della Costituzione
"Una legge irragionevole". Lunardi: "Anch'io avevo dubbi"
Consulta, salvi i punti patente
Solo multa se non si viene fermati
ROMA - I punti della patente possono essere tolti solo a chi è stato identificato nel commettere l'infrazione. La Corte costituzionale ha bocciato, dichiarandole in parte illegittime, le nuove norme del codice della strada che hanno introdotto la patente a punti.
Bersaglio della Consulta è l'articolo 126 bis comma 2, nella parte in cui prevede che, in caso di mancata identificazione del trasgressore, i punti devono esser tolti al proprietario del veicolo, salvo che questi non comunichi, entro 30 giorni, il nome e la patente di chi guidava in quel momento l'auto.
La Corte ha stabilito, infatti, che se il guidatore non viene identificato, resta l'obbligo per il proprietario di fornire, entro 30 giorni, il nome e il numero della patente di chi ha commesso la violazione. Ma se ciò non avviene, a carico del proprietario dell'auto scatta solo la multa. Insomma se non si viene fermati i punti della patente sono salvi.
Reazioni diverse nel governo. "Il parere della Corte Costituzionale è ineccepibile, assolutamente non va discusso né contestato". E' il commento del ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Pietro Lunardi che sottolinea, "la patente a punti viene conservata, è valida". E il ministro confessa che "l'articolo secondo il quale venivano decurtati punti dalla patente, anche quando non è possibile identificare il conducente era l'unico sul quale anche io avevo forti dubbi".
Di tutt'altro tono il commento del vice di Lunardi, Mario Tassone: ''Rispetto la sentenza della Corte Costituzionale ma non la condivido. Per garantire diritti generali e formali, si inficia il diritto alla sicurezza e conseguentemente alla vita".
A sollevare la questione di legittimità della norma, sono stati numerosi giudici di pace. Con la sentenza numero 27 depositata oggi in cancelleria, la Consulta sottolinea che la norma in questione viola l'articolo 3 della Costituzione "sotto il profilo della irragionevolezza".
La sentenza, scritta dal giudice costituzionale Alfonso Quaranta, spiega che la legge "dà vita a una sanzione assolutamente sui generis". E la sanzione, "pur essendo di natura personale, non appare riconducibile ad un contegno direttamente posto in essere dal proprietario del veicolo e consistente nella trasgressione di una specifica norma relativa alla circolazione stradale".
In altre parole, se a violare il codice della strada è stata un'altra persona diversa dal proprietario dell'auto, per la Corte è irragionevole che quest'ultimo rischi di vedersi togliere i punti dalla patente. Si tratta - spiega la Consulta - di "una ipotesi di sanzione di carattere schiettamente personale", che "viene direttamente ad incidere sull'autorizzazione alla guida". Per la Consulta è infatti "una ipotesi di illecito amministrativo che, per più aspetti, appare assimilabile a quella della sospensione della patente".
(24 gennaio 2005)
"Una legge irragionevole". Lunardi: "Anch'io avevo dubbi"
Consulta, salvi i punti patente
Solo multa se non si viene fermati
ROMA - I punti della patente possono essere tolti solo a chi è stato identificato nel commettere l'infrazione. La Corte costituzionale ha bocciato, dichiarandole in parte illegittime, le nuove norme del codice della strada che hanno introdotto la patente a punti.
Bersaglio della Consulta è l'articolo 126 bis comma 2, nella parte in cui prevede che, in caso di mancata identificazione del trasgressore, i punti devono esser tolti al proprietario del veicolo, salvo che questi non comunichi, entro 30 giorni, il nome e la patente di chi guidava in quel momento l'auto.
La Corte ha stabilito, infatti, che se il guidatore non viene identificato, resta l'obbligo per il proprietario di fornire, entro 30 giorni, il nome e il numero della patente di chi ha commesso la violazione. Ma se ciò non avviene, a carico del proprietario dell'auto scatta solo la multa. Insomma se non si viene fermati i punti della patente sono salvi.
Reazioni diverse nel governo. "Il parere della Corte Costituzionale è ineccepibile, assolutamente non va discusso né contestato". E' il commento del ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Pietro Lunardi che sottolinea, "la patente a punti viene conservata, è valida". E il ministro confessa che "l'articolo secondo il quale venivano decurtati punti dalla patente, anche quando non è possibile identificare il conducente era l'unico sul quale anche io avevo forti dubbi".
Di tutt'altro tono il commento del vice di Lunardi, Mario Tassone: ''Rispetto la sentenza della Corte Costituzionale ma non la condivido. Per garantire diritti generali e formali, si inficia il diritto alla sicurezza e conseguentemente alla vita".
A sollevare la questione di legittimità della norma, sono stati numerosi giudici di pace. Con la sentenza numero 27 depositata oggi in cancelleria, la Consulta sottolinea che la norma in questione viola l'articolo 3 della Costituzione "sotto il profilo della irragionevolezza".
La sentenza, scritta dal giudice costituzionale Alfonso Quaranta, spiega che la legge "dà vita a una sanzione assolutamente sui generis". E la sanzione, "pur essendo di natura personale, non appare riconducibile ad un contegno direttamente posto in essere dal proprietario del veicolo e consistente nella trasgressione di una specifica norma relativa alla circolazione stradale".
In altre parole, se a violare il codice della strada è stata un'altra persona diversa dal proprietario dell'auto, per la Corte è irragionevole che quest'ultimo rischi di vedersi togliere i punti dalla patente. Si tratta - spiega la Consulta - di "una ipotesi di sanzione di carattere schiettamente personale", che "viene direttamente ad incidere sull'autorizzazione alla guida". Per la Consulta è infatti "una ipotesi di illecito amministrativo che, per più aspetti, appare assimilabile a quella della sospensione della patente".
(24 gennaio 2005)
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