Codice Da Vinci

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  • La lama
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    #16
    Originariamente Scritto da MaverickCS
    L'ha letto un mio amico e lo ha trovato bello.
    Su Panorama n°4 di quest'anno lo demoliscono completamente, in quanto dimostrano anche tramite parecchi studiosi che l'autore ha fatto un'insalata di inesattezze e raccolto un mare di cazzate.
    Io mi astengo dal giudizio sul libro in quanto non l'ho letto e non sono esperto nelle materie che tratta.

    bello come thriller,nn come romanzo storico,tante palle...buone a colpire l'immaginazione!a breve uscirà un libro che dovrebbe evidenziare tutti i difetti di questo..

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    • JOBLACK
      'zzo guardi?
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      #17
      Io lo sto leggendo (anche se in inglese) e mi sta prendendo molto.
      La lettura e' molto scorrevole e la trama accattivante.
      Silas me lo immagino come il cattivo di Blade runner.
      sigpic
      Originariamente Scritto da Sergio
      Non posso consigliare dosaggi differenti da quelli in etichetta, dovete leggere tra le righe
      Originariamente Scritto da IvAn#89
      non c'è scritto niente tra le righe come dosaggi...

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      • La lama
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        #18
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        [img]'Il Codice Da Vinci' ma la storia è un’altra cosa, di Massimo Introvigne_file/z.gif[/img]

        "Il Codice Da Vinci": ma la storia è un'altra cosa

        di Massimo Introvigne


        [img]file:///C:/Documents%20and%20Settings/Administrator.X-C9DXPK7K180PW.000/Documenti/'Il%20Codice%20Da%20Vinci'%20ma%20la%20storia%20è%20un’altra%20cosa,%20di%20Massimo%20Introvigne_fil e/dan_brown.jpg[/img]1. L’anti-cattolicesimo come «ultimo pregiudizio accettabile»

        Immaginiamo questo scenario. Esce un romanzo in cui si afferma che il Buddha, dopo l’illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i buddhisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddhista scomparso da pochi anni – che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) – era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio. Pubblicato, il romanzo non passa inosservato. Autorità di tutte le religioni lo denunciano come un’odiosa mistificazione anti-buddhista e un incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua pubblicazione è vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui è proposta una versione per il grande schermo, cacciano a pedate l’autore e considerano l’intero progetto uno scherzo di cattivo gusto.
        Lo scenario non è vero, ma ce n’è uno simile che è del tutto reale. Solo che non si parla di Buddha, ma di Gesù Cristo; non della comunità buddhista, ma della Chiesa cattolica; non di Suzuki e del suo ordine zen ma di san Josemaría Escrivá (1902-1975) e dell’Opus Dei da lui fondata; non del Dalai Lama ma di Papa Giovanni Paolo II. Il romanzo in questione ha venduto tre milioni e mezzo di copie negli Stati Uniti, è sbarcato anche in Italia e la Sony ne sta traendo un film, che sarà diretto da Ron Howard e per cui è già cominciata una propaganda internazionale. Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo prodotto è solo un’altra prova del fatto che l’anti-cattolicesimo è «l’ultimo pregiudizio accettabile» (1).

        2. «Il Codice da Vinci» e il Priorato di Sion

        Il Codice Da Vinci (2) mette in scena una caccia al Santo Graal. Quest’ultimo – secondo il romanzo – non è, come la tradizione ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria Maddalena, la vera «coppa» che ha tenuto in sé il sang réal – in francese antico il «sangue reale», da cui «Santo Graal» –, cioè i figli che Gesù Cristo le aveva dato. La tomba perduta della Maddalena è dunque il vero Santo Graal. Apprendiamo inoltre che Gesù Cristo aveva affidato una Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile non a san Pietro ma a sua moglie, Maria Maddalena, e che non aveva mai preteso di essere Dio. Sarebbe stato l’imperatore Costantino (280-337) a reinventare un nuovo cristianesimo sopprimendo l’elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo ratificare queste sue idee patriarcali, autoritarie e anti-femministe dal Concilio di Nicea (325). Il progetto presuppone che sia soppressa la verità su Gesù Cristo e sul suo matrimonio, e che la sua discendenza sia soppressa fisicamente. Il primo scopo è conseguito scegliendo quattro vangeli «innocui» fra le decine che esistevano, e proclamando «eretici» gli altri vangeli «gnostici», alcuni dei quali avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena. Al secondo, per disgrazia di Costantino e della Chiesa cattolica, i discendenti fisici di Gesù si sottraggono e secoli dopo riescono perfino a impadronirsi del trono di Francia con il nome di merovingi. La Chiesa riesce a fare assassinare un buon numero di merovingi dai carolingi, che li sostituiscono, ma nasce un’organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto.
        Al Priorato sono collegati i templari – per questo perseguitati – e più tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati Gran Maestri del Priorato di Sion, e alcuni – fra cui Leonardo da Vinci (1452-1519) – hanno lasciato indizi del segreto nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo, completa la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe, in cui periscono cinque milioni di donne. Ma tutto è vano: il Priorato di Sion sopravvive, così come i discendenti di Gesù in famiglie che portano i cognomi Plantard e Saint Clair.

        3. «Fiction» o storia?

        Molti obiettano a qualunque critica del romanzo che si tratta, appunto, di fiction che in quanto tale non è tenuta a rispettare la verità storica. Questi critici hanno semplicemente dimenticato di leggere la pagina Informazioni storiche, dove Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» (3), e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» (4) con la storia del Priorato di Sion.
        Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche, pagina 9 dell'edizione italiana Mondadori, è sparita sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimane nell'edizione inglese (e nelle prime stampe italiane, per chi ha acquistato il volume nelle prime settimane di diffusione).
        La parte che anche l’autore presenta come immaginaria ipotizza che il Priorato oggi si appresti a rivelare il segreto al mondo tramite il suo ultimo Gran Maestro, un curatore del Museo del Louvre che si chiama Jacques Saunière. Per impedire che questo avvenga, Saunière e i suoi principali collaboratori sono assassinati. Uno studioso di simbologia americano, Robert Langdon, è sospettato dei crimini, ma una criptologa che lavora per la polizia di Parigi – Sophie Neveu, la nipote di Saunière – crede nella sua innocenza e lo aiuta a fuggire. Il lettore è indotto a credere che responsabile degli omicidi sia l’Opus Dei, ma le cose sono più complicate. Sul conto di questi istituto si ripetono le più crude «leggende nere», cento volte smentite, ma dure a morire, desunte dalla letteratura internazionale che lo critica, esplicitamente citata. Nel romanzo, un nuovo Papa progressista ha deciso di rescindere i legami fra la Chiesa e l’Opus Dei che risalgono a Papa Giovanni Paolo II, e il prelato dell’Opus Dei accetta la proposta che gli proviene da un misterioso «Maestro»: pagando a questo personaggio una somma immensa, potrà ricattare la Santa Sede impadronendosi delle prove del segreto del Priorato di Sion – cioè della «verità» su Gesù Cristo – e minacciando di rivelarle al mondo. Un ex-criminale, ora numerario dell’Opus Dei, è «prestato» al Maestro, e proprio quest’ultimo lo spinge a commettere una serie di crimini. In realtà, il «Maestro» lavora per sé stesso: è un ricchissimo studioso inglese, anti-cattolico, che vuole rivelare il segreto al mondo e accusa il Priorato di tacere per timore della Chiesa. Fra morti ammazzati, enigmi e inseguimenti Robert Langdon e Sophie – fra i quali nasce anche l’inevitabile storia d’amore – finiscono per scoprire la verità: la tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta dall’esoterista e massone presidente francese François Mitterrand (1916-1996), ma il sang réal scorre nelle vene della stessa Sophie, che è dunque l’ultima discendente di Gesù Cristo.

        4. Errori e mistificazioni

        Solo la diffusa ignoranza religiosa spiega come qualcuno possa prendere sul serio un tale cumulo di affermazioni a dir poco ridicole. Ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano – che risale circa al 190 d.C. – il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio» (5). A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita» (6), Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (7). La cifra di cinque milioni di streghe bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda, e Brown si dimentica del fatto che nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in quelli cattolici.
        L’idea stessa di un «codice Da Vinci» nascosto nelle opere dell’artista italiano è stata definita «assurda» dalla professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (8). A fronte di questi svarioni, quello del traduttore italiano che chiama la torre dell’orologio del parlamento inglese «Big Bang» (9) invece di Big Ben sembra quasi un peccato veniale. Inoltre, chi conosca un poco la storia delle mistificazioni sul Graal sa che nel Codice Da Vinci vi è ben poco di nuovo: tutto è già stato detto in centinaia di libri su Rennes-le-Château (10), e – benché il nome di questa località francese non sia mai menzionato nel romanzo di Brown – i cognomi Saunière e Plantard fanno chiaramente riferimento alle stesse vicende.

        5. Il mito di Rennes-le-Château: una falsificazione già da tempo smascherata

        Rennes-le-Château è un paesino francese del dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, nella zona detta del Razès. La popolazione si è ridotta a una quarantina di abitanti, ma ogni anno i turisti sono decine di migliaia. Dal 1960 a oggi a Rennes-le-Château sono state dedicate oltre cinquecento opere in lingua francese, almeno un paio di best seller in inglese e un buon numero di titoli anche in italiano. Se ne parla anche in film e in fumetti di culto, come Preacher o The Magdalena. Il paesino si trova all’interno di quel «paese cataro», cioè della zona dove l’eresia dei catari ha dominato la regione ed è sopravvissuta fino al secolo XIII, che una sapiente promozione ha reso in anni recenti una delle più ambite mete turistiche francesi. Rennes-le-Château rimarrebbe però una nota a pie’ di pagina nel ricco turismo «cataro» contemporaneo se del paese non fosse diventato parroco, nel 1885, don Berenger Saunière (1852-1917). È a lui che fanno riferimento tutte le leggende su Rennes-le-Château.
        Il parroco Saunière era soprattutto un personaggio bizzarro. Nel 1909 si rifiuta di trasferirsi in un’altra parrocchia e nel 1910, dopo aver perso un processo ecclesiastico, subisce una sospensione a divinis. Pure privato della parrocchia, rimane fino alla morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni – fra cui una curiosa «torre di Magdala» – e scandalizzato con una serie di scavi nella cripta e nel cimitero, alla ricerca non si sa bene di che cosa. Diventato più ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto poteva spiegarsi, peraltro – come sospettava il suo vescovo – con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. In epoca recente si è sostenuto che Saunière avesse scoperto nella cripta importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono emersi sono falsi evidenti del secolo XIX se non del XX. È possibile che, nel corso dei lavori per restaurare la chiesa parrocchiale – un’attività che va in ogni caso ascritta a merito dell’originale parroco – don Saunière avesse scoperto qualche reperto di epoca medioevale, ma in ogni caso non in quantità sufficiente da arricchirsi. Si continua a ripetere anche che Saunière sarebbe stato in rapporti con ambienti esoterici di Parigi, ma di questo non vi è nessuna prova. La figura di Saunière non è priva d’interesse, e le sue costruzioni mostrano che si trattava di un uomo singolarmente attento alle allegorie e ai simboli, sulla scia di una tradizione locale. Ma nulla di più ha mai potuto essere provato.
        La leggenda di Saunière non sarebbe continuata nel tempo se la sua perpetua, Marie Denarnaud (1868-1953) – cui il sacerdote aveva intestato le proprietà e le costruzioni di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui era in conflitto – non avesse continuato per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a favoleggiare di tesori nascosti. E se un altro personaggio, Noel Corbu (1912-1968), dopo avere acquistato dalla Denarnaud le proprietà dell’ex-parroco per trasformarle in ristorante, non avesse cominciato, a partire dal 1956, a pubblicare articoli sulla stampa locale dove – animato certo anche dal legittimo desiderio di attirare turisti in un borgo remoto – metteva i presunti «miliardi» di don Saunière in relazione con il tesoro dei catari.
        Negli anni 1960 le leggende diffuse da Corbu su scala locale acquistano fama nazionale dopo aver attirato l’attenzione di esoteristi – fra cui Pierre Plantard (1920-2000), che aveva animato in precedenza il gruppo Alpha Galates ed era stato anche condannato per truffe a sfondo esoterico – e di giornalisti interessati ai misteri esoterici come Gérard de Sède, che pubblica nel 1967 L’or de Rennes (11). Tre autori inglesi di esoterismo popolare – Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln – s’incaricheranno di elaborare ulteriormente le sue idee, trasformandole in una vera industria editoriale – grazie anche alla BBC, che batte la grancassa – avviata con la pubblicazione, nel 1979, de Il Santo Graal (12). Secondo de Sède e i suoi continuatori inglesi, il parroco aveva scoperto il segreto di Rennes-le-Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso – variamente attribuito al tempio di Gerusalemme, ai visigoti, ai catari, ai templari, alla monarchia francese, e cui il sacerdote avrebbe attinto solo per una piccola parte –, ma anche – rivelato dalle presunte pergamene ritrovate da don Saunière, dalle iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli edifici e di quanto si trova nella chiesa parrocchiale – un tesoro di tipo non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero i documenti in grado di provare che Gesù Cristo – verità accuratamente nascosta dalla Chiesa cattolica – aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli portano in sé il sangue stesso di Dio e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e sul mondo intero. Che il Santo Graal sarebbe, più propriamente, il sang réal, il «sangue reale» dei discendenti fisici di Gesù Cristo, è affermato da quando Plantard entra nella storia di Rennes-le-Château. Il Codice Da Vinci si limita a ripetere queste affermazioni. Per prudenza, afferma Plantard, la discendenza dei merovingi da Gesù Cristo sarebbe sempre stata mantenuta come un segreto noto a pochi. Ma i catari, i templari, i grandi iniziati – dallo stesso Saunière al pittore Nicolas Poussin (1594-1655), il quale ne avrebbe lasciato una traccia nel suo famoso quadro del Louvre I pastori di Arcadia, che raffigurerebbe precisamente il panorama di Rennes-le-Château – hanno custodito il segreto come cosa preziosissima, lasciando trapelare di tanto in tanto qualche indizio.
        Oggi, naturalmente, un Priorato di Sion esiste. È fondato nel 1956 da Pierre Plantard – che si fa chiamare anche «Plantard de Saint Clair», inventandosi un titolo nobiliare di fantasia che è alle origini delle affermazioni de Il Codice Da Vinci secondo cui anche «Saint Clair» sarebbe un cognome merovingio –, con tanto di atto notarile e carte da bollo. Plantard ha lasciato intendere di essere egli stesso un discendente dei merovingi e il custode del Graal. La prova che il Priorato esiste da mille anni dovrebbe consistere nel nome di un piccolo ordine religioso medievale chiamato Priorato di Sion. Questo è effettivamente esistito – e finito –, ma non ha relazioni di sorta né con i merovingi né con presunti discendenti di Gesù Cristo. È difficile non concludere che il collegamento fra Rennes-le-Château, i merovingi e il Priorato di Sion è puramente leggendario, e che il Priorato è un’organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell’esperienza di Plantard e dei suoi collaboratori. Non è esistito nessun Priorato di Sion – nel senso in cui oggi se ne parla – prima dell’arrivo di Plantard a Rennes-le-Château. Ora, naturalmente esiste: ma solo dal 1956.
        Nella pagina Informazioni storiche de Il Codice Da Vinci si afferma, come ho accennato, che tutta la storia è confermata da documenti inoppugnabili. Si tratta dei famosi documenti in parte «ritrovati» nel 1975 nella Biblioteca Nazionale di Parigi e in parte trasmessi in precedenza allo scrittore Gérard de Sède. I documenti, però, sono stati «ritrovati» dalle stesse persone che li avevano nascosti nella Biblioteca Nazionale di Parigi: Plantard e i suoi amici. Ed è certissimo che non si tratta di documenti antichi ma di falsi moderni. Il principale autore dei falsi, Philippe de Chérisey – morto nel 1985 –, ha confessato di aver partecipato alla loro falsificazione, lamentandosi perfino per la loro utilizzazione avvenuta senza versargli il dovuto compenso, argomento su cui esistono lettere dell’avvocato di Chérisey (13).
        Quanto a Poussin, la «prova» del suo collegamento con Rennes-le-Château avrebbe dovuto essere la fotografia di una tomba presente nel territorio del paesino francese, oggi distrutta, ma cui Poussin si sarebbe ispirato per il suo quadro I pastori di Arcadia. Peccato però che della tomba siano stati ritrovati il permesso e i piani di costruzione, datati 1903, ancorché la tomba sia stata completata nel 1933 (14): la tomba è dunque posteriore di quasi trecento anni al quadro di Poussin. Nessun «documento» e nessuna «prova», dunque. Solo fantasie, buone per vendere romanzi più o meno appassionanti, ma che dal punto di vista strettamente storico devono essere considerate autentica spazzatura.


        * Articolo sostanzialmente anticipato, in una versione più breve, senza note e con il titolo Il Codice Da Vinci, in il Timone. Mensile di formazione e informazione apologetica, anno VI, n. 31, Fagnano Olona (Varese) marzo 2004, pp. 47-49.

        (1) Cfr. PHILIP JENKINS, The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003; in una comunicazione personale, l’autore ha confermato di ritenere Il Codice Da Vinci un esempio tipico della mentalità descritta nel suo studio.
        (2) Cfr. DAN BROWN, Il Codice Da Vinci, trad. it., Mondadori, Milano 2003.
        (3) Ibid., p. 9.
        (4) Ibidem.
        (5) Vangelo di Tomaso, 114, in LUIGI MORALDI (a cura di), I Vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Verità, Filippo, trad. it., Adelphi, Milano 2001, pp. 3- 20 (p. 20).
        (6) Ibidem.
        (7) Ibidem.
        (8) Cfr. GARY STERN, Expert Dismiss Theories in Popular Book, in The Journal News, Westchester (New York) 2-11-2003, p. 1.
        (9) D. BROWN, op. cit., p. 438.
        (10) Cfr. un’introduzione all’immensa bibliografia sul tema, nel mio Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal, in Cristianità, anno XXIV, n. 258, ottobre 1996, pp. 7-9.
        (11) Cfr. GERARD DE SEDE, L’or de Rennes ou la vie insolite de Bérenger Saunière, Curé de Rennes-le-Château, Julliard, Parigi 1967.
        (12) Cfr. MICHAEL BAIGENT, RICHARD LEIGH e HENRY LINCOLN, Il Santo Graal, trad. it., Mondadori, Milano 1997.
        (13) Cfr. lettera dell’avvocato B. Boccon-Gibod a Philippe de Chérisey, dell’8-10-1967, in cui parla di documenti «de votre fabrication et déposés à mon étude», all’indirizzo http://priory-of-sion.com/psp/id167.html, visitato il 20-5-2004.
        (14) Cfr. PAUL SMITH, The Tomb at Les Pontils. The Real Truth, all’indirizzo http://priory-of-sion.com/psp/id33.html, visitato il 20-5-2004.


        [img]file:///C:/Documents%20and%20Settings/Administrator.X-C9DXPK7K180PW.000/Documenti/'Il%20Codice%20Da%20Vinci'%20ma%20la%20storia%20è%20un’altra%20cosa,%20di%20Massimo%20Introvigne_fil e/10x10_660033.gif[/img]

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          La controversia maggiore sulla "queste du Graal" riguarda il Priorato di Sion, venuto alla ribalta nel 1982 attraverso il dossier realizzato da Baigent, Leigh e Lincoln per conto della Bbc. Alcuni anni dopo l'uscita del libro venne annunciato che i documenti sul Priorato sul quale i tre autori inglesi avevano compiuto le indagini erano dei falsi costruiti ad arte nel 1900. Documenti del Priorato che vennero fatti diffondere da Pierre Plantard, il personaggio su cui si innescano una serie di coincidenze. Secondo le genealogie dei documenti del Priorato, Plantard sarebbe stato discendente diretto di re Dagoberto II° e della dinastia merovingia. Una tesi troppo azzardata che fa dubitare sull'autenticità dei documenti, mentre è più facile dire con sicurezza che Plantard era proprietario di numerosi terreni nei pressi di Rennes Le Chateau e di Rennes Les Bains ed amico di politici influenti ed importanti, come il generale ed ex presidente francese Le Gaulle. In "Circuit", rivista che pubblicò a partire dal 1959, Plantard manifestò le sue idee riformiste per la Francia, da ricostruire "nuova e purificata, con volontà e solidarietà d'azione". E' evidente che Plantard avrebbe potuto contribuire a modo suo alla rinascita della Francia, aiutato soprattutto da amicizie rilevanti, sia politiche che intellettuali. Ma nel 1982, venendo allo scoperto, e raccontando al mondo la storia del Priorato di Sion e di tutte le presunte dinastie, non avrebbe certo contribuito a realizzare il suo progetto riformista. L'impressione è che Plantard, aiutato da alcune coincidenze storiche che si riferiscono all'area di Rennes Le Chateau, (zona di diffusione del movimento cataro, la vicinanza con fortezze templari, la presenza di una chiesa dedicata a Maddalena) alla reale esistenza del Priorato nel Medioevo, (fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione) e sostenuto dal suo entourage di conoscenze, abbia potuto costruire su Rennes-le-Chateau un'industria turistica e letteraria ricavandone grosse fonti di guadagno e acquisendo quella notorietà forse da sempre sognata. Se veramente Cristo e Maddalena fossero stati sepolti vicino a Rennes-le-Chateau, nessuna persona che tenesse a difendere la sacralità del luogo avrebbe permesso che questa sarebbe diventata una meta accessibile a tutti. Lo stesso Berengiere Sauniere, il parroco di Rennes-le-Chateau, che si arricchì improvvisamente nel 1885, aveva avuto legami con i precedenti Plantard. Il Priorato di Sion rappresenta così un clamoroso depistaggio sulle origini del cosiddetto "Sangue Reale" e sul raggiungimento della verità storica. (vedi dinastia francese e inglese).


          In libreria:
          <LI>Per maggiori dettagli sull'ipotetico Priorato di Sion: "Holy blood holy grail", di Baigent, Leigh, Lincoln - 1982, Mondadori Editore, pp 480, E 8.78

















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            [img]file:///C:/Documents%20and%20Settings/Administrator.X-C9DXPK7K180PW.000/Documenti/Fibonacci_file/atoms.gif[/img]I numeri di Fibonacci


            I numeri di Fibonacci sono una sequenza matematica, i cui elementi e i cui rapporti si riscontrano in una straordinaria varietà di fenomeni naturali e artistici.

            A questa sequenza fu dato il nome del suo scopritore duecentesco, Leonardo Pisano, detto Fibonacci. In una sezione del suo famoso trattato, Liber Abaci, questi poneva un problema matematico: Se una coppia di conigli rimane isolata, "quanti conigli nasceranno nel corso di un anno, ammesso che ogni mese una coppia di conigli ne produca un'altra coppia, e che i conigli incomincino a partorire due mesi dopo la propria nascita?".

            Per arrivare alla soluzione, possiamo preparare tre liste. Su una segneremo il numero totale delle coppie di conigli alla fine di ogni mese, su un'altra il numero delle coppie feconde, e sulla terza il numero delle coppie immature. Le tre liste risultano identiche (ove si eccettui il fatto che la lista delle coppie immature incomincia con 0, e alla lista di tutte le coppie manca il primo numero di tutta la sequenza, cioè 1). La lista di tutte le coppie per ogni singolo mese si presenta così: 1, 2, 3, 5, 8, 13,21,34, 55, 89, 144, 233 e 377. L'ultima cifra della lista dà la soluzione del problema: nel corso di dodici mesi nasceranno 376 coppie (dobbiamo sottrarre da 377 la prima coppia, che era già nata).

            L'intera sequenza di Fibonacci deriva dalla lista delle coppie mature: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 ecc. Questa successione numerica ha la proprietà matematica che ogni elemento (a partire dal secondo) è uguale alla somma dei due precedenti. Usando questa formula è possibile estendere la sequenza all'infinito.

            La sequenza ha un'altra proprietà matematica interessante, che si può notare calcolando il rapporto di ogni elemento con quello precedente . Partendo dai primi due elementi, il rapporto è 1 - 1, o semplicemente 1. Il secondo rapporto è 2 - 1, o 2. Il terzo è 3 - 2, o 1,5; il quarto è 5 - 3 o circa 1,67; il quinto è 8 - 5, o 1,6. Gli altri sono 1,625, circa 1,615, circa 1,619, circa 1,618.

            Nel settecento si scoprì che questi rapporti convergono su un numero irrazionale detto phi, i cui primi termini sono 1,618034. (più precisamente, phi, è 1/2 della radice quadrata di 5 più 1/2.) Questo significa che ogni numero è circa 1,618034 volte più grande del numero che lo precede.

            Questo stesso numero phi, aveva già svolto una parte importante nella civiltà occidentale. Era noto come il numero aureo che gli antichi greci chiamavano proporzione divina.

            Servendosi di riga e compasso, i geometri greci erano in grado di dividere qualsiasi linea data in due segmenti, in modo che il rapporto fra il segmento più lungo e quello più corto fosse identico al rapporto fra l'intera linea e il segmento più lungo. La divisione della linea era detta sezione aurea, il rapporto proporzionale era la proporzione divina, e il numero con cui era possibile esprimere tale rapporto era il numero aureo o aurea mediocrità. In altre parole, l'intera linea è circa 1,618034 volte più lunga del segmento più lungo, e il segmento più lungo è circa 1,618034 più lungo del segmento più corto.

            La civiltà greca classica, e in particolare le tradizioni di Pitagora e Platone, tentò di unificare tutte le arti e tutte le scienze secondo rapporti armonici che a loro avviso erano inerenti all'universo. In ogni campo di studio - la società umana, per esempio - ogni individuo aveva un posto unico nella gerarchia di tutti gli individui. I rapporti gerarchici fra gli individui rispecchiavano dei principi matematici, e in particolare la proporzione divina.

            Nel Timeo Platone sostiene che i tre termini di una divina proporzione - la più grande (la linea intera), quella di mezzo (il segmento più lungo) e la più piccola (il segmento più corto) - sono "tutti di necessità gli stessi , non sono che uno". In una progressione di divine proporzioni, ogni parte è un microcosmo, o modello minuscolo di tutto l'insieme.

            Gli artisti e gli architetti greci facevano libero uso dei rettangoli aurei - rettangoli cioè in cui il rapporto fra il lato lungo e quello corto è il numero aureo. Essi ritenevano che quella figura fosse gradita all'anima. Se da uno spigolo di rettangolo aureo si taglia un quadrato, anche il rettangolo che rimane è un rettangolo aureo. Questi rettangoli aurei erano usati per disegnare la pianta del pavimento e la facciata dei templi . Il Partenone, sull'Acropoli di Atene, si conforma a questa regola.

            [img]file:///C:/Documents%20and%20Settings/Administrator.X-C9DXPK7K180PW.000/Documenti/Fibonacci_file/divprop.jpg[/img]Anche i vasi greci e le statue che raffiguravano esseri umani erano costruiti secondo la proporzione divina. L'ombelico di una statua, per esempio, divideva l'altezza del corpo in due segmenti aurei. Poi il segmento superiore veniva diviso all'altezza del collo in altri due segmenti dello stesso genere. Gli occhi, infine, dividevano in maniera analoga la testa (vd. figura a lato).

            A partire dal rinascimento anche la tradizione europea delle belle arti ha fatto frequente e deliberato uso della proporzione divina nella forma delle tele, nelle dimensioni delle figure e in altri particolari.

            Anche i compositori si sono serviti di tale proporzione nelle loro partiture musicali. In questo caso, il tempo sostituisce lo spazio come dimensione da dividere. Per quel che è dato sapere, l'uso musicale della proporzione divina non fu intenzionale fino al Novecento. Ciò convalida l'idea che la proporzione è naturalmente piacevole.

            Nell'Ottocento si scoprì che un'elevata percentuale di comuni oggetti rettangolari, quali le carte da gioco, le finestre, le copertine dei libri e ,e cartelle si avvicinano ai rettangoli aurei. Da allora i disegnatori commerciali si sono serviti volutamente delle dimensioni auree per disegnare involucri, vetrine e manifesti pubblicitari.

            [img]file:///C:/Documents%20and%20Settings/Administrator.X-C9DXPK7K180PW.000/Documenti/Fibonacci_file/spirau.jpg[/img]Una figura geometrica affine, la spirale aurea, è un altro mezzo col quale è possibile vedere la proporzione divina in molti oggetti. Per ottenere questa spirale, si disegni una serie di rettangoli aurei decrescenti uno dentro l'altro. Questo disegno mostrerà anche una serie di quadrati decrescenti. Si disegni ora attraverso questi quadrati una serie di archi circolari che abbiano come raggio i lati dei quadrati. La curva che ne consegue si avvicina alla spirale aurea, detta anche spirale logaritmica. (La precisa equazione della spirale aurea comprende il numero aureo come fattore).

            La spirale aurea si può trovare nell'arte di molte culture e molto spesso anche in natura. Parecchie varietà di comuni organismi marini, dal plancton alle lumache al nautilo, presentano spirali auree nelle loro fasi di sviluppo o nelle loro conchiglie. La parte inferiore delle onde del mare forma delle spirali auree, inducendo i costruttori navali a dare la stessa forma alle ancore. Anche la maggior parte delle corna, delle zanne, dei becchi e degli artigli si avvicinano alla spirale aurea, così come fanno le braccia a spirale della Via Lattea e di molte altre galassie.

            La spirale aurea compare nella coda delle comete e nella spirale di certi ragni.

            Le spirali auree si possono trovare anche nella distribuzione dei semi nel capolino di molte specie di fiori, nell'ordinamento delle scaglie degli ananas e delle brattee sulle pigne.

            Si è scoperto che questi ed altri esempi botanici hanno anche un'altra attinenza con la proporzione divina manifestata nella successione numerica di Fibonacci.

            Sulla testa di un tipico girasole, per esempio, il numero delle spirali rientra molto spesso in questo schema: 89 spirali che si irradiano ripide in senso orario; 55 che si muovono in senso antiorario e 34 che si muovono in senso orario ma meno ripido. Questi sono tre numeri adiacenti delle sequenza di Fibonacci. Il più grande girasole che si sia mai conosciuto aveva 144, 89 e 55 spirali.

            In molte specie vegetali, prime fra tutte le Astaracee (girasoli, margherite, ecc.), il numero dei petali di ogni fiore è di solito un numero di Fibonacci, come 5, 13, 55 o perfino 377, come nel caso della diaccola. Le brattee delle pigne si dispongono in due serie di spirali dal ramo verso l'esterno - una in senso orario e l'altra in senso antiorario. Uno studio di oltre 4000 pigne di dieci specie di pino rivelò che oltre il 98 per cento di esse conteneva un numero di Fibonacci nelle spirali che si diramavano in ogni direzione. Inoltre, i due numeri erano adiacenti, o adiacenti saltandone uno, nella sequenza di Fibonacci - per esempio 8 spirali in un senso e 13 nell'altro, o 8 spirali in un senso e 21 nell'altro. Le scaglie degli ananas presentano un'aderenza ancora più costante ai fenomeni di Fibonacci: non una sola eccezione fu trovata in un test compiuto su 2000 ananas.

            I numeri di Fibonacci si trovano anche nella fillotassi, l'ordinamento delle foglie su un gambo. Su molti tipi di alberi le foglie sono allineate secondo uno schema che comprende due numeri di Fibonacci. Partendo da una foglia qualunque, dopo uno, due, tre o cinque giri dalla spirale si trova sempre una foglia allineata con la prima. a seconda delle specie, questa sarà la seconda, la terza, la quinta, l'ottava o la tredicesima foglia.

            Queste scoperte in botanica, in zoologia e in astronomia non avrebbero sorpreso gli antichi greci, convinti com'erano dell'armonia geometrica dell'universo. A dire il vero, alcuni dei dati presentati in questo articolo sono stati usati in una moderna teoria di "simmetria dinamica", elaborata dallo studioso americano Jay Hambridge. Questa teoria attribuisce la potenza dinamica dell'arte greca al suo uso dei "quadrati turbinanti" della proporzione divina.

            Forse si troverà ancora qualche principio che colleghi tutti gli esempi naturali di fenomeni aurei e indichi altre manifestazioni non ancora scoperte. Forse gli esseri umani hanno percepito inconsciamente tale principio in questi fenomeni naturali e se ne sono serviti come metro di giudizio per valutare le opere d'arte.

            D'altra parte, non è escluso che si tratti soltanto di coincidenze. E' stato fatto notare che esiste soltanto un numero ordinato di disegni ordinati possibili per gli artisti. Una certa ripetizione di questi disegni è quindi inevitabile.

            Inoltre, molte grandi opere d'arte non hanno nessun rapporto apparente con la proporzione divina. E molti esempi si avvicinano soltanto in maniera approssimativa all'ideale. Infine, il gusto per la proporzione divina può essere apparso naturale solo dopo un lungo uso da parte dei greci e dei loro imitatori.

            Anche in natura troviamo che alcuni dei fenomeni citati non sono che manifestazioni occasionali o approssimative della spirale aurea o della sequenza di Fibonacci. In ogni caso questi esempi comportano soltanto un numero limitato di fenomeni. Sono state avanzate teorie specifiche in vari campi per spiegare alcuni casi particolari, come la fillotassi (la disposizione delle foglie). Ebbene, queste teorie non hanno alcuna applicazione universale.

            Anche se non si trova mai una spiegazione universale, lo studio dei fenomeni aurei e delle successione numerica di Fibonacci può essere visto come un nobile esercizio nella ricerca di unità e di rapporti matematici. In fin dei conti, la ricerca era una caratteristica fondamentale della filosofia greca e anima tuttora la scienza moderna.

            fonte: "Almanacco Universale delle cose più strane e misteriose" Mondadori ed.


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              #21
              qst a chi mi potrebbe accusare di essere di parte e di parlare senza cognizione di causa...evito in anticipo le discussioni...
              Last edited by La lama; 07-02-2005, 20:05:57.

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              • Bebbo
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                #22
                Originariamente Scritto da JOBLACK
                Io lo sto leggendo (anche se in inglese) e mi sta prendendo molto.
                La lettura e' molto scorrevole e la trama accattivante.
                ESATTO!

                E il finale, poi ..... non era facile.

                Comunque, è un romanzo, non un saggio storico-religioso; inutile perdersi con le menate sulle verità o rimaneggiamenti dell'autore.

                Per LA LAMA: il libro di cui parli è uscito da un pezzo.
                sigpic


                "Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare"

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                  #23
                  Originariamente Scritto da Bebbo
                  ESATTO!

                  E il finale, poi ..... non era facile.

                  Comunque, è un romanzo, non un saggio storico-religioso; inutile perdersi con le menate sulle verità o rimaneggiamenti dell'autore.

                  Per LA LAMA: il libro di cui parli è uscito da un pezzo.
                  E cmq c'e' scritto anche sulla prima pagina di copertina che e' un romanzo, e di conseguenza inventato. E che i riferimenti a persone e cose sono puramente casuali.
                  sigpic
                  Originariamente Scritto da Sergio
                  Non posso consigliare dosaggi differenti da quelli in etichetta, dovete leggere tra le righe
                  Originariamente Scritto da IvAn#89
                  non c'è scritto niente tra le righe come dosaggi...

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                  • La lama
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                    #24
                    Originariamente Scritto da Bebbo
                    ESATTO!

                    E il finale, poi ..... non era facile.

                    Comunque, è un romanzo, non un saggio storico-religioso; inutile perdersi con le menate sulle verità o rimaneggiamenti dell'autore.
                    GIUSTO
                    Per LA LAMA: il libro di cui parli è uscito da un pezzo.
                    lo devo comprare,tu ce l'hai?

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                    • La lama
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                      #25
                      Originariamente Scritto da JOBLACK
                      E cmq c'e' scritto anche sulla prima pagina di copertina che e' un romanzo, e di conseguenza inventato. E che i riferimenti a persone e cose sono puramente casuali.
                      solo nelle nuove edizioni,se infatti leggi quello che ho postato io vedi che nelle prime edizioni a pag 9 c'era una pagina dove parlava di realtà di sette,etc..

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                      • Bebbo
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                        #26
                        Originariamente Scritto da La lama
                        lo devo comprare,tu ce l'hai?
                        No, perchè non mi interessa andare a contestare quello che ha scritto Dan Brown.
                        Comunque, può essere interessante se è fatto bene e senza spirito polemico
                        sigpic


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                          #27
                          Originariamente Scritto da Conan
                          Sul libro dico che è un miscuglio di roba ma che prende spunto su qualche cosa di vero.

                          Tra l'altro perla di Opus Dei.....bhè l'Opus Dei è il braccio oscuro e potente della Chiesa, tutti i politici ne fanno parte, come del resto i mafiosi.....se non sei dell'Opus Dei non potrai mai diventare nessuno in Italia.
                          Ricordate la storia di PApa Luciani....dopo 33 giorni di papato morì per aver assunto troppe gocce del suo medicinale (ben 150 invece delle solite 3) e guarda caso voleva smantellare la banca vaticana, combattere l'Opus Dei e moralizzare la Chiesa facendola uscire dalla politica e dall'economia....
                          Rileggetevi i casi Sindona e Calvi....
                          nn ho letto il libro quindi nn entro nel merito del discorso.però,cavolo conan tu vedi congiure e misteri ovunque!fra un pò ci dirai che il tuo panettiere è uno della C.I.A.!

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                          • Drugo84
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                            #28
                            Originariamente Scritto da Steel77
                            nn ho letto il libro quindi nn entro nel merito del discorso.però,cavolo conan tu vedi congiure e misteri ovunque!fra un pò ci dirai che il tuo panettiere è uno della C.I.A.!
                            ma è della C.I.A. (comitato impastatori autonomi)

                            no, a me sta simpa conan, è brillante e (spero senza esagerare e andare nell'assurdo o offendere qualcuno) è bene che cerchi di confutare tutto, molto meglio della stragrande maggioranza delle pecore italiane che credono alla dieta di Maurizio Costanzo ... cmq nn andiamo ot, si sta evolvendo bene il 3d (strano )

                            endorfino dipendente

                            #BodyWeb Forum's Rules

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                            • Steel77
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                              #29
                              Originariamente Scritto da Drugo84
                              ma è della C.I.A. (comitato impastatori autonomi)

                              no, a me sta simpa conan, è brillante e (spero senza esagerare e andare nell'assurdo o offendere qualcuno) è bene che cerchi di confutare tutto, molto meglio della stragrande maggioranza delle pecore italiane che credono alla dieta di Maurizio Costanzo ...
                              x carità mica dico che mi è antipatico,anzi!

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                              • Drugo84
                                Gentiluomo di Fortuna
                                • Jun 2003
                                • 29229
                                • 71
                                • 26
                                • Zion
                                • Send PM

                                #30
                                Originariamente Scritto da Steel77
                                x carità mica dico che mi è antipatico,anzi!
                                nn ho detto questo, ho solo detto la mia
                                endorfino dipendente

                                #BodyWeb Forum's Rules

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