QUANDO ESEGUIRE IL TEST
http://www.helpaids.it/prevenzione/dove6.php
(nel link qui sopra ci sono tutte le informazioni che servono per una corretta formazione riguardo all'acquisizione dell'HIV)
ed aggiungo :
non abbassare la guardia, anche l'amica che conosci da tempo, o l'amica di famiglia, o la cugina etc può esser infetta, cioè qualsiasi rapporto sprotetto è da ritenersi a rischio di contagio, anche perchè cosa ne sappiamo noi delle abitudini sessuali dei passati partner ? in assenza di un test appena fatto non si è sicuri di nulla !
Imortante : la fellatio o pompino
8 November 2002
Michael Carter
Oral sex has near-zero HIV risk according to new San Francisco study
The risk of a gay man acquiring HIV from oral sex is extremely low according to a US study published in the November 2002 edition of the journal AIDS.
Investigators recruited 239 gay men seeking anonymous HIV testing in San Francisco between December 1999 and 2001. The men were asked to complete a questionnaire about the type of sex they had had in the previous six months prior to having an HIV test. Although over 10,000 men attended for testing and completed the survey, only 239 reported having oral sex exclusively and were eligible for the study.
The San Francisco researchers were also keen to identify the population-attributable risk percentage of oral sex, as even a very small individual risk of HIV transmission from oral sex for an individual could result in a substantial number of infections in the population as a whole.
On average, the men in the study had had receptive oral sex with three different men in the past six months (range 0 – 400). The overwhelming majority, 98%, of oral sex was without a condom and 35% of men reported getting semen in their mouths, 70% of whom swallowed.
None of the men in the study tested HIV-positive, meaning that the individual risk of being infected with HIV by oral sex was zero. As the average number of oral sex partners in the past six months was three, the investigators also calculated the population attributable risk percentage for men with one, two and three partners. Although the population attributable risk percentage increased with the number of partners, it remained extremely low, at 0.18% for one partner, 0.25% for two partners and 0.31% for three partners.
“The absence of HIV infection detected in this sample confirms …that orally acquired HIV infection is rare” commented the investigators, noting that the prevalence of HIV amongst gay men reporting unprotected anal sex was 5.1% showing “the striking difference in the risk of HIV between those who report exclusively fellatio and those who report higher-risk sexual behaviors.”
The investigators believe that a particular strength of their study was the questioning of men about their sexual practices before HIV-testing, as men with positive diagnoses “may inaccurately report higher risk exposures for reasons including social desirability and recall.”
The researchers also suggest that improper condom usage could result in more cases of HIV transmission amongst gay men than oral sex. However, they acknowledge that their study sample was relatively small and “therefore, we cannot rule out the possibility that the probability of infection is indeed greater than zero.”
This study dramatically contradicts a much reported investigation, also conducted in San Francisco, which suggested that as many as 8% of all HIV infections amongst gay men were due to oral sex. The conclusions of this study were subsequently undermined, and a recently published Spanish study involving heterosexual couples where one partner was HIV-positive and the other negative, concluded that not a single case of HIV transmission could be attributed to oral sex in a ten year period.
The authors of the new San Francisco study conclude that “it is important that health professionals…have valid information to impart to their sexually active clients ... acquiring HIV through fellatio is significantly less risky than from anal sex, and therefore one’s choice of sexual practices do matter.”
Reference
Page-Shafer K et al. Risk of infection attributable to oral sex among men who have sex with men and in the population of men who have sex with men. AIDS 16, 17, 2350 – 2352, 2002.
Recent news HIV treatment research priorities in resource-limited settings
Oral sex has near-zero HIV risk according to new San Francisco study
Is spread of HIV by medical injection being ignored?
NAM wins 2 British Medical Association awards for patient info
No irregularities in nevirapine study
Gemfibrozil only offers modest control of triglycerides in HIV patients
Disclaimer: The editors have taken all such care as they consider reasonable in preparing this database, but they cannot be held responsible for any inaccuracies or mis-statements of fact contained herein.
Inclusion in this database of any information on any treatment, therapy, orclinical trial in no way represents an endorsement of that treatment,therapy, or trial by NAM Publications or any of the sponsors of aidsmap.com.This data should always be used in conjunction with professional medical advice.
Copyright © NAM Publications 1999-2002. All rights reserved.
NAM Publications is a UK-based charity (registration number 1011220) and a registered company (number 2707596).
Developed by Konnect Soft
Quindi nulla deve avvenire sprotetto, ne va di mezzo la vostra vita !
un test appena fatto esclude l'infezione per i tre mesi precedenti, ma non protegge da nulla dopo la data dell'esecuzione, anche perchè se il giorno dopo il test ho un rapporto sprotetto il test già non ha più valore.
I TEST
Per lo screening si usa l'ELISA o MEIA O ChLIA/EIA, ed è l'unico test che viene riconosciuto ufficiale per accertare i proprio stato siorologico.
Nota bene ricerca gli anticorpi anti HIV e non il virus stesso.
Test Immunoenzimatico (ELISA)
E' la metodica utilizzata per il test di screening, in quanto di facile esecuzione e di costo limitato. Questo test ricerca gli anticorpi prodotti contro alcuni antigeni virali, in particolare gp 41 e gp120, che dopo una prima infezione restano nell'organismo per tutta la vita. Il test ha una sensibilità di oltre il 95%, ma in alcuni casi si possono avere delle risposte errate:
- falsi positivi: il test risulta positivo in assenza di infezione. Può succedere in persone con malattie che alterano la funzione del sistema immunitario portando alla produzione di anticorpi anomali (es: leucemie, linfomi, malattie autoimmuni, gravi epatopatie, ecc.);
- falsi negativi: il test risulta negativo anche se l'infezione è presente. Può succedere in persone che si sono infettate molto recentemente, ma nelle quali non si sono ancora formati gli anticorpi che reagiscono con il test; questo avviene solitamente nelle prime settimane (o mesi) dopo il contagio, e questo intervallo di tempo prende il nome di periodo finestra (vedi Quadri clinici).
Per questi motivi un test negativo va sempre ripetuto fino ad almeno 6 mesi dopo un evento a rischio di contagio, ed un test positivo richiede sempre l'esecuzione di un altro test di conferma.
Western Blot (WB)
E' un test dotato di maggiore specificità e sensibilità, utilizzato per confermare la positività di un test ELISA. Questa metodica permette di evidenziare la presenza di anticorpi diretti contro le maggiori proteine virali: il test viene definito positivo quando sono presenti almeno 2 degli anticorpi principali; se il test risulta dubbio o indeterminato va ripetuto dopo alcuni mesi. Nella è schematizzato l'algoritmo diagnostico impiegato per la diagnosi di infezione da HIV.
Vi sono poi metodiche basate sulla ricerca di antigeni o componenti virali, che vengono solitamente utilizzate non a fini diagnostici ma per il monitoraggio dell'andamento dell'infezione, in particolare in corso di terapia antiretrovirale:
Antigenemia p24
La proteina p24 è un antigene del core virale, e la sua presenza nel sangue indica uno stato di attiva replicazione del virus. La positività dell'antigenemia p24 è più frequente nel periodo successivo al contagio e nelle fasi più avanzate della malattia. Questo test attualmente non viene più eseguito, in quanto superato per sensibilità dalla ricerca dell'RNA virale.
Viremia (HIV-RNA)
Consente di ricercare molecole di RNA virale, la cui quantità nel sangue è direttamente proporzionale al grado di attività replicativa del virus. La viremia viene espressa in numero di copie di HIV-RNA per ml; ci sono vari tipi di test che possono essere utilizzati per la determinazione della viremia:
Q-PCR (Quantitative Polymerase Chain Reaction): noto con il nome di Amplicore Monitor Test (Roche), è la metodica più diffusa, ed ha un range di sensibilità tra 300 e 1.000.000 di copie; è stato inoltre sviluppato, sempre dalla Roche, un test definito UltraSensitive, in quanto arriva a misurare fino a 20 copie/ml;
bDNA (branched-chain DNA): sviluppato dalla Chiron, ha una sensibilità che varia dalle 50 alle 500.000 copie;
NASBA (Nucleid Acid Sequence-Based Amplification): sviluppato dalla Organon Teknika, è il test solitamente meno utilizzato, ed ha una soglia inferiore di 80 copie.
Nella pratica clinica questo test viene oggi impiegato principalmente per due scopi: la stadiazione dell'infezione ed il monitoraggio della risposta alla terapia antiretrovirale. Viene anche utilizzato per la diagnosi precoce di infezione in particolari situazioni, quali le esposizioni accidentali negli operatori sanitari e la trasmissione materno-fetale.
Isolamento virale
E' la metodica più importante per dimostrare la presenza di una infezione virale, ma nella pratica clinica non viene utilizzata a causa del costo elevato e delle difficoltà operative che richiedono la presenza di un laboratorio molto specializzato. L'isolamento virale oggi viene impiegato essenzialmente a fini di ricerca.
Considerazioni (mie) in seguito ad esperienza diretta ed informazioni recuperate da infettivologhi e biologi del centro trafusionale.
- test elisa al giorno "0" = non serve a nulla
- test elisa al giorno "30" = da una principale indicazione riguardo al proprio stato sierologico, ed ha una attendibilità del 90 % circa, anche perchè l'identificazione degli anticorpi in quest'ultimi anni e con i nuovi test aggiornati è sempre più precoce; al 25esimo giorno dopo l'evento a rischio si ha il picco di casi certi di infezione e seguente rilevamento (vedetela come una gaussiana) dopo il 25esimo giorno le percentuali aumenteranno sempre più, sino al terzo mese (90giorni) dove l'attendibilità è del 100 %.
Ecco alcune precisazioni parlando con le persone di cui sopra :
- ormai è quasi appurato, anche come esperienza sul campo, che dopo un mese si sa già chi è stato infettato o no, chi non sieroconverte dopo un mese, lo farà più tardi, cmq sono casi rari riguardanti magari tossicodipendenti ed in generale chi ha un sistema immunitario debilitato, quindi una produzione anticorporale più lenta.
Test con metodiche NAT
sono varie, tra cui PCR qualitativa e quatitativa
si usa per controllare la carica virale di pazienti già infettati, e per valutare la resistenza dei farmaci antiretrovirali.
Si usa per lo creening dei donatori di sangue, su pool di donatori.
Si usa per la diagnosi neonatale per vedere subito se il bambino risulterà infettato, dato che da subito con l'ELISA è positivo perchè ha gli anticorpi della madre ma non necessariemente sarà infettato.
IMPORTANTE
non donare il sangue se si ha avuto un rapporto a rischio !
non usare la donazione come controllo del proprio stato sierologico in seguito a rischio accertato
donare il sangue è un azione consapevole e nessuno vi obbliga, è un gesto d'affetto.
Potrebbe capitare che si doni in fase finestra e la donazione sfugga ai controlli (ipotesi alquanto rara, ma non impossibile)
I periodi finestra riconosciuti con i test correntemente utilizzati :
epatite C è di 70 giorni
HIV è di 22 giorni
epatite B è di 56 giorni
con metodiche NAT i periodi si riducono ancora ma non si annullano
si arriva addirittura ad 11 giorni per l'hiv
Risorse internet dove recuperare informazioni, confrontarsi, chiedere aiuto a dottori e persone varie;
sono siti seri che forniscono supporto ed indicazioni utilissime.
www.anlaids.it (c'è anche un dottore che risponde)
www.helpaids.it (c'è anche un dottore che risponde)
www.lilachat.it/conference.cfm?confId=1 (forum di persone adorabile che danno aiuto)
www-aids.med.unibo.it/ (forum, con dottore;ora è kaput causa haker)
www.sieropositivo.it
www.mailgate.org/it/it.salute.aids/ (forum con dottore che risponde)
www.npsitalia.net (forum condottore risponde)
www.aidsmeds.com
In questi siti ci sono persone che hanno veramente cuore e voglia di aiutare, sono persone in gamba senza tante stronzate per la testa, vogliono vivere e rendersi utili per chi sconsolato o preoccupato si reca au tali siti per cercare aiuto.
Sono persona dalle quali prender esempio.
ed in definitiva, se volete informazioni precise e certe a cui fanno fede tutti i dottori della terrà andate su www.cdc.govè la fonte più autorevole riguardo all'HIV e non solo.
Bho, secondo me sarebbe utile averlo in nota questo post, non per protagonismo, soltanto per mandare avanti l'informazioni a scapito di quei figli di ******* che spendono soldi altrove e non fanno informazione.
http://www.helpaids.it/prevenzione/dove6.php
(nel link qui sopra ci sono tutte le informazioni che servono per una corretta formazione riguardo all'acquisizione dell'HIV)
ed aggiungo :
non abbassare la guardia, anche l'amica che conosci da tempo, o l'amica di famiglia, o la cugina etc può esser infetta, cioè qualsiasi rapporto sprotetto è da ritenersi a rischio di contagio, anche perchè cosa ne sappiamo noi delle abitudini sessuali dei passati partner ? in assenza di un test appena fatto non si è sicuri di nulla !
Imortante : la fellatio o pompino
8 November 2002
Michael Carter
Oral sex has near-zero HIV risk according to new San Francisco study
The risk of a gay man acquiring HIV from oral sex is extremely low according to a US study published in the November 2002 edition of the journal AIDS.
Investigators recruited 239 gay men seeking anonymous HIV testing in San Francisco between December 1999 and 2001. The men were asked to complete a questionnaire about the type of sex they had had in the previous six months prior to having an HIV test. Although over 10,000 men attended for testing and completed the survey, only 239 reported having oral sex exclusively and were eligible for the study.
The San Francisco researchers were also keen to identify the population-attributable risk percentage of oral sex, as even a very small individual risk of HIV transmission from oral sex for an individual could result in a substantial number of infections in the population as a whole.
On average, the men in the study had had receptive oral sex with three different men in the past six months (range 0 – 400). The overwhelming majority, 98%, of oral sex was without a condom and 35% of men reported getting semen in their mouths, 70% of whom swallowed.
None of the men in the study tested HIV-positive, meaning that the individual risk of being infected with HIV by oral sex was zero. As the average number of oral sex partners in the past six months was three, the investigators also calculated the population attributable risk percentage for men with one, two and three partners. Although the population attributable risk percentage increased with the number of partners, it remained extremely low, at 0.18% for one partner, 0.25% for two partners and 0.31% for three partners.
“The absence of HIV infection detected in this sample confirms …that orally acquired HIV infection is rare” commented the investigators, noting that the prevalence of HIV amongst gay men reporting unprotected anal sex was 5.1% showing “the striking difference in the risk of HIV between those who report exclusively fellatio and those who report higher-risk sexual behaviors.”
The investigators believe that a particular strength of their study was the questioning of men about their sexual practices before HIV-testing, as men with positive diagnoses “may inaccurately report higher risk exposures for reasons including social desirability and recall.”
The researchers also suggest that improper condom usage could result in more cases of HIV transmission amongst gay men than oral sex. However, they acknowledge that their study sample was relatively small and “therefore, we cannot rule out the possibility that the probability of infection is indeed greater than zero.”
This study dramatically contradicts a much reported investigation, also conducted in San Francisco, which suggested that as many as 8% of all HIV infections amongst gay men were due to oral sex. The conclusions of this study were subsequently undermined, and a recently published Spanish study involving heterosexual couples where one partner was HIV-positive and the other negative, concluded that not a single case of HIV transmission could be attributed to oral sex in a ten year period.
The authors of the new San Francisco study conclude that “it is important that health professionals…have valid information to impart to their sexually active clients ... acquiring HIV through fellatio is significantly less risky than from anal sex, and therefore one’s choice of sexual practices do matter.”
Reference
Page-Shafer K et al. Risk of infection attributable to oral sex among men who have sex with men and in the population of men who have sex with men. AIDS 16, 17, 2350 – 2352, 2002.
Recent news HIV treatment research priorities in resource-limited settings
Oral sex has near-zero HIV risk according to new San Francisco study
Is spread of HIV by medical injection being ignored?
NAM wins 2 British Medical Association awards for patient info
No irregularities in nevirapine study
Gemfibrozil only offers modest control of triglycerides in HIV patients
Disclaimer: The editors have taken all such care as they consider reasonable in preparing this database, but they cannot be held responsible for any inaccuracies or mis-statements of fact contained herein.
Inclusion in this database of any information on any treatment, therapy, orclinical trial in no way represents an endorsement of that treatment,therapy, or trial by NAM Publications or any of the sponsors of aidsmap.com.This data should always be used in conjunction with professional medical advice.
Copyright © NAM Publications 1999-2002. All rights reserved.
NAM Publications is a UK-based charity (registration number 1011220) and a registered company (number 2707596).
Developed by Konnect Soft
Quindi nulla deve avvenire sprotetto, ne va di mezzo la vostra vita !
un test appena fatto esclude l'infezione per i tre mesi precedenti, ma non protegge da nulla dopo la data dell'esecuzione, anche perchè se il giorno dopo il test ho un rapporto sprotetto il test già non ha più valore.
I TEST
Per lo screening si usa l'ELISA o MEIA O ChLIA/EIA, ed è l'unico test che viene riconosciuto ufficiale per accertare i proprio stato siorologico.
Nota bene ricerca gli anticorpi anti HIV e non il virus stesso.
Test Immunoenzimatico (ELISA)
E' la metodica utilizzata per il test di screening, in quanto di facile esecuzione e di costo limitato. Questo test ricerca gli anticorpi prodotti contro alcuni antigeni virali, in particolare gp 41 e gp120, che dopo una prima infezione restano nell'organismo per tutta la vita. Il test ha una sensibilità di oltre il 95%, ma in alcuni casi si possono avere delle risposte errate:
- falsi positivi: il test risulta positivo in assenza di infezione. Può succedere in persone con malattie che alterano la funzione del sistema immunitario portando alla produzione di anticorpi anomali (es: leucemie, linfomi, malattie autoimmuni, gravi epatopatie, ecc.);
- falsi negativi: il test risulta negativo anche se l'infezione è presente. Può succedere in persone che si sono infettate molto recentemente, ma nelle quali non si sono ancora formati gli anticorpi che reagiscono con il test; questo avviene solitamente nelle prime settimane (o mesi) dopo il contagio, e questo intervallo di tempo prende il nome di periodo finestra (vedi Quadri clinici).
Per questi motivi un test negativo va sempre ripetuto fino ad almeno 6 mesi dopo un evento a rischio di contagio, ed un test positivo richiede sempre l'esecuzione di un altro test di conferma.
Western Blot (WB)
E' un test dotato di maggiore specificità e sensibilità, utilizzato per confermare la positività di un test ELISA. Questa metodica permette di evidenziare la presenza di anticorpi diretti contro le maggiori proteine virali: il test viene definito positivo quando sono presenti almeno 2 degli anticorpi principali; se il test risulta dubbio o indeterminato va ripetuto dopo alcuni mesi. Nella è schematizzato l'algoritmo diagnostico impiegato per la diagnosi di infezione da HIV.
Vi sono poi metodiche basate sulla ricerca di antigeni o componenti virali, che vengono solitamente utilizzate non a fini diagnostici ma per il monitoraggio dell'andamento dell'infezione, in particolare in corso di terapia antiretrovirale:
Antigenemia p24
La proteina p24 è un antigene del core virale, e la sua presenza nel sangue indica uno stato di attiva replicazione del virus. La positività dell'antigenemia p24 è più frequente nel periodo successivo al contagio e nelle fasi più avanzate della malattia. Questo test attualmente non viene più eseguito, in quanto superato per sensibilità dalla ricerca dell'RNA virale.
Viremia (HIV-RNA)
Consente di ricercare molecole di RNA virale, la cui quantità nel sangue è direttamente proporzionale al grado di attività replicativa del virus. La viremia viene espressa in numero di copie di HIV-RNA per ml; ci sono vari tipi di test che possono essere utilizzati per la determinazione della viremia:
Q-PCR (Quantitative Polymerase Chain Reaction): noto con il nome di Amplicore Monitor Test (Roche), è la metodica più diffusa, ed ha un range di sensibilità tra 300 e 1.000.000 di copie; è stato inoltre sviluppato, sempre dalla Roche, un test definito UltraSensitive, in quanto arriva a misurare fino a 20 copie/ml;
bDNA (branched-chain DNA): sviluppato dalla Chiron, ha una sensibilità che varia dalle 50 alle 500.000 copie;
NASBA (Nucleid Acid Sequence-Based Amplification): sviluppato dalla Organon Teknika, è il test solitamente meno utilizzato, ed ha una soglia inferiore di 80 copie.
Nella pratica clinica questo test viene oggi impiegato principalmente per due scopi: la stadiazione dell'infezione ed il monitoraggio della risposta alla terapia antiretrovirale. Viene anche utilizzato per la diagnosi precoce di infezione in particolari situazioni, quali le esposizioni accidentali negli operatori sanitari e la trasmissione materno-fetale.
Isolamento virale
E' la metodica più importante per dimostrare la presenza di una infezione virale, ma nella pratica clinica non viene utilizzata a causa del costo elevato e delle difficoltà operative che richiedono la presenza di un laboratorio molto specializzato. L'isolamento virale oggi viene impiegato essenzialmente a fini di ricerca.
Considerazioni (mie) in seguito ad esperienza diretta ed informazioni recuperate da infettivologhi e biologi del centro trafusionale.
- test elisa al giorno "0" = non serve a nulla
- test elisa al giorno "30" = da una principale indicazione riguardo al proprio stato sierologico, ed ha una attendibilità del 90 % circa, anche perchè l'identificazione degli anticorpi in quest'ultimi anni e con i nuovi test aggiornati è sempre più precoce; al 25esimo giorno dopo l'evento a rischio si ha il picco di casi certi di infezione e seguente rilevamento (vedetela come una gaussiana) dopo il 25esimo giorno le percentuali aumenteranno sempre più, sino al terzo mese (90giorni) dove l'attendibilità è del 100 %.
Ecco alcune precisazioni parlando con le persone di cui sopra :
- ormai è quasi appurato, anche come esperienza sul campo, che dopo un mese si sa già chi è stato infettato o no, chi non sieroconverte dopo un mese, lo farà più tardi, cmq sono casi rari riguardanti magari tossicodipendenti ed in generale chi ha un sistema immunitario debilitato, quindi una produzione anticorporale più lenta.
Test con metodiche NAT
sono varie, tra cui PCR qualitativa e quatitativa
si usa per controllare la carica virale di pazienti già infettati, e per valutare la resistenza dei farmaci antiretrovirali.
Si usa per lo creening dei donatori di sangue, su pool di donatori.
Si usa per la diagnosi neonatale per vedere subito se il bambino risulterà infettato, dato che da subito con l'ELISA è positivo perchè ha gli anticorpi della madre ma non necessariemente sarà infettato.
IMPORTANTE
non donare il sangue se si ha avuto un rapporto a rischio !
non usare la donazione come controllo del proprio stato sierologico in seguito a rischio accertato
donare il sangue è un azione consapevole e nessuno vi obbliga, è un gesto d'affetto.
Potrebbe capitare che si doni in fase finestra e la donazione sfugga ai controlli (ipotesi alquanto rara, ma non impossibile)
I periodi finestra riconosciuti con i test correntemente utilizzati :
epatite C è di 70 giorni
HIV è di 22 giorni
epatite B è di 56 giorni
con metodiche NAT i periodi si riducono ancora ma non si annullano
si arriva addirittura ad 11 giorni per l'hiv
Risorse internet dove recuperare informazioni, confrontarsi, chiedere aiuto a dottori e persone varie;
sono siti seri che forniscono supporto ed indicazioni utilissime.
www.anlaids.it (c'è anche un dottore che risponde)
www.helpaids.it (c'è anche un dottore che risponde)
www.lilachat.it/conference.cfm?confId=1 (forum di persone adorabile che danno aiuto)
www-aids.med.unibo.it/ (forum, con dottore;ora è kaput causa haker)
www.sieropositivo.it
www.mailgate.org/it/it.salute.aids/ (forum con dottore che risponde)
www.npsitalia.net (forum condottore risponde)
www.aidsmeds.com
In questi siti ci sono persone che hanno veramente cuore e voglia di aiutare, sono persone in gamba senza tante stronzate per la testa, vogliono vivere e rendersi utili per chi sconsolato o preoccupato si reca au tali siti per cercare aiuto.
Sono persona dalle quali prender esempio.
ed in definitiva, se volete informazioni precise e certe a cui fanno fede tutti i dottori della terrà andate su www.cdc.govè la fonte più autorevole riguardo all'HIV e non solo.
Bho, secondo me sarebbe utile averlo in nota questo post, non per protagonismo, soltanto per mandare avanti l'informazioni a scapito di quei figli di ******* che spendono soldi altrove e non fanno informazione.
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