che sia in atto una vera e propria manipolazione delle coscienze su scala globale è dimostrato dalla strana storia della decapitazione di Nicholas Berg, data in pasto al pubblico con grande risonanza da tutti i principali media internazionali. Sono emerse anomalie sconcertanti nelle modalità dell’esecuzione (anomalie che naturalmente rimangono ben confinate in ambiti mediatici ristretti, senza mai poter raggiungere l’opinione pubblica nel suo complesso) e nelle due versioni dei fatti, quella ufficiale e quella divulgata dal padre del presunto “decapitato”. Ottima l’analisi di Massimo Mazzucco (http://www.luogocomune.net/lc/module...hp?storyid=173), che riporto di seguito:
“13.05.04 - Ancora una volta la logica si ribella alla versione ufficiale dei fatti, ed ancora una volta emergono curiosi particolari che sembrano confermare come la faccenda sia in realtà andata in maniere diversa. Molto diversa. O forse, addirittura, diametralmente opposta.
Ciò che già suonava strano, nella versione ufficiale dell’esecuzione di Berg, erano due cose: una, che l’esecutore materiale della decapitazione, pur restando incappucciato come tutti gli altri, si fosse presentato al mondo con tanto di nome e cognome, Abu Musab al-Zarqawi (fra l’altro, un ennesimo A..A. – vedi link a fine articolo), e l’altra che il video chiudesse, a detta di chi l’aveva visto fino in fondo, con l’esclamazione classica Allah Akbar – Allah è grande. Tanto banale, appunto, quanto stonata in bocca a chi si era completamente dimenticato, fino a quel momento, di dire che agiva “in nome di dio”.
A questi sospetti istintivi, aggiungiamo ora il fatto di ritrovarsi con due versioni completamente diverse, fra militari e famiglia del ragazzo, sull’ultimo mese trascorso da Berg in Iraq, e soprattutto sui tredici, fatidici giorni passati in carcere. Mentre i genitori sostengono che Berg fosse stato arrestato dagli americani, e poi detenuto in una prigione locale, il Pentagono nega di aver avuto nulla a che fare con tale arresto. Come se la polizia irachena – la polizia di uno stato che al momento attuale nemmeno esiste – potesse agire indisturbata nei confronti di un cittadino che è della stessa nazionalità di chi controlla militarmente l’intero territorio.
Facciamo un passo indietro, e vediamo chi era Berg, e cosa ci faceva in Iraq: a detta di tutti – fin qui almeno di contraddizioni non ce ne sono – era un imprenditore nel ramo delle telecomunicazioni, che era andato in Iraq per cercare di porre le basi per un futuro business, che lui presumeva molto lucrativo. Lo stesso Berg ha detto ad un suo amico, incontrato appena uscito dalla prigione, “non vedo l’ora di tornare a casa, mettere su il business, e guadagnare abbastanza soldi da poter mettere su famiglia”. “Con chi?” gli aveva chiesto l’amico. “Non lo so, con una donna che non conosco ancora, ma che so che da qualche parte esiste.”
Circa due settimane fa Berg viene arrestato, e qui cominciano le discrepanze che abbiamo già detto. Diventa però difficile dare ragione al Pentagono, che sostiene di non avere nulla a che fare con l’arresto, quando si scopre che la famiglia stessa di Berg aveva sporto regolare denuncia contro Rumsfeld, per “detenere abusivamente un cittadino americano, negandogli i più elementari diritti di ordine legale e personale". Sarà come sarà, ma al tredicesimo giorno, quando Berg è stato finalmente liberato, anche la denuncia è stata ritirata.
A questo punto l’FBI sostiene di aver offerto a Berg un rapido ritorno a casa, ma che lui, per qualche motivo, l'abbia rifiutato. Ma a smentire anche questa affermazione, è ora una email di Berg, che la famiglia ha mostrato alla stampa (mandata dopo essere uscito di prigione), dove il ragazzo non solo racconta di essere stato interrogato ripetutamente da FBI e polizia militare (lo sospettavano di essere un pro-iracheno, venuto lì magari per organizzare qualche attentato contro di loro), ma conclude dicendo “non vedo l’ora di tornare a casa, sto informandomi per vedere se il mio biglietto è ancora valido, vi faccio sapere”.
Poi, più nulla.
Mentre resta un grosso punto di domanda sul perché sia Pentagono che FBI debbano offrire versioni discordanti rispetto a quelle della famiglia, non si può non notare che nel frattempo era esploso lo scandalo delle torture in carcere, e che di nulla avrebbero avuto più bisogno gli americani che non di un fatto – anzi, di un lurido fattaccio – che mostrasse al mondo come in fondo “loro” sono molto più incivili di noi.
Sarà un caso, ma qualche giorno fa Nicholas Berg è stato sgozzato e decapitato nel modo più brutale che si possa immaginare. Mentre da quel momento Casa Bianca, Pentagono e senatori vari vanno incessantemente ripetendo come “questi esseri abbiano mostrato al mondo la loro vera natura barbarica”.
AGGIORNAMENTO 14.05.04 - Continuano ad emergere particolari inquietanti:
1 - Molti siti internet, fra cui Indymedia Italia, segnalano la curiosa coincidenza dello stesso tipo di sedie (come avete visto nella foto d'apertura) usate dagli assassini di Berg e nel carcere delle torture di Abu Ghrab.
2 - Pare che per un certo periodo Berg abbia lavorato ad Abu Ghrab, come guardiano di una torretta di controllo.
3 - Chi ha visto il video per intero sostiene che l'assassino non porti i guanti, e che si veda più volte, chiaramente, come porti al dito un vistoso anello d'oro. L'Islam proibisce di usare oro come ornamento del corpo.
4 - Il corpo di Berg appare particolarmente immobile per tutto l'arco della lettura del comunicato - circa 4 minuti.
5 - Quando gli viene tagliata la testa, non c'è alcuno schizzo di sangue, che invece dovrebbe uscire a fiotti potenti, soprattutto dalla carotide, arteria molto spessa che proviene direttamente dal cuore.
6 - Le "urla" di Berg, nel momento in cui è gettato a terra, appaiono chiaramente fuori sincrono. Come se fossero state aggiunte in seguito alla colonna sonora.
Peccato che non siamo a Hollywood.”
<?XML:NAMESPACE PREFIX = O /><O:P></O:P>Nelle foto che seguono potete osservare la straordinaria somiglianza della sedia su cui è seduto Berg con quelle che compaiono in due immagini tristemente famose, provenienti dal carcere di Abu Ghrab.
“13.05.04 - Ancora una volta la logica si ribella alla versione ufficiale dei fatti, ed ancora una volta emergono curiosi particolari che sembrano confermare come la faccenda sia in realtà andata in maniere diversa. Molto diversa. O forse, addirittura, diametralmente opposta.
Ciò che già suonava strano, nella versione ufficiale dell’esecuzione di Berg, erano due cose: una, che l’esecutore materiale della decapitazione, pur restando incappucciato come tutti gli altri, si fosse presentato al mondo con tanto di nome e cognome, Abu Musab al-Zarqawi (fra l’altro, un ennesimo A..A. – vedi link a fine articolo), e l’altra che il video chiudesse, a detta di chi l’aveva visto fino in fondo, con l’esclamazione classica Allah Akbar – Allah è grande. Tanto banale, appunto, quanto stonata in bocca a chi si era completamente dimenticato, fino a quel momento, di dire che agiva “in nome di dio”.
A questi sospetti istintivi, aggiungiamo ora il fatto di ritrovarsi con due versioni completamente diverse, fra militari e famiglia del ragazzo, sull’ultimo mese trascorso da Berg in Iraq, e soprattutto sui tredici, fatidici giorni passati in carcere. Mentre i genitori sostengono che Berg fosse stato arrestato dagli americani, e poi detenuto in una prigione locale, il Pentagono nega di aver avuto nulla a che fare con tale arresto. Come se la polizia irachena – la polizia di uno stato che al momento attuale nemmeno esiste – potesse agire indisturbata nei confronti di un cittadino che è della stessa nazionalità di chi controlla militarmente l’intero territorio.
Facciamo un passo indietro, e vediamo chi era Berg, e cosa ci faceva in Iraq: a detta di tutti – fin qui almeno di contraddizioni non ce ne sono – era un imprenditore nel ramo delle telecomunicazioni, che era andato in Iraq per cercare di porre le basi per un futuro business, che lui presumeva molto lucrativo. Lo stesso Berg ha detto ad un suo amico, incontrato appena uscito dalla prigione, “non vedo l’ora di tornare a casa, mettere su il business, e guadagnare abbastanza soldi da poter mettere su famiglia”. “Con chi?” gli aveva chiesto l’amico. “Non lo so, con una donna che non conosco ancora, ma che so che da qualche parte esiste.”
Circa due settimane fa Berg viene arrestato, e qui cominciano le discrepanze che abbiamo già detto. Diventa però difficile dare ragione al Pentagono, che sostiene di non avere nulla a che fare con l’arresto, quando si scopre che la famiglia stessa di Berg aveva sporto regolare denuncia contro Rumsfeld, per “detenere abusivamente un cittadino americano, negandogli i più elementari diritti di ordine legale e personale". Sarà come sarà, ma al tredicesimo giorno, quando Berg è stato finalmente liberato, anche la denuncia è stata ritirata.
A questo punto l’FBI sostiene di aver offerto a Berg un rapido ritorno a casa, ma che lui, per qualche motivo, l'abbia rifiutato. Ma a smentire anche questa affermazione, è ora una email di Berg, che la famiglia ha mostrato alla stampa (mandata dopo essere uscito di prigione), dove il ragazzo non solo racconta di essere stato interrogato ripetutamente da FBI e polizia militare (lo sospettavano di essere un pro-iracheno, venuto lì magari per organizzare qualche attentato contro di loro), ma conclude dicendo “non vedo l’ora di tornare a casa, sto informandomi per vedere se il mio biglietto è ancora valido, vi faccio sapere”.
Poi, più nulla.
Mentre resta un grosso punto di domanda sul perché sia Pentagono che FBI debbano offrire versioni discordanti rispetto a quelle della famiglia, non si può non notare che nel frattempo era esploso lo scandalo delle torture in carcere, e che di nulla avrebbero avuto più bisogno gli americani che non di un fatto – anzi, di un lurido fattaccio – che mostrasse al mondo come in fondo “loro” sono molto più incivili di noi.
Sarà un caso, ma qualche giorno fa Nicholas Berg è stato sgozzato e decapitato nel modo più brutale che si possa immaginare. Mentre da quel momento Casa Bianca, Pentagono e senatori vari vanno incessantemente ripetendo come “questi esseri abbiano mostrato al mondo la loro vera natura barbarica”.
AGGIORNAMENTO 14.05.04 - Continuano ad emergere particolari inquietanti:
1 - Molti siti internet, fra cui Indymedia Italia, segnalano la curiosa coincidenza dello stesso tipo di sedie (come avete visto nella foto d'apertura) usate dagli assassini di Berg e nel carcere delle torture di Abu Ghrab.
2 - Pare che per un certo periodo Berg abbia lavorato ad Abu Ghrab, come guardiano di una torretta di controllo.
3 - Chi ha visto il video per intero sostiene che l'assassino non porti i guanti, e che si veda più volte, chiaramente, come porti al dito un vistoso anello d'oro. L'Islam proibisce di usare oro come ornamento del corpo.
4 - Il corpo di Berg appare particolarmente immobile per tutto l'arco della lettura del comunicato - circa 4 minuti.
5 - Quando gli viene tagliata la testa, non c'è alcuno schizzo di sangue, che invece dovrebbe uscire a fiotti potenti, soprattutto dalla carotide, arteria molto spessa che proviene direttamente dal cuore.
6 - Le "urla" di Berg, nel momento in cui è gettato a terra, appaiono chiaramente fuori sincrono. Come se fossero state aggiunte in seguito alla colonna sonora.
Peccato che non siamo a Hollywood.”
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