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di Sandra Petrignani</TD><TD class=txtliv3 align=right width=70>
9/9/2004 </TD></TR><TR vAlign=top><TD colSpan=3></TD></TR></TBODY></TABLE></TD><TD width=6></TD></TR><TR vAlign=top><TD colSpan=5></TD></TR><TR vAlign=top><TD colSpan=2></TD><TD class=txtliv3 bgColor=#ffffff colSpan=2><TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=464 border=0><TBODY><TR vAlign=top><TD width=4 bgColor=#ffffff></TD><TD class=txtliv3 width=456>
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=4 width=179 align=left border=0><TBODY><TR vAlign=top><TD class=didanerob bgColor=#d4d2ca>
</TD></TR></TBODY></TABLE>Hanno fisici perfetti, sanno come far sentire desiderata una donna e vivono il sesso in modo primordiale, istintivo. Per questo, il latin lover è stato rimpiazzato da tunisini, senegalesi, marocchini. Ricercatissimi da ragazze e matrone disposte anche a pagare per una notte di trasgressione.
Le ragazze spagnole hanno le parole per dirlo: «Bajar al moro». Vuol dire scendere a sud a farsi rimorchiare dagli africani. A loro basta attraversare lo Stretto di Gibilterra, il Marocco è a portata di mano con tanti maschi che non sono ancora stati raggiunti dal calo del desiderio dell'uomo bianco. «Perché, inutile negarlo, il calo c'è» dice Loredana V., studentessa romana venticinquenne che dichiara apertamente di essere attratta solo dagli uomini di colore. «Ai nostri ci manca poco che gli devi mettere le mani addosso tu. Non sanno farti sentire desiderata».
Per questo il sabato sera frequenta locali come il Dune di piazza Venezia o il Black planet o l'Akab a Testaccio. «Certo la concorrenza delle straniere è forte. Alte, bionde, occhi azzurri. Fanno follie per un africano. Le tedesche soprattutto».
Tedesche come Vera Heinzl, la giovane turista che ha pagato con la vita una serata di trasgressione. Il suo incontro con Nabil, l'attraente ragazzo marocchino di cui forse si era un po' innamorata, sembra ricalcare un copione piuttosto comune dove però il finale non si è limitato a una delusione amorosa.
«Diciamola tutta» si sfoga Eleonora C., una ventiquattrenne che fa teatro e che ha chiuso da poco una storia con un ventiseienne della Nuova Guinea. «Noi femmine dobbiamo essere sempre perfette, rifarci le tette, gonfiarci le labbra, vestirci da sballo, e per chi? Per un italiano bamboccione che nemmeno ci guarda? Gli africani hanno un fisico meraviglioso, con quegli addomi a tartaruga senza andare nemmeno in palestra. E poi come si muovono, come ti fanno ballare! Hanno la musica nel sangue. Ti fanno sentire donna».
Insomma il latin lover non abita più qui, oppure ci abita ma viene da lontano: è un african lover, qualche volta (con le signore in età) è un vero e proprio gigolò. Vale a dire che si fa pagare o cerca di sistemarsi per la vita: sposarsi è la salvezza per garantirsi un futuro senza problemi. Cominciano a vedersi in giro strane coppie: africani giovanissimi (anche adolescenti) accasati con mature donne occidentali, che magari con loro coronano il sogno di un figlio, fatto giusto sul filo della menopausa.
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Le ragazze spagnole hanno le parole per dirlo: «Bajar al moro». Vuol dire scendere a sud a farsi rimorchiare dagli africani. A loro basta attraversare lo Stretto di Gibilterra, il Marocco è a portata di mano con tanti maschi che non sono ancora stati raggiunti dal calo del desiderio dell'uomo bianco. «Perché, inutile negarlo, il calo c'è» dice Loredana V., studentessa romana venticinquenne che dichiara apertamente di essere attratta solo dagli uomini di colore. «Ai nostri ci manca poco che gli devi mettere le mani addosso tu. Non sanno farti sentire desiderata».
Per questo il sabato sera frequenta locali come il Dune di piazza Venezia o il Black planet o l'Akab a Testaccio. «Certo la concorrenza delle straniere è forte. Alte, bionde, occhi azzurri. Fanno follie per un africano. Le tedesche soprattutto».
Tedesche come Vera Heinzl, la giovane turista che ha pagato con la vita una serata di trasgressione. Il suo incontro con Nabil, l'attraente ragazzo marocchino di cui forse si era un po' innamorata, sembra ricalcare un copione piuttosto comune dove però il finale non si è limitato a una delusione amorosa.
«Diciamola tutta» si sfoga Eleonora C., una ventiquattrenne che fa teatro e che ha chiuso da poco una storia con un ventiseienne della Nuova Guinea. «Noi femmine dobbiamo essere sempre perfette, rifarci le tette, gonfiarci le labbra, vestirci da sballo, e per chi? Per un italiano bamboccione che nemmeno ci guarda? Gli africani hanno un fisico meraviglioso, con quegli addomi a tartaruga senza andare nemmeno in palestra. E poi come si muovono, come ti fanno ballare! Hanno la musica nel sangue. Ti fanno sentire donna».
Insomma il latin lover non abita più qui, oppure ci abita ma viene da lontano: è un african lover, qualche volta (con le signore in età) è un vero e proprio gigolò. Vale a dire che si fa pagare o cerca di sistemarsi per la vita: sposarsi è la salvezza per garantirsi un futuro senza problemi. Cominciano a vedersi in giro strane coppie: africani giovanissimi (anche adolescenti) accasati con mature donne occidentali, che magari con loro coronano il sogno di un figlio, fatto giusto sul filo della menopausa.
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