parli come un mio caro amico che un tempo ritenevo sfigato xchè basso brutto e pqrlava pure storpiato,poi conoscendolo miha fatto capire molte cose su altra gente,che cio che conta è quello che hai in testa,il rispetto,l'umiltà e nello stesso tempo la forza di fare (si è laureato con 110 e lode lavorando,è andato solo ingiro per il mondo per un belpo' lavorando ) insomma un mito per me
se vi dicessero la dsata esatta di quando finisse,che fareste? penso cambiereste tutto anche se vi dicono che vivrete anche fino a 60anni,beh ti dai un margine per fare le cose migliori che puoi e per fare,ma che siano 60 70 50 che cambia?
Ora, quello che ho appena scritto è stupido e banale. La morte non è giusta nè sbagliata. Se dovesse essere qualcosa, forse sarebbe addirittura giusta. Non è questo il problema. Il perturbante sta altrove, e purtroppo non riesco a definirlo con chiarezza, è sfuggente, impalpabile e bugiardo.
Spiegatemi voi se potete. Quello che mi disturba è pensare che mio zio un tempo è stato un bambino, che tutti noi lo siamo stati.
Il resto è sedimento inutile: una volta divenuti e arrivati a quel punto, lì per sempre resteremo, il resto è niente. La sensazione di irrealtà mi prende, quando penso a certe immagini che vengono dal passato, perchè so quello è stato il momento, perchè ricordo che pure allora lo sapevo, lì sulla spiaggia con la pistola ad acqua in mano, sapevo che quel momento era maledettamente importante e strano: ero io, in quel momento e per sempre.
Gli ultimi giorni, nella penombra della stanza, mio zio era di nuovo un bambino: se lo guardavo fisso fino a farmi bruciare gli occhi, il fantasma del bambino affiorava e per un istante mi sembrava di capire la stranezza, ma poi all' improvviso il fantasma spariva, il sedimento tornava a intorpidire le acque. Non capisco...
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